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Autore: Lost on Mars    24/05/2014    4 recensioni
Lily Evans è Caposcuola, la prima della classe, la studentessa perfetta ed è convinta che la sola esistenza di James Potter potrebbe portarla lentamente verso la pazzia. James Potter, d’altro canto, capitano della squadra di Quidditch, Caposcuola e indiscusso secondo in classifica tra i ragazzi più appetibili di Hogwarts, sostiene che quello che Lily prova nei suoi confronti non sia odio, ma qualcosa di indefinito che lui porterà ad essere qualcosa di molto importante, e soprattutto, qualcosa che non includa il venir picchiato con un tomo di Storia della Magia.
DAL PROLOGO:
Il giorno in cui Lily aveva ricevuto la sua lettera, al compimento dei suoi undici anni, si era sentita la persona più felice del mondo, come se avesse potuto spostare una montagna con un solo dito.
A sei anni e otto mesi da quel giorno, Lily Evans era arrivata alla conclusione che se avesse mai avuto nuovamente quell’adrenalina a scorrerle nelle vene, la montagna l’avrebbe spostata, magari per farla cadere addosso a James Potter.
E come si diceva tra i babbani? Se la montagna si muove e tu non sei Maometto…
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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CAPITOLO 15 – NEVE.

Verso Dicembre aveva cominciato a nevicare, e ben presto tutto era stato ricoperto da un soffice manto bianco. Un mese era passato in fretta, alla velocità della luce, ma le cose non sembravano andare affatto bene: Lily, ormai, passava più tempo con Severus che con i suoi altri amici; Remus e Sirius, dopo una settimana di silenzio avevano ripreso a comportarsi come una volta; James era sempre più esuberante, ma quand’era da solo calava tutte le maschere e lasciava che la realtà lo guardasse in faccia.
Gli unici per i quali le cose sembravano andare a gonfie vele erano Alice, Frank, Peter e Marlene. I primi due avevano finalmente deciso cosa fare una volta finita la scuola, e ovviamente l’avrebbero fatto insieme, come avevano deciso di fare ogni cosa da qualche settimana a quella parte. Avrebbero lavorato come Auror. Certo, il percorso sarebbe stato difficile, ma era una cosa che li affascinava. Era incredibile di quanto il rapporto tra Alice e Frank fosse mutato in pochi mesi: prima non sapevano nemmeno di piacersi a vicenda, e adesso sembravano maturati tutto insieme, pronti ad affrontare l’ignoto, mano nella mano. Marlene non aveva fatto alcun passo in avanti con Peter, perché aveva paura di ricevere altre delusioni, e anche se Peter le sembrava una persona per bene, una persone buona, che non l’avrebbe mai ferita, l’esperienza le aveva insegnato che non ci si può fidare mai abbastanza. D’altra parte, Peter, aspettava solo le vacanze le per poter mettere le idee al loro posto.
Era esattamente l’ultimo giorno di scuola, quando James rivolse la parola a Lily per la prima volta dopo la loro discussione. Quasi non ci credeva di averle detto di essere innamorato di lei: quando l’aveva raccontato a Sirius, quest’ultimo aveva pensato che il suo migliore amico fosse sotto l’effetto di qualche strana pozione, e dopo aver appurato che James non aveva bevuto alcun intruglio magico, aveva ammesso la verità.
James Potter era innamorato.
E chi l’avrebbe mai detto?
Stava aspettando Lily fuori dall’aula di Trasfigurazione, sapeva che la ragazza si tratteneva quasi ogni volta a discutere con la McGranitt, probabilmente dei M.A.G.O., e appena uscì James tossì e la richiamò: «Lily!»
