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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    23/05/2014    7 recensioni
(MadaraxTsunade centric / Altre eventuali coppie)
La guerra ninja è terminata, ma ciò che resta in mano ad entrambi gli schieramenti non è nè una vittoria nè una sconfitta: un accordo.
Un accordo che vede Konoha protagonista, un accordo che costringe due componenti dei due clan "originari" a collaborare per il bene del paese, poichè una decisione deve essere presa all'unanimità da entrambi, per impedire che altro sangue venga versato.
Non più un solo Hokage, non più soltanto una figura a governare il territorio, non più soltanto un clan al vertice: ma due.
Madara Uchiha e Tsunade Senju.

"-E’ una minaccia o un consiglio?- Ribatté lui con sottile ironia, e su quel volto spigoloso quanto maturo si accennò un sorrisetto ironico.
-Vedila come ti pare, Uchiha, ma se non mi lasci entro trenta secondi l’unica cosa che rimarrà integra di te sarà un lontano ricordo.-"
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madara Uchiha, Tsunade, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Life of a Queen'
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Capitolo Quinto
.:Fragola:.

 
Stranamente – molto stranamente - era arrivata puntuale in ufficio ed era già seduta alla sua scrivania – sottolineiamo sua - a firmare svariate burocrazie, uno dei tanti compiti della giornata.
Tutto sembrava tranquillo, gli uccellini cantavano, la gente passeggiava tranquilla per le strade, il sole splendeva alto nel cielo sopra Konoha…
-SENJU!- … e sì, mancava giusto lo strillo insopportabile del co-Hokage per rovinare quella pacifica quiete.
Una vena di nervosismo si palesò sulla tempia della donna, quando quella porta venne aperta – anzi, sbattuta - violentemente, tanto che la libreria attigua vibrò per un attimo.
-Non eri tu il maniaco del bussare, Uchiha?- Gli domandò ironicamente, giusto per provocarlo apertamente già di prima mattina.
Ma non reagì, Madara, o meglio sembrava già particolarmente infuriato di suo, per qualcosa che –sempre molto stranamente- non era la prosperosa donna che si trovava davanti ogni giorno.
-La questione è grave.- Esordì tutto d’un fiato, con ancora il volto rosso per lo sforzo della corsa appena fatta, mentre appoggiava ambedue le mani sulla scrivania, braccia tese e nervose, lo sguardo sconvolto rivolto alla nipote del suo peggior nemico.
-Io non la farei così tragica, sono abituata a perdere le scommesse…- ammise con un sonoro sbuffo, guardando altrove per un attimo, per poi riprendere immediatamente il discorso precedente con uno sguardo ed un sorrisetto ironico degno di un serial killer, di chi si sta godendo la faccia per una disgrazia altrui.
-… e poi, non sei forse contento di aver conquistato l’aitante e tanto bramata Mei Terumi in un sol giorno?- Poteva sembrare un complimento, magari un elogio, ma la verità era che lei sapeva benissimo che quella fosse, per lui, la peggiore delle provocazioni.
La voce del flirt tra la Mizukage e l’Hokage si era sparsa immediatamente ed aveva fatto vociferare di tutto: dalla semplice botta e via ad un vero e proprio fidanzamento, alcuni si erano addirittura spinti a sospettare che i due già si frequentassero di nascosto e che, quindi, fossero pronti al “grande passo”.
Un grande passo nella tomba, per un orgoglioso libertino come l’Uchiha, ovviamente.
-Taci!- Esclamò d’improvviso, in una esplosione di rabbia, gesticolando furiosamente al cielo.
-La pressione, Uchiha…- gli ricordò a bassa voce, tornando alle proprie burocrazie come se nulla fosse, mentre lui si avviava alla finestra.
-E’ una piattola! Una sanguisuga! Una stracazzo di donna sentimentalista che crede che io la ami davvero!- Sbraitò ancora, guardava fuori dalle vetrate con fare circospetto, come se si stesse nascondendo da qualcuno o stesse controllando che – sempre questo qualcuno - non lo avesse seguito fin lì.
-L’arteriosclerosi, Uchiha…- continuò lei. Sì, si stava spudoratamente vendicando di tutte le volte che le aveva dato della vecchia, quando il centenario, lì, era lui.
