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Autore: ParalyzedArtwork    25/05/2014    1 recensioni
”Cosa volete?”
“Quello che continua a dividerci e continua a tenerci uniti. L’odio verso di voi, quello che continua a gettarci nel caos ed ha farci risorgere.”
Genere: Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non riusciva ancora a muoversi quando sentì come se qualcuno le stesse beccando sulla pelle. Aprendo gli occhi vide che sopra di lei, in una danza circolare, c’erano degli uccelli. L’uccello che si stava avvicinando a lei, le diede una  beccata sul braccio, così che Cassidy si svegliò  e scansandosi, l’intera colonia si mosse.
Si mise in ginocchio e l’anciò uno dei coltelli che aveva messo in una tasca fatta di stoffa contro di loro. Lo stormo era quasi volato via ma riuscì a prenderne uno. Stava per esultare, probabilmente aveva trovato la sua prossima cena, quando l’uccello andò a fuoco.
Cassandra rimase basita, lo sguardo che prima ispirava fiducia e  coraggio adesso era smarrito e dubbioso. Avvicinandosi al corpo dell’uccello, vide solo il coltello intorno ad un cerchio nero. Cercò di capire che razza di strana creatura fosse quella, finchè non rivide lo stormo precedente e sentì il loro richiamo. Uccelli Del Sole. Erano gli uccelli che negli antichi racconti di Fra Cliff venivano cacciati in una lotta infinita, erano loro che alimentavano le lotte tra i Gaunt ed i Ghoul. Erano prede facili da ottenere, si avvicinavano al predatore facilmente, ma se colpite di scatto prendevano fuoco. Mangiarle, per lei, non sarebbe stato salutare, anche perché erano bestie maledette. Avevano preso un po’ dai discendenti di Icaro. Discendenti, la cui dinastia, ormai  si era estinta, probabile che furono colpiti da un perdono improvviso dall’alto e il loro lato maligno si fosse riversato verso Gaunt e i Ghoul o erano solamente diventati uccelli. Nessuno ne era al corrente, non erano mai stati nemici temibili o grandi amici. Vivevano in disparte, volando intorno al sole, ogni tanto davano fastidio alle creature sulla sabbia, ma di rado. I Ghoul probabilmente li preferivano nelle loro vecchie sembianze umane, più facili da catturare e mangiare; anche se la sua gente non li aveva mai osservati da vicino. 
Erano andati definitivamente via dalla ragazza e decise che fosse il momento di incamminarsi, non aveva idea di dove fosse la Rocca dei Ghoul e soprattutto di cosa l’aspettasse.

Percorse pochi passi quando infondo alla distesa di sabbia vide un’imponente macchia viola e blu che risplendeva alla luce del sole. Cercò di veder meglio inarcando una mano sulla fronte, ma non cambiò nulla. Continuando a camminare la macchia si faceva sempre più visibile e notò che era un enorme edificio a forma di poligono.
Non era un castello normale, non aveva torrette o si ergeva in alto, era basso e tozzo ed era di un colore stranamente luccicante violaceo e turchese.
Era un castello insolito e l’unico che si vedesse all’orizzonte. Marì aveva detto che l’avrebbe lasciata il più possibile accanto alla rocca e quella, per ciò, sembrava essere l’unico edificio presente lì intorno.
Avvicinandosi alle pareti della rocca, vide che non erano completamente lisca, ma non si capiva molto neanche guardandola da vicino. Non c’erano serrature in vista o qualcosa riconducibile ad un portone, solo un’enorme lastra luccicante che ricopriva la Rocca.