La rossa si voltò e l’espressione sul suo volto era intraducibile. Da una parte, Lily era felice che James finalmente le parlasse, perché era stata un mese interno a rimuginare sulle sue parole, un mese intero a chiedersi se James l’amasse veramente o l’avesse detto solo per far scena; dall’altra, però, Lily avrebbe evitato quella conversazione per altri cento anni, perché non avrebbe saputo cosa dire. Per la prima volta, non avrebbe saputo cosa dire a James Potter, che ormai non era solo Potter, era anche James.
«Hey…» disse Lily con falso entusiasmo, provò ad abbozzare un sorriso, con scarsissimi risultati.
«Come va?» le chiese James appoggiandosi al muro. Lily strinse il libro di Trasfigurazione al petto.
«Tutto bene, grazie.» rispose Lily. Era imbarazzante, tremendamente imbarazzante. Cosa avrebbe dovuto fare? Chiedergli di confermare i suoi dubbi? Riprendere quel discorso che l’aveva lasciata a metà?
«Non parliamo molto, ultimamente.» osservò James riversando lo sguardo a terra. E mentre si chiedeva dove fosse andata a finire la sua solita faccia tosta, si concesse di guardare Lily, solo per un secondo, solo per un momento, e si pentì quasi subito di averlo fatto.
Lei aveva i capelli raccolti in una treccia fatta frettolosamente, il cravattino perfettamente allacciato, e le labbra rosse di morsi che, forse, si era fatta lei stessa.
«Mi dispiace, James, sul serio.» disse lei, gli si avvicinò con cautela, riponendo il libro nella borsa che teneva a tracolla.
«Per cosa?» James sorrise, un po’ amaramente, forse, e poi alzò di nuovo lo sguardo, sorpreso di ritrovarsela così vicina.
«Non so cosa si prova. Se si esclude la cotta stratosferica che avevo per Thomas Perks  al terzo anno, ovvio, ma…» iniziò Lily. Aveva evitato quelle parole, o almeno ci aveva provato, ma era giunto il momento di dirglielo. Lei non lo amava, non nello stesso modo.
Lily gli volva semplicemente bene, aveva imparato che prima di tutto James Potter era una persona, una persona che, malgrado dimostrasse quell’impenetrabilità, aveva bisogno di affetto e amore. Ma lei non poteva amarlo, lei era convinta di amare Severus. Non James.
«Non sto male per il tuo amore non corrisposto, non mi lascio abbattere da così poco» la bloccò fermamente James, sospirò e la guardò negli occhi verdi. «La vita va avanti.»
«Sì, era questo che volevo dirti… lì fuori ci sono milioni di ragazze migliori di me… tu meriti di più.» Disse Lily,cercava di confortarlo. Dopotutto, si sentiva leggermente in colpa.
«Delle altre non me ne frega niente, sinceramente» disse James. «Voglio dire, hai ragione: chissà quante altre ragazze ci sono migliori di te. Più alte, più bionde, con più tette, ma…» E Lily gli riservò un’occhiataccia divertita, come tempo prima.
«Ma?» lo incitò Lily.
«È te che voglio» rispose James, poi le si avvicinò, accostando la bocca al suo orecchio. «E farò di tutto per arrivare al mio obiettivo.»
Detto ciò, James si voltò e percorse il corridoio, lasciando Lily fuori dall’alula di Trasfigurazione, con un groppo in gola e lo stomaco chiuso, non sapeva se avrebbe mangiato qualcosa a pranzo, non sapeva nemmeno se seguire l’esempio di James e avviarsi verso la Sala Grande. Non sapeva nemmeno se parlarne con Severus o se nascondergli tutto.
Così, quando arrivò nella Sala d’Ingresso, prese le scale e corse a perdifiato verso la Torre Grifondoro, quello che non poteva sapere era che nemmeno James era andato a pranzo, quel giorno.
 

