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Autore: Horror_Vacui    24/05/2014    1 recensioni
Un tarlo.
Lo sentivo chiaramente.
Il suo pensiero mi stava rosicchiando il cervello e tutto quel poco di buon senso che era rimasto ad impregnarlo.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un tarlo.
Lo sentivo chiaramente.
Il suo pensiero mi stava rosicchiando il cervello e tutto quel poco di buon senso che era rimasto ad impregnarlo.
Ero perfettamente consapevole di quanto fosse inutile continuare a chiedermi "Perché lui? Perché adesso?!", ma non riuscivo a smettere, queste domande rimbalzavano come schegge impazzite tra le pareti della mia mente.
Mi ero appena arresa, mettendomi l'anima in pace, avevo trovato il mio equilibrio interiore, mi sentivo invincibile... ed eccolo giungere con quei suoi occhi a sconvolgere i piani, a smascherare la mia debolezza, a debellare i miei sforzi con la forza venefica di un potente pesticida.
Quegl'occhi.
Come osava... come poteva permettersi il lusso di andarsene in giro con quell'aria inconsapevole?!
Quando i nostri sguardi s'incrociarono per la prima volta, pensai subito che avrebbe dovuto mostrarmi il porto d'armi.
Due pozze scure di torbida pece che emanavano gioia e custodivano gelosamente tutto il resto.
Non avrei mai voluto distogliere lo sguardo.
Una manciata di secondi era bastata ad imprimere a fuoco il ricordo di quello sguardo così intenso, di quel volto così espressivo.
La pioggia batteva forte sul tettuccio della mia piccola utilitaria, i tergicristalli lavoravano frenetici e, ovviamente, le strade erano intasate. Wow, la pioggia, che evento sovrannaturale! Fermiamo tutta la città.
Ebbi un moto di stizza e tirai un pugno sul volante.
No, dai, non è il momento di arrovellarsi il fegato per niente. Un bel respiro profondo.
Respirai davvero forte e poi accesi la radio, nella speranza di calmare un po' i nervi.
Il vero problema non era il traffico, né i suoi occhi. Ero io.
Odiavo me stessa per lo strano modo che avevo di rapportarmi alle persone.
O le amavo o le odiavo. Niente vie di mezzo. E difficilmente cambiavo l'opinione costruita alla prima impressione.
Non m'innamoravo spesso, ma quando accadeva era sempre a prima vista. E inesorabilmente a senso unico.
E quella volta navigavo nelle tetre acque della convinzione.
Non l'avrei conquistato.
Presto sarebbe arrivata una volpe affamata e pronta a tutto e io, al solito, avrei assistito inerme alla sua vittoria.
Non ero brava come cacciatrice, anzi facevo proprio schifo. Così poco credibile che al massimo le prede morivano a causa delle risate.
Ero preda per indole ed ero ferma al secolo precedente. Sì, ero una preda d'altri tempi!
Ingenuamente avvolta da un manto di sbiadito romanticismo.
Tuttavia riuscivo anche ad essere moderna. Vivevo i problemi del mio tempo, senza spirito d'adattamento. Ero l'elemento prossimo all'estinzione, l'anello debole. L'universo l'aveva capito.
Per gli altri però ero solo una incapace di cogliere le occasioni.
"Devi scioglierti di più! Non ti concedi abbastanza. Esci con lui, vedi come va ed è ovvio che non potrete rimanere tutta la sera a guardarvi negli occhi! I ragazzi si stancano, non aspettano i tuoi strani tempi! E poi che c'è di male? Ti diverti anche tu e se piace ad entrambi magari rimarrete insieme."
 
Quanti consigli non richiesti come questo avevo ricevuto?
Tanti.
In effetti, troppi.
Ed in quei momenti, mentre io e il mio interlocutore sostenevamo una discussione parlando due lingue diverse, mi riscoprivo forte. Molto forte. Così forte da non commettere omicidio.
Ah, quanta pazienza ero costretta a portare a questa generazione X, che alla ricerca della modernità si era spinta così oltre da tornare all'era dei dinosauri. Un po' come se il tempo fosse un cerchio.
La Speranza mi stava abbandonando.
Pensai al mio futuro e vidi quindici gatti e due cani.
"Meglio che cominci ad abituarmi all'idea di essere come Eleanor Abernathy ."
Svoltai a destra, poi a sinistra, tentai di evitare quella voragine al centro della strada e, come sempre, rischiai di fratturarmi il cranio.
Casa dolce casa. Eccomi al mio nuovo appartamento da single in centro.
Un palazzo di epoca ignota con qualche problema strutturale. Sì, era proprio fantastico.
La pioggia continuava a cadere dispettosa e mi avviai svelta al portone, così svelta da far cadere le chiavi a terra, appena sotto le cassette della posta.
Fretta malandrina.
Raccolsi le chiavi e rischiai di "estirpare" le cassette della posta dal muro. Maledetta goffaggine.
Avevo la testa dolorante e qualche lacrima faceva capolino agli angoli degli occhi.
Gettai uno sguardo assassino agli affari metallici e vidi l'angolo stropicciato di una busta spuntare dalla mia cassetta.
Bel modo del c*zzo che aveva il Destino di consegnare le lettere!
Pensai ad una bolletta, ad una raccomandata o addirittura a della pubblicità e decisi di lasciarla lì.
Ma quella busta mi stava chiamando.
Era semplice, bianca e un po' usurata.
Fuori c'era scritto il mittente.
Lui. Un colpo al cuore.
Non riuscivo a capacitarmi di come fosse possibile!
Era venuto solo una volta a casa mia con l'allegra combriccola e poi... e poi non era possibile che scrivesse lettere!
Mi feci coraggio e con le mani tremanti lessi il piccolo biglietto.
 
 
Mi sei entrata nell'anima, come un dannato tarlo.

 

   
 
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