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Autore: MICHAELSMILE    22/05/2014    1 recensioni
Amerika era distrutta. Si sentiva persa e non aveva idea di come andare avanti. Ma qualcuno entra nella sua vita e la cambia definitivamente. In quegli occhi lei si potrebbe perdere per ore, e quelle braccia sono il suo rifugio. Per una volta l'Australia è l'unico posto dove vorrebbe stare, e il trasloco ora non lo odia più. Lui è un ragazzo dolce e serio allo stesso tempo, di quelli che ti sorprendono con un bacio improvviso e che ti fanno l'occhiolino per vederti arrossire. Qualcuno è capitato nella sua vita, nel posto giusto al momento giusto. Sarà colpa del destino?
-SE VUOI ANDARE DIRETTAMENTE A QUANDO APPAIONO I 5SOS SALTARE L'INTRODUZIONE VAI AL CAPITOLO 3!
-SE INVECE VUOI ARRIVARE ALL'INIZIO DELLE VARIE STORIE AMOROSE VAI AL CAP 5
Se avete tempo recensite, va bene sia negativamente che positivamente perche essendo la mia prima ff ho bisogno di consigli lol per esempio se non andate avanti a leggere scrivete il perchè, grazie :3
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Non poteva dirmelo in quel modo. Non poteva farmi entrare in un vicolo cieco e impedirmi di uscirne. Era ingiusto. L’unica cosa bella che mi poteva capitare in questa noiosissima vita era appena andata in frantumi. Mi veniva da urlare, mi veniva da prendere quella tazza piena di latte e buttarla per terra, e scappare via da tutto e da tutti, e non tornare. Ma non potevo. Buttai la tazza sul tavolo, facendo uscire il latte, e me e andai in bagno. Non avevo più fame, non volevo più stare lì dentro, non ce la facevo. In quella casa mi sentivo quasi prigioniera. Accesi l’acqua fredda e la feci scorrere per qualche minuto. Intanto mi guardavo allo specchio e pensavo. La rabbia stava svanendo lasciando il posto a una tristezza che faceva male. Avvicinai le mani e le misi sotto il rubinetto, a contatto con l’acqua gelata. Sentivo una sensazione d’impotenza crescere, e da un momento all’altro sarebbe uscita fuori, esplodendo in un pianto. Allontanai il pensiero buttandomi l’acqua in faccia, che mi rinvigorì un pochino. Mi asciugai la faccia con delicatezza, mi misi un po’ di mascara; andai all’ingresso e mi infilai le Vans nere, presi la prima borsa mi capitò sotto mano e uscii dimenticando la porta di casa aperta. Non mi andava proprio di curarmi in quel momento. Ero distrutta, e la sensazione d’impotenza e di tristezza, mischiata alla consapevolezza che tutti i miei piani erano andati storti, si stava facendo risentire. Non ce la facevo più. Camminai a passo svelto e deciso, e appena fui sicura di essere abbastanza lontana da casa tirai fuori una sigaretta, e me la misi in bocca. Mi avrebbe fatto calmare un po’. Presi l’accendino viola che mi aveva regalato Keira, e cercai di accenderla. La fiamma si spegneva con il vento, e dopo svariati tentativi ancora non ero riuscita a fumarmi quella stupida sigaretta. “Cazzo anche tu ti ci metti ora?!” dissi, e buttai con rabbia l’accendino in mezzo alla strada. Andava tutto fottutamente storto, tutto quanto. A scuola non avevo molti amici, non ne avevo mai avuti. Il mio era un carattere complicato: ero permalosa, impulsiva e spesso brusca nelle risposte, e quando parlavo dicevo sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato. Sentii il naso pizzicarmi e la vista annebbiarsi, facendo spazio alle lacrime. Il mascara scolava sulle guance lasciando rigagnoli neri sulla mia pelle. Mi fermai un attimo per prendere fiato e sistemarmi un po’ prima di arrivare all’incrocio dove mi incontravo sempre con Keira. Feci appena in tempo a tirare fuori lo specchietto che lei mi venne incontro. “CIAO MEEEER! Che cavolo fai con una sigaretta spenta in bocca e gli occhi da panda?” disse scherzosa. Sapeva che qualcosa non andava, ma cercava di farmi ridere, e questo lo apprezzavo tantissimo. Tirò fuori un fazzoletto dalla sua borsa e iniziò a tamponarmi con cura le guance e le palpebre. Chiusi gli occhi. Quel gesto mi rilassò tantissimo: inspiravo il profumo alla fragola del fazzoletto e mi facevo coccolare dalla mia migliore amica. Quando ebbe finito mi fece segno di andare, frugò nella borse e mi lanciò il suo mascara “Mettilo Mer” disse “non si sa mai che qualche ragazzo carino non