-Ma dico, non ci si può semplicemente divertire un po’? Macché, qui siete tutti seri! Come diavolo è degenerata Konoha?! E’ diventato un Convento?- Continuava, inveendo, rabbioso come non mai.
E Tsunade se la rideva, eccome se se la rideva.
Non aveva scelto Mei Terumi a caso, naturalmente, conoscendo i suoi gusti maschili e soprattutto quanto, per lei, l’argomento “matrimonio” fosse particolarmente scottante.
-Sai, Uchiha, qui non sono tutti degli animali come te. C’è chi ai sentimenti ci tiene.- Gli fece notare sempre con quel fare distaccato e supponente, quasi non le interessasse minimamente della questione, mentre lui era tanto preso da quella condizione di “fidanzato” - che non gli addiceva minimamente - da non rendersi nemmeno conto delle reali espressioni della sua rivale-collega autoimposta.
-Ma quali sentimenti e sentimenti, qui si tratta di sopravvivenza!- Asserì indignato.
-Quella mi sta addosso neanche fossi già suo marit- Ma si interrupe, gelandosi sul posto.
Un brivido freddo gli percorse la schiena, come avesse appena visto un fantasma.
Tsunade inarcò un sopracciglio e si degnò di guardarlo.
-“Marito”, Uchiha, si dice “marito”. Non è una bestemmia.- Specificò fingendo di non aver capito il suo improvviso terrore, ma questa volta non riuscì a trattenere una risata divertita, del tutto sincera dinnanzi al casino in cui l’orgoglioso Madara si era cacciato.
E lei sarebbe stata lì ogni singolo istante per non perdersi nemmeno una di quelle sue espressioni sconvolte… a Mei doveva davvero un favore.
Forse quella risata era stata decisamente troppo, l’Uchiha pareva essersela presa particolarmente e per questo sbatté violentemente un pugno sulla scrivania, facendola sobbalzare e costringendo la prosperosa Hokage ad asciugarsi i lacrimoni delle risa precedenti.
-Ho detto che è una situazione grave, Senju. Te ne rendi conto?- Asserì di nuovo, questa volta decisamente più freddo e preoccupato.
Tsunade, in tutta risposta, fece spallucce.
-Ti correggo, Uchiha. E’ una situazione grave per te.- E di nuovo le labbra carnose andarono ad aprirsi in un sorriso ironico e particolarmente soddisfatto: perdere una scommessa non le era mai piaciuto così tanto!
Madara, tuttavia, non sembrava pensarla allo stesso modo, ovviamente.
-Aprì gli occhi, vecchiaccia: se io davvero dovessi fidanzar- E anche qui si interruppe, mandando giù un magone piuttosto grosso al sol pensiero del continuo di quella frase.
-Insomma, quellacosalì, con la Terumi, poi ce la ritroveremmo sempre qui tra i piedi!- Cercava disperatamente di trovare una qualche motivazione che potesse indurre anche la collega a considerare grave quella situazione, piuttosto che un ottimo motivo per burlarsi di lui.
Inutile dire che, come Madara non avrebbe mai ammesso che di fatto le stesse chiedendo aiuto – alla sua peggior rivale -, Tsunade non avrebbe mai accettato di assecondarlo, ora che aveva la possibilità di vendicarsi.
-E dov’è il problema? Mei è così una cara ragazza.- Esclamò in tutta tranquillità, le iridi ambrate che fissavano quelle scure dell’altro con una soddisfazione senza pari.
-E poi, magari ti chiederà di andare a vivere da lei… così finalmente ti sarai strigato dalle scatole.- Terminò appoggiando i gomiti sulle scrivania ed il mento sulle mani incrociate, assumendo un’espressione angelica che avrebbe fatto indiavolare anche il più santo sulla terra.
Madara era seriamente tentato di ammazzarla nel peggiore dei modi, quando un’idea del tutto subdola non gli attraversò la mente, illuminandogli lo sguardo di estrema malizia per un attimo.
Tsunade inarcò un sopracciglio, perplessa: se c’era una cosa che aveva imparato era mai fidarsi degli Uchiha, mai.
-Sai, Senju, stavo pensando…- cominciò, portandosi le mani dietro la schiena e cominciando a camminare tranquillamente per l’ufficio – troppo tranquillamente, considerando la scenata che aveva appena fatto.