***

 
«Mary.» Marlene era appena entrata nel loro dormitorio per posare dei libri e aveva trovato Mary intenta a preparare il baule. Aveva quasi dimenticato che lei sarebbe tornata a casa, per le vacanze, e le aveva ricordato che il suo baule era ancora lì, vuoto, in attesa di essere preparato.
Mary si girò, con un paio di pantaloni in mano e le sorrise. «Dimmi.»
«Sono preoccupata per Lily.» disse Marlene sospirando. Mary aggrottò le sopracciglia e rispose i pantaloni nel baule, poi si voltò, appoggiandosi ad esso.
«Non capisco.»
«Ultimamente è strana. È sempre triste.» osservò Marlene. Lily non aveva parlato alle sue amiche del bacio con Severus, e non aveva ancora avuto l’occasione di dire loro quello che le aveva detto James, e, dopotutto, non era nemmeno troppo sicura di farlo. Forse, se non ne avesse parlato, sarebbe svanito tutto. Forse, sarebbe stato tutto un sogno. Ma James quelle cose le aveva dette per davvero, e non sarebbero mai svanite.
«Allora non sono l’unica ad averlo notato.»
Marlene scosse la testa e si appoggiò allo stipite della porta. «Cosa credi che dovremmo fare?»
«Se non ce ne ha parlato lei…»
«Ma dobbiamo capire cosa non va» esclamò Marlene. «Lei mi ha aiutata con la storia di Remus. Io glielo devo.»
Ci fu un momento di silenzio e poi Lily entrò in dormitorio, togliendo a Marlene e Mary la possibilità di continuare quel discorso. Sembrava radiosa, nonostante tutto quello che era successo quel giorno. Alla fine, aveva deciso di non dire a Severus di James. Sarebbe stato meglio per tutti.
«Partite?» chiese Lily rivolta alle sue compagne.
«Sì, io e Marly torniamo a casa per Natale.» rispose Mary per entrambe. Marlene annuiva sorridente.
«Io rimarrò qui» annunciò Lily buttandosi sul letto. Un sacco di persone sarebbero rimaste ad Hogwarts, quell’anno. Le voci sulla guerra si erano diffuse anche tra gli studenti, e tornare a casa non sembrava più così sicuro. Hogwarts era il posto migliore per non correre rischi, con la protezione di tutti gli insegnanti. «Anche Sev rimane.» aggiunse poi.
«Devi dirci qualcosa su Sev?» chiese Marlene mettendosi accanto a lei.
«No, perché?» disse Lily evitando lo sguardo di Marlene.
«Oh, non saprei… parli sempre così bene di lui, negli ultimi tempi.»
«È perché abbiamo fatto pace.»
Marlene la guardò per nulla convinta e tirò fuori il suo baule da sotto al letto, per cominciare a metterci qualcosa dentro, altrimenti l’indomani si sarebbe ritrovata a fare i bagagli all’ultimo secondo.
«Sarà…» buttò lì Mary. Se volevano sapere qualcosa, quello era il momento giusto per scoprirlo. O avrebbero dovuto aspettare la fine delle vacanze natalizie.
«E va bene.» Lily sbuffò. «Però dovete promettermi che resterà un segreto. Non so cosa succederà ora, con precisione, ma…»
«Ma…?» incalzò Marlene curiosa mentre cercava qualcosa sotto il letto.
«Io e Sev ci siamo baciati.» disse Lily con un filo di voce. Allora, successero tante cose insieme. Prima di tutto, Mary spalancò la bocca mentre cercava di mettere in croce tre parole da dire, Marlene sbatté la testa dalla sorpresa, mentre cercava di rialzarsi. Il tutto producendo una confusione degna di Marlene McKinnon.
Lily si voltò preoccupata verso la bionda mentre quella farfugliava: «Tutto bene?»
Mary sembrava ancora paralizzata, e solo dopo essersi messa di fronte a Lily, Marlene realizzò quello che la sua amica aveva appena detto.
«TU E SEV COSA?» urlò tastandosi la testa.
«Non mi pare il caso di urlare, Marlene» Mary le diede una gomitata. «Non è difficile da capire: lei e Severus si sono baciati.» Ripeté quindi.
Lily rimaneva in silenzio, maledicendosi per averglielo detto. Lo sapeva che sarebbe finita in quel modo, doveva aspettarselo.
Poi, all’improvviso, anche Mary sembrò metabolizzare la cosa. «È una specie di scherzo o cosa?»
«Non è uno scherzo.» disse calma Lily.
«Lily… non credi sia troppo affrettato?» chiese Mary.
Lily scosse la testa. «Perché dovrebbe? Conosco Severus da una vita.» rispose.
Allora Marlene, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, intervenne: «Sì, ma ti ricordo cosa è successo l’anno scorso.»
Lily si rabbuiò. «È acqua passata.»
«Certo, fino al prossimo Mangiamorte che incontra. Poi ti volterà di nuovo le spalle.» disse Marlene sprezzante.
«Lui non… non avrei dovuto dirvelo!» esclamò Lily alzandosi in piedi di scatto. Era rossa in volto, segno che era irritata e arrabbiata. Litigare con le sue amiche era l’ultima cosa che voleva, ma non poteva negare che fossero come tutti gli altri: giudicavano e basta, sputavano sentenze senza sapere.
«Sì che dovevi, Lily. Ti stiamo solo mettendo in guardia.» le disse Mary dolcemente, cercando di attutire i toni rudi di Marlene.
«In guardia da chi? Dal mio migliore amico? Lo conosco sicuramente meglio di voi.»
