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Autore: Nanek    23/05/2014    22 recensioni
Tratto dalla storia:
«Dovrei farti arrabbiare più spesso se il risultato finale è fare l’amore con te» le sussurra, facendola arrossire come non mai, mentre le bacia ancora le labbra, avvicinandosi a lei, avvolgendola in un abbraccio.
«Pensi davvero quello che hai detto?» le chiede ancora, alludendo a quella confessione: lei farebbe davvero l’impossibile per lui? Lei… vorrebbe davvero una famiglia? Con lui?
«Non mi piace dare aria alla bocca Cal, quello che dico lo penso davvero» dice decisa, baciandogli il petto.
«Pensi anche che io sia un cretino?» ridacchia lui, accarezzandole la schiena.
«Sì, a volte sì» confessa lei, stringendolo a sé «Soprattutto quando flirti con quelle tutte “tette e culo” e zero cervello» lui alza gli occhi al cielo.
~
*Questo è il sequel di “So Out Of Reach”, suggerisco la lettura di questa storia per poter capire i vari intrecci ;) La trovate nel mio profilo ;) Buona lettura ;) *
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=CZSa3Vz4yGg :)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

Pictures

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Tell me how could you take the pictures
When you knew they were all that I had left, nothing left
They were part of our history, this story
I was always taking pictures,
Cause' I didn't wanna miss you so bad



Lune Hemmings si sta letteralmente annoiando durante questa lezione.
Letteratura spagnola: ma chi gliel’ha fatto fare di seguire le orme della madre e andare a impiantarsi in mezzo a tutti quegli autori?
La risposta è Calum, pure nella sua scelta universitaria è in mezzo: è lui che l’ha convinta, dicendole di avere delle capacità innate per la letteratura, per la scrittura, per lo studio degli animi dei vari autori, Lune era indecisa tra questa facoltà e la facoltà di matematica, suggerita con tanto amore da nonna Liz ovviamente, ma che lei, non appena il suo dolce Calum l'ha scartata, non ha aspettato un solo secondo a rifiutare.
Certo, la matematica le piace, è un piccolo genietto come il padre, i numeri mescolati alle lettere, tutti quei passaggi, trova rilassante fare quegli esercizi, infatti, qualche volta, ancora oggi prende il suo vecchio libro del liceo e comincia a svolgere qualche problema; ma la matematica… non è esattamente il tipo di destino che voleva per lei: a Lune piace leggere, piace scrivere, piace analizzare libri, testi, poesie, ogni cosa, pur di conoscere i vari pensieri, le varie idee che balzavano in testa ai vari autori, ama in particolare la letteratura latina, la trova semplicemente unica e perfetta, nessuno può pensare di poterla superare, nessuno può credere di poter inventare qualcosa di nuovo e moderno, i latini hanno già scritto tutto, tutte le nostre idee derivano da loro, c’è poco da fare, c’è poco da sforzarsi, è tempo sprecato o almeno così la pensa lei.
Ma nella sua Università, lei studia varie letterature e quella che l’affascina e che la rende ancora più simile a June è quella spagnola: semplicemente stupenda, semplicemente… sua, le appartiene, è dentro di lei.
 
