Alla fine Marta si addormentò ed Anna rimase sveglia ad aspettare la madre.
Elisa apri la porta con il solito rumore, segno che era proprio lei. Anna le andò incontro e l'abbraccio come non aveva mai fatto prima e sua madre rimase paralizzata, non riusciva a credere ai suoi occhi.
-Anna!
-Oh mio Dio Anna!
Ti sei ripresa?Ma come?
Elisa era troppo scioccata per porre altre domande o sentire le spiegazioni di Anna, semplicemente si limitò ad abbracciarla forte, piangendo pensò che era finalmente finito quel inferno.
Avere una figlia in coma era stato come averla persa.
L'incertezza le aveva martoriato l'animo ma era rimasta salda e forte era andata avanti per il bene di Marta.
Ora però era finalmente finita e pur non potendo dimenticare l'esperienza era tornata a respirare.
Lei Anna e Marta dormirono insieme quella sera, gli abbracci, le strette e il calore fece riacquistare loro quel legame che le teneva insieme da tutta la vita ma che l'ipotesi della morte di una di loro aveva spezzato crudelmente.
° ° °
Il mattino dopo pero questa pace rinnovata non ebbe vita lunga.
Faceva freddo anche se il cielo era punteggiato dai raggi del sole che filtravano come al solito dalla portafinestra della sua stanza.
Nel letto non c'era ne sua sorella ne la madre ,quindi si alzo e andò in cucina dove il profumo do caffè era ancora fresco.
Marta non aveva affatto dimenticato le vecchie abitudini.Pensò Anna.
E allora cosa poteva fare se non prendersene una bella tazza.
Sorrise felice ma mentre versava il caffè senti un grido.
-Marta!che succede?-
-Aiuto!Anna!No !
Ma perché il suo dannato destino non lasciava in pace almeno la sua famiglia ?Si chiese mentre si precipitava verso la stanza di Marta
Era gran cosa forse?
Non sapeva cosa fosse successo ma aveva un brutto presentimento e quel grido non poteva essere dovuto ad una gonna stirata male.
No! Cavolo!
Erano di nuovo nei guai !
Trovò la stanza sottosopra e nessuna traccia di Marta solo le famose gonne bianche della sua scuola che giacevano immobili sopra il letto ancora disordinato. Per terra vi erano alcune cose rovesciate tra cui libri e penne e anche lo zaino era aperto
Sul pavimento sbudellata e con il seno infossato nel petto c'era la eternamente sorridente Barbie di plastica di sua sorella, Barbie Cavernicola.
La chiamavano cosi perché aveva i capelli sparati all'aria e che non tornavano MAI lisci.
Accanto alla Barbie c'era un cartoncino nero ripiegato a metà. Aprendolo Anna scorse vergata in bianco la più delicata grafia che avesse mai visto in vita sua. Le linee delle lettere erano perfettamente dritte ed armoniche abbracciate da sinuosi archi decorativi .
Il biglietto spiegava benissimo quello che era accaduto nella stanza :
“Stia tranquilla! Sua sorella e nelle nostre mani ma sta bene ,almeno per ora . Se vuole rivederla segua Marcol.”
La lettere finiva cosi ,non diceva nient'altro.
Il panico dovuto a quella situazione la colpi in pieno petto come una gomitata il cuore aveva accelerato la sua martellante cantilena.
E dove lo trovava questo Marcol?
-Oddio! Cosa ho fatto?
Il bello era che non lo sapeva, non aveva la più pallida idea di cosa volessero, sapeva solo che si sentiva strana a riguardo come se si stesse aspettando il loro arrivo, erano degli ospiti indesiderati o forse no?
Era come se una parte di se gli volesse, desiderasse vederli.
Una cosa strana che non riusci a spiegarsi.