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Autore: Yume_no_Namida    23/05/2014    5 recensioni
La guerra è finita, Sasuke è tornato ma certe cose a Konoha non cambiano mai. La concretezza di Ino, ad esempio, i modi sguaiati di Kiba, l'inopportunità di Sai e i limiti cognitivi di Naruto... ok, forse gli ultimi sono cambiati, ma giusto un pizzico. E quando ci si ritrova in un bagno termale e i progenitori, col loro corredo genetico e non solo, ci mettono lo zampino? Di una Sakura esausta e di un Sasuke isterico (anche se io direi più imbecille), di Suna che al confronto pare un'oasi paradisiaca e delle varie maniere di intendere la diplomazia.
Alto concentrato di stupidità!
[II classificata al Contest - Un prompt per i tuoi pensieri, indetto da Aya88 e slice sul forum di EFP] [Accenni di tutto e niente, fate un po' voi!]
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Autore: Yume_no_Namida
Prompt scelto: 5. Terme, tradimento, diplomazia, genere comico o angst.
Titolo: “Gli antenati stanno a monte di ogni male”
Genere: Comico, Commedia, Slice of life
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot
NdA: Sarò breve, altrimenti rischio di affossarmi prima che leggiate la storia, la quale potrebbe affossarmi da sé - quindi lasciamole questo privilegio. Ero partita con l’idea di una flashfic, è venuta una One-shot di circa settemila parole; Sasuke e Sakura non mi garbano troppo, ma a prevalere sono i loro pensieri (riconosco di avere dei problemi, forse provengo anch’io da Konoha); la storia è una commedia stupida, molto stupida, un ipotetico post-guerra ‘nonsoancoraquantopost’ mostrato in uno squarcio di ordinaria amministrazione che a Konoha può voler dire solo ‘rinchiudeteli tutti e buttate la chiave’; Il titolo... è per Sakura, ma anche per Sasuke (dio, se è per Sasuke!), Naruto, Hinata, Kiba, Gli Altri (maiuscolo perché ciascuno ha una propria importanza ma qualcosa mi suggerisce che non è il caso di elencarli tutti tipo lista della spesa), noi, la vita in genere. Che altro? Se scrivo commedie mi sbizzarrisco, quindi alcune virgole sono volutamente omesse e lo stile non saprei definirlo, mi pare comunque tutto rientri nei limiti dell’accettabile - mi pare, il che implica il probabilissimo errore XD. Ma dovevo essere breve e ho ciarlato troppo, per cui buona (spero) lettura!
E indipendentemente dal risultato, grazie, perché mi sono divertita.

PS Ah! Metto in chiaro che adoro sia Ino che Kiba, ma qui ho estremizzato soltanto alcuni lati del loro carattere che potrebbero farli apparire odiosi ad alcuni (non a me), mea culpa! Esigenze di copione XD





Gli antenati stanno a monte di ogni male.





“Tradimento.”
Se qualcuno potesse percepire i suoi pensieri, Sasuke è certo che farebbe roteare gli occhi, gli poserebbe una mano sulla spalla - “da mozzare seduta stante, quella mano” - e lo fisserebbe con lo sguardo compassionevole e il sorrisino rassegnato che si riservano ai bambini. O ai matti.
Lui è più sul genere matto, ma matto da legare.
“Sociopatia aggravata da personalità multipla, nevrosi di natura variegata e innegabile tendenza alla megalomania, nonché al delirio” sciorinerebbe Sakura, con aria saccente. Da quando se ne sta quasi quotidianamente rinchiusa nell’ufficio di Tsunade  è diventata decisamente irritante.
“Però è anche vero” aggiungerebbe, con un leggero sbuffo “che la situazione non sarebbe così esasperante, se non ti trovassi ancora allo stadio infantile.”
Cos’è, il suono di “esasperante” a indurre delle preoccupanti pulsazioni nelle sottilissime vene - ormai enormi e rigonfie di sangue pronto a eruttare in una colata di urla isteriche e sconnesse - in prossimità delle tempie? O la mano che immagina (immagina, nel suo paranoico cervello da Uchiha!) Sakura porterebbe alla fronte, come a sorreggere la stanchezza accumulata negli anni passati a inseguire “un bastardo figlio di puttana, quindi non di Mikoto perché Mikoto” stando al parere dello spirito, ologramma o che accidenti era di Kushina Uzumaki “si sarebbe potuta definire a tutti gli effetti una santa donna a cui era semplicemente toccata in sorte un’enorme disgrazia?” Lui, la disgrazia. Toccante discorso con cui Naruto lo aveva  riaccolto a Konoha alla fine della guerra, a braccia aperte e piombandogli addosso senza ritegno, madido di sudore, schifosamente  lercio e con stampato in volto un tale sorriso imbecille... Sasuke lo avrebbe volentieri scuoiato seguendo l’estro del momento, se solo non si fosse scoperto turbato dall’inedita proprietà di eloquio dell’ormai ex-ma a quanto pareva non più ex-compagno di squadra, che oltre ad aver guadagnato in forza fisica doveva aver chissà come ricevuto dei neuroni bonus, seppur pochi e malmessi, ci teneva a precisare.
“Naruto pronuncia una frase di senso compiuto più lunga di cinque parole, che non riguardi in alcun modo il ramen né le patetiche moine da orfanello che, a dispetto delle avversità, ha imboccato la via della gioia, della condivisione, della fratellanza...”
Sasuke avverte un conato di vomito, non ci si è ancora abituato; al fatto di trovarsi di nuovo a Konoha, villaggio di patetici imbecilli dalla mentalità retrograda che si figura ancora ridurre in poltiglia con un sadico piacere, nei suoi sonni migliori, a riavere costantemente attorno quei due robi petulanti di Sakura e Naruto perché ehi, era pur sempre uno psicolabile che aveva diverse volte dato prova della propria instabilità - “Vi ricordate quando se n’è uscito con la storia che voleva diventare Hokage?”, dannato Inuzuka e il suo stupido cane - , non si poteva mica lasciare che vagasse per la Foglia senza controllo e con su quello sguardo omicida che “di certo terrorizzerebbe a morte i bambini” - si era sentita in dovere di precisare la Yamanaka, che poi perché diamine era lì? E che fine avevano fatto l’amore folle per lui, la venerazione, l’assecondare le sue più recondite brame quali chiudere il becco senza protestare... insomma, che ne era stato dei purissimi, secondo giustizia ciechi sentimenti di un tempo? - , al briciolo di lucidità ritrovata o per la prima volta in assoluto sperimentata da Naruto, alla berciante allegria confusionaria di quelli che per Sasuke rientravano nella categoria degli spettri vaganti e fastidiosi oltre la media (dei poltergeist), ma che Naruto si ostinava a considerare “amici”... dannazione, che se li tenesse per sé!
