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Autore: hikaru83    25/05/2014    2 recensioni
La storia di Hana e Ru, accompagnata dalle canzoni che amo. Jovanotti, i Negramaro, Max Pezzali e probabilmente altri, mi aiuteranno a raccontare della coppia che adoro.
Ogni fic avrà un finale proprio, sono collegate seguendo un filo temporale, ma hanno senso anche se lette singolarmente.
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Non è mai abbastanza
 
 
Se, ti chiedessero se c'è,
qualcuno che ti ha amato al punto di pensare che poi in cambio non voleva niente,
tranne fossi felice, che ti lasciasse in pace
e di riaverlo accanto per fargli capire che per te,
non è mai abbastanza, no non è mai abbastanza,
scusa se ti interrompo, ma forse non ti rendi conto che per me,
non esiste il mondo perché per primo esisti tu.


La mia vita scorreva tranquilla, assolutamente tranquilla prima di incontrarti.
Una volta chiesi a mia madre perché avesse scelto papà, che dal mio punto di vista era solo quello che vedevamo nei weekend, e neanche in tutti, troppo impegnato per il resto della settimana per occuparsi di noi. Non capivo come potesse aver scelto una vita in quasi del tutto solitudine, lei che amava le chiacchiere, la gente, la confusione, per quell’uomo aveva rinunciato a tutto, e non ne capivo il motivo.
Lei mi guardò negli occhi e mi disse che era sicura che esisteva qualcuno per cui sarei stato disposto a qualunque cosa, a rinunciare a tutto, anche al sogno più grande pur di vederlo felice, e che quando sarebbe successo l’avrei capita.
Io pensai che solo mia madre poteva amare senza chiedere nulla in cambio, ricevendo solo silenzi e rari sorrisi, che per lei però erano più importanti di qualsiasi cosa al mondo. “Vivo per te e per tuo padre, Kaede. Ricordatelo, un giorno anche tu vivrai per qualcun altro e quando succederà non ti sentirai più solo.” Mi sembrava impossibile, io non avrei mai rinunciato a nulla per nessuno, di certo non ai miei sogni. E invece... e invece mi sono scontrato con un tifone umano. E ricordo bene come, mentre scendevo le scale della terrazza dopo il nostro primo incontro, le parole di mia madre mi risuonassero in mente, come se la sentissi ripetermele proprio in quel momento.
Non l’ho accettato subito, anzi, in realtà non l’avevo accettato del tutto neanche prima che tu mi venissi a prendere all’aeroporto, quando finalmente di dichiarasti nel modo più dolce del mondo, almeno per me. Che coraggio devi avere avuto?
Non sapevo cosa fare, neanche dopo che ti presero di peso e ti trascinarono fuori, dovevo partire, non potevo rinunciare al mio sogno. Pensavo a tutto questo quando mi ritrovai all’esterno dell’aeroporto, e ti vidi, seduto sul marciapiede, lo sguardo basso, le spalle che tremavano, stavi piangendo, e mi si strinse il cuore, credevi fossi partito e stavi piangendo. E lì ho capito davvero le parole di mia madre, per primo c’eri solo tu.
 
Tu che mi attraversi e tu,
tu che di stelle vesti il cielo e mi convinci che di te non ne avrò mai abbastanza.
E tu, ciò che poi non ti aspetti, tu che piangi e non nascondi niente,
neanche quando dici che hai sbagliato e vuoi cambiare, tu, così forte e solo, tu...


Cosa farei senza di te non lo so proprio. Non riesco a vedermi senza il tuo caos perenne intorno a me, senza le tue chiacchiere, la tua confusione, i tuoi sorrisi, sono la mia droga, sono dipendente da te. Amo tante cose di te, ma quella che mi fa impazzire è il tuo modo di non temere di esprimere le emozioni nessuna emozione, non temi ciò che potranno pensare gli altri, vuoi essere libero di essere quello che sei. Non ti vergogni di piangere, come quando mi hai raccontato di tuo padre, o come quando mia madre ti ha abbracciato appena scesi dall’aereo e ti ha detto che dovevi assolutamente chiamarla mamma, e poi si è messa a piangere anche lei, il tutto mentre io e mio padre facevamo finta di non conoscervi.
Tu che anche se circondato dagli altri a volte ti sentivi solo, proprio come me, ma al contrario di me avevi la forza di occuparti degli altri, di farli sorridere di essergli amico. Ho scoperto che tu sei molto più forte di me.
 