Pose una mano sulla superficie dell’edificio, sperando di poter individuare qualcosa nascosto alla vista, ma in quell’istante sentì come numerosi spilli aguzzi  conficcarsi nella carne. Immediatamente tirò via la mano sinistra ed in quel momento sentì ogni aguzzo spino uscire dal suo palmo. La rocca era ricoperta di squame appuntite, che creavano una superficie liscia solo alla vista. Squame che sembravano fatte di cristallo.
Il cristallo a quei tempi era un materiale molto raro e difficile da trattare. Nei tempi precedenti all’infanzia di Cassidy solo le cariche più alte delle confraternite potevano possedere armi in cristallo con rifiniture di preziosi minerali; anche la gente comunque possedeva oggetti in minerali. C’erano numerosi punti al di fuori della Fazione nord-est dei Mastini, in cui risiedeva, che li rifornivano di minerali preziosi e di cristallo e questo all’interno delle Fazioni Mastine rendeva queste pietre così comuni. Non venivano prodotti molti oggetti, neanche a quel tempo, di tali materiali, ma se ne potevano trovare discreti, soprattutto di piccole dimensioni. C’erano botteghe di intaglio di Cristallo ed alcune di pietre minori, essi erano il frutto di generazioni di segreti, lunghe centinaia di anni. Nessuno al di fuori dei proprietari delle botteghe era a conoscenza di come si intagliassero e le botteghe, eccetto rare occasioni, non assumevano mai ragazzi al di fuori della loro famiglia. Erano segreti antichi che tutt’ora ancora non vennero spiegati. Forse non c’erano modi particolari con cui venivano intagliati tali materiali, ma c’era qualcosa che rendeva questi oggetti particolari, diversi da quelli della normale gente al di fuori delle Fazioni. Nessuno lo sapeva o riusciva a notare perfettamente i particolari, ma qualcosa cambiava anche se erano pietre provenienti non dal loro “mondo”. Tutto ciò non esisteva solo nelle Fazioni Mastine ma anche nel mondo dei Ghoul e dei Gaunt della Notte e degli altri.
Con lo scoppio della seconda guerra di proclamazione della santità, queste botteghe erano andate perdute, come tutti gli oggetti, le armi o anche le stesse miniere. Numerose dicerie affermavano che esistessero ancora intagliatori di Cristallo nelle Fazioni o anche al di fuori ma nessuno ne aveva mai avuto la certezza. Come anche fu per le spade di Cristallo. A quei tempi sia i Mastini che i Ghoul o i Gaunt della Notte, possedevano spade di Cristallo, ma dopo quella guerra ed i patti raggiunti nessuno sa bene cosa ne fosse stato di tali armi. Molti dicono che i Superiori ne abbiano ancora una nascosta tra i loro tesori, ma sono per lo più dicerie infondate, anche perché dopo i patti raggiunti nessuno aveva più bisogno di usarle. Erano spade dalla lama aguzza, le più taglienti e robuste e in loro risiedeva un qualche spirito magico.
Ma nessuno fino al giorno d’oggi avrebbe mai potuto affermare che esistesse anche un palazzo interamente fatto di questa pietra, così preziosa e Cassidy, in cuor suo, non aveva la più pallida idea di come scalfirla. Aveva studiato i libri antichi, per quanto il suo livello lo permettesse, dei segreti dei sacerdoti e dei rituali, ma nulla trattava di ciò o almeno nulla trattava di cose antecedenti alla fine delle guerre della santità. Non c’era nulla di nulla in quei libri che potesse aiutarla e neanche qualcuno o qualcosa. Si lasciò cadere a terra e chiuse per un secondo gli occhi. Rivide  nella sua memoria la Rocca bruciata, Fra Cliff, il Ghoul che l’aveva accolta e tutti gli avvenimenti di quei giorni, rendendosi conto di quanto il tempo fosse passato e di quanto poco avesse potuto fare per la sua gente. La Rocca era l’unico modo che aveva per sapere come tornare a casa o scoprire qualcosa sulle fazioni Nemiche. I Gaunt della Notte si erano rivelati non collaborativi e si trovava sola in un deserto sconosciuto anche ai suoi libri. Aprì gli occhi e fissò la pietra taciturna. Nulla intorno a lei esisteva o creava rumore. Era sola sotto un sole cocente. La sete e la fame si iniziavano a far sentire e la ferita sul braccio le recava sempre più fastidio ed adesso anche la mano le stava facendo parecchio male. Era la mano con i sigilli runali e con il guanto cucito sulla sua pelle. Non c’era sangue sul guanto sembrava come se non si fosse fatta nulla. Si alzò ed andò a controllare le mura della rocca. Le girò un po’ a torno e vide che era un edificio ottagonale dal tetto piatto con otto torrette sugli spigoli. Era un edificio imponente e sembrava nulla ci fosse sulle parti né una serratura né finestre né porte. Improvvisamente si avvicinò alla parete e vide che tra le varie scaglie c’erano delle fessure leggerissime, era come le le varie squame di cristallo appuntito fossero state messe una ad una a formare una parete. C’era solo un modo per aprire un varco nella rocca e forse poteva funzionare. Tracciò fra le fessure con i suoi coltelli la forma di una Runa con due segmenti con in mezzo altri due segmenti inclinate a 45°, Hagalaz. I cristalli vennero un po’ scalfiti e le fessure tra loro aumentarono anche se prima di riuscire in ciò dovette bruttar via molti coltelli. Bagnò una lama con il suo sangue e la passò in quella lieve fessura ottenuta, mise giù il coltello e con il braccio sinistro , stringendo la mano, diede  urlando il nome della Runa un pugno alla lastra di Cristallo.
In quel momento dalle pareti si staccarono numerose lamine e molte si conficcarono nel braccio e nel corpo della ragazza. Cassidy cadde a terra e cercò di ripararsi il più possibile dalle scaglie. Quando tutto ebbe fine di fronte a lei c’era un’apertura di circa un metro e venti. I cristalli erano stati distrutti nel punto in cui aveva inciso la runa ed anche la lamina di ferro che sottostante era stata distrutta, rimaneva solo un muro di legno.
Cassidy tolse via le scaglie che gli si erano conficcate nella gambe e nel braccio, diede un altro pugno al muro in legno che si frantumò in un nano secondo.

Era stanca ma era riuscita ad entrare. Doveva trovarsi al piano terra della Rocca. Era una sala ampia e  spoglia su tutte le pareti. L’interno era totalmente di marmo color beige chiaro. Le torrette che si vedevano al di fuori sporgevano anche all’interno della sala. Non c’era nulla, neanche un lampadario sul soffitto. Alle sue spalle improvvisamente il cristallo che ricopriva le pareti iniziò a rigenerarsi, si girò di scatto e vide la parete che piano piano si ricomponeva, si precipitò contro il foro nel muro che aveva creato, rischiava di rimanere intrappolata lì per sempre, ma insieme al cristallo anche il legno ed il ferro ed il marco si ricrearono. In pochi minuti la rocca era tornata intatta. Cassidy era allibita e aveva un altro problema adesso.  Scosse la testa e girò intorno, era come se la stanza roteasse con se. Era stanca e le ferite sul braccio bruciavano ed anche il palmo della sua mano. Le lacrime cominciarono a scorrere. Doveva  assicurarsi che la rocca fosse isolata e trovare un posto per riposarsi. Si guardò intorno. Nulla. Ma doveva pur esserci una porta.
Si diresse verso una delle sporgenze della sala quando sentì qualcosa proprio davanti a lei, sotto il pavimento bussare. Cassidy rabbrividì.  Ghoul? Si avvicinò lentamente e si accovacciò davanti alla porzione di pavimento da cui provenivano i rumori. I rumori continuavano ma non c’era nessun segno sul pavimento che segnalasse la presenza della porta.
La sala grande dei Ghoul era immersa di luce, anche essendo prima di finestre, non appena si rialzò notò delle delimitazione sulle mattonelle come a simboleggiare la presenza di una botola.
I rumori al di sotto di quella porzione di pavimento continuavano. Chiunque fosse era prigioniero e lei aveva giuro di difendere chiunque avesse avuto bisogno d’aiuto, chiunque fosse stato. Anche se fosse stato un Ghoul, rappresentava una possibile minaccia o l’unica fonte che aveva per tornare a casa. Si avventò contro quella parte, dando dei pugni in prossimità degli angoli, improvvisamente il riquadrò si scostò, scorrendo sulla lastra di marmo, Cassidy indietreggiò e trovò sotto di essa una botola di legno. I rumori al di sotto cessarono improvvisamente. Tirò la cordicella sulla botola e riuscì ad aprirla. Era buio, ma nell’ombra riuscì a distinguere una sagoma.
Mise una mano su un cortello posto nella sacca di stoffa sulla sua cintura, avvicinandosi lentamente alla botola.

”Non farmi del male!”

La interruppe una voce maschile, probabilmente di qualcuno di mezz’età.

”Siete tornati dalla battaglia?! Il Sommo Capo ha concesso clemenza?!”


Chiunque stava parlando doveva riferirsi alla battaglia da cui Cassandra era stata costretta a scappare, chiunque stava parlando doveva essere un Ghoul.
Cassidy si schiarì la voce.

”Abbiamo bisogno di qualcuno che sorvegli la Rocca. I Mastini sono penetrati nel nostro mondo.”


Non ne era totalmente sicura ma non poteva far scoprire le sue reali sembianze ed in questo momento, eccetto per il guanto non era molto riconoscibile.


“La battaglia sta procedendo bene..”

Si fermò e cercò di trattenere le lacrime al ricordo delle atrocità che il suo popolo aveva subito.

”.. Siamo quasi riusciti ad annientarli del tutto, quei cagnacci.”

Era come se gli stessero pugnalando il cuore.



 
   
 
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