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Autore: Robin__and__Nami98    24/05/2014    1 recensioni
Un'avventura in un'isola misteriosa ambientata dopo Thriller Bark.
"Sanji non disse nulla, pose una mano sulla spalla di Robin, giocherellando con i suoi capelli neri e sfiorandole il collo."
"Zoro le contemplò ogni dettaglio del viso: gli occhi nocciola,le labbra rosa,il volto arrossato,la sua espressione sbigottita, assaporando e lasciandosi avvolgere da quel suo profumo."
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rufy si svegliò dopo un bel po'. Si sentiva molto meglio e pieno di energie, così riprese il cammino alla ricerca di Paciano. Camminò a lungo, seguendo una direzione a caso, senza incontrare nessun nemico.
Mentre procedeva ammirava il paesaggio circostante, esaltato, quando intravide tra la folta vegetazione uno strano luccichio. Incuriosito, decise di andare a vedere che cosa fosse. Avvicinandosi, si accorse che si trattava di un'enorme struttura di vetro, contente uno strano liquido violaceo luminescente, che risplendeva alla luce del tardo pomeriggio. Rimase incantato ad osservare quello strano marchingegno.
"Che cos'è?" pensò Rufy estasiato. 
In quel momento il pirata sentì la terra tremare sotto di lui con un ritmo cadenzato di passi. Dalla foresta, infatti, arrivò un uomo che, anche se era proporzionato agli alberi, a Rufy appariva gigantesco. Era molto alto e robusto, aveva i capelli solo ai lati della testa, sopra invece era pelato ad eccezione di ciuffo grigio che partiva dal centro del capo e si intonava con il monociglio.
-Tu devi essere Cappello di Ppaglia!- disse lo strano tipo enfattizando tanto la "p" da sputare addosso al povero ragazzo di gomma.
-Hey, stai attento Ciuffo Gigante, mi hai sputato addosso!-
-Pahahaha pahahah!- rise l'uomo -Non dovresti ppreocuparti di simili sciocchezze dato che stai pper morire-
-Cooosaaa? Io sono in ottima salute, non sto certo per tirare le cuoia!-
-Sciocco moccioso, sarò io stesso con le mie mani a farti fuori!-
-Come come? E tu chi saresti per volermi sconfiggere?-
-Io sono Ppaciano e questa è la mia isola. Tutti gli insetti che hai incontrato finora sono al mio servizio. Sono uno scienziato e ho inventato un arnese che fa rimpicciolire chiunque attracchi qui. Vedi quel liquido viola contenuto in quella macchina?- disse indicando il congegno che Rufy aveva notato poco prima – È una sostanza ppresente solo su quest’isola ed è quella che fa diventare ppiccoli gli esseri umani. La macchina ppermette di diffondere la sostanza pper mezzo di speciali tubi sotterranei...- 
-Ecco spiegato il motivo per cui io e la mia ciurma siamo diventati minuscoli!- lo interruppe Rufy.
-Ed adesso, grazie al mio marchingegno, anche tu verrai sconfitto, come i tuoi compagni!-
-Ma che dici? I miei compagni non possono essere stati battuti!- ringhiò Rufy scaldandosi.
-Abbiamo la coda di ppaglia, eh?-
-Ti sbagli, io ho solo il cappello di paglia, inoltre mi fido dei miei amici!-
-Smettila di blaterare e di farmi pperdere tempo, ho altre cose di cui occuparmi. Combattiamo, così io ppotrò finalmente sottomettere quegli stupidi abitanti e trovare il tesoro! – esultò Paciano.
-Quale tesoro?- domandò Rufy, confuso.
-Ehm...Coff Coff...Niente, ppreparati a combattere, ppiuttosto-
-Non aspettavo altro!-



-Secondo te come mai ci stanno mettendo così tanto?- esordì Chopper,  con aria pensierosa.
Sia la renna che lo scheletro  si trovavano seduti  per terra, con lo sguardo rivolto verso il cielo ormai stellato, in attesa. Erano in quella posizione da quando avevano “sconfitto” il tucano gigante e da allora non si erano più mossi.