Ma oggi, mentre la professoressa spiega, Lune non riesce proprio a stare attenta, quell’argomento la disgusta, quell’autore lo vuole dimenticare, quell’autore è colui che avrebbe scelto per la sua tesi, ma che in questo momento, odia con tutta se stessa.
Perché lui, rispecchia esattamente quello che lei prova da circa un mese e qualche giorno: lui parla di un amore finito, lui parla della sua amata con un altro, lui parla della loro storia, storia che lei ha dimenticato come se non fosse niente di importante, la accusa di non averlo mai amato davvero, la accusa di avergli lasciato solo il vuoto del suo abbandono e la testa piena dei suoi ricordi.
Se Lune potesse cambiare nome e mettere il suo per quanto riguarda l’autore e quello di Calum per quanto riguarda l’amante, sarebbe perfetto, perché quell’autore ha scritto di loro ancora prima che nascessero, ne è certa.
Lune, come quell’autore, odia Calum.
O meglio, l’autore non odia Calum, odia la sua amata, ma lei invece, odia quello lì, quel moro che vorrebbe riempire di schiaffi, quell’idiota che l’ha piantata senza aspettare un solo secondo in più, quel Kiwi che l’ha abbandonata quando più aveva bisogno di lui, quel gran bastardo che da un mese e qualche giorno non si fa più sentire, non si presenta in casa sua e vive la sua vita come se niente fosse.
Come può vivere così sereno?
Come può avere l’animo così in pace?
Come può non prendersi a sberle per quello che le ha fatto?
Come può camminare a testa alta, orgoglioso della sua miserabile vita?
Lune odia Calum, odia lui e il suo stato di pura indifferenza nei suoi confronti, odia lui tanto quanto quell’autore, lo odia a tal punto che le vengono le lacrime agli occhi a forza di pensarci.
Siede sulla sedia in ultimissimo banco, non ascolta la professoressa, Lune gioca con il suo astuccio, con la sua agenda e giusto per peggiorare la sua situazione, una foto scivola giù, una foto che la fa sussultare appena: da quanto tempo non guarda quella foto.
Lei e Calum sono al mare: lei di appena sedici anni, la cotta per la persona sbagliata che si porta dietro da un anno esatto, lui ancora trentaquattro anni, ancora sposato, ancora con quella Faith che tutti sanno cosa combina quando lui non c’è, Calum ancora “felice” del suo matrimonio, con la fede che splende sul suo anulare sinistro.
Sono al mare da soli, lei lo abbraccia da dietro, lui scatta la foto, sorridono entrambi, lei lo stringe a sé, lui sembra in Paradiso.
Se lo ricorda bene quel giorno, se lo ricorda bene davvero.
 
Sente ancora la brezza del mare sui suoi capelli, sente ancora il profumo di crema solare, il profumo di acqua salata sulla sua pelle, sente ancora la sabbia che scotta sotto ai suoi piedi, ma, soprattutto, sente il profumo di Calum al suo fianco, disteso a pancia in su, gli occhi chiusi e coperti dagli occhiali da sole neri, la bocca serrata, così rilassato mentre prende il sole, mentre lei lo ammira, lo fissa, ha paura di consumarlo da quanto lo sta fissando, ma non osa fare altro: carezze, abbracci, baci sulla guancia da parte dello zio sono armi letali contro di lei, le sue guance esplodono sempre in un rosso accesso, il cuore accelera d’improvviso, le gambe tremano e sente il suo stomaco contorcersi, la sua cotta per lo zio Calum è la cotta peggiore al mondo, è una cotta che fa male, perché è surreale, perché è davvero qualcosa di irrealizzabile, è una cotta unica nel suo genere, dove di mezzo ci sono diciotto anni di differenza, dove di mezzo ci sono troppe persone che li legano; c’è Luke, c’è June, ci sono davvero troppe persone, ci sono davvero troppi ostacoli tra loro, ma quello più potente è quel dannato anello all’anulare sinistro del moro: la fede che lo lega a Faith.
E Lune sospira rumorosamente in quell’istante, l’istante prima che Calum la trascini sul suo petto, come se niente fosse, come se fosse sempre e solo la bambina piccola, la piccola Hemmings che lui ha sempre considerato la nipotina preferita, la piccola Hemmings alla
quale vuole un bene dell’anima: la trascina sul suo petto e lei arrossisce, perché poca è la distanza tra le labbra di lei e quelle di lui, ma Calum non se ne rende neanche conto, per lui è normale, per lui è solo un modo per giocare con lei, tanto che le bacia la punta del naso e commenta con il suo solito «Che bella nipotina che ho», frase che manda in bestia la giovane Lune, perché lei non è sua nipote, lui non è suo zio, lui è solo un amico di suo papà, nulla li lega, ma lui non sembra volerselo mettere in testa.
«Sei arrabbiata, Lune?» chiede quella voce, mentre lei non osa rispondere, preferisce abbassare lo sguardo, preferisce appoggiare il viso sul suo petto e tracciare i contorni di MMXII, perdendosi nei suoi pensieri.
«Mi sono reso conto che…» inizia il discorso Calum e lei, nella sua testa, spera che quella frase si concluda con una confessione degna di nota: “che ti amo”, “che mi piaci”, “che vorrei baciarti”, “che ti vorrei mia”, frasi che rimbombano nella testa di lei, che sfrecciano da una parte all’altra, ma che vengono distrutte in neanche un secondo.
«Che non ho più scattato una foto con te da… mesi! Dai, facciamo una foto! La voglio mettere come sfondo sul cellulare» ecco quello che vuole, una foto con la sua nipotina, ne vuole sempre troppe, Calum ha la galleria del cellulare piena di foto con lei, ogni anno della sua vita: Lune a un anno, Lune a due anni, Lune il primo giorno di scuola, Lune il primo giorno di superiori, Calum è peggio di suo padre, la cosa le dà un fastidio micidiale, lei non è sua figlia, lei non è sua nipote, lei non è niente, ma lui non lo capisce.
Lune annuisce, arresa e sconsolata, si posiziona dietro Calum, lo abbraccia forte, come a volersi godere quel momento, sorride mentre lui scatta quella foto, la foto che lui si metterà come sfondo del cellulare, scatenando le gelosie della moglie, mentre lei la stamperà e la conserverà nel suo diario, come fa sempre con ogni foto che si scattano insieme.
 