-… e già il fatto che tu pensi è un problema…- aggiunse lei a bassa voce, beccandosi un’occhiataccia dell’altro che, tuttavia, era concentrato a non perdere il filo del discorso, perché la provocazione peggiore sarebbe arrivata da lì a poco.
-Se davvero, nel peggiore dei casi, io dovessi andare a Kiri, tu resteresti qua da sola…- affermò, mentre le iridi ambrate di Tsunade cercavano disperatamente di capire dove volesse arrivare.
-… perciò ho pensato, perché non ti trovi un bel fidanzato anche tu?- Domandò spudoratamente, volgendole un sorrisetto ironico e beffardo.
Inutile dire che lo sguardo della prosperosa Senju si fece immediatamente infuocato: come si permetteva di dirle una cosa del genere, quando era sempre stato chiaro a tutti che per quarant’anni non si fosse mai fidanzata proprio perché il suo cuore apparteneva già a qualcun altro?
Strinse i pugni sulla scrivania, tendendo i nervi.
-Dicevo, appunto, che non tutti sono degli animali come te.- Ribatté piuttosto acidamente, quello non era un argomento sul quale le piaceva scherzare, per niente.
-Non sono una superficialotta come te e sto bene da sola. Ma grazie per la premura.- Disse nuovamente con fare aggressivo a stento trattenuto, considerando che fosse palese ad entrambi che non si trattasse di premura, ma piuttosto di levarsi dai piedi l’un l’altro.
Tuttavia, Madara non sembrò per nulla influenzato da tali parole e continuò col suo discorso, sicuro che, se al solo accennarlo la collega era scattata in quel modo, andando più a fondo nella questione sarebbe definitivamente esplosa. E lui non aspettava altro.
-Suvvia, Tsunade, non fare l’acida come tuo solito...- commentò sarcastico, godendosi quella vena di nervosismo che, come solito, andava a palesarsi sulla fronte dell’altra, accanto a quel rombino dalle infinite proprietà curative.
-… il Quarto Raikage ti fissa il fondoschiena ogni sacrosanta volta, una possibilità gliela potresti dare, no?- Sgranò gli occhi. I muscoli si tesero. La pressione cominciò vertiginosamente a salire e Madara ebbe l’impressione che, probabilmente, nemmeno un bunker antiatomico sarebbe servito a fermarla.
-Cosa. Hai. Detto?- Scandì ogni singola parola, in una frazione di secondo superò la scrivania, inchiodando l’Uchiha alla parete, mentre questo si limitava a sospirare.
-Dimentico sempre che sei violenta.- Borbottò fra sé e sé, ma Tsunade non pareva minimamente scherzare.
-Stammi a sentire, Uchiha. Il Raikage potrà anche essere una brava persona, ma non vado col primo che capita per puri istinti sessuali!- Affermò con una certa convinzione.
Madara non sembrava minimamente intimorito da quel fare, ormai aveva imparato a conoscerla: violenta, acida, aggressiva, ma non aveva davvero la cattiveria di uccidere qualcuno, se non in casi estremi.
-Oh, dunque li hai ancora? E io che pensavo che dopo la menopausa tutto si affievolisse…- azzardò con un sorrisetto ironico e nel giro di un paio di secondi si ritrovò nella stanza attigua, la parete dove prima era appoggiato completamente disintegrata.
Le due segretarie di turno se la squagliarono immediatamente, mentre l’Uchiha si liberava dalle macerie con gesti di non curanza ed un sorrisetto soddisfatto in volto: non si sarebbe mai stancato di torturarla in quel modo, vedere le sue reazioni era pressoché esilarante.
Tsunade, naturalmente, non la pensava allo stesso modo: era furibonda e si stava già tirando su le maniche come dovesse combattere di nuovo la guerra.
-Io ti uccido.- Sibilò a denti stretti.
-Nah. Ci hai già provato una volta e non ci sei riuscita. Ed eri pure in compagnia del tuo spasimante…- continuò a sbeffeggiarla bellamente.
Se la ritrovò di nuovo addosso, una mano al collo, l’altra pronta a sferrare un pugno di una certa potenza, mentre i loro sguardi roventi continuavano a sfidarsi.