«Non lo mettiamo in dubbio» continuò Mary. «Ti stiamo solo dicendo che ci è caduto una volta, potrebbe succedere di nuovo.»
«Severus non mi tradirà per i Mangiamorte.»
«Fai come credi, Lils. Poi non venire a dirci che avevamo ragione.» Marlene si alzò dal letto e tornò al suo baule. Mary era ancora seduta e guardava Lily, in piedi davanti alla porta. Dopodiché nessuno disse più niente. Lily uscì dal dormitorio e scese le scale, fino a ritrovarsi in Sala Comune, uscì anche da lì, ritrovandosi in corridoio. E solo allora si rese conto di non avere una meta ben precisa, ma il suo cuore la guidava al posto della sua testa: i sotterranei.
I corridoi erano pieni di gente, quel pomeriggio, forse perché quel giorno non c’erano compiti da fare per il giorno seguente e quindi tutti potevano concedersi qualche ora di relax e divertimento. Lily scendeva di corsa le scale, attenta a quando cambiavano improvvisamente direzione, sbuffando più volte perché deviavano il suo percorso. Ringraziò il fatto di non aver incontrato nessuno con cui fermarsi a parlare, come James, o Remus, o Alice, o Emmeline – la ragazza che frequentava Antiche Rune con lei, cosa che né Mary né Marlene facevano – perché non era affatto dell’umore giusto.
Odiava quando giudicavano Severus per essersi lasciato trasportare da quei cattivi ragazzi, l’anno prima. Odiava quando parlavano a sproposito, senza sapere niente di niente. Se lei l’aveva perdonato, tutti erano pronti a dimenticare. Se lei adesso si fidava di lui, tutti avrebbero dovuto farlo, perché Lily conosceva Severus quasi quanto conosceva se stessa, ed era sicurissima di quello che pensava.
Una volta arrivata nell’angolo più buio del castello, raggiunse l’entrata della Sala Comune Serpeverde e aspettò lì Severus, conoscendolo, sarebbe passato di lì da un momento all’altro. Passarono due minuti ed ecco che Severus svoltò l’angolo, e Lily alzò lo sguardo, incrociando quello di lui.
«Lils!» disse lui. «Che ci fai qui?»
«Devo parlarti.» rispose Lily, sorrise, per non dare alla cosa un tono tragico. Non voleva gettarlo in inquietudine, non era una cosa brutta.
«Oh, certo. Vieni.» Severus la prese per mano e la fece entrare in Sala Comune, una volta entrati, una decina di studenti li guardarono circospetti. Severus non li degnò di uno sguardo e strinse ancor di più la mano di Lily. Lei sapeva che una Grifondoro in quel covo non era affatto vista di buon grado, ma seguì l’esempio di Severus e li ignorò, continuando a seguirlo verso i dormitori.
La stanza di Severus era vuota, i suoi compagni probabilmente erano in giro per il castello o in Sala Comune a bighellonare.
Lily si mise seduta sul letto e lo guardò negli occhi. «C’è qualcosa che non va?» le chiese poi Severus.
Lily sospirò. «L’anno scorso, quando tu… insomma, hai capito… erano Mangiamorte?»
«Chi?» chiese Severus abbassando la voce.
«Ci siamo allontanati perché hai cominciato a frequentare gente strana, erano Mangiamorte?» chiese lei ancora. «Non…importa adesso. È passato. Sono solo curiosa.»
«Mi dispiace.» disse Severus per tutta risposta. Stava a significare “Sì, erano Mangiamorte.” «Ma l’hai detto anche tu. È tutto passato.»
«Va tutto bene.» Lily si alzò e andò ad abbracciarlo, chiudendo gli occhi. Faceva freddo, ma le bastavano le braccia di Severus per sentirsi bene.  «Promettimi che non li seguirai di nuovo, però.» Aggiunse soffocando una risata.
E Severus non disse nulla, semplicemente si limitò a staccarsi un po’ da lei e a prenderle il viso tra le mani, e a sorriderle prima di baciarla.
E per la seconda volta, Lily non si oppose. Perché quello era il modo per capire che tutto andava bene, che tutto sarebbe andato bene. Era la medicina ad ogni suo dolore e la speranza nella felicità, un giorno. Che fosse stato dopo un giorno, un mese o un anno, prima o poi sarebbe arrivata. Le avrebbe invaso il cuore e l’avrebbe fatta vivere con un sorriso sulle labbra. Quando Lily riaprì gli occhi era confusa, ma si sentiva bene.
«Cosa siamo?» chiese lei.
«Tu cosa vuoi essere?»
«Non lo so.»
«Vuoi che ti suggerisca?»
Lily rise, la sapeva, lei, la risposta esatta, ma aveva paura di sbagliare. Di esporsi troppo.
«Non voglio rovinare la nostra amicizia.»
«Abbiamo tutte le vacanze per pensarci. Solo io e te.»
Lily non sapeva che ore fossero, ma decise di tornare nella sua Sala Comune, la discussione con Marlene e Mary l’aveva un po’ scossa, ma ora si sentiva benissimo.
«Devo andare.» sospirò lei. Lui non disse niente, e lasciò che Lily uscisse dalla stanza e sparisse dalla sua vista. Per la prima volta in vita sua, tutto sembrava andare nella direzione giusta, tutto sembrava perfetto. Come un fiocco di neve che danza nell’aria e si posa sui rami degli alberi.
 