-Non saprei proprio, in effetti è da un bel po’ che Franky e Usop si sono allontanati...- commentò Brook, sospirando.
-E se gli fosse successo qualcosa?? Magari sono pericolo! Forse dovremmo andare a cercarl…-  iniziò il dottore, agitato, ma venne interrotto da uno  strano fruscio di piante e proprio dalla voce di Franky.
-Usop, ti vuoi muovere?- esclamò seccato il carpentiere, riemergendo dalla fitta vegetazione.
-Si si arrivo!- esclamò trafelato il cecchino, subito dietro al cyborg.
La renna e lo scheletro si voltarono di scatto e videro che i due compagni erano proprio alle loro spalle. Franky teneva in mano una indefinibile quanto assurda macchina, mentre Usop trasportava  una moltitudine di strani oggetti la cui forma ricordava dei piccoli razzi.
-Usop! Franky! Siete tornati finalmente!- esclamò Chopper, al settimo cielo.
-Si, ci abbiamo messo un po’, ma ce l’abbiamo fatta- rispose il carpentiere, facendo cadere la strana macchina praticamente addosso a Brook.
-Yohoho! Attento!- esclamò quest’ultimo, scansandosi appena in tempo, poi disse –Ma che cos’è  quest’ affare?-
-Già, di che si tratta?- rincarò Chopper, molto curioso e osservando con occhi sgranati il marchingegno.
Il cyborg fece per rispondere, ma venne subito interrotto da Usop.
-Ma che domande! Questa è la mia fantastica lancia-razzi, inventata proprio dal sottoscritto!- affermò spavaldo, e picchiettandosi il petto con la mano –Forte, eh?-
-La TUA lancia-razzi!? Ma se ho fatto io tutto il lavoro, praticamente!-  esclamò Franky, infervorandosi.
-Va bene, va bene...La nostra lancia-razzi- gli concesse il cecchino, poi aggiunse a bassissima voce verso Chopper –La mia lancia-razzi…-
-Come avete fatto a costruirla?- domandò Brook.
-Non ce lo chiedere, è stato un lavoraccio, soprattutto abbiamo perso un sacco di tempo a racimolare i materiali, per questo ci abbiamo messo così tanto- spiegò Franky, poi aggiunse –E invece voi? Cos’è successo mentre non c’eravamo? E tu Chopper hai scoperto infine cos’era quella sostanza?-
-Si, si trattava di un materiale che aveva la facoltà di far rimpicciolire le persone. Vi spiego, appena siete andati via siamo stati attaccati da due vespe parlanti...-
-VE...VESPE PARLANTIII??- urlò Usop, terrorizzato.
-Proprio così, ma siamo riusciti a sconfiggerle, dopodiché ho scoperto che cos’era quella sostanza e mi sono messo a modificarla per far si che avesse affetto anche sugli animali e poco dopo siamo stati attaccati da un tucano gigante...-
-UN TUCANO GIGANTEEE??- urlò nuovamente Usop, spalancando la bocca fino a terra.
-Già, ma grazie al liquido modificato da Chopper siamo riusciti a renderlo innocuo: glielo abbiamo lanciato addosso ed è ritornato alle sue normali dimensioni- finì di raccontare Brook.
-Bravi ragazzi, siete stati grandi, ma ora è meglio sbrigarci, dobbiamo ricongiungerci agli altri- esclamò il cyborg e detto questo si mise ad armeggiare con la macchina e infilò nella cavità un razzo.
-Però c’è un problema...-  constatò lo scheletro - Dato che siamo diventati minuscoli, lo è ovviamente anche la macchina che avete costruito e di conseguenza i razzi... per cui come faranno gli altri a vedere i fuochi da lontano? Saranno grandi quasi come una fiammella e sarà impossibile notarli!-
-Tranquillo fratello, ho pensato anche questo! Quando li spareremo si ingrandiranno in aria e avranno le dimensioni dei fuochi d’artificio normali- 
-Bene, ottimo allora- sorrise Brook.
Il carpentiere azionò la macchina e infine accese la miccia. 