“Gli ho forse chiesto niente?”
“Hey, pollo” è l’ennesimo tentativo di ironizzare sul suo taglio di capelli? “Stai per caso elaborando un ulteriore programmino kamikaze che coinvolge gli abitanti del villaggio? Sai com’è, meglio essere avvisati in anticipo: devo decidere come trascorrere il tempo mentre fallisce.” irritanti sghignazzate canine.
“Io credo non abbia tutti i torti. Si vocifera che il bagno sia il posto ideale per un certo genere di trovate.”
Gelo.
Fuori dalla vasca, seduti su degli sgabelli traballanti e tarlati che non sono altro che la vivida testimonianza del pressappochismo (sì, ha pensato proprio “pressappochismo”) con cui si conducono le cose a Konoha, un pulcioso Kiba Inuzuka il cui cane, Sasuke ne ha davanti la conferma, ostenta maggiori decoro e igiene e uno Shino Aburame che si è appena scoperto in possesso di un qualche senso dell’umorismo - lugubre e serioso, ma pur sempre senso dell’umorismo - lo fissano in maniera snervante e oltraggiosamente ilare. Correzione: Kiba lo fissa; Shino non si capisce mai cosa stia facendo, dietro quei ridicoli occhialini da sole perennemente incollati alla faccia - siamo alle terme, per Madara!
Già, a opinione di Sasuke le divinità supere si incarnano nel leggendario fondatore del clan Uchiha, nonostante abbia cooperato nel rispedirlo Aldilà ad vitam aeternam per un motivo che ha finto di cogliere, ma che ancora gli sfugge (sarà la volontà di Itachi, si rincretinisce sempre quando si tratta di Itachi), in linea con l’usuale coerenza. Se solo la sua contorta visione delle divinità non lo rendesse fermamente convinto che si può essere tali soltanto dopo morti, riserverebbe a se stesso questo onore; ma non ha senso togliersi la vita quando si ha la piena convinzione che nessuno te lo tributerebbe, tutti troppo sottosviluppati per intuire la presenza del genio.
E’ lì lì per attivare lo sharingan, alzarsi dalla vasca in cui è immerso fino al mento e farli fuori così, con estrema nonchalance, insaponarsi giusto per essere sicuro di raschiare via gli eventuali schizzi di sangue, sciacquarsi e nuovamente immergersi  nell’acqua e nei propri pensieri, rimorsi zero, un vero professionista, quando una voce tristemente familiare soggiunge: “Naaah, starà rimuginando su quanto mi è grato per avergli peggiorato la giornata, neh, Sasuke?”
Naruto.
Naruto che ride come l’imbecille che è.
Naruto!
La ‘tuta arancio-nera di pessimo gusto parlante’ che quella mattina “Vieni alle terme, ci divertiamo!”, e così si è ritrovato nel bel mezzo di uno sgradevole pot-pourri di indistinte ciance di cui, davvero, non ha mai avvertito la mancanza .
Perché è convinto, il cretino, che lui ne senta la mancanza! E glielo ha rivelato subito dopo essere giunti sulla scena dell’ormai prossimo crimine, con un disgustoso brillio negli occhi e nella voce un’affettazione da padre premuroso in pensiero per il pargolo che non socializza, mentre avrebbe taaanto bisogno di uscire e conoscere il mondo, roba che Sasuke non si spiega cosa lo abbia trattenuto dallo spaccargli la faccia. “Le persone sono importanti, so che un giorno mi ringrazierai.”
Na-ru-to.
Scandito, come se volesse masticare e fare a pezzi le sillabe in luogo di colui di cui stanno a rappresentanza, una lunga e lenta agonia che lo appagherebbe di anni e anni di sopportazione. E finalmente il suo cervello è ricondotto al punto da cui è partito: tradimento. Che, se si affianca agli Uchiha e in particolare a Sasuke, è fedele compagno di un’unica parola: vendetta.
“Tu!” esclama, assottigliando gli occhi a mo’ di indice accusatore dalla punta aguzza e infamante “Tradimento” prosegue, facendo attenzione a rivestire della dovuta suspance l’ultima parte della sua orazione minimalista “Ti ammazzo.”
“Cosa?” urla Naruto, evidentemente privo del benché minimo istinto di sopravvivenza “Parla più forte, non ti sento!”
“Credo” soggiunge Choji, col tono prudente e appena incrinato di chi ha fiutato la tempesta (e del resto Sasuke sta proprio per sollevarsi bruscamente dando origine a uno tsunami) “Credo si stia lamentando della situazione, Naruto. Nello specifico” sguardo di sfuggita al volto paonazzo di Sasuke, a riconferma dell’ovvio, “Di te.”
“Ovvio” ahi, intromissione indesiderata di Kiba, bandiera rossa, è riprevista burrasca “L’hai tradito, Naruto. Lui si aspettava di venire qui da solo con te!”
Ahi.
Sasuke non coglie subito il messaggio o non vuole coglierlo, le sue cellule neuronali si rifiutano di decriptarlo, ma possiede una sorta di sesto senso per le prese per il culo, una controparte crudele del proprio orgoglio smisurato, e allora coglie, istintivamente, inesorabilmente.
Incazzosamente.
“Chi cazzo ti ha interpellato, Inuzuka? Te e il tuo botolo ringhioso!” sbotta, indicando un enorme Akamaru che, fiutando il pericolo, ha assunto una posa di attacco e ha preso a emettere una minacciosa e prolungata vibrazione gutturale.
“Ci risiamo” pensa Shikamaru, con la disperata rassegnazione del genio pigro “Perché non ho accettato di partire per Suna quando l’Hokage me l’ha chiesto? Perché non sono rimasto a far compagnia a mia madre?” E i kami ben sanno quanto entrambe le prospettive lo avviliscano.
“Lascia in pace Akamaru” un altro ringhio, stavolta di Kiba.
“Ecco” ancora Shikamaru “Seviziatelo, torturatelo, strappategli i gioielli di famiglia e dateli in pasto agli uccelli, ma che nessuno gli tocchi il cane!” Riderebbe, se non avesse la netta percezione di quanto quell’atteggiamento sia malato. Se perlomeno se ne trovassero le fondamenta, sarebbe un ottimo punto di partenza... Ma riflettere è inutile, e come da previsioni Sasuke si alza, terremotando le acque, si para innanzi a Kiba con due pupille che sono odio concentrato misto a disgusto - quanto possono fare testo, determinate espressioni, se perenni? - e... Naruto lo blocca, con un braccio davanti al petto.