***
 

Frank era nervoso. Ma era una cosa diversa dall’ansia e dal nervosismo che provava prima di una verifica, o di una consegna di un compito che non era riuscito a finire nemmeno rimanendo sveglio tutta la notte su libri e pergamene. Era una sensazione diversa, strana, orribile. Terribilmente preoccupante.
Sarebbe tornato dalle vacanze con Alice. Nel senso che sarebbe andato a casa sua. A passare il Natale con lei e la sua famiglia. Con lei e la sua famiglia. La sua famiglia.
Merlino, non aveva mai avuto più paura. Anche se, dopotutto, cos’erano una coppia di genitori in confronto all’ira della professoressa McGranitt o di fronte ad una T in Pozioni? Oggettivamente, non erano nulla, ma per Frank, erano la peggior cosa che potesse capitargli.
Insomma, non credeva di essere così importante per Alice; così importante che lei aveva insistito per fargli conoscere la sua famiglia. Stavano insieme da… quanto? Tre mesi? E non c’era stato verso di contraddire Alice. Frank aveva provato a rimandare la cosa, di anni, magari, ma non era riuscito ad ottenere nemmeno le vacanze estive, così si era deciso per quel Natale stesso. E lui non era minimamente pronto.
Però non aveva saputo resistere ad Alice. Ai suoi occhi grandi e alle lentiggini sul viso che si notavano ancor di più quando sorrideva.
E adesso, Frank si trovava a camminare su e giù per il dormitorio, vuoto, con il baule pronto, poggiato sul letto, e l’ansia che gli attanagliava lo stomaco. A pranzo non aveva mangiato ed Alice gli aveva rubato l’insalata. Cosa avrebbe fatto, il giorno dopo? Magari sarebbero arrivati in stazione sorridenti, mano nella mano, Frank avrebbe conosciuto i genitori di Alice, fatto amicizia con suo padre, poi si sarebbero smaterializzati a casa loro e avrebbero passato due settimane tra feste e risate.
Magari, appunto. Nemmeno nei suoi sogni si sarebbe immaginato una scena tanto perfetta. Sicuramente sarebbe successo qualcosa di drastico. Qualcuno sarebbe finito al reparto “Lesioni da incantesimo” del San Mungo, o, nel migliore dei casi, rispedito a casa a calci. Frank non sapeva se fosse meglio prenderle dal padre di Alice o ritrovarsi incosciente su un lettino dell’ospedale.
O ancora, molto probabilmente, se sua madre avesse saputo dove avrebbe passato veramente le vacanze, l’avrebbe chiuso in casa per sempre. Infatti, Frank non aveva pensato nemmeno per un minuto di dirle la verità: andare a passare il Natale a casa di una ragazza, della sua ragazza, di cui Augusta Paciock non conosceva ancora l’esistenza. Per questo era fermamente convinta che Frank sarebbe andato a casa di Logan Baston, nel lontano Galles.
«Frank?» Alice era appoggiata allo stipite della porta, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo dolce.
Frank si voltò e le sorrise nervosamente. «H-hey. Come va?» chiese fermandosi all’improvviso. «E… insomma, che ci fai qui? È il… il dormitorio maschile.»
«Frank,» iniziò Alice. «sei sicuro di star bene? Mi sembri… nervoso.»
«Io sarei nervoso? E perché dovrei esserlo?» chiese ancora Frank.
«Stai gesticolando, eviti di guardarmi negli occhi e il tuo comodino è in perfetto ordine» osservò Alice inarcando un sopracciglio. «Tu sei nervoso.»
«Sarò sincero: è per via dei tuoi genitori.» disse Frank.
«Dei miei genitori?» ripeté Alice incredula. E poi scoppiò a ridere divertita. Chissà cosa si era immaginata, e invece, era una cosa semplice come quella. «Davvero, Frank?»
«Che c’è da ridere?»
«C’è che… i miei genitori! Frank, sono le persone più comprensive del mondo. Sono felici che io abbia un ragazzo come te.» disse Alice, si avvicinò a Frank e gli diede un bacio delicato sulle labbra, poi gli mise una mano sul volto e lo guardò negli occhi.
Lui si rilassò un momento. «Be’, nessuno può essere peggio di mia madre.»
«Non le hai ancora detto nulla? Nemmeno con una lettera?»
«Questo genere di cose è meglio non dirgliele con una lettera. Credimi, sarà terrificante dirglielo dal vivo, ma con una lettera sarebbe peggio.»
«Okay. Ero venuta qui per chiederti se volevi andare a fare due passi. Non sta nevicando ora.» Disse Alice.
«Certo che mi va! Prendo il mantello.» esclamò Frank, si staccò il tempo necessario da Alice e poi la prese per mano. Entrambi cominciarono a correre per le scale, e poi fuori dalla Sala Comune. Alice non aveva mai corso per i corridoi di Hogwarts, almeno, non così velocemente. Ma con la mano di Frank che stringeva la sua, era tutta un’altra cosa. Le sembrava di volare, di non toccare terra. Ma, dopotutto, ogni istante che passava con Frank la faceva sentire così.