-Non ripeterò lo stesso errore, credimi.-
-E io che pensavo di essere quello più paranoico coi fidanzamenti e stupidatine varie…- commentò sarcastico, sospirando, anche se il fiato gli si ruppe in gola poiché la presa cominciò a stringersi, anche un po’ troppo per i suoi gusti. Ma il rischio gli piaceva – stuzzicare quella donna gli piaceva – perciò avrebbe corso il rischio, tanto che mentre Tsunade era più impegnata a non esplodere di rabbia lui continuava il suo discorso, imperterrito.
-Sai come sarebbe contento di ricevere una tua lettera particolarmente promettente?- E se la rise, tanto che l’Hokage per non ucciderlo veramente dovette allontanarsi bruscamente, imponendosi di calmarsi, anche se con un soggetto del genere accanto era un’impresa ardua: altro che missione di livello S!
-Non succederà, quindi non vedo perché porsi il problema.- Asserì sicura, diretta di nuovo all’ufficio, nella speranza che ignorandolo le si sarebbero calmati i bollori.
-Ne sei sicura?- E quel tono aveva un ché di beffardo ed ironico talmente pungente che la prosperosa Hokage dovette fermarsi, volgendosi lentamente verso di lui con uno sguardo pressoché omicida.
-Non osare…- bisbigliò a denti strettissimi. Vivevano praticamente in simbiosi – per forza di cose ovviamente - ma l’Uchiha avrebbe di sicuro trovato qualche momento per scrivere quella presunta lettera ed inviarla al Raikage in gran segreto, mettendo nei casini la collega.
Madara sorrise ironicamente, rialzandosi e scrollandosi la polvere di dosso.
-Facciamo un accordo, Senju.- Propose, ormai sapeva giocare sui punti deboli della donna in modo tanto abile che ogni volta lei ne rimaneva spiazzata. E la cosa non le piaceva per niente.
Sospirò ed incrociò le braccia sotto il seno prosperoso.
-Come se gli accordi ci portassero bene, Uchiha.- Commentò sarcastica, considerando che se si trovavano in una situazione del genere era proprio a causa di uno stupido accordo.
-Tu mi aiuti a liberarmi della Mizukage ed io ti tengo lontano il Raikage.- Propose, lei inarcò un sopracciglio accennando ad una lieve risata.
-So tenerlo a bada anche da sola, Uchiha. Io.-  Sentenziò.
-Non se viene incoraggiato.- Disse palesando il solito sorrisetto malsano ed ironico.
Si lanciarono una lunga occhiata, consapevoli entrambi che, in caso di mancato accordo, l’uno avrebbe fatto di tutto per mettere in difficoltà l’altro circa quell’ambito.
Sospirò ed afferrò la mano che l’Uchiha le tese, stringendola forse con un poco più di forza del dovuto.
Continuarono a mantenere quel contatto visivo, Tsunade era piuttosto seria e scocciata, mentre Madara – se possibile - assumeva un’espressione ulteriormente beffarda.
-Bene…- esclamò, stringendo anche lui la presa di quella mano.
-Ora mi prendo il premio per aver vinto la scommessa.-
E senza dire altro la tirò sgarbatamente a sé, facendo aderire perfettamente le loro labbra.
Tsunade sgranò letteralmente gli occhi, mentre l’Uchiha li socchiudeva appena, intensificando il contatto con quelle labbra carnose che erano decisamente più morbide e piacevoli del previsto.
Era una provocazione evidente, forse la peggiore che potesse farle.
Tempo qualche attimo e si ritrovò cinque dita rosse stampate sulla guancia ed una Tsunade sconvolta - non solo arrabbiata - ma decisamente stupita per ciò che era appena accaduto.
-Che diavolo ti salta in mente?!- Sbraitò fuori di sé: tutto si sarebbe aspettata da quell’Uchiha, tutto. Tranne quel gesto che, lei ne era certa, lui sapeva che l’avrebbe disorientata più di qualsiasi altra cosa.
E ci godeva, nel vederla così, ovviamente l’aveva fatto di proposito, traendone anche un certo piacere personale.
-Fragola… non dirmi che hai anche un lato dolce.-
E l’ennesimo muro del palazzo dell’Hokage venne disintegrato.

 
  
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