Capitolo
3
Maschere
di ferro e i mille volti della malinconia
L’enorme
portone della casa di IV si
aprì con un cigolio frastornante e cupo, presentando agli
occhi del ragazzo e
di Angelina un macabro e lunghissimo corridoio, illuminato in parte
dalla luce
tenue delle ampie finestre colorate, proprio come un rosone di una
chiesa
gotica. Il pavimento di marmo era lucidissimo ed era coperto da un
tappetto
particolarmente pregiato e curato in ogni dettaglio.
Intorno
a loro, vi era la presenza
di numerosi oggetti che gente comune non poteva certo permettersi di
avere.
Data la loro bellezza e rifinitura, era ovvio che tutta
quell’oggettistica
appartenesse ad una famiglia ricca e nobile come quella del celebre IV,
il
quale però non sembrava curarsi minimamente delle cose che
gli stavano intorno…
Infatti, Angelina notò, come prima cosa, che il ragazzo
stava lentamente
cambiando espressione, passando da pura spensieratezza e fierezza, ad
un misto
di inquietudine e tormento. Di certo, lei ormai aveva compreso il reale
motivo
di questo cambiamento da parte di lui, ma era rimasta ancora
sconcertata da
come il ragazzo aveva descritto caratterialmente il proprio padre:
eccentrico,
rompiscatole, crudele, infantile, senza pietà per coloro che
gli si opponevano,
ogni tanto (ma raramente) compassionevole...
“Insomma,
una perfezione di padre!
In fondo, mica è tanto diverso dal mio” pensava
ironicamente Angelina durante
la camminata.
Nonostante
lo avesse descritto così
negativamente, IV aveva assicurato ad Angelina di non preoccuparsi dal
momento
che sapeva che il padrone di casa non si sarebbe comportato da emerito
antipatico con la nuova cameriera.
Mentre
i due camminavano
silenziosamente, ad un tratto si sentì da lontano, lungo la
fine del corridoio
un rumore assordante che ricordava tanto quei classici suoni a tutto
volume che
si sentivano nei cinema.
-Ma
che succede IV?- chiese Angelina
curiosa.
IV,
senza voltarsi nella sua
direzione, rispose con aria infastidita: -No, niente, è mio
padre che si da’
alla pazza gioia come al solito-
-Come
sarebbe? Ma allora è vero che
lui un tipetto alquanto allegro!- affermò lei con aria molto
divertita. Invece
IV non si divertiva per niente, anzi, sembrava molto irritato dalla
situazione
e dibatté le considerazioni di Angelina dicendo: -Allegro
quando gli fa comodo!
Sapessi quanto mi tocca sopportarlo ogni giorno! Tu sei fortunata,
almeno farai
il tuo lavoro in casa e ti occuperai di ciò che
sarà utile per noi… Ma io e i
miei fratelli… -
-IV,
è pur sempre tuo padre. Cerca
di trattenerti… vedrai che un giorno lui cambierà
atteggiamento dopo che avrà
capito la tua reale natura- lo incoraggiò lei con un largo
sorriso.
-Grazie
Angelina- rispose lui,
avvicinandosi alla porta che l’avrebbe condotto nella famosa
stanza di Tron e
spingendo la maniglia…
Una
risata maligna e insopportabile
si espandeva e rimbombava assieme ai suoni della televisione in tutta
la
stanza.
Angelina
entrò molto lentamente
poggiando due piedi sull’uscio della porta per poi dirigersi,
insieme a IV,
verso due singolari personaggi che stavano entrambi guardando la TV.
Uno di
loro era in piedi, alto, e con dei lunghissimi capelli argentati che
cadevano
fluttuosi coprendo tutto il retro del corpo, comprese le gambe.
L’altro
era seduto su un’imponente
sedia di tessuto la cui altezza non permetteva una buona vista della
persona in
questione. Però una cosa era certa: la voce che continuava a
ridacchiare era
sicuramente la sua visto che si percepiva benissimo
dall’altra parte della
sedia.
Ciò
che invece si presentava sullo
schermo gigantesco era l’unico elemento comico e divertente
che Angelina aveva
visto finora all’interno dell’abitazione: i cartoni
animati.
-Tron
ha dei gusti particolari,
cerca di perdonarlo- le sussurrò all’orecchio IV
che ad un certo punto iniziò
ad alzare la voce nel tentativo di farsi sentire dai presenti.
-Eccomi
qui Tron-
A
quel punto, la voce infantile e
canzonatoria di Tron si fermò e il volume della televisione
si abbassò
automaticamente.
Il
ragazzo alto si voltò, mostrando
uno sguardo particolarmente malinconico e serio.
-IV,
finalmente sei tornato. E’ da
un po’ che Tron ti aspetta-
IV
si scusò fin da subito, vedendo
l’atteggiamento chiaramente autoritario del fratello
maggiore.
-Scusami
V ma…-
V
ribatté, senza lasciarlo finire:
-La
prossima volta, vedi di avvisare
nel caso dovessi fare tardi. Ci siamo capiti?-
-Mi
dispiace, ma io veramente volevo
parlare con Tron. Potresti andare per favore?- chiese, badando bene di
scandire
e moderare le parole per evitare di entrare in conflitto con lui.
-Eh
no, caro IV, non si trattano
così i propri fratelli- disse la misteriosa e minacciosa
voce del padrone di
casa, che ad un tratto sì alzò bruscamente dalla
sedia e si diresse verso i due
figli…
Angelina
s’inquietò non appena la
figura di Tron, ridotta ai minimi termini, si fece sempre
più visibile.