abbia voglia di flirtare” disse strizzando l’occhio “qualcuno tipo…mm.. Josh! Ti dice niente?” aggiunse facendo la linguaccia. Poi si rigirò e iniziò a camminare. Già, Josh. Eravamo amici un tempo. Fu il mio primo bacio, circa un anno fa, ma niente di più, e dopo quell’esperienza non ne avevo avute altre. Ogni volta che lo vedevo suscitava in me qualche emozione, ma non ci parlavamo più da tempo, chissà perché.. chissà.. “MER!” mi risvegliai dal flashback e mi trovai la faccia di Keira davanti alla mia “si può sapere che cavolo ti prende oggi?!” “Niente di che, sono un po’ pensierosa” dissi. Mi guardò con un sopracciglio alzato e per un momento pregai che non mi facesse domande. Ma poi sorrise, mi prese a braccetto e mi trascinò per tutto il percorso fino alla scuola. Era la migliore amica che avessi mai avuto, eravamo molto legate. Aveva i capelli biondi e lunghi, un po’ più bassa di me, ma con la stessa corporatura, e due occhi azzurri che invidiavo. Il nostro carattere era molto simile in certi aspetti, per questo andavamo molto d’accordo e ci capivamo al volo, solo con un’occhiata. E proprio per questo Keira pur sapendo che qualcosa non andava, non mi aveva fatto domande. Sapeva sempre quello di cui avevo bisogno. L’entrata della scuola era sempre un caos, come di consueto. Entrai senza dare troppo nell’occhio, senza fissare nessuno. Mi diressi verso il mio armadietto, ormai semi vuoto. La mamma aveva già parlato con il preside riguardo il cambio di scuola e lui aveva chiesto di ripulire e riordinare il mio armadietto. Iniziai a staccare le foto e i disegni dall’antina dell’armadio, infilandomeli nella borsa. Intanto pensavo che sarebbe stata forse l’ultima volta che vedevo quella scuola, perché l’ultimo anno del liceo lo avrei fatto in Australia. “O MERDA L’AUSTRALIA!” pensai “devo dirlo a Keira”. Chiusi l’antina dell’armadietto aspettandomi di trovarla di fianco a me, ma lei era sparita. Mi guardai intorno ma non era nelle vicinanze. Decisi allora di andare in cortile per fumarmi quella sigaretta. Uscita all’aria aperta mi sedetti su un tavolo vuoto, in disparte, presi l’accendino che avevo trovato nel mio armadietto e accesi la sigaretta. Il fumo denso mi entrava nei polmoni e mi faceva solleticare la gola, ma mi dava un senso di calma di cui avevo proprio bisogno in quel momento. Sarei potuta restare lì tutto il giorno, da sola, a pensare, ma dovevo andare in classe. Di Keira non c’era ombra, quindi decisi di avviarmi da sola. Finite le lezioni non mi presi il disturbo di salutare i miei compagni, non avrebbe fatto la differenza. Cercai Keira, che era uscita per prima dall’aula, e la trovai sul viale d’ingresso a parlare con uno della squadra di baseball, un certo Tyler, che sospettavo le piacesse. Mentre mi avvicinavo pensavo a come dirle che mi trasferivo. La vacanza non era un problema ma sarebbe rimasta distrutta nel sapere che saremmo state lontane quasi un anno, e io con lei. Mi avvicinai, la presi per un braccio scusandomi con Tyler, e le dissi con tono allegro “Tu vieni con me” “Eh? Dove?! Io voglio parlare ancora con Tyler!” ”Non ora scema! Quest’estate!” dissi con una risatina. Lei mi guardò incredula “A fare cosa? Dobbiamo andare da Will ricordi?” “Non dire stronzate! Ti propongo qualcosa di molto meglio di Will! Che ne dici ..mmm.. di tre mesi in Australia?! Mio padre abita li e ho pensato che potremmo stare li per l’estate. Lui viene a prenderci sta sera così..” non feci in tempo a finire la frase che avevo le sue braccia strette al collo “Graziegraziegrazie! Sì, cavolo che vengo! Potrei anche lasciare stare Tyler e venire subito” disse raggiate “sei grande! Come ti è venuta in mente questa bella idea?!”. Tentennai. Avevo deciso di non dire del trasferimento, o del fatto che ero obbligata ad andare in Australia e non era una mia idea, e farla passare per una cosa temporanea e divertente. “Emmm mi è venuta in mente questa notte mentre dormivo” buttai lì. Lei rise, mi prese sotto braccio e mi trascinò verso casa. “Si va a fare le valigie, tesoro” disse raggiante, strizzando l’occhio.


NEL PROSSIMO CAPITOLO INIZIANO I CASINI CON I RAGAZZI. CHI INCONTRERà DEI 5SOS AMERIKA? LEGGETE IL 3 CAPITOLO E RECENSITE :3 ----->
 
   
 
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