Tu, così diverso e uguale, tu campo di girasoli accendi i miei sorrisi,
quando prima di spogliarti dici che,
di me tu ti vergogni e cambi espressione e dici amami più forte e fai tremare il mondo,
ma non capisci che, non esiste il mondo, perché per primo esisti tu.


All’inizio pensavo che fossimo davvero troppo diversi, come potevo essermi innamorato di te? Come potevamo essere felici insieme se poi ogni decisione da prendere era uno scontro? Poi ti ho conosciuto davvero e ho scoperto che se anche caratterialmente siamo il giorno e la notte, nelle cose importanti siamo uguali, due gocce d’acqua.
Sono quasi sei mesi che viviamo insieme in America. Sei mesi di passione, amore, risate e allegria, in cui tu hai conservato la tua innocenza, e ti vergogni ancora, ad esempio quando i baci diventano via via più intensi tu ti stacchi un po’ da me e mi chiedi con un filo di voce: “Ede spegniamo la luce?” e poi l’amore inteso con cui ci prendiamo, e tu che dici che è come se tutto il mondo facesse l’amore con noi, e io che cerco di farti capire che il mondo non esiste, non esiste nulla prima di te.
 
Tu che mi attraversi e tu,
tu che di stelle vesti il cielo e mi convinci che di te non ne avrò mai abbastanza.
E tu, ciò che poi non ti aspetti, tu che piangi e non nascondi niente,
neanche quando dici che hai sbagliato e vuoi cambiare...


Quanto sei geloso Hana? Quanto? Che sia chiaro lo sono anch’io, forse più di te, quindi non dovrei parlare proprio, però, io non te lo dirò mai ma adoro quando mi fai le scenate di gelosia, quando a casa strilli e dici che non vuoi che quel tipo, non importa chi tanto per te tutto il mondo vuole portarmi a letto, si avvicini ancora a me, che tu sei il mio unico avversario, che devo guardare solo te. E poi piangi lacrime calde quando capisci di aver esagerato e mi dici che non vuoi più essere così geloso, che sai che ti amo e che gli altri per me non esistono, che vuoi cambiare, maturare, ma io dentro di me spero con tutto il cuore che non succeda, e ogni tanto, lo ammetto, faccio apposta a dare più corda a qualcuno solo per farti ingelosire, e gioisco quando a casa mi urli tutta la tua gelosia, di nuovo, sempre con la stessa forza e quando mi prendi, mi sbatti sul letto e mi fai tuo con tutta la forza che hai in corpo marchiandomi sempre più a fondo.
 
Tu, tu che mi attraversi e tu, ciò che poi non ti aspetti,
mi convinci che di te non ne avrò mai abbastanza...

Tu così forte e solo, tu...


“Kitsune a cosa stai pensando?” Mi dici mentre ti stiracchi come un gatto strusciandoti sul mio petto.
 
“A te.”
 
“A me? E a cosa esattamente? Alla fortuna di aver incontrato il tensai dei tensai?”
 
“A quanto sei idiota.” Gli dico giusto per farlo arrabbiare un po’, mi si butta addosso pronto a una sonora testata quando lo blocco dicendogli: “E a quanto la mia vita sia iniziata nell’istante esatto in cui ne hai fatto parte.” Il suo viso scende allora sul mio, ma molto più delicatamente, e il bacio in cui imprigiona le mie labbra so che è uno di quelli che mi porteranno in paradiso.
 
 
“Ede, spegnamo la luce?”
 
 
Fine
 
 
Note: Non sapevo se ce l’avrei fatta, e invece eccomi qui, (smettetela di gioire così che mi emoziono), come sempre la canzone  non mi appartiene, ma come la precedente è dei modà ho solo cambiato i femminili in maschili per ovvie ragioni, i diritti sono tutti loro e di Inoue per i personaggi. Ringrazio slanif e Pandora86 per le belle recensioni alla scorsa song e tutti coloro l’hanno letta. Alla prossima...
 
 
  
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