-Bene,teoricamente... Non dovrebbe esplodere...-commentò il carpentiere facendosi calare gli occhiali neri sul naso a facendo un ghigno soddisfatto.
-Cosa!?-esclamò Chopper.
L’apparecchio iniziò a scuotersi e fare dei rumori molto sospetti e per niente rassicuranti, poi si fermò e per un attimo non successe nulla.
Tutti rimasero col fiato sospeso, poi all’improvviso partì a gran velocità verso il cielo un razzo, che emise un fischio assordante e scoppiò. Era come un fuoco d’artificio, azzurro. 
Franky si mise nella sua solita posizione ed urlò -SUUUUUPEEEER!!!-
-Forte!-commentò Brook.
-Grandioso! Stupendo!-ripeteva in continuazione Chopper con stupore e con gli occhi che brillavano.
-Certo... che ti aspettavi? Le cose create dal Capitano Usop sono sempre meravigliose- disse il cecchino con un sorriso compiaciuto.
-Forza, Usop, passami tutti gli altri razzi e spariamoli in aria!-lo riscosse Franky.
-Si, subito!- si affrettò l’altro.
Si fecero avanti anche Brook e Chopper per aiutare il cecchino.
“Speriamo che così  Rufy e gli altri ritrovino la strada, coraggio ragazzi!”pensò Franky mentre un altro fuoco rosso esplodeva nel cielo stellato.



Ormai era scesa la notte e il cielo si era dipinto di un blu cobalto. Proprio nel centro brillava un’enorme falce di luna, circondata da tante piccole stelle.
Nami dormiva profondamente, ancora stretta tra le braccia di Zoro, con il capo adagiato sulla spalla di lui. Non si sentiva alcun rumore, se non il respiro un po’ affannoso di lei.
Lo spadaccino invece era sveglio e vigile e nel frattempo  rifletteva un po’ sulla situazione: Nami era ferita gravemente e sapeva che, nonostante avesse dato segno di una ripresa, non avrebbe resistito ancora a lungo. Aveva bisogno di cure immediate, perciò l’unica cosa da fare era cercare di ricongiungersi a Chopper: solo la renna sarebbe stata in grado di medicarla come si deve. L’unico inconveniente era che non avevano la più pallida idea di dove si trovasse e lo stesso discorso valeva per il resto dei loro compagni, potevano essere ovunque. Inoltre non si era di certo dimenticato di Paciano, dovevano ancora dare una lezione a quel farabutto, ma al momento la priorità era quella di portare Nami al sicuro, al resto avrebbero pensato dopo.
All’improvviso udì un forte fischio, che lo distrasse dai suoi pensieri, e una assordante esplosione e vide, un po’ nascosto dalle chiome degli alberi, come un enorme fuoco d’artificio scoppiare nel cielo. Zoro si mise subito in allerta, cercando di capire cosa stesse succedendo e se significasse altri guai.
Si udì un altro botto e a quel fracasso si svegliò anche Nami.
-Che..che succede?- mormorò fatica e aprendo appena gli occhi; si sentiva molto peggio di prima.
-Non lo so-
La navigatrice alzò la testa per vedere meglio e si mise a scrutare attentamente verso l’alto, quando vide scoppiare altri fuochi dagli svariati colori.
-Ma sono... fuochi d’artificio!?- esclamò, perplessa.
-Così sembrerebbe...- commentò Zoro.
Nami ci ragionò un attimo su, poi disse –Penso che sia opera di Usop e Franky... Chi altri sparerebbe fuochi d’artificio fabbricati dal nulla nel bel mezzo della foresta?-
-Sì credo anch’io- rispose lo spadaccino, sollevandola appena e facendola sedere piano a terra, dopodiché si alzò e si allontanò di un poco per controllare meglio.
-Evidentemente sarà un modo per indicarci...- Nami non riuscì nemmeno a finire una frase, poiché sentì una stilettata di dolore allucinante provenire dalla ferita -...la loro posizione...- riprese poi, col respiro più affannato.
-Già, sarebbe l’unica spiegazione possibile...- concordò Zoro.