“Smettetela” pausa. Respirazione tesa da parte di tutti. “Siamo qui per divertirci, lasciate correre! Almeno oggi” consueta imperturbabilità di Shino, sollievo di Choji “Anche se” scetticismo di Shikamaru “Beh, Sasuke, devi ammetterlo: noi due siamo grandi amici, stiamo sempre insieme, mangiamo insieme e qualche volta andiamo pure in bagno, insieme. E tu non ti sei mai filato una ragazza. E’ naturale che la gente faccia certi pensieri.”
Fidarsi sempre dello scetticismo di Shikamaru, mai prestare fede al presunto senno di Naruto.
In meno di due secondi è il caos: Sasuke ha afferrato la testa di Naruto e ha intenzione di staccargliela, mentre farfuglia frasi sconnesse circa un episodio di irruzione in bagno che ciascuno farebbe volentieri a meno di ascoltare (“Mattina, la tenuta degli Uchiha non ha chiavi, sei entrato senza bussare! Sasuke me la faccio sotto corro a pisciare, in bagno, nudo, doccia, io! Ti ammazzo.”), Kiba ha convenuto tra sé che non può assolutamente permettere che l’onore del suo ‘adorabile cucciolotto’  venga compromesso senza riscatto e si è buttato nella mischia, agitando gli arti a caso e profondendosi in urla non ben definite (ciò che conta è farsi sentire), Akamaru ha iniziato a latrare, un latrato che si avvicina più a un pianto da infante per il padrone in difficoltà - Kiba li ha rimbambiti a tal punto che ormai risulta impossibile non individuare, in ogni movimento del cagnone bianco, l’ombra di una qualche partecipazione emotiva profonda -, Shino continua a frizionarsi la pelle come se i fatti di questa dimensione non gli appartenessero e Choji, da paciere qual è, si impegna strenuamente a placare gli animi, mentre Shikamaru  è tentato di muovere qualche passo in discreto silenzio e, nudo come un verme, senza nemmeno preoccuparsi di afferrare un asciugamano qualsiasi - azione sconsiderata che avrebbe l’unico effetto di fargli perdere attimi preziosi - , fuggire ad allenarsi insieme a Rock Lee, altra prospettiva molto poco allettante, “Ma tant’è” si ripete “Peggio di così non può andare.”
E invece Shikamaru si sbaglia.
Evento raro e per ciò stesso imperdibile, come il crollo del tipico anziano che si incontra per strada da novelli genin, di ritorno dall’accademia, quel vecchio bastardo che non risparmia mai la predica e che porcamiseria per qualche arcana ragione si mantiene ancora tanto saldo sulle proprie gambe, poi un giorno si schianta al suolo e sul momento si resta talmente stupefatti che ci si dimentica di ridere, ma a casa si ride, oh, se si ride! Per ore, senza tregua, col più crudele candore dell’innocenza...
Shikamaru si sbaglia, dunque.
Ma nessuno ride.
Perché all’improvviso un’ombra pallida e mortifera, fino ad allora rannicchiata in un angolo ad osservare l’accaduto con la stessa graniticità di Shino ma con maggiore terrificante imprevedibilità, quest’ombra relegata nell’oblio si è mossa e si è piantata di fronte ai tre guerrafondai in piena belligeranza. E con la voce di Sai ha esclamato: “Oltre le aspettative, però non ci siamo.”
L’Antartide.
Sudori freddi generalizzati, panico in aumento, l’immobilità fremente prima della catastrofe.
“Decisamente” l’ombra continua, imperterrita, la propria opera di devastazione “Più grande di Naruto ma ancora non abbastanza. Grazie, Sasuke, l’idea mi tormentava da un po’.”
E proprio quando sembra finita, quando lo sbigottimento ha spazzato via ogni traccia di furore...
“Oh. Tu avevi un fratello, giusto?”
Un fulmine nel torace, kami, adesso! Dove diamine siete quando si ha bisogno di voi? Che razza di giustizia è questa?
“Lui, insomma... Itachi, com’era messo?”
Cosa. Quando. Dove. Perché.
Sasuke molla la testa di Naruto, volge il viso verso Sai ed esibisce uno sguardo spiritato al rallentatore - non si tratta di un’impressione, ha rallentato di proposito!
Rewind cerebrale.
“Tradimento. Vendetta.”
Le mura tremano sotto l’onda d’urto di un urlo disumano.








“Tradimento!”
Strascicata.
La voce di Ino è orrendamente strascicata, trascina le lettere come si trascinerebbero cavalli riottosi. O maiali, che nel suo caso è più pregnante, ma Sakura ha smesso di provocarla in maniera così infantile dal momento in cui hanno operato insieme sul loro primo quasi-cadavere, termine poco tecnico e parecchio realistico per indicare gli shinobi reduci dalla guerra affidati alla loro competenza medica (quale competenza, se erano delle principianti?), e di continuo vi prego non morite, tornate indietro, andiamo, Ino, perché cavolo non funziona, Ino? Sono stanca, Ino, e giù lacrime contro il petto dell’amica ritrovata che è sempre stato più florido del suo, l’ultima di una lunga serie di maledette ingiustizie! Ne hanno perso più di uno, per quanto ancora Sakura non riesca a capacitarsi del ‘perso’, cosa dovrebbe significare? Lei aveva perso Sasuke, una volta, ma era diverso. Si può perdere quanto non ci appartiene, quanto non desidereremmo neanche ci appartenga? E sono cresciute di colpo, senza sapere come né quando, hanno sperimentato la sofferenza dell’appartenere alla specie umana, l’essere rimandate a se stesse al benché minimo contatto con l’altro, anche solo uditivo e a miliardi di chilometri interiori di distanza, hanno capito che c’è poco da scherzare; ma soprattutto che lo scherzo è la confortevole parentesi in cui rinchiudersi per consolarsi e farsi consolare, la coperta di lana fin sopra alle orecchie prima del prossimo risveglio invernale, qualcosa di cui servirsi al momento e nella compagnia opportuni, per riprendere a respirare.
C’è il momento e c’è la compagnia, ma il suono squillante nella voce di Ino, il fastidio che porta con sé e la marea di catastrofici cataclismi a cui sicuramente vorrebbe condurre... no, l’acqua è calda e lei è troppo in pace per interessarsi a sedare probabili intenti libertini e reazionari. L’estasi delle membra ha il sopravvento e Sakura decide che, semplice, non è il caso.
“Tradimento, Hinata!”