-Oddio…-
sussurrò lei, sbarrando gli
occhi.
Lo
guardò intensamente e finalmente,
dopo tanto tempo, fu in grado di descriverlo: era
dell’aspetto di un bambino di
circa dieci anni, dai lunghi capelli biondi legati in una treccia che
scendeva
lungo la spalla destra, con indosso un elegante soprabito azzurro sopra
una
camicia bianca in stile borghese, i pantaloni candidi e piccole scarpe
marroncino ai piedi.
Ma
il dettaglio forse più cruciale
di quel personaggio così strano e al tempo stesso
misterioso, era ben altro: la
sua faccia.
Proprio
così.
Il
volto di Tron non era
paragonabile a quello di nessun’altra persona che Angelina
aveva avuto modo di
conoscere in tutta la sua vita.
La
maschera di ferro che il bambino
indossava gli conferiva un’aria particolarmente inquietante e
minacciosa. Solo
un occhio ambrato era visibile, l’altro invece era
stranamente coperto da una
lente rossa posta sulla maschera stessa.
Angelina
era sconvolta ed
esterrefatta. Il senso di inquietudine si concretizzò sempre
di più e la
ragazza non poteva fare a meno di negare quanto potesse essere strano
l’ambiente di quella casa, visto che era comandata a spada
tratta da un simile
soldo di cacio!
Di
certo Angelina era sicura che
d’ora in avanti avrebbe condotto una vita nettamente
più movimentata rispetto a
quella in campagna, così decise di mostrarsi fiera di
sé di fronte al suo
padrone, il quale continuava a fissarla interrogandosi su chi potesse
essere
quella ragazza che il figlio aveva portato a casa.
Fu
in quel momento che lui parlò a
lei per la prima volta.
-Tu
chi saresti, signorina?-
Angelina
inghiottì un po’ di saliva
prima di rispondergli e poi, fingendo una lieve tosse:
-Ehm
ehm… Io mi chiamo Angelina,
signore-
Lui
reclinò la testa e chiese
gentilmente:
-Da
dove vieni?-
-Io
beh…-
IV
li interruppe momentaneamente:
-Tron, devi sapere che lei è abbastanza chiusa…
L’ho trovata per strada, mentre
facevo il mio fanservice. Non sapeva dove andare quindi d’ora
in poi vivrà qui
con noi-
V,
che stava assistendo al dialogo
silenziosamente, iniziò a parlare, ma con tono ancora
più deciso di prima.
-Non
prendere decisioni affrettate,
IV. Lascia che Tron ponga le sue domande invece di continuare ad
interrompere
come al solito-
IV
borbottò qualcosa tra sé a sé,
poi si mise da parte, senza però cambiare idea sulla sua
decisione.
-Ok,
vedo che siamo alle solite come
sempre- affermò, lamentandosi del comportamento irrisorio
del padre e quello, a
parer suo, detestabile del fratello maggiore.
-Vengo
da Gardeyard, signore…-
Tron
riconobbe il luogo campagnolo
in cui la ragazza aveva vissuto fino a quel momento e
attribuì subito quei
posti al lugubre vero e proprio, poco adatti al mestiere che la ragazza
voleva
intraprendere. Tron, sebbene poco necessitato dell’aiuto di
una cameriera,
trovò comodo l’idea di averne una proprio in casa
sua visto che oramai il vero
e proprio compito della famiglia era la loro vendetta nei confronti del
Dr.
Faker e che quindi c’era poco tempo da dedicare ad altre cose
più spicciole.
Quindi
dopo averci riflettuto su, V
e Tron finalmente decisero: lei sarebbe rimasta con loro a patto che
mantenesse
assoluta obbedienza a tutti i membri della famiglia Arclight,
soprattutto Tron,
naturalmente.
Angelina,
felicissima, abbracciò IV.
-D’ora
in poi ci sarò io a tirarti
su il morale… Se avrai bisogno di aiuto non esitare a
chiederlo e mi raccomando
fammi sempre sapere che tipo di torta piace a tuo padre,
cosicché io possa
preparargliela, ok?-
-D’accordo
cara, sei la benvenuta in
casa Arclight!- esclamò lui, esaltando dalla gioia.
Poi
continuò -Comunque sia, domani
ti presenterò una persona che adesso purtroppo
sarà già a letto visto che va
sempre a dormire presto-
Detto
ciò, ad Angelina venne in
mente di controllare l’orologio e notò appunto che
erano le 23.50 circa…
-Oddio,
quanto è tardi, sarà meglio
che vada a letto anch’io o inizierò a lavorare
malissimo domani- esclamò lei,
iniziando ad accelerare il passo verso la sua stanza da letto.
-Ma
comunque chi vorresti
presentarmi domani?” chiese poi, maliziosa.
IV
aggrottò le sopracciglia e
rispose: -Mio fratello III, il piccolo della famiglia-
Angolino
dell’autrice:
Sì
lo so, lo so… molte di voi adesso
avranno una voglia matta di uccidermi per aver osato stare ferma un
MESE senza
continuare! Vogliate perdonarmi per questo, ma il fatto è
che a scuola mi
stanno letteralmente distruggendo e in questo periodo sono strapiena di
verifiche o interrogazioni. Spero che allungando un pochino il
capitolo, abbia
fatto meno errori rispetto ai primi capitoli. Siete tutti fantastici,
soprattutto chi ha avuto la pazienza di attendere cosi tanto il
proseguimento
di questa storia ^^ Vi voglio bene raga e ci becchiamo al prossimo
capitolo ^^
Bye!