La navigatrice fece per aggiungere ancora qualcosa, ma il dolore le impedì nuovamente di parlare. Si sentì incredibilmente debole, era così da quando si era svegliata, ma ora la situazione era anche peggiorata. Si portò istintivamente una mano sulla ferita poi si guardò il palmo, completamente ricoperto di sangue.
Un’altra fitta la fece piegare in due, poi cadde di lato.
Zoro nel frattempo continuava a osservare il cielo, non essendosi ancora accorto di nulla.
-... si decisamente sono loro, dobbiamo andare verso quella direzione così li raggiungeremo. Fortunatamente non sono neanche tanto lontani, no?-
Non gli arrivò nessuna risposta.
-Hey Nami, mi hai sentito?- disse voltandosi verso di lei e vide che la navigatrice era accasciata a terra e che tremava convulsamente.
Sgranò gli occhi e si precipitò da lei.
-No, Nami, no maledizione, non adesso!- mormorò. Fece scivolare un braccio sotto il capo di lei, sollevandola leggermente da terra, poi guardò la ferita, che sanguinava copiosamente. Aveva completamente inzuppato la fasciatura.
-Dobbiamo seguire quei fuochi...è la nostra unica occasione per riunirci agli altri...Non so quanto riuscirò...a resistere- mormorò la navigatrice con fatica.
-Si hai ragione, dobbiamo muoverci. Non preoccuparti, ti porto io, ma tu devi resistere, d’accordo?-
Nami annuì e si aggrappò a lui, dopodiché Zoro, cercando di fare il più piano possibile, se la issò in spalle. Fece per imboccare una direzione, ma si bloccò e si guardò intorno, spaesato: non aveva, guarda caso, la minima idea da che parte dovesse andare.
-Ti guiderò io...- gli sussurrò Nami, spostando lo sguardo verso il cielo e attendendo un altro razzo.
-Di là!- esclamò poi non appena ne vide uno e indicandogli la giusta direzione.
Zoro non se lo fece ripetere due volte e si mise a correre nella direzione mostratagli dalla navigatrice.
-Hai...hai visto che alla fine mi ci hai portato in braccio?- mormorò Nami, abbozzando un piccolo ghigno.
-Si, a quanto pare...- le rispose guardandola con la coda dell’occhio e facendo un sorriso amaro.
Proseguirono per un bel po’; fortunatamente la luce della luna illuminava l’ambiente circostante, permettendo ai due pirati di vedere la strada da percorrere, e senza incontrare nessun tipo di ostacolo, fino a quando non intravidero un enorme formica nera.
Quest’ultima, accortasi della loro presenza, si avventò subito contro i due pirati.
Zoro schivò prontamente l’attacco, dopodiché sguainò una spada con una mano, mentre con l’altra reggeva la navigatrice.
La formica tornò nuovamente all’attacco e alla fine lo spadaccino, con un paio di colpi ben assestati, riuscì ad eliminarla.
Ripresero il cammino e lungo la strada si imbatterono in molti altri nemici. Zoro riuscì ogni volta ad eliminarli tutti, sentendosi man mano sempre più debole e affaticato, sia per il precedente scontro con Beolder, sia perché il dover trasportare Nami lo penalizzava molto dal punto di vista dell’agilità e quindi, a causa di ciò, era già stato ferito numerose volte. Ma nonostante questo alla fine di ogni scontro non si fermava nemmeno un istante per riposare, non voleva assolutamente perdere tempo, ne valeva la vita di Nami.
E tutto questo non era sfuggito alla navigatrice, che nel frattempo lottava per rimanere lucida. Aveva visto lo spadaccino indebolirsi sempre di più e tutto solo per causa sua. Non potevano continuare così, Zoro non poteva sia trasportarla sia difenderli dagli insetti, non avrebbe retto ancora per molto. E poi sapeva che ormai per lei era finita; stava perdendo troppo sangue e la ferita si era anche infettata. Perciò rimaneva solo una cosa da fare...
-Lasciami qui...- mormorò infine, stremata. 
-Cosa!?- esclamò lo spadaccino fermandosi di colpo. Quella che stava parlando non era la Nami che conosceva.