Però quella vocetta - è passata al vezzeggiativo dispregiativo da crisi nervosa - così acuta, così isterica... deve resistere.
“Resisti” si impone, mentre indossa una maschera da ignava noncurante e prende a fissarsi con insistenza le ginocchia piegate, quasi che da un momento all’altro possano venire oscurate dal profilo di un seno che non le crescerà mai, massì, concentriamoci sulle sventure personali che forse ci si distrae e oh!, il nervosismo aumenta, non mi facevo ancora tanto suscettibile. Allora avanti, togliamo quel mai a fine frase e ricominciamo a sperare come si spera veramente, senza senso.
“Dopotutto”
Stridio, tette -
Acuto, enormi.
“Che diamine te ne fai, altrimenti, del Byakugan?”
Pfff.
Esplosione di suono e di mammelle.
“Come, prego?”
E’ lei a parlare, e la voce che le risale la gola proviene da un altro universo, dal pianeta oscuro e nebuloso dei propri più profondi timori, cui afferiscono i dubbi relativi alla presunta compiuta maturazione di Ino e la minima percentuale di pensieri casti e tranquilli che dovrebbero essere stati concessi a chiunque sul globo, ma per qualche inconcepibile e assurdo - sì, assurdo è l’aggettivo adeguato! - motivo Konoha pare situarsi al di fuori del globo, già Sasuke in solitaria è l’antitesi della tranquillità, santo cielo!
“Calma, non sarà come credi. Non lo è, abbassa la guardia.”
“Come, prego?”
Si trova ridicola. Si sente ripetere e si trova ridicola, deve esserlo davvero poiché, eccezion fatta per Hinata del colore del ferro rovente e in avanzato stato di agitazione (“Non è come penso, non è come penso anche se pare proprio che sia come penso”), Tenten la scruta con la compassione riservata agli scemi del villaggio, ora realizza come debba sentirsi Naruto all’alba di ogni nuovo giorno, mentre Ino,  nuda e gocciolante fin sotto l’ombelico, ruota il busto in sua direzione con le mani sui fianchi e un’espressione a metà tra lo stupito e l’infuriato.
“Comeprego? Comeprego?? Tu!” le punta un indice smaltato di viola in direzione della giugulare “Tu...” d’improvviso si placa e fissa il vuoto, imbambolata. Quando si riprende ha un’inquietante baluginio all’interno dell’iride e sfoggia il suo migliore - o peggiore? - sorriso da bambina-demonio, un sorriso che per sua sfortuna Sakura conosce bene. “Sakura” e l’aria comincia a farsi soffice e rosa, costellata di ipercaloriche nuvolette di zucchero “La mia Sakura...” Ino si avvicina, le nuvole aumentano e si appiccicano dappertutto, mayday, abbiamo un grosso, grossissimo problema, benché grosso e Ino nella stessa frase appaia un ossimoro a meno che non si tratti di Choji, e anche in tal caso è preferibile optare per un altro aggettivo...
“Sakura, tu sei un ottimo ninja, non è vero?”
Ottimo ninja? Correre, correre in fretta senza lasciare traccia, da veri ottimi ninja!
“E gli ottimi ninja” adesso gli occhi di Ino sono penetrati nei suoi e il verde smeraldo si è tramutato in verde prato, prato che sta per essere deturpato da una delle cacche fumanti di Tonton, sì, nelle giornate di maggiore squilibrio causato da otto ore consecutive di alcolici e gioco d’azzardo Tsunade l’ha fatta assistere persino a questo “Fanno fruttare sempre le proprie capacità, giusto?”
Non è una domanda, Ino sa che è giusto e Sakura deve saperlo con lei.
E sì, fa Sakura con la testa, sì, Ino, hai perfettamente ragione, tanta è la voglia di scoprire dove la bambina-demonio intenda andare a parare, lo intuisce ma gradirebbe sentirlo da lei, forse per discolparsi agli occhi di Hinata e Tenten (“Vedete? Io sono ignara, è lei la manipolatrice!”, tentata regressione ai sei anni), o forse il perforante brusio infero e nasale che fuoriesce dall’ugola di Ino l’ha rincitrullita in toto, e “Ne ero certa” prosegue Ino, esibendosi in un altro dei suoi stucchevoli sorrisi caramellati.
“Allora perché” tonalità scura e disperata “Perché Hinata si rifiuta di farlo?”
“Ah già, Hinata!” in quel clima di sospetto e teatralità barocca ha finito per perdere il filo.
“Hinata” risponde Ino al suo smarrimento “Non vuole sfruttare le sue abilità oculari. Eppure le ho spiegato che sarebbe per fini puramente scientifici!” Sakura giurerebbe di averla sentita tirare su con il naso “Che cosa le ho fatto? Cosa ti ho fatto?” adesso c’è Hinata, al centro del mirino, Hinata che sprofonda gradualmente all’interno dell’acqua e magari lo sta facendo di proposito, magari ritiene che annegarsi sia una soluzione più piacevole “Cos’hai contro i ninja medici? Se potessi me la sbrigherei da me, senza chiedere favori a nessuno, ma i miei sono stupidi occhi normali!” dorso della mano in prossimità delle ciglia a sottolineare la tragicità del discorso.
“Ti prego, Hinata” in partenza è la richiesta più seria del mondo “Una volta. L’anatomia ha bisogno che tu sbirci al di là del muro soltanto una volta.”
Konoha è al di fuori del globo.
Konoha è decisamente al di fuori di un qualsiasi universo provvisto di ordine, finanche il più provvisorio!
Ed è come Sakura pensava.
“E’ come pensavo” si recita a più riprese, uscendo dalla trance, e non sa se esserne più sconfortata o cosa, nel dubbio opta per il cosa giacché attualmente sprovvisto di implicazioni definite. Kami, voleva godersi un pomeriggio alle terme! Un rilassante pomeriggio alle terme, nient’altro. E’ troppo? Dopo l’insperato ritorno di Sasuke deve rinunciare per sempre alla possibilità che uno qualunque dei suoi altri desideri, persino il più insignificante, venga esaudito?
Che se ne torni a vagare di paese in paese minacciando vendetta, quello psicopatico! Psicopatico che, tuttavia, trova indiscutibilmente attraente. Il culo del quale trova indiscutibilmente attraente. E che non la ripagherà  mai del travaglio dell’attesa, perché sarà asessuato o più pragmaticamente omosessuale, prendendo nota delle innumerevoli attenzioni riservate a Naruto e, caso clinico ancora più grave, all’ei fu fratello maggiore. Però quel culo...
Sakura ritorna in sé.