 
E Lune sospira, mentre cammina verso casa, a lezione terminata, sospira e vorrebbe tanto strapparle in mille pezzi tutte quelle foto.
Ma i suoi pensieri, riguardanti al bruciare ogni singolo ricordo di loro due, vengono spazzati via dalla vista di due macchine parcheggiate fuori casa sua, le riconosce: la macchina nera dello zio Ashton, la macchina grigia di nonna Liz.
Sbuffa, non ha proprio voglia di vederli, o meglio non ha proprio voglia di essere fissata dagli occhi di nonna Liz, che la giudicano anche se ha un sorriso in faccia: sua nonna la conosce fin troppo bene, ha lo stesso sguardo di suo padre, sono delusi, sono senza parole, lei è una vergogna, lei ha osato frequentarsi con un amico di famiglia, lei ha osato tanto, ha osato sporcare quella bellissima condizione di “famiglia perfetta”, lei non ha proprio voglia di vedere sua nonna.
Ed è per questo che entra dal retro, cercando di non farsi sentire da nessuno.
Ma il senso di colpa si fa sentire: lo zio Ashton, però, lo vorrebbe davvero salutare, lui che ha fatto di male? Lui sì che non la giudica, lui la tratta come se niente fosse, l’abbraccia, le lascia fin troppi baci sui capelli, la tratta come sempre, lui sì che è davvero caro, lui è come
sua mamma, June, sono fratelli infatti, sono le uniche persone che Lune non disprezza, loro la capiscono, loro non vogliono ferirla, cosa che suo padre Luke fa di continuo, fissandola con delusione, arrabbiandosi non appena viene nominato il nome “Calum”, sgridandola quando non ha voglia di andare all’Università e si mette ad accusare il suo amico per ogni cosa: Lune crede di odiare suo padre.
Sospira, si avvicina alla porta chiusa della cucina, è decisa a salutare suo zio, la mano appoggiata alla serratura, una voce che la blocca da quel gesto.
«Credo tu debba lasciarla vivere, Luke» la voce di Ashton, Lune si immobilizza.
«Mia figlia sta vivendo, nel migliore dei modi» la voce di Luke, suo padre.
«Tu lo sai quello che intendo, Luke. Lei sente la sua mancanza, è palese» continua ancora lo zio.
«Ashton, se sei venuto qui a darmi lezioni di vita puoi anche andartene, io so cosa è bene per mia figlia, hai Sophie, preoccupati per lei» il tono arrogante e irritato di suo padre le fa salire la rabbia.
«Non lo vedi che sta male? Non capisci che forse non era proprio una cosa da nulla?» domanda ancora Ashton.
«Ashton, ma dico: stai scherzando, vero? Dimmi che stai giocando come tuo solito, quello che dici è un’oscenità» si sente sbattere il tavolo.
«Calum è uno straccio, l’ho visto, e ti dico che soffre! Lune non è la solita Lune e lo sai meglio di me» la voce di Luke blocca l’amico, urla fin troppo forte.
«Cazzo, Ashton, ma senti quello che dici?! Lune è mia figlia, chiaro? Vorrei vederti se Sophie scopasse con… con Michael! Dannazione!» un altro colpo al tavolo.
«Se mia figlia è felice, io accetterei ogni cosa» la voce di Ashton fa sorridere Lune, ancora nascosta dietro la porta.
«Troppo facile parlare quando non si vive la situazione» ribatte Luke e il silenzio cala.
Lune spia dalla fessura della porta, non vede troppo bene, vede solo suo padre seduto, il viso serio, nient'altro, c’è silenzio in quella stanza, nessuno ha il coraggio necessario a parlare.
Ma poi, a grande sorpresa, una voce si fa avanti, la voce di quella donna, la donna che lascia Lune sconvolta, perché mai avrebbe pensato che prendesse le sue parti.
«Anche io ed Ashton eravamo contro la tua relazione con June, Luke» nonna Liz ha parlato, nonna Liz si fa sentire pian piano, Lune continua a guardare da quel buco, vede la figura di sua madre mentre va dietro suo padre, le mani sulle spalle, lo accarezza piano, mentre Liz continua a parlare.
«Eppure, anche se inizialmente vi abbiamo ostacolato, abbiamo capito cos’era davvero importante: la vostra felicità. Noi non c’entravamo nulla, eravate voi la cosa più
importante» dice saggiamente Liz, seguita da un sorriso da parte di June, che si lascia sfuggire a voce alta un «L’importante siamo io e te, June e Luke» e Lune la vede baciare la guancia a suo padre, vede la mano di lui che le accarezza la guancia, Lune vorrebbe tanto piangere, non sa neanche lei perché.
La voce di Ashton si intromette ancora.
«L’importante, adesso, sono Lune e Calum» ma quella frase non scatena la reazione desiderata.
Luke non riesce a sopportarlo, Luke non riesce ad accettare quella cosa, quella frase, Calum e Lune non sono lui e June, il loro amore non ha niente a che vedere con quell’oscenità che hanno creato: ed ecco che stringe nuovamente le mani a pugno, ecco che June deve allontanarsi, perché ha paura della sua reazione, perché un Luke così arrabbiato non lo ha mai visto nessuno.
«Voi eravate degli emeriti idioti!» accusa Ashton e Liz, puntando il dito contro di loro. «Io e June abbiamo appena tre anni di differenza, voi eravate degli emeriti cretini che volevano dividere due persone per niente!» esclama ancora. «Qui si parla di diciotto anni di differenza, qui c’è un abisso tra di loro! Qui si parla di mondi diversi, qui si parla del fatto che quello lì ha distrutto ogni cosa! Si è portato a letto mia figlia e la cosa sembra turbare solo il sottoscritto, porca puttana!» sbatte un pugno sul tavolo, fa sobbalzare Lune dallo spavento, Lune che continua a spiare dalla serratura, Lune che vede sua mamma mentre abbraccia suo papà, lo abbraccia e gli dice di non agitarsi, lo abbraccia mentre lui continua a fulminare i presenti: Lune non può più stare a guardare, non ne ha la forza, le fa male al cuore, quelle parole contro di lei sono letali, suo padre non accetterà mai quella storia, suo padre continuerà a fissarla con occhi maligni, delusi, disgustati, la considererà la figlia che ha rovinato la sua amicizia con Calum, la considererà la causa di tutta quella sofferenza, considererà Calum solo il pervertito che se l’è portata a letto, loro due sono solo coloro che hanno mandato in rovina quell’equilibrio, quella felicità che si era creata in quella famiglia.
 