-Hai capito benissimo...Voglio che tu mi lasci qui- ripeté la navigatrice, con voce rotta, ma decisa.
-Il dolore ti sta dando alla testa, Nami. Non sai quello che dici- replicò Zoro, guardandola con la coda dell’occhio.
-Si che lo so invece ed è l’unica soluzione...-
-Non so cosa ti sia preso, so solo che mi stai facendo arrabbiare- disse lo spadaccino, iniziando ad innervosirsi.
Ma la navigatrice proseguì imperterrita –Sai anche che tu che per me ormai è finita, non cercare di mentire a te stesso!-
-Adesso piantala...- ringhiò Zoro.
-Sono solo un peso! Non lo capisci??-
-Sei tu che non capisci!- esplose lo spadaccino, facendo sussultare appena Nami.
-Ma ti rendi conto di quello dici? Mi stai chiedendo di lasciarti qui a morire! Come pensi che possa vivere sapendo che ti ho abbandonata?? E secondo te che cosa dovrei dire agli altri!? Se non vuoi farlo per me, allora fallo per Rufy e tutti gli altri, fallo per il tuo sogno...-
-Zoro...-
-Rassegnati Nami...-  la interrupe lo spadaccino –Non ho alcuna intenzione di lasciarti- e detto questo riprese a correre, considerando la questione chiusa.
Nami sospirò, poi abbozzò un sorriso, decidendo di non insistere più.
Proseguirono ancora per un po’, senza incontrare altri nemici. Ormai mancava davvero pochissimo al punto in cui si trovavano loro compagni, erano vicini, ma Nami, per quanto si fosse sforzata, non ce la faceva davvero più. La vista iniziò pian piano ad annebbiarsi e la navigatrice fu costretta ad appoggiare la testa sulla spalla di Zoro, non riuscendo più a tenerla ritta. Sentì un’altra fitta che le mozzò il respiro.
Ripensò un istante a tutti i suoi compagni, a Rufy, a Robin, Sanji, Usop, Chopper, Franky, Brook... probabilmente non gli avrebbe più rivisti.
Si strinse più forte che poté a Zoro, volendolo sentire ancora più vicino, mentre le forze la abbandonavano.
-Quanto avrei voluto vederli...un’ultima volta...- sussurrò sfinita, per poi perdere i sensi.
-No, Nami! Nami!- la chiamò Zoro, ma inutilmente. Si rese poi conto di essere spacciato, senza le indicazioni della navigatrice non sarebbe mai riuscito ad arrivare dagli altri. C’era quasi, stava solo da scegliere se andare a destra o a sinistra. Si guardò attorno spaesato, ma questa volta non doveva sbagliare. Scelse infine una direzione che, per la prima volta, fu quella giusta.
Arrivò in uno spiazzo, dove si trovavano Brook, Franky, Usop e Chopper. Il primo a vederli fu proprio la renna, che gli corse incontro.
-Zoro! Per fortuna siete riusciti ad arrivare! Ma...Che cosa è successo a Nami?? È ferita!- esclamò il dottore, agitatissimo.
-Ti spiegherò tutto dopo, ma adesso devi aiutarla Chopper! È allo stremo-
-Si, si subito!- esclamò la renna, senza perdere tempo e mettendosi subito a medicarla, con i suoi attrezzi da dottore portatili.
Ora che Nami era sotto le cure di Chopper, lo spadaccino si sentì molto più tranquillo. Ormai non gli restava altro che aspettare.



Robin si svegliò di soprassalto in preda a inquietanti sogni che si sforzò di non ricordare, un forte botto l’aveva riportata alla realtà. Aveva dormito un paio d'ore, era ancora notte fonda. 
Da quando Sanji aveva perso conoscenza a causa dell’imprevisto con la talpa, non si era più svegliato e sembrava più lontano che mai, disteso a terra immobile. Robin aveva cercato di aiutarlo come poteva, ma il cuoco era davvero messo molto male e la ragazza non aveva avuto altra scelta che aspettare che si riprendesse, approfittandone per riposarsi un po’.