Fantasticando su un fondoschiena, il che lascia trapelare parecchio sulle turbe del suo ‘sé’, ma ci sono cose più urgenti a cui badare, quali Ino che, in preda all’accecamento più totale, ormai scuote fisicamente Hinata, alternando i “Cos’hai al posto del cuore?” ai “Ribadisco che è in nome della scienza!” a qualche sporadico e pronunciato molto velocemente, allo scopo di smarrirne il suono e il senso, “Per favore”. Tenten improvvisa una blanda mediazione di “Non mi sembra il caso”, ma va a schiantarsi miseramente contro le proteste sempre più urlate e gli scossoni sempre più accentuati del demonio isterico - della bambina non è rimasto più nulla.
Sakura sospira. Preferirebbe di gran lunga trovarsi a sezionare cadaveri all’obitorio, squartarli brutalmente per rifarsi delle ripetute frustrazioni subite in una consistente parte della propria  vita, ostentare amore folle per quelle viscere prive di respiro e stringerle tra le braccia come fossero il suo tesoro più prezioso, così da essere trascinata in una qualunque clinica psichiatrica del circondario dove trascorrerebbe in pieno equilibrio il resto dei suoi giorni. Ma no, le tocca rimettere ordine nel caos più confusionario, infida routine, e del resto non saprebbe dire quanto bene operino le ‘cliniche psichiatriche del circondario’, date le condizioni psicofisiche passate e presenti degli abitanti del proprio e dei restanti villaggi.
Così, poco prima che il collo di Hinata salti via producendo un buco nell’acqua e uno splash sordo, Sakura si alza, allunga una mano sulla spalla di Ino e “Suvvia” si sente pronunciare “Suvvia, Ino. L’anatomia sopravviverà.”
E’ la prima cosa che le è venuta in mente. La meno stupida delle prime cose che le sono venute in mente, definirla la più intelligente sarebbe troppo, le manca il coraggio.
“Hinata non ce l’ha con nessuno e tu sarai sotto stress a causa del sovraccarico di lavoro, vediamo di trovare un accordo” sorriso tirato. Condivisibile preoccupazione di Tenten.
Ino ruota la nuca a scatti (bambina-demonio!), l’iride è ghiacciata e trapassa Sakura da parte a parte, le braccia si distanziano da Hinata e ricadono lungo i fianchi.
“Va bene” lapidario, con la violenza e la precisione con cui si lanciano sassi “L’anatomia se la spassa, d’accordo.” piovono pietre, piovono pietre e nessuno che fornisca un riparo “Ok, diplomatica del mio Sandaime*” che le ha fatto, il Sandaime? Troppo vecchio per entrare nelle sue grazie? E il ridicolo orgoglio del Nidaime**? Giustificato in nome della precaria estetica Yamanakiana? “Lo faccio per me. Solo per me. Ma” un ombrello, un’asse di legno, delle tegole, qualcosa! “Quella lì” sarebbe Hinata “Ha passato tre quarti di esistenza a bramare la compagnia di quel megaimbecille di Naruto. Tre quarti! E proprio adesso non vuole stargli accanto? Non vuole conoscerlo meglio?”
Silenzio. Silenzio più che tombale, da prima della tomba, da prima della guerra.
Hinata perirà!
“Io non...” sta abbozzando una risposta? “Non così. Naruto mi piace, anche in quel senso, ma non voglio... stuprarlo... non così.” sparato con immenso imbarazzo e nessuna vergogna, senza abbassare gli occhi.
E’ un miracolo.
Sakura ha voglia di piangere perché è un miracolo, Hinata la stupisce di continuo, reagisce! E pronuncia ‘stuprarlo’! E’ tosta. E’ diventata tosta senza smettere di essere Hinata, Sakura la ammira perché non teme i propri sentimenti e la abbraccerebbe seduta stante perché ha messo a tacere Ino, pace suprema di tutti i sensi.
Ma ogni miracolo richiede un sacrificio e qualcosa nell’apparente calma di Ino e nel sorriso furbesco che le dedica subito dopo le suggerisce che a fungere da nuovo bersaglio per i kunai sarà proprio lei.
“Capisco, Hinata” afferma Ino, e Sakura ha un tuffo al cuore “Ho esagerato. Perdonami.”
Perdono? Quella non vuole bersagliarla con i kunai! Vuole trasferirsi in lei, compromettere la sua immagine agli occhi del villaggio, sempre ammesso che ne abbia una, e infine sottoporla a qualche devastante tecnica proibita - ohkkami, le vuole far sedurre Morino! Vuole indurla a trangugiare l’intera scorta di saké di Tsunade!
“Sapete” Ino la butta lì come si butterebbero lì una dozzina di cartebomba “Mi è parso di capire che Naruto sia riuscito a trascinare Sasuke.”
Eh?
“Dovrebbe esserci anche Sasuke, dall’altra parte.”
E’ un colpo basso! Brividi di terrore e di qualcos’altro si arrampicano lungo la spina dorsale di Sakura.
“Chissà quei glutei...”
Ed è l’esplosione, letteralmente.
Qualcosa è esploso in corridoio accompagnato da schiamazzi indistinti ma ben udibili, sottraendo Sakura al proprio destino di donna debole e di futura traditrice. La kunoichi fa giusto in tempo a mettere un piede fuori dalla vasca e ad avvolgersi un asciugamano attorno al corpo seguita da una Tenten parecchio scossa e da un’ancora intontita Hinata - la stessa meravigliosa Hinata a cui appena un istante fa è stata in procinto di voltare le spalle, per un uomo! Per un Sasuke, che è peggio - , prima che Ino, che ha compiuto i suoi stessi gesti, le urli dietro “Di diplomazia non capisci niente, Sakura!” e “Te ne pentirai”, lasciandola in un limbo tra i rimorsi di pessima amica e le voglie di ‘giovane adulta sotto il bombardamento degli ormoni’ appagata. Sono due voci fin troppo note a riportarla, una volta di più, sulla retta via:
“Pietà!” Naruto, consuetamente idiota.
“Vi ammazzo” Sasuke, abitualmente conciso e, qualcosa le suggerisce, sharingan-munito.







Il corridoio ha assunto le sembianze del deserto di Suna, solo più ricco di macerie e di bertucce schiamazzanti; ok, quella non è affatto Suna, è Konoha nel dopoguerra. Quella resta Konoha, con o senza la guerra, macerie numerose o meno.
A terra, catapultati contro il muro di fondo, un Sai di marmo e un Naruto implorante, viscidi e nudi. Ino ridacchia in direzione di Hinata, Hinata è sulla strada dell’infarto fulminante - tutto l’impegno per morire d’infarto, ora che suo padre la considera una ninja e ne è entusiasta! Un ninja che muore di infarto per averne visto un altro nature...
