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Autore: nefastia    22/05/2014    11 recensioni
Harry aveva capito tutto fin dalla prima volta che Hermione aveva chiamato per nome Draco Malfoy, per loro Malfoy o Malferret, per tacere delle centinaia di appellativi e nomignoli poco cortesi. Mai, assolutamente mai, Draco.
Quindi quando a Hermione, in un attimo di distrazione usci dalle labbra quel nome, Harry capì al volo.
«Herm, scusa se mi intrometto, c’è qualcosa tra te e Malfoy?»
«Non … non direi che ci sia qualcosa … non proprio.»
«Vorrei … mi piacerebbe – le parole non sono mai state la specialità di Harry – Insomma, non voglio impicciarmi in cose che non mi riguardano, ma … Malfoy non è pericoloso, non più come prima, almeno. Sappiamo che la sua famiglia ha seguito la corrente, come al solito e tra qualche mese giureranno di non aver mai conosciuto Voldemort. Non può torturarti e ucciderti, forse, ma penso che sia lo stesso pericoloso per te. In un altro modo.»
«Che vuoi dire?»
«Hermione, lui è un egoista. Tu la persona più generosa e altruista che conosca. Non c’è molto da dire, basta fare due più due. Si approfitterà di te in modo vergognoso.»
«È probabile, in effetti. Sai, Harry, sapere di dover morire non è un buon motivo per suicidarsi. Lui adesso mi fa felice»
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Harry Potter, Lucius Malfoy, Molly Weasley, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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40- Il processo

 

I primi giorni, con i bambini appena nati in casa, sono una follia. Di notte non si riesce a dormire, il primo dei gemelli che si sveglia, sveglia anche l’altro ed entrambi i genitori sono ridotti uno straccio. I fratelli sono eccitatissimi dalla novità, e si danno da fare come possono a sfinire ancora di più i due poveri adulti.

Astoria e Ginevra, dopo i regali, le visite e i complimenti del caso, tornano fin troppo alla svelta ad assillarla con la preparazione del matrimonio.

Lucius, dopo molte interviste, in cui si è dichiarato infinitamente felice dell’imminente matrimonio del figlio primogenito con l’eroina del mondo magico Hermione Granger, invia un gufo a Draco, in cui lo invita al Manor, a cena, con la sua fidanzata, “per conoscersi, visto che presto saranno una sola famiglia”.

I bambini non sono nominati. Questo però non è strano, i genitori purosangue iniziano ad avere minimi rapporti con i loro figli solo quando sono abbastanza grandi da renderli fieri per il loro successi o farli vergognare per le loro carenze studentesche, sportive o mondane in genere e i bambini non fanno vita sociale.

Draco ne parla con Hermione.

«Che facciamo?»

«Tu cosa vuoi fare?»

Draco scuote la testa e rimane due minuti buoni a riflettere.

«Non mi fido di lui, non riesco a pensare che sia sincero, che davvero si sia arreso e che non abbia ancora qualche idea delle sue per danneggiare te o i bambini. Io sono quasi certo  che trami qualcosa. E so, per esperienza, quanto potrebbe essere pericolosa anche una semplice cena a casa sua.»

«Che indizi hai in proposito? È solo per le tue esperienze passate che ti senti insicuro?»

«Una volta, parlando con Astoria, ho detto che forse mi sarei sposato al Manor. Lei ha fatto una faccia che mi ha fatto capire che non condivideva l’idea.

In altri tempi avrei pensato che si sentisse minacciata da noi, ma ho fatto un accordo con suo padre , penso di avertene parlato, quindi lei si sa per certo che non ho alcuna intenzione di danneggiare i suoi interessi e non ha ragione di preoccuparsi. Anche se è una serpe, mi pare che la simpatia nei tuoi confronti sia vera. Quindi sono sicuro che sappia qualcosa. Qualcosa che a noi non farebbe piacere.»

«Ma?»

«Ma lui è suo marito, probabilmente le ha estorto una promessa di silenzio. In ogni caso lei è molto legata a lui. Non riesco a immaginare che una donna giovane come lei possa essere innamorata di Lucius ma evidentemente è così.»

«Io non riesco a credere che lei si fidi a dividere il suo letto, io non lo vorrei alle mie spalle, figuriamoci se potrei dormire nei suoi paraggi.»

«Oh, lei si sa difendere. Non lasciarti confondere dai suoi modi, è una degna serpe. Ti ho raccontato in che modo ha messo i puntini sulle i, con lui.»