Erano arrivati al secondo piano, quando, tra l’insolito silenzio del castello sentirono due voci discutere. Frank aveva provato a dire ad Alice di non impicciarsi, ma poi lei lo aveva convinto dicendogli che una delle due voci sembrava appartenere a Sirius, e Frank l’aveva seguita.
Le voci provenivano da un’aula vuota. Frank ed Alice si sporsero un po’ per guardare e quello che vide gli sembrò un po’ insolito: c’era Sirius che parlava con… Austin Krueger.
«Che ci fa Sirius con… quello?» bisbigliò Alice.
«Non ne ho idea.» rispose Frank confuso.
Austin era seduto sulla cattedra, giocava annoiato con una piuma che, evidentemente, qualche professore aveva dimenticato lì. Sirius, invece, era appoggiato ad un banco, aveva le braccia conserte e fissava Austin con un’espressione accigliata, arrabbiata, a tratti poteva sembrare esasperata.
«Austin,» iniziò Sirius, e già il fatto che l’avesse chiamato per nome era strano. «puoi spiegarti meglio, per favore?»
«Vedi Sirius, la faccenda è semplice: io sono attratto da te e tu sei attratto da me, anche se non l’hai mai detto, ma è ovvio: la mia bellezza non può passare inosservata.» rispose Austin.
«Primo, io non sono attratto da te, Krueger, nonostante tu sia il secondo ragazzo più ambito di tutta Hogwarts» disse Sirius. «Secondo, le tue informazioni sulla mia vita mi inquietano. Parecchio.»
«Ma quella è tutta opera di Remus. Io l’ho aiutato con Mary e lui mi ha aiutato con te.» spiegò Austin.
«Prego?» adesso Sirius sembrava sconvolto. Frank giurò di non averlo mai visto spalancare gli occhi così tanto.
«A Remus piaceva Mary, così io gli ho dato delle dritte.»
«A Remus non piaceva Mary.»
«E tu come lo sai?»
«Forse perché sono il suo fottutissimo migliore amico e non un Corvonero incline allo stalking?» disse Sirius allontanandosi dal banco e avvicinando alla cattedra.
«E allora, perché mi avrebbe detto una bugia?» chiese Austin. Sirius lo prese per il cravattino e lo guardò negli occhi, con uno sguardo tagliente quanto la lama di un coltello.
«Perché sapeva di non potersi fidare di te.»
«Perché non vuoi stare con me?» Austin cambiò argomento.
Sirius mollò la presa sulla cravatta blu e bronzo e si allontanò velocemente da lui. C’erano tanti motivi, in primis perché lui non provava niente per Austin, ma c’era anche la faccenda di Remus, che non era ancora risolta.
«Perché sei arrogante, meschino, uno che per raggiungere i propri obiettivi non guarda in faccia nessuno. Così furbo e intelligente da far schifo, e poi, io… c’è un’altra persona che mi interessa, quindi spiacente, ma non sono libero.» rispose Sirius, fece per prendere la propria roba, poggiata su una sedia, ma quando rialzò lo sguardo, Austin era a pochi centimetri da lui.
«Io credevo che… l’aver litigato con… non capisco.» farfugliò Austin passandosi una mano tra i capelli neri.
Sirius allora capì. «Sei stato tu.»
«Cosa?»
«Tu hai fatto il lavaggio del cervello a Remus. Sei stato tu! È tutta colpa tua» gridò Sirius. E Austin si ritrovò spalmato sulla parete, accanto alla lavagna, terrorizzato. Poi Sirius abbassò la voce e aggiunse: «È tutta colpa tua se mi ha lasciato.»
«Ti ha cosa? Voi… non riesco a capire!»
Anche se il tono di voce di Austin e Sirius era basso, Alice e Frank l’avevano sentito comunque. Frank diciamo che lo sapeva, perché una volta li aveva visti abbracciati sul letto, ma non ci aveva creduto e, col tempo, se l’era anche dimenticato. Alice, invece, adesso fissava Frank per chiedergli delle spiegazioni, dato che nemmeno lei riusciva a capirci qualcosa.
«Ti faccio un breve riassunto, Krueger: io piacevo a Remus e lui ti ha detto una bugia, perché ora che sto parlando con te mi rendo conto di quanto tu sia ignobile; io e Remus stavamo insieme, ma lui ha cominciato a passare del tempo con te, ad essere sempre più strano, e l’ha fatta finita con me. Chissà cosa gli hai raccontato.» La voce di Sirius era lenta e calma, ma conteneva un odio che Frank faticava ad immaginare in Sirius, un ragazzo simpatico e sempre allegro.
«S-Sirius, ogni decisione che Remus ha preso, l’ha presa da solo. Te lo assicuro.» balbettò Austin appiattendosi ancora di più contro il muro.
«Non credo ad una parola di quello che dici. Adesso, esci di qui» continuò Sirius. «Sparisci dalla mia vita. E da quella di Remus.»
Sirius ritrasse la mano appoggiata al muro e chiuse gli occhi. Austin sgusciò via e Frank fece appena in tempo a trascinare Alice dietro una colonna per nascondersi, dato che Austin Krueger uscì dalla stanza alla velocità della luce.
Poi si sentì un forte rumore, per nulla rassicurante, ma Frank era quasi sicuro che fosse il pugno di Sirius abbattutosi sulla parete bianca.