Diverse mattonelle addietro gli spettatori del circo, le bertucce.
LA bertuccia, perché Kiba è l’unico a sperticarsi in grida belluine mentre persino il suo cane deve aver intuito la delicatezza della situazione. Fortunatamente dotato di asciugamano, Kiba.
“Sfortunatamente” comunicano gli occhi limpidi ma poco puri della Yamanaka e, seppur intenti a nasconderlo dietro il turbamento per l’episodio fuori dall’umano, dal pianeta, dalla galassia, da tutto, quelli fangosi ma placidi di Tenten.
“Ragazzi” farfuglia Choji, con una ruga di preoccupazione al di sopra del setto nasale “Ragazzi...” ed è la singola battuta in loop con cui tenta di riaffermare la propria vocazione di mediatore, non riuscendoci perché quando le due uniche mani che possiedi sono impegnate a tener su l’asciugamano raccattato da terra per puro caso e avvolto alla rinfusa attorno al bacino c’è poco da fare, ti concentri sul mantenere segrete le tue vergogne, a maggior ragione se il tuo nome è Choji e se ad osservarti c’è un nutrito gruppo di spaventevolmente innocenti fanciulle - l’avverbio è tratto dall’esperienza con Ino. Soltanto un 200 di Q.I. potrebbe venire a capo dell’annosa questione, timidezza patologica versus risanamento dell’armonia cosmica, oppure entrambi, ma Shikamaru, coperto anche lui, è intento a farfugliare qualcosa circa delle nuove calzamaglie fosforescenti “per gli allenamenti”, andare a comprare le quali sarebbe “di gran lunga preferibile alla condizione presente”.  Inutile contare sul sostegno di Shino che, più di uno ci giurerebbe, sembra quasi godere oltre le intramontabili lenti scure e spesse, del godimento sadico di chi se la spassa alla vista di pollici depressurizzati da martelli, e non perché odi le vittime, con appena un accenno a quell’inquietante riso interiore tanto più preoccupante in quanto misurato, da vero omicida seriale. Grazie ai kami manca il temperamento, non è nelle corde di Shino, nonostante l’attenzione maniacale riservata alla scena... se fosse anche lui come mamma l’ha fatto non se ne accorgerebbe neppure. E se avesse dei kunai alle mani? Fortuna che non ha dei kunai alle mani. E gli insetti? Qualcuno badi agli insetti! Inusitato terrore di Shino ‘piccolo entomologo dalla vocazione criminoide’.
Quanto al circo, la sua attrazione principale sono gli animali feroci, spesso feroci perché in cattività. Ed escludendo Akamaru, l’incarnazione della calma e del buonsenso, al contrario del suo proprietario, di belva feroce ne rimane una. Disgraziatamente in cattività, stando a quanto va cianciando di continuo.
“Perché” si chiede Sakura, e se l’è chiesto talmente tante di quelle volte che oramai il quesito ha perso di senso, si è tramutato in una constatazione rassegnata dello sconforto del suo animo.
Sasuke ciancia anche adesso, di onore tradito, memorie di defunti profanate e atroci vendette a danno di un collettivo di microcefali - tipici vaneggiamenti degli Uchiha, anticamera del loro ridicolo - ; anche lui, con il batacchio al vento.
Delizia di Ino, rinnovato scrupolo di coscienza di Sakura.
La kunoichi è troppo provata per pronunciare un qualsiasi discorso di senso compiuto, le sue labbra si aprono e richiudono a scatti ogni tre secondi, ci si potrebbe quasi cronometrare il tempo***, e ciò che da lì a pochi minuti ne viene fuori suona più o meno come: “Sas...che... ah?”
La radiosa mimica facciale del pesce lesso!
Risata gracchiante di Ino, Sakura si ripromette di accopparla, un giorno in cui si sarà svegliata particolarmente contrariata - Naruto che si lagna del ramen esaurito, Sasuke più convinto del solito di essere onnipotente, Madara redivivo, meglio di Madara, l’unico dio! (ascolto, perché guariscano ai matti bisogna prestare ascolto) - , giura a se stessa che si precipiterà fuori dal letto e l’istante successivo la farà fuori! Hinata o Tenten la sostituiranno nel ruolo di confidente, quanto al supporto morale necessario al lavoro di ninja medico le sarebbe venuto in soccorso il sakè, adesso si scopre pienamente vicina a Tsunade.
Comunque non aggiunge niente, perché nell’aria risuona l’eloquente grugnito di Sasuke. E Naruto, privo di pudore come della dignità, si getta ai piedi della compagna di team e “Sakura-chan” supplica “Diglielo, che noi siamo a posto. Diglielo che è lui, il problema!”
In effetti chiunque possieda un minimo di cervello e lasci vagare il proprio sguardo su Sasuke ne trarrebbe l’inevitabile conclusione che, sì, quel ragazzo è ‘il problema’, una miriade di problemi sedimentati sotto l’apparenza di galeotto da cella imbottita, e ciascuno bello complesso! Ma memore di passate provocazioni alla stregua di inconcludenti baruffe da asilo (“Ti dico che il blu delle mie scarpe è più brillante di quello delle tue, ah no, affatto, dici? Facciamo a pugni!”) e di insane ossessioni per le dimensioni dei peni altrui, nonché fin troppo ben conscia delle pietose condizioni attuali di Naruto e Sai, Sakura si arroga il diritto di nutrire i suoi legittimi dubbi persino sul loro livello di ‘problematicità’. Perciò, scansando da sé il cretino biondo, con in volto una traccia di disgusto che si sforza ma non riesce proprio ad eliminare, chiama a raccolta le pochissime energie rimastele (la lucidità provvisoria prima del lettino nella tanto agognata clinica psichiatrica) e “Per l’amor del cielo, mi volete spiegare cos’è successo?”
Ce l’ha fatta! Non sa come, ma ce l’ha fatta. Offrirà più incenso agli antenati, d’ora in avanti.
“Quest’essere” si decide a chiarificare Sasuke senza grazie, né prego, né scusa, né niente, entrando in argomento come entrerebbe in casa tua, con aria strafottente e prossimo all’incazzato se te lo ritrovi che si ciba degli avanzi della tua dispensa ed esigi delle spiegazioni - “Ho fame”, sì, le era successo! “Ho fame”... - “Quest’essere” ripete, indicando Sai “Ha insultato Itachi. Mi ha insultato! Onta. Omicidio!” L’acme del delirio, perfetto. “E lui” stavolta tocca a Naruto vedersi rivolgere un termine di norma neutro come se racchiudesse ogni genere di nefandezza, un insulto al semplice fatto di esistere e di poter essere appellati “Inganno. E lo appoggia pure, lo appoggia! Branco di decerebrati...”