«E tu? Non credi che sarebbe meglio mantenerci a distanza di sicurezza? Voglio dire, quanto è forte il tuo desiderio di restare in seno alla famiglia?»

Sospiro profondo da parte di Draco.

«È per mia sorella. Voglio restare in contatto con lei, non riesco a pensare che si possa sentire sola e rifiutata come sono stato io da bambino. Per questo non posso rompere drasticamente i rapporti con mio padre. Devo cercare una mediazione con lui.» La guarda, accorato «Cerca di capirmi.»

Lei lo guarda attentamente. Cosa può pretendere da lui? L’affetto che lo lega a sua sorella gli fa onore. Invece l’idea di una full immersion nella sua famiglia purosangue agghiaccia lei.

Reggerà il nuovo Draco? Quello che ha accettato le proprie responsabilità paterne, quello che ha abbracciato finalmente la consapevolezza di non valere solo per il suo stato di sangue e di aver diritto alla felicità, quello che adora lei e i suoi figli, potrà resistere ai condizionamenti perpetrati fin dalla sua nascita? A suo padre, al clima superbo e razzista del clan dei purosangue, alle pressioni, alla disapprovazione. Reggerà?

E lei, sarà capace di reggere? O finirà per comportarsi male e dare ragione a Lucius? O, peggio, lui riuscirà ad aver ragione di lei e le toglierà tutto?

E davvero è solo l’affetto verso Dana a muovere Draco verso suo padre?

Ora è lei che sospira. Non resta che andare avanti e scoprirlo.

«E non si può fare senza coinvolgermi?»

«No. Io e te siamo una cosa sola. Se lui mi vuole vicino, qualunque ne sia la ragione, deve sapere che tu sei con me. Sempre. Non deve illudersi nemmeno per un secondo che io potrò tornare tra le sue mani come è stato in passato. Sei tu la mia forza. Dobbiamo stare insieme.»

«Oh, a quanto pare ha già iniziato a trarre qualche piccolo vantaggio da me. Deve affrontare ancora un processo e avere in famiglia quella che un tempo era il nemico potrebbe influenzare favorevolmente i giudici. Non può non averlo pensato.»

Draco china la testa. Sembra dispiaciuto e vergognoso.

«Perdonami. Avevo intenzione di testimoniare contro di lui per farlo finire ad Azkaban, in modo da essere liberi per qualche anno, da poter costruire la nostra famiglia senza la spada di Damocle delle sue pericolose iniziative. Ma adesso…»

«Adesso non te la senti di togliere a Dana il padre e ad Astoria il marito che ama.»

Lui solleva uno sguardo colpevole. Hermione attende ma lui non dice nulla.

«Draco. Se tu non ti facessi alcuno scrupolo mi piaceresti molto di meno. Temevo l’influenza di tuo padre e della società che è sempre stata la tua. Ma qui si parla di sentimenti, non di spocchia purosangue. È il mio terreno, non il tuo.»

«Stai dicendo che mi sto trasformando in un Grifone?»

«Sarebbe un complimento ma, no, non sarai mai un grifone, al massimo una serpe con un cuore. Come potrei oppormi al tuo tener conto dei sentimenti degli altri?

Solo, promettimi di stare attento. Tuo padre... insomma, non credo che siano molto consistenti le possibilità che lui sia cambiato o che lo siano le sue intenzioni.»

Draco si apre in uno dei suoi sorrisi meravigliosi.

«Ti amo, donna. Te l’ho mai detto?»

«Stai diventando perfino noioso.»

«Bene così.»

«Credi sia il caso di rimandare?»

«Cosa, il matrimonio? No!»

 

*****

 

Lucius, alla prima udienza, si dichiara colpevole, una mossa del tutto imprevista.

Ammette di avere attivamente aiutato Yaxley (attraverso le lettere in mano al Wizengamot) a sfuggire alla pena prevista per i suoi crimini.

Sostiene, a sua “parziale discolpa” che Yaxley lo aveva salvato più di una volta, a rischio della sua stessa vita. E che l’aveva coperto nei confronti del Signore Oscuro, quando lui, pur non potendosi ribellare, era così inefficiente come mangiamorte, da guadagnarsi l’ira del loro padrone. Racconta delle volte in cui, davanti a Lord Voldemort che, come tutti sanno, era un ottimo Legilimens, e quindi con grande pericolo per la sua stessa vita, Yaxley aveva testimoniato attribuendo a Lucius imprese che non aveva compiuto al fine di coprire la sua mancanza di entusiasmo e fedeltà, salvandolo così da morte sicura.