Un altro scoppio risuonò nella notte e Robin vide in cielo un enorme cascata di luce rossa: un fuoco d’artificio. Guardò per un attimo quello spettacolo pensierosa.
“Mh, deve trattarsi dei miei compagni, non penso che gli insetti siano degli esperti pirotecnici”
Robin decise di rimettersi in marcia verso quelli che credeva essere i suoi compagni, visto che ora sapeva in che direzione andare. Non c'era tempo da perdere con Sanji in quello stato ogni secondo era di vitale importanza. Riprese il cammino trasportando il cuoco grazie ai suoi poteri. La luce della luna le permetteva di vedere abbastanza bene per potersi orientare. Camminò alcune ore, poi all'improvviso sentì un rumore fortissimo simile a un ronzio. Capì immediatamente che si trattava di un altro di quegli insetti giganti e si vide perduta. Anche Sanji con quel frastuono si svegliò, ma sembrava stare davvero male e faticava a restare lucido. Alcuni istanti dopo atterrarono davanti ai loro occhi tre enormi zanzare. Robin indietreggiò e si mise al fianco di Sanji, il quale cercava di capire che cosa stesse accadendo.
-Che belle ssscorte di sssangue che vedo!- disse la prima, che pareva essere una femmina.
-Finalmente avremo cibo a volontà!- esclamò il secondo, uno zanzarone rotondetto.
-Calma, calma, ragazzi! Vediamo quello che si può fare- li zittì il terzo con autorità -Mi presento: io sono Zack e loro sono i miei cugini Zarina e Bonzo. Mettiamo subito in chiaro due cose: primo noi siamo zanzare, vogliamo il vostro sangue per nutrirci, secondo noi non apparteniamo a quella marmaglia di insetti che avete incontrato finora. Noi non lavoriamo per Lui...-
Robin lo interruppe sospettosa: -Parli di quel Paciano?-
-Esatto, sto parlando di colui che ha dato agli insetti i bracciali per parlare, il capo dell'isola. Tutti gli insetti hanno tratto vantaggio dal fatto di essere diventati più grandi, ma per noi era meglio essere piccoli in confronto agli umani, ci era più facile nutrirci. Infatti ci siamo ribellati, siamo scappati e ora non abbiamo più niente a che fare con lui. Ciò non risolve il nostro problema con il cibo, c'è solo un piccolo villaggio di uomini sull'isola e ci offrono tutto il sangue possibile in cambio del nostro aiuto nei combattimenti, ma più di tanto non possono fare, quindi appena sbarca qualche umano dobbiamo approfittarne se non vogliamo morire di fame- concluse.
-Dovremmo lasciarci mangiare da voi?- rispose Robin fredda.
-Non esattamente...- provò a spiegare Zack, ma Sanji lo interruppe.
-Prendete me! Ormai non ho più speranze, morirei in ogni caso, ma vi prego lasciate andare la ragazza!-
Robin lo guardò supplichevole nella speranza che rinunciasse da solo al suo folle piano, ma Sanji fuggì il suo sguardo e continuò a blaterare con la voce spezzata cercando di convincere le zanzare. Robin allora capì che doveva intervenire. Fece fiorire una mano che tappò la bocca a Sanji impedendogli di parlare.
-Non ascoltatelo: ha già perso molto sangue e non sta bene, sta delirando, non sa quello che dice. Ho un patto da proporvi, piuttosto-
Sanji si dimenava per liberarsi dalla stretta della ragazza, ma non vi riuscì così morse la mano che lo imbavagliava. Robin fremette e si guardò il palmo sanguinante, ma riuscì a non mollare la presa sul cuoco, il quale stava troppo male e perse di nuovo conoscenza.
-Ti ascolto, se il tuo patto sarà equo sarò felice di accontentarti- rispose Zack.
-Potrete avere tutto il sangue che riuscirete a prendermi senza farmi svenire...- continuò Robin.
-In questo caso la quantità dipende solo da te...-
-Non dubitare. Se ci porterete dai nostri compagni potrete avere buone quantità di sangue senza uccidere nessuno. Vi prego non considerate il mio amico, è già stato ferito dagli altri insetti e ha perso molto sangue, il vostro intervento lo ucciderebbe. Anzi, vi chiedo di fare il prima possibile, proprio perché ha immediato bisogno di cure-
-Mi sembra un buon piano voi che ne dite?- chiese Zack ai suoi cugini.