 

 
 

 
 

NdA: Scusate il ritardo, chiedo umilmente perdono, ma tra storie, scuola e altre cose sono impegnatissima. Sarà un nda molto flash perché devo scappare a studiare. Questo capitolo è relativamente lungo e succedono e non succedono un sacco di cose. First, avremo Snily per un po', le vacante natalizie saranno Snily,  quindi non cruciatemi e sappiate che scrivere Snily mi fa soffrire, ragion per cui non vedo l'ora di andare avanti. E lo farei mooolto velocemente se avesse il tempo necessario, perché per queste storia ho molti progetti OuO. Frank e Alice sono dolciosi e io li amo. Sirius ha capito tutto e si potrebbe intravedere un piccolo bagliore di speranza. Per James continuo a ripetere che se Lily lo friendzona in questo modo può sempre scegliere me, ma niente. Scusate per il mio sclero, ma ho davvero mille cose che mi frullano nella testa, in questo periodo. Spero che dopo la fine della scuola possa ritornare a fare l'autrice seria e responsabile T^T
Ringrazio di cuore scemina, mimmyna e Bells1989 per aver recensito lo scorso capitolo, spero che questo vi sia piaciuto e vi ricordo che né io le l'editor per le recensioni mordiamo :3
Sayonara! ♥
Marianne


 

 
 

   
 
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