La forma è da sempre la stessa, ma a Sakura sfugge la sostanza. Identiche reazioni psicotiche per diversi contesti, “qualunque contesto”, sospetta, perché confessare a se stessa di averne la certezza sarebbe fatale, anche lei una matta tra i matti.
“Tagliando corto” le viene incontro Kiba, per puro caso, poiché Sakura ha la netta impressione che l’Inuzuka non abbia alcun interesse a trarla d’impaccio né a salvare, di conseguenza, una situazione che “sarebbe proprio un peccato salvare”, questo comunica il deprecabile giubilo del volto lupesco - e poi sicuri che si renda conto che c’è, una situazione da salvare? - “Sasuke è probabilmente omosessuale e il suo attuale fervore nei confronti di Naruto avvalora la tesi. Si è inoltre scoperto che ce l’ha ancora troppo piccolo per i gusti di Sai mentre il mistero circonda le dimensioni di quello di suo fratello; notevoli, se posso permettermi, a giudicare dalle proporzioni del melodramma scatenato dal suo ormai celebre complesso di inferiorità. Il fratellino gradirebbe il cannone del maggiore per farsi Naruto, questo è quanto.”
Kiba scoppia a ridere della propria zotica sinteticità, in maniera ancora più scomposta, attirandosi la minaccia di un trapasso lento e doloroso nonché le più truculente maledizioni da parte dell’intera, venerabile casata degli Uchiha, “che possano colpire te e tutti i tuoi rognosi eredi, se qualcuna sarà così compassionevolmente imbecille da concedertene!”
Quella dolcezza così Uchiha, quel furore da febbre a quaranta che Sakura spesso ci ha sperato con ostinazione, ma con altrettanta ostinazione la fronte di Sasuke si è mantenuta fredda... a ogni modo adesso ha un movente. Futile o meno poco importa, ciò che conta è che la belva abbia preso a ruggire contro i due domatori imbecilli perché davvero imbecilli e perché il ricordo di un fratello forse più dotato ma di certo defunto - forse idealmente più dotato proprio in quanto defunto, la mistificazione del complesso suggellata dall’eternità - è tuttora marchiato a fuoco nelle interiora. E, chissà, magari stavolta lo consente, che i due domatori si trovino privi di un arto, non può tenere dietro alla loro imbecillità in eterno, e magari quando si fissano la mano con cui impugnano le bacchette per il ramen o il pennello per ikamisolosannocosadiavolodisegniquello, tenuto in debita considerazione il febbrile interesse per determinati dettagli dell’anatomia maschile, quando si fissano quella mano e non la trovano alla fine del braccio magari rimembrano, magari apprendono, magari iniziano a camminare con le proprie gambe - sempre che Sasuke non decida di strappare loro via una di quelle.
Sarebbe così bello...
Disgraziatamente, Sakura è ancora in possesso di pietà umana. E vuole bene a quegli imbecilli, sta’ a vedere che l’Imbecille Suprema è lei! Deve esserlo di sicuro, giacché per l’ennesima volta nella propria esistenza (a quale ‘ennesima volta’ è arrivata? La prospettiva la getta nella disperazione più profonda) china il capo, a palpebre chiuse si costringe a inglobare ossigeno e si arrischia a salvare l’ormai insalvabile, perché non è certa di riuscirci, non stavolta; troppi spettatori e troppa tensione, condizioni molto poco ideali a stemprare gli orgogliosi furori di un megalomane. Comunque l’ha detto, di essere la Regina di Idiotakagure, perciò ci prova, con la sicurezza ispirata di chi non ha nulla da perdere ci prova.
“Sasuke” esala, col finto sorriso più convincente dell’universo, è tentata di crederci lei stessa “Sasuke, hai pienamente ragione, sono due” sguardo repentino a Kiba che digrigna i denti contro il suo - di Sakura, purtroppo - disturbatissimo compagno di squadra barra sogno proibito adolescenziale “tre, sono tre idioti. Ma” e qui le ci vuole tutta la propria forza di volontà per non perdere il controllo “Non credi di esagerare?”
A quelle parole Sasuke si gira di colpo, la sua ingombrante appendice con lui - che cavolo si aspetta, Sai, artiglieria da guerre prima del chakra? Sono aspettative alimentate dal reale, le sue? Se sì, dove? Chi?
“Esagerare?” le braccia oscillano pericolosamente, il pendolo pure “Io starei esagerando? Itachi, Sakura. Era mio fratello!”
Primo piano sulla faccia, Sakura, sulla faccia.
“Lo so, Sasuke, ciò che dici è giusto” breve pausa prima delle parole che la tramuteranno nella più puzzolente merda siderale mai esistita “Ma” ecco che già comincia a subodorarsi il puzzo... “Era, per l’appunto. E tu dovresti andare avanti. Lui vorrebbe che tu andassi avanti.”
Il tanfo è totalizzante.
Ah, la carta meschina della volontà dei nostri morti, che ci vorrebbero felici, e floridi, e in carne al punto giusto, “mangia di meno e dormi di più”... carta che sembra funzionare, Sasuke è confuso.
Non tutto è perduto!
Coraggio, incoerenza, dove ti sei nascosta? “Distruggo Konoha/Governo Konoha”, che fine hai fatto? Torna! Maledizione, torna! Per una volta conduci a qualcosa di buono, sii utile.
“Credimi” strafare, raggiungere il fine con mezzi abietti “Lo vorrebbe. Che puntassi in alto, che ti ponessi un obiettivo terapeutico...”
“Beh” l’intervento del cretino senza scampo di turno, l’evento imprevisto che semina il panico “Non so quanto sia terapeutico e non è di certo in alto, ma il culo di Naruto rimane un obiettivo.”
Kiba.
Quella testa fallicamente deformata di Kiba.
“E quel povero cane a convivere quotidianamente con una tale imbecillità!”
E’ quello che pensa, Sakura, quello che pensa ma non riesce ad esternare, preceduta da un chidori in corrispondenza dei polmoni dell’Inuzuka, dai guaiti disperati di un cane colpito nel proprio amore incondizionato per un padrone incondizionatamente indegno, dall’assalto fastidiosamente euforico e privo di senso di Naruto, dall’inopportunità di Sai, dalla reazione bestiale di Kiba e da una cospicua serie di incontrollate reazioni a catena dettate dallo spirito guerrigliero che anima gli astanti. Intorno è un groviglio confuso di vergognosi ululati, corpi intrecciati, genitali sottosopra e oscene imprecazioni - e come mai nessuno interviene per fermarli? Chi li gestisce, quegli schifosissimi bagni termali, un corteo di maiali ubriachi eccitati dalla strage? La famiglia rinnegata di Tonton? Ma allora Sasuke ha ragione e Konoha è realmente un covo di microcefali ottusi e incoscienti!