Inoltre insinua il sospetto che  Yaxley abbia lasciato le lettere a sua zia sapendo che queste sarebbero finite nelle mani della Granger.

«Lei ama mio figlio da molti anni, non l’avrebbe mai privato del padre. Infatti lei le ha date a Draco. Yaxley si sentiva sicuro che non ci sarebbero state conseguenze gravi per me. Mi è affezionato, e io, malgrado i suoi errori di gioventù, che in fondo sono anche i miei, non potevo permettere che finisse ad Azkaban. Se dovrò pagare per questo pagherò.»

È sempre stato un buon attore. E per niente stupido.

Ha intuito di non avere alcuna possibilità di negare, dato il contenuto delle lettere, quindi ha preferito far leva sul sentimentalismo, dare di sé l’immagine di qualcuno che può infrangere le regole per una buona causa, per affetto, riconoscenza e tutte le palle da grifoni che  sicuramente i vecchi tromboni del Wizengamot avrebbero apprezzato.

«Sta insinuando che la signorina Granger abbia nascosto intenzionalmente delle prove alla giustizia?»

«Non ho alcuna idea di quali siano state le motivazioni della signorina Granger. So solo quello che anche gli auror hanno sentito dalla voce di mio figlio: che le lettere erano in possesso della signorina e che lei le ha consegnate a Draco.»

«Alla fine è stato il suo stesso figlio a consegnarcele» rileva il presidente del Wizengamot.

«Lo so, c’ero anch’io. I giovani sono impulsivi e io non sono stato capace di valutare correttamente la forza del sentimento che lo legava a Hermione Granger, diciamo che ho male interpretato i segni e lui si è sentito minacciato.»

«Si spieghi.»

«Ho predisposto per lui un matrimonio secondo la tradizione del nostro ceto sociale, credendo di far bene. Lui ha accettato e quindi ho ritenuto che la storia con la signorina Granger fosse finita, come a volte succede. Tanto più che lei, in quel periodo, si è allontanata da Londra e per anni non se ne è avuta notizia. Nulla mi faceva pensare che non fosse andata avanti con la sua vita, la credevo ormai sposata e completamente perduta per mio figlio. Gli ho concesso tutto il tempo che ha voluto per riprendersi e credevo sinceramente che, dopo quattro anni, si fosse dimenticato di lei.

Quando gli ho ricordato i suoi doveri, lui ha interpretato la cosa come una costrizione nei suoi confronti, un’ingerenza indebita nella sua vita e, beh, mio figlio è impulsivo, ha creduto che volessi costringerlo. Ha ritenuto di doversi difendere da me.

Io ero convinto di aver agito per il meglio e di essere stato fin troppo comprensivo, mio padre non mi ha certo dato modo di dire la mia, in merito al matrimonio. Forse ho sbagliato io, nell’educarlo, forse sono i tempi che corrono. I figli non accettano più l’autorità paterna e questo non posso considerarlo un bene. In ogni caso le mie buone intenzioni sono state travisate.»

«Quindi suo figlio ha agito contro di lei solo per un malinteso.»

«Naturalmente. Quando ho capito che lui non aveva intenzione di onorare il contratto, mi sono fatto avanti con la dolce Astoria, che non meritava certo di essere svergognata in questo modo, e lei ha voluto concedermi la sua mano. Ora siamo tutti felici, grazie a Merlino. Ho il piacere di annunciare che anche mio figlio sta per coronare il suo sogno d’amore, sposando la signorina Granger» conclude soddisfatto.

«E come spiega la sua miracolosa guarigione? Tutti credevano che lei fosse paralizzato dalla vita in giù, invece, quando gli auror si sono avvicinati, lei ha dimostrato di essere perfettamente sano.»

«Non me lo spiego! I medici del San Mungo mi avevano detto che questa era una possibilità, perché il midollo non era tanto danneggiato da giustificare una paralisi, ma di fatto io non riuscivo a muovermi. In quel momento probabilmente lo shock ha sbloccato qualcosa. Non so che dire, è stato un miracolo.»

L’udienza si è conclusa con un “uno a zero” per Malfoy.

La successiva sarà dopo il matrimonio di Draco. Saranno sentiti i testimoni e Lucius conta di poter imbavagliare la Granger attraverso il matrimonio di casata.

Va tutto bene. Dovrà stare ancora chiuso in casa con la maggior parte dei fondi bloccata, ma presto si risolverà tutto.

 

*****

 

Alla fine Lucius è riuscito a prendere le redini del matrimonio.

