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Autore: quod    25/05/2014    0 recensioni
Questa è una mini serie sul mondo di Dark Soul. È ambientata nel fiammeggiante panorama di Lost Izalith, e parla della fine di un grande uomo...
Mi sono preso alcune licenze narrative sulla Lore, quindi siate clementi. Per il resto, buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Finalmente, dopo aver lottato contro un'orda di statue sputafuoco e una bestia a forma di imbuto dai molti occhi e dalla bocca posta in alto, il Prescelto, nonostante fosse un pò ammaccato e si fosse bruciacchiato un lembo dell'armatura, decise che si poteva permettere di rinfoderare lo spadone. Non sentiva nessun altro rumore che non fosse quello dei suoi passi e il debole eco di questi, che si rinfrangeva su quelle vuote pareti di pietra grezza, in mezzo a tutto quel mare di lava. «Lost Izalith... che posto di merda» pensò Valgt, il Prescelto. Ma non riuscì a finire di formulare la frase che un rumore lieve di passi precedette una sfera rossa scagliata verso la sua direzione. Grazie ai riflessi acuminati dai mille pericoli che aveva passato, riuscì a rotolare prontamente di lato, schivando così l'esplosione creatasi quando la sfera aveva toccato terra, e a sfoderare lo spadone e ad alzare davanti a se il nero scudo che aveva sottratto tempo addietro al cadavere di un Cavaliere Nero. Da dietro il suo scudo cercò febbrilmente con gli occhi la fonte del pericolo, e la vide: una figura incappucciata in un mantello blu, con il braccio destro teso verso di lui. Si accorse subito del perchè di quella strana posa: l'enorma sfera di fuoco era in volo verso di lui. Non potè altro che ripararsi dietro allo scudo e resistere alla terribile deflagrazione che ne seguì. Contro le sue stesse previsioni, Valgt riuscì a resistere in piedi all'urto, e subito corse verso la figura, che distava una cinquantina di metri da lui. Corse con quasi tutta la forza rimastagli nel corpo, e nel mentre una sfera, stavolta più piccola, si accingeva a colpirlo, rotolò nella direzione del piromante. Era arrivato praticamente ai suoi piedi, e decise di approfittarne: nel rialzarsi, con la sua fida Claymore vibrò un colpo letale dal basso verso l'alto. Il colpo ebbe effetto. La figura, con la scura veste stracciata, stramazzò a terra, rivelando un corpo di donna. Valgt tuttavia sapeva che cadere in quel dannato mondo non significava necessariamente la morte, e con la lama disegnò in aria una terribile mezzaluna diretta al collo della piromante. Il sangue schizzò nell'aria e la donna ebbe un spasmo. Era tutto finito. Valgt cadde sulle ginocchia, stremato dal peso delle recenti battaglie. Estrasse la fiaschetta verde dalla piccola borsa che teneva sulla schiena, e ne bevve con avidità un sorso. La scarsa bevuta era bastata: sentì le forze tornargli nel corpo, e ristorato si alzò in piedi. Il cadavere della piromante giaceva inerte alla sua sinistra. Poggiò il bel spadone per terra, stavolta con i sensi bene all'erta, e cominciò a frugare sul cadavere. Conosceva bene le proprietà di quel mantello: l'orlo dorato di quel tessuto pesante e ruvido tradiva l'enorme capacità di resistenza ai colpi magici, ed era pure altamente ignifugo. Ma ormai era solo un grosso straccio, nessuno avrebbe più potuto servirsene a causa dello strappo che percorreva l'intera superfice. Valgt si morse le labbra alla vista del corpo sotto la veste. Già ogni volta che gli toccava frugare un cadavere (cosa che accadeva spesso) si sentiva un sacrilego, adesso che il cadavere in questione era quello di una donna si sentiva ancora peggio, alla stregua di un necrofilo. Allontanò quei pensieri, inutili nel mondo nel mondo in cui era, e visto che davanti il corpo non aveva rilevato nessuna sorpresa di valore, a parte dei candidi seni che il sangue macchiava, lo girò dall'altra parte, sulla schiena. Aveva visto giusto: sotto la veste giaceva un catalizzatore eburneo, che al tocco gli trasmise una sensazione di... antichità, come se, toccando quel catalizzatore, avesse preso in mano l'unica testimonianza di un mondo che ora non c'era più. Probabilmente per un mago quel catalizzatore aveva immenso valore, ma lui era un uomo che si affidava alla spada e a qualche miracolo: non faceva per lui. Appoggiò il catalizzatore su un muro, e quindi ricompose alla meglio il cadavere, e prese una decisione: gli avrebbe dato un degno funerale. Il tutto sommato bel corpo di donna che teneva tra le braccia emanava una magica aura di eternità, e probabilmente era veramente un incantesimo a lui sconosciuto a non aver permesso l'invecchiamento di quella donna che, era pronto a scommettere, aveva centinaia, forse migliaia di anni. Senza saperlo, aveva visto quasi giusto. Non era un semplice incantesimo ad aver conservato la giovinezza in quel corpo, ma qualcosa di ben più antico e potente. Ma lui ignorava ciò. Con il corpo tra le braccia fece lentamente a ritroso la strada che aveva percorso per arrivare fino a quel punto, fino a che non tornò a quello che lui chiamava lago di lava. Valgt appoggiò il corpo a terra, la lava incandescente a nemmeno un metro da lui. Tolse la superba veste al corpo, e delicatamente, come a volersi irrazionalmente scusare di averla uccisa, prima le gambe, poi il resto del corpo posizionò sulla lava. Subito il fuoco cominciò a lambire la carne di quell'antico essere. Valgt si alzò in piedi, e sciolse nell'aria rovente un canto sacro che narrava di una principessa amata da tutti.
  
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