Ed è per questo motivo che Lune esce nuovamente di casa senza farsi sentire e cammina lontana, verso un parco: il parco giochi che dista pochi passi da casa Hood.
Non tenta di essere vista da lui, non tenta di farsi notare, vuole solo dondolarsi un po’ sull’altalena, vuole solo restare sola, con i suoi pensieri, vuole solo isolarsi con le immagini che la rendono felice, vuole solo sentire il rumore dei suoi pensieri, il rumore della risata di Calum, il suono della sua voce mentre la chiama, vuole bearsi di quei rumori e di quelle immagini che la ritraggono con lui, uniche cose che possono darle un po’ di conforto in questo momento.
Calum non è lì con lei, ma forse stare in quel parco la fa sentire più vicina a lui, rende quei pensieri più vivi, rende il tutto più semplice da immaginare: Lune resta in quel parco fino a sera inoltrata, è quasi mezzanotte quando si rende conto di dover tornare indietro, ha la pancia vuota, ma non si degna di mangiare, la sua pancia è vuota tanto quanto lei, è vuota senza Calum, è vuota senza quella parte di lei che tanto le è cara.
Fissa il suo cellulare, fissa quelle 39 chiamate perse tutte da parte di suo padre, fissa quei 29 messaggi sempre da parte sua che chiedono dove si è cacciata, sospira rassegnata, perché Calum non l’ha cercata, neanche oggi.
 