-Sssi, otterremo tutto il sssangue di cui abbiamo bisssogno!-
-Già, pancia mia fatti capanna!-
-Bene allora è deciso: faremo come hai detto tu. Dacci un po' di sangue e noi ti porteremo in volo fin dove desideri. A proposito, sai dove si trovano i tuoi amici, vero?-
-Certo-
-Allora procediamo-
Robin si avvicinò alla prima zanzara, Bonzo. La ragazza gli porse il braccio e l'insetto la punse. Era molto simile ad un prelievo del sangue se non fosse per il fatto che il pungiglione era molto più grande di un ago e la quantità del prelievo anche. Robin si sentì subito mancare ed impallidì, ma si sforzò di resistere il più possibile. Presero un po' di sangue anche Zack e Zarina, poi lasciarono che si riprendesse un attimo. Robin riuscì a restare in piedi seppur barcollando.
-Tutto bene?- chiese Zack.
-Si, ora possiamo andare-
Come promesso Zack prese Sanji e Zarina sollevò Robin, poi le zanzare si alzarono in volo tra gli alberi immensi della foresta notturna. Il cuoco abbandonato in groppa alla zanzara rischiava di cadere in continuazione e Robin dovette usare i suoi poteri per evitare che precipitasse. Era preoccupata per i suoi compagni e si chiedeva chi avesse sparato i fuochi. Sperava che le zanzare non richiedessero troppo sangue dai suoi amici e, soprattutto, era molto in pensiero per Sanji: non riusciva a immaginare cosa avrebbe fatto se gli fosse accaduto qualcosa. Seguendo le indicazioni di Robin le zanzare giunsero finalmente in vista di una specie di accampamento: in mezzo alla foresta scura come a pece appariva come un'isola per un naufrago, una luce in mezzo alle tenebre. Proprio mentre sorvolavano l’insediamento pirata con Sanji e Robin in groppa le zanzare cominciarono a rimpicciolirsi, come anche tutto il resto. I pirati ritornarono proporzionati all'isola e gli insetti non furono più in grado di sorreggere i due ragazzi. Precipitarono da diversi metri di altezza mentre i loro compagni guardavano esterrefatti. Robin si rese conto che Sanji stava per schiantarsi al suolo e utilizzò "Cient fleur spider net" per frenare la sua caduta, ma non fece in tempo a preoccuparsi anche di sé stessa, per fortuna Franky la prese al volo. Robin corse immediatamente verso Chopper per avvertirlo delle gravi condizioni di Sanji, ma cadde a terra sfinita. Era indebolita dalla perdita di sangue e dall'uso eccessivo dei suoi poteri. Chopper si avvicinò preoccupato, ma quando si accorse che era soltanto svenuta per la stanchezza decise di andare da Sanji. Con l'aiuto di Usop lo portarono su un giaciglio, mentre Franky e Brook cercavano di fare rinvenire la ragazza. Quando Robin riprese conoscenza corse a vedere come stava Sanji e Chopper le disse che era molto grave, ma che forse se la sarebbe cavata. Vide Nami giacere lì vicino: sembrava essere in pessimo stato come confermò anche Chopper. La renna si stava concentrando per curare tutte le ferite del cuoco il prima possibile e Robin cercò in tutti i modi di aiutarlo passandogli gli oggetti necessari. Dopo che il medico ebbe terminato l'operazione sentenziò che ora non potevano fare altro che aspettare. Robin, allora, si sedette vicino sia a Sanji che a Nami, e attese.










Note delle Autrici


Buon Salve! 
Scusate il ritardo, ma siamo a Maggio e come ben saprete è un mese molto impegnativo per tutti: IL MESE KILLER %(
Per fortuna tra poco finirà la scuola e potremo tornare a pubblicare più frequentemente ;)
Al prossimo capitolo!


Robin                                                      Nami




 
   
 
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