In verità è stato molto gentile, ha insistito perché il giardino di Malfoy Manor ospitasse l’evento e ha garantito che avrebbe sottoposto all’approvazione degli sposi ogni aspetto della faccenda. Ha offerto il gusto di Astoria per le decorazioni e concordato la lista degli invitati senza nemmeno storcere la bocca di fronte alla tribù Weasley, e agli altri grifoni, ha offerto i propri elfi per la cucina ma si è dichiarato disposto ad accettare anche il catering umano, sottolineando soltanto lo spreco e l’offesa recata agli elfi del Manor, che si sarebbero sentiti scavalcati, inutili e in colpa per non aver saputo soddisfare i padroni.

Alla fine Hermione ha ceduto: il pranzo sarà cucinato dagli elfi.

Draco ricambia l’invito a cena ma Lucius rifiuta, adducendo l’ottima ragione degli arresti domiciliari. In realtà non vede alcuna ragione per recarsi in un tugurio babbano né per dare confidenza ai piccoli mezzosangue.

Ma Draco non demorde. Si autoinvita per un tè, insieme ai bambini. Astoria è entusiasta, Lucius fa un sorriso tirato, dichiarandosi altrettanto entusiasta.

Un martedì pomeriggio, il Manor è invaso da bambini come mai era successo prima, dai gemelli, di poche settimane, a Eltanin, otto anni.

Astoria arriva subito con Daphne Narcissa, ormai diventata per tutti (tranne uno) Dana, i bambini la festeggiano rumorosamente.

«Che razza di nome è Dana? Sembra quello di un elfo.» Lucius è scandalizzato dal nomignolo di sua figlia.

«Remedios ha iniziato a chiamarla così, A me non dispiace, è carino. E poi mi pare più adatto.»

«Più adatto? A un cagnolino, è adatto, non alla figlia di Lucius Malfoy!»

«Avremo tutto il tempo per chiamarla con il suo nome completo, adesso lei pesa quattro chili e il suo nome due quintali, ti pare normale? Io la chiamerò Dana, ma tu fai pure come ti pare» concede graziosamente.

Lucius è palesemente infastidito dalle domande dei bambini e dalla loro stessa presenza.

Remedios tenta di salirgli in grembo, come fa con suo padre, Rodrigo (Regulus, ormai è Regulus, ripete a se stessa Hermione) gli domanda quanti anni ha, perché gli pare troppo vecchio per essere un papà, i papà sono giovani e belli come il suo.

Lucius è sempre più di cattivo umore, anche se tenta di mantenere l’apparenza. Ha già ripetuto almeno cinque volte che accoglierà Hermione in famiglia “a braccia aperte” e che dovrà considerarlo un padre perché lei per lui “sarà un’altra figlia”.

Merlino ce ne liberi!” pensa Hermione, e si domanda se l’abbia detto così tante volte perché è rimbambito e si dimentica di averlo già detto o se la mancanza di entusiasmo da parte di lei gli ha fatto dubitare di non essere stato udito.

«Insomma di chi sei il papà?» insiste Dora (o Remedios… questa storia che in Inghilterra si debbano usare i nomi inglesi ha entusiasmato, all’inizio, i bambini, ma adesso genera una confusione epica).

«Sono il PADRE», scandisce bene Lucius, «di Draco. E, naturalmente, di Daphne Narcissa.»

«E allora sei il nostro nonno?» chiede ancora, fresca di lezioni sulla struttura della famiglia in occasione della nascita dei fratellini.

Lucius impallidisce, poi diventa paonazzo, apre la bocca e la richiude, si schiarisce la voce e poi non dice niente. Remedios (o Dora) non demorde, lo fissa aspettandosi una risposta chiara, tipo sì o no.

«Ehm, tra noi purosangue non si usa un tale appellativo. Di un avo si dice che è un avo, o il patriarca della famiglia. In effetti sono il patriarca, in questo momento.»

«E che vuol dire, che sei il nonno o che non sei il nonno?»

Lucius si guarda attorno disperato. Alla fine Hermione lo toglie dalle sue pene.

«Reme, non fare domande indiscrete, a Lucius non piace essere chiamato nonno

Lucius fa un sorriso tirato e cerca con gli occhi Draco.

«Credo che a questi bambini farà un gran bene un po’ di educazione purosangue», mastica tra i denti.

«Non farti sentire da Hermione, se ci tieni alle palle.»

«E tu non hai voce in capitolo?»

«Per ora mi va bene così.»

Lucius fa un sorriso stranamente sincero. Se ha capito bene suo figlio sta dicendo che gli va bene per ora, quindi è d’accordo con lui, quando avrà la situazione saldamente in pugno le cose cambieranno per quei piccoli selvaggi.

E cosa c’è di meglio, per conferire a un marito la giusta autorità, che un matrimonio di casata? Questo è l’assenso che gli mancava. Adesso è sicuro che andrà tutto secondo i suoi piani.

 

*****

 

Domani è il giorno.

Draco è travolto dall’ansia. Ripensa alla faccia di Astoria, quando è nata Dana.

Pensa a quello che non ha detto.

Lucius si dichiara cambiato, fa il carino, anche con Hermione, cerca di convincerla che davvero non veda l’ora di averla per nuora, senza la minima speranza di successo, ovviamente. Non è sempre gradevole ma sarebbe strano il contrario.

Di fatto gli è rimasta addosso la sensazione di non essere riuscito ad anticipare le sue mosse. Lui ha in mente qualcosa. È sicuro.

Cosa?

Domani. Domani lei sarà sua moglie.

Non riesce a crederci.

Non nel senso che è troppo bello per essere vero, nel senso che è praticamente certo che succederà qualcosa.

Cazzo! Nemmeno fosse la Cooman.

Che si può inventare quello?

Astoria. Deve chiedere ad Astoria.

La trova in giardino, con al seguito un’elfa agitata che le porge Dana urlante mentre lei, praticamente isterica, grida che non è il momento, che adesso ha da fare, che hanno sbagliato tutto.

«Quell’infame ha modificato il colore dei fiori con la magia, quando stanotte si addormenterà il colore sbiadirà INEVITABILMENTE, e domattina chissà che troveremo!» Draco prende la bambina e tenta di calmarla, missione impossibile a causa degli strilli di Astoria. «Ho faticato SETTIMANE per trovare la giusta sfumatura di color mandarino, perfetta accanto al verde dei rametti di-di… insomma, il colore stonerà con le tovaglie!»

«Vuoi stare calma?»

«CALMA!! Dovrei stare calma, dici? È la mia prima occasione, avrò tutti gli occhi puntati su di me, dovrò dimostrarmi all’altezza di Narcissa e per colpa di un idiota di fioraio sarà uno schifo, brutto stupido, razza di magonò, figlio di una babbana di facili costumi!»

«Astoria, è tutto perfetto. Almeno per quanto ti riguarda, perché io…»

«DRACO MALFOY! HAI CAMBIATO IDEA??!!»

«Ma che dici?»

«E allora? Che significa che quello che hai detto?»

«Ho solo una brutta sensazione. Ho paura.»

Lei spalanca gli occhi allarmata.

«Ormai non si torna indietro, avresti dovuto preoccuparti prima!»

«Di cosa?»

«Di…», tranquilla e casuale, «di niente. È tutto perfetto, l’hai detto tu. Non c’è nulla di cui preoccuparsi, sarà il matrimonio dell’anno.»

Lui la guarda direttamente in faccia, continuando a stringere la sorellina al petto.

Le labbra di lei fremono per un attimo e gli occhi si abbassano solo per un attimo.

«Devi dirmi cosa ha in mente, Astoria. Non voglio perdere Hermione per colpa sua.»

Dana ricomincia a frignare al momento giusto.

«Oh, piccolina, la mamma ti trascura, stella mia vieni qui,»

«Astoria! Che cazzo si è inventato per impedirmi di sposarmi?»

Astoria si riprende miracolosamente.

«Di che parli? Lucius non vuole impedirti nulla. Al contrario, ti vuole sposato anche troppo!»

«Non capisco. Che vuol dire anche troppo

«Draco, non chiedermi di riferirti le confidenze tra me e mio marito. Sei nel giusto se pensi che voi avete idee diverse rispetto alle conseguenze di questo matrimonio, ma tu sei suo figlio, di sicuro lo conosci meglio di me. Scusami adesso, è l’ora della poppata.»

Con un sorriso e uno svolazzo della gonna Astoria si volta e rientra al Manor, coccolando la piccola Dana.

Draco resta immobile, cercando di interpretare le parole di Astoria.

Le ha detto chiaramente che c’è qualcosa che lei non può raccontare.

Che sarà?

 

 

 

 

Il processo: Unico romanzo di Franz Kafka che arriva all’ultima scena. Gli altri due (di mia conoscenza) sono entrambi incompiuti. È bello, angosciante, terribile e finisce male. Lo odio.

   
 
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