Sakura è sul punto di cedere, si vede già in un morbido letto dalle coperte candide, in una camera dalle pareti asettiche e isolata dal resto della clinica, insonorizzata, perché lei non è una pazza semplice, no, è una pazza furiosa e niente visite, le visite la irritano, provvederà a far sì che si diffonda la voce che aggravano il suo malessere, accecano la sua furia!
E sorride, Sakura: niente più Sasuke in crisi e Naruto a digiuno, niente ritardi di Kakashi-sensei e feticismi di Sai... è la vita. Riprenderà in mano la propria vita.
E’ stanca ma sollevata, bastava così poco per far cessare le proprie sventure! Adeguarsi, comportarsi da squilibrata.
“Che squilibrio sia.”
Stringe i pugni ai lati del ventre, si prepara alla serenità permanente al prezzo di un momentaneo disordine, “è la vita!”, si ripete.
Ma Ino è più veloce - e più concreta.
Si para innanzi ai belligeranti, si esibisce in un magistrale colpo di tosse casuale e l’asciugamano scivola giù, di sua spontanea volontà, come se nessuno lo avesse davvero slacciato: nuda.
E Sakura non è l’unica ad averlo notato, poiché intorno è un nuovo silenzio, quello dell’estasi imbambolata, dei dolcetti dalle mani del negoziante a quelle del bambino; Naruto arrossisce, il timore è di perderlo per colpo al cuore da avvenimento insperato, Sai assume un’espressione concentrata e ci manca poco che se ne venga fuori con una serie di avvilenti questioni da voyeur in erba, Shikamaru si rifiuta di scrutare più a fondo nell’intimo della propria compagna di squadra e Chouji lo imiterebbe se non fosse per quel cazzo di asciugamano che non vuole saperne di stare dritto e gli inibisce il cervello, gli occhiali di Shino forse hanno brillato e Kiba ha la lingua penzoloni in un impietoso atteggiamento canino che eleva Akamaru alla dignità di umano - o forse lo lascia nella propria superiore dignità di cane, cane di un tizio degenere e che tuttavia è venuto su bene -, quanto a Sasuke...
“Sasuke è omosessuale, che perdita” si dice Ino.
Sasuke ancora farnetica di vendetta e di corpi a tocchetti, non coglie l’immobilità del momento e quando la coglie non ne coglie il motivo, e quando coglie il motivo “Tsk”, si limita a sbuffare, la vedova indispettita del piano di sotto!
La baraonda cessa come era iniziata, gli affari sono ancora al vento ma non più sottosopra. Nessuno saprebbe rispondere agli interrogativi di base riguardo la questione, ma è finita, l’importante è che sia finita, lasciare alla natura i propri misteri.
“Grazie” tentenna Sakura “Suppongo che te lo meriti.” Ino è una subdola despota ma Sakura si sente in debito con lei, glielo deve. Anche se il dolce pensiero di quella clinica...
“Figurati” ribatte Ino, recuperando l’asciugamano precipitato sul pavimento come una pelle morta “Mi ripagherai la prossima volta che verremo alle terme, scervellandoti a trovare argomenti convincenti per Hinata. Oggi ho visto abbastanza, ma abbastanza...” e le occhiate molto poco fraintendibili sono indirizzate all’Inuzuka e, non è possibile! All’Aburame? “Non è tutto.”
“Ti pareva” Sakura è sconsolata “Dagli idioti alla tirannia, devo aver fatto qualcosa di tremendamente sbagliato che non riesco a ricordare.”
“Ah, Sakura?”
Che altro? In che altro modo le tocca scontare le colpe sepolte nel proprio inconscio da una grave amnesia o, ma certo, deve trattarsi di questo, le colpe dei propri genitori?
“Prendi nota: questa è diplomazia.”
No, devono essere gli antenati, è sicurissima che si tratti dei suoi antenati.
E lei che si proponeva di onorarli di più! Sulla tomba di quei vecchi stronzi non porterà neanche un fiore.





Note:
*Il Terzo Hokage
**Il Secondo Hokage
***Tributo a Daniel Pennac e alla saga dei Malaussène, in cui il cane della famiglia, che soffre di epilessia, durante una crisi assume il tic di richiudere le fauci ogni tre minuti e poi riaprirle, da cui il pensiero del padrone sulla possibilità di misurarci il tempo XD

Curiosità: ‘Perché accidenti Ino non prende possesso del corpo di Hinata e lo usa lei, il Byakugan?’ *domanda tipo* ‘Ah, beh, perché la sua tecnica prevede il capovolgimento e nient’altro, credo. Forse. Ricordo male? ^^” ‘ *risposta azzardata da scarsa memoria tipo*






Angolo di Konoha, o dell’Imbecillità: Beh, beh, che altro dire?
Presente quando Naruto “siamo amiconi, ci scambiamo il biberon e manca poco per i pannolini”? Ok, non dice proprio questo, ma il succo è questo XD
Insomma, esperienza di vita vera! Dovete ringraziare la quarta (o forse era quinta?) ginnasio e due miei compagni molto konohaiani (e ormai sappiamo tutti quanto disagio si nasconda dietro il termine) che hanno fatto outing davanti alla prof, solo che il Naruto di turno è stato molto più... esplicito. La frase era più o meno la stessa, ma al posto del bagno c’era il “dormiamo anche insieme!” proclamato con ardore. E l’altro sdegnato “No, professoressa, non è vero! Questo no!”, ma ancora a noi il dubbio permane, al tempo ero stupida e ci sghignazzavo alla grande. Ogni tanto ci sghignazzo anche ora... sono rimasta stupida XD
Oscillo tra l’immedesimazione in Sakura e l’immedesimazione nelle bertucce.
Ovviamente tutto appartiene a Kishimoto ed è un vero peccato, dovrebbe chiacchierare con i fan una volta ogni tanto; e non ci guadagno nulla, al contrario suo, porcaccia la miseriaccia ù.u
Chiudo qui perché le note iniziali sono abbastanza corpose ed esplicite.
Grazie a chiunque leggerà, a chi si proporrà di farlo anche se poi non lo farà e a chi ci troverà della decenza, grazie di cuore. E per l’ennesima volta grazie alle giudici *agita palma di cocco in segno di riconoscenza*
Mata ne!
  
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