Non appena varca la porta di casa, si ritrova davanti la figura di Luke, da solo, a fissare la porta, la stava aspettando, si è preoccupato, è notte fonda, lei non ha cenato, lei non ha dato sue notizie.
«Non mi piace la brutta piega che stai prendendo» le dice lui duramente, facendola annuire appena.
«Mi dispiace» balbetta, ricevendo da lui un sospiro troppo rumoroso, Lune si aspetta di tutto, non appena lo vede avvicinarsi: uno schiaffo, anche due, una sgridata da chilo, si aspetta ogni cosa, nulla può sorprenderla.
Nulla, tranne un abbraccio.
Perché è questo che Luke fa, l’abbraccia, l’avvolge tra le sue braccia e basta, il viso di sua figlia sul petto, le labbra di Luke sulla sua testa, le mani dietro la schiena di lei, un abbraccio che Lune ricambia a fatica, un abbraccio che Lune proprio non si aspettava, un abbraccio così triste, al suo papà, non gliel’ha mai dato, un abbraccio che racchiude troppe cose, un abbraccio che neanche lei sa decifrare.
«Mi dispiace, papà, mi dispiace davvero, io non… volevo» e la stretta di Luke è più forte, come a dirle di non parlare, come se le parole non servissero, non ora.
Non voleva.
Cosa non voleva?
Arrivare tardi? Sparire nel nulla per un’intera giornata? Farlo preoccupare?
O non voleva innamorarsi di Calum? Non voleva prendersi una cotta per lui? Non voleva fare quello che ha fatto? Non voleva aver vissuto una storia con lui? Non voleva provare quell’amore così forte nei suoi confronti?
Lune non sa cosa “non voleva”, sa solo che in quell’abbraccio non si è mai sentita così piccola: il suo papà che l’abbraccia e lei non si sente più una ventenne, si sente ancora quella bimba piccola che ama stare tra le sue braccia, quella bimba che tutti considerano la bambola del gruppo, quella bimba che ancora non sa che vuol dire innamorarsi della persona sbagliata, quella bimba che non riesce a deludere nessuno, che non riesce a deludere il suo papà.
Lune, come mai in questo momento, pensa di voler tornare bambina, quando il suo papà la guardava ancora con quegli occhi, gli occhi di chi non è ancora mai stato deluso così tanto; vuole davvero quello sguardo, vuole davvero poter sistemare le cose, ma lei ama Calum, più di ogni altra cosa al mondo, e questo amore per lui non si potrà mai distruggere.

 
 
Note di Nanek

Questo capitolo è pieno di emozioni, andiamo per gradi.
Lune modello secchiona: povera piccina, tipo che tutto quello che pensa della letteratura latina è una pura citazione della mia vecchia prof di latino che odiavo :D cioè, ho messo a Lune le sue idee in testa, sono presa male, molto male.
La fotografia: fatemi sciogliere, un bel flashback sul periodo “cotta dello zio” ve lo meritavate u.u così magari ho reso l’idea della frustrazione di Lune ahahah povera fanciulla.
Ashton e Liz: vi ho sconvolte vero? ;) quante di voi si aspettavano un Ashton così buono e pro Calune? Nessuno immagino, dato che tutte avevate una paura folle della sua reazione :D ebbene sì care mie! Le due persone che hanno ostacolato June e Luke, in questa storia sono cambiate, in positivo, e si schierano a favore della piccola Lune <3 beh, grazie a Dio direi, c’è già Luke che fa per un esercito di koala arrabbiati. June è la nostra salvezza cmq <3 brava mamma lei <3
La scena finale: parliamone, questo abbraccio mi fa salire l’amaro in bocca, non so a voi, ma è una tristezza assurda T.T e l’ho scritto io! Che presa male…
Bene, oltre a questo che cosa posso dire? Che vi sto deprimendo e che mi dispiace davvero :/ per consolarvi, se avete voglia, ho scritto una OS su Luke U.U si intitola
City Of Angels e se volete leggerla per consolarvi un pochino è lì <3
SCLERIAMO TUTTE INSIEME: I 5SOS TORNANO IN ITALIA QUALCUNO MI DIA LA FORZA.
Okay ho finito il momento di sclero, se ci siete quel giorno fatemi sapere :)
Io… direi che la chiudo qui ;) sappiate che ringrazio tutte voi, grazie a chi mette la storia tra le seguite/preferite/ricordate e grazie alle 16 coraggiose che hanno lasciato una recensione allo scorso capitolo =) siete degli amori, io vi amo tutte! <3
Direi che vi do appuntamento alla prossima settimana =)
Ci stiamo avvicinando sempre di più alla fine di questo sequel, e sto già mezza in crisi, non so voi lol devo pure scrivere l’ultimissimo capitolo!!!! E sono sotto esami: good luck my friend.
Grazie ancora di tutto ;)
A presto!
Nanek 

 

  
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