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Autore: Birra fredda    25/05/2014    1 recensioni
Aziel è un angelo sfuggito al Paradiso per il suo amore, un demone di nome Belial.
Un amore malato, una passione travolgente, due corpi, un'anima pura e una maledetta che convivono in una casa immersa nel verde delle colline abruzzesi.
Cosa ne sarà dell'amore quando le cose cominceranno a farsi più difficili e sarà ripresa la lotta tra le forze del male e le forze del bene?
Genere: Erotico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Conosceva quel posto, c’era stato molte volte negli anni precedenti, talmente tante di quelle volte che non appena entrò nell’ingresso impolverato si sentì al sicuro, un po’ come se fosse entrato nella sua seconda casa.
Caliel si immobilizzò al suo fianco.
“Ho paura” ammise il rosso senza peli sulla lingua. “Paura di ciò che si dirà e deciderà” specificò un secondo dopo, voltandosi a guardare l’amico dritto negli occhi.
Aziel non rispose, ancora immerso con la mentre nell’abbraccio di Belial.
Si erano ripromessi di vedersi il giorno dopo a quel bar nel centro di Campobasso che aveva anche l’hotel in cui avevano alloggiato due anni addietro per la colazione, ma essere lì e sapere che lui era con i demoni gli metteva i brividi.
Si stavano preparano alla lotta. Angeli e demoni, uno contro l’altro.
Aziel contro Belial.
Solo a pensarci gli veniva la nausea.
Videro una figura correre giù per le scale. Michele.
“Finalmente siete arrivati” esalò l’angelo col fiatone. “Aziel, tu sei fondamentale per la nostra strategia, saliamo che vi spiego tutto.”
Aziel e Caliel seguirono in silenzio Michele al piano di sopra fino alla stanza immensa che, quasi come una magia, sembrava allargarsi man mano che gli angeli arrivavano, per far spazio a tutti.
“Ci siamo tutti?” chiese Gabriele vedendo entrare anche gli ultimi due mancanti.
“Sì, siamo al completo” rispose Michele sedendo al suo posto a gambe incrociate e facendo cenno agli altri due di accomodarsi al suo fianco.
Aziel si guardò attorno. Vedere i suoi amici tutti radunati lì gli metteva pressione, lo faceva sentire obbligato a tornare ad essere l’angelo puro ch’era secoli e secoli addietro, prima di Belial, prima della Caduta.
Ma lui non era più quello di prima e se per gli altri il suo essere innamorato significava essere un traditore, non poteva farci assolutamente nulla.
Dopo aver tanto lottato e tanto sofferto per il suo amore con Belial, non sarebbe tornato sui suoi passi. Neanche per lottare per il Bene, no, neanche per l’Onnipotente, non l’avrebbe fatto.
“Come tutti ben sappiamo” esordì Michele, “o, per meglio dire, come tutti dovremmo ben sapere, la lotto tra il Bene e il Male si svolgerà a Gerusalemme, sul monte Armageddon. Lo ripeto perché tutti lo dobbiamo avere ben chiaro nella mente.”
“Come possiamo essere sicuri di star giungendo alla fine dei Tempi?” chiese Hariel dall’altra parte della stanza sventolando una mano in aria. “Dopotutto siamo ben abituati a sentire dicerie riguardo l’Apocalisse e il Giudizio Universale, ma ogni volta si rivelano voci infondate” aggiunse, e la sua voce fu accompagnata da mormorii di concordia.
“Non ne siamo sicuri al cento per cento, Hariel” rispose Michele lentamente, “non si è mai sicuri di nulla fino in fondo, in fin dei conti. Però siamo assai più propensi a credere che questa volta sia tutto vero, rispetto alle altre volte, perché ci sono stati più segnali.”
Un lungo momento di silenzio squarciò l’aria.
“Quindi dovremo combattere?” azzardò Caliel con un filo di voce.
“Esatto” rispose Michele. “Dobbiamo ricominciare ad allenarci tutti quanti, riprendere in pugno le spade, tornare ad essere esistenze divine indistruttibili.”
Aziel sospirò.                                          
Lui non era indistruttibile. Non più, almeno, dopo che Belial aveva ridotto la sua anima candida a brandelli più e più volte.
“Avete ancora le vostre spade?” domandò Gabriele dopo un po’.
Un vociare di assenso di diffuse nella stanza, così Michele si decise a proseguire col suo discorso.
“Ebbene” disse l’Arcangelo, “dobbiamo prepararci a combattere. Vinceremo noi, il Bene ha sempre la meglio sul Male, e l’Onnipotente ci darà la Sua benedizione, ma dobbiamo crederci. Dobbiamo crederci.”
Aziel sentì, al suo fianco, Caliel rabbrividire.
Non volevano combattere, né l’uno né l’altro. E Aziel pensò che avrebbe preferito farsi trafiggere dalla lama di Belial all’istante pur di risparmiarsi la lotto contro di lui.
“E ovviamente tutto sarà più semplice se dovessimo essere a conoscenza della strategia dei demoni” asserì Michele voltando lo sguardo verso l’unico, lì dentro, abbastanza vicino a un demone da potergli sottrarre informazioni.
“Io e Belial non parliamo di queste cose” si indispettì Aziel.
“Dovrete cominciare a farlo” ribatté secco Michele. “Più informazioni abbiamo, più saremo forti e più possibilità di vincere il Male avremo.”
Il biondo strinse le labbra. “Non posso farlo” sentenziò, sforzandosi di mettere in quelle tre parole tutta la determinazione di cui era capace.
“Non puoi farlo” ripeté Gabriele fissandolo con durezza. “Non ti riconosco più, fratello.”
Enfatizzò l’ultima parola con disprezzo, come se volesse sottolineare l’obbligo di Aziel nel dover eseguire i loro ordini e non quelli del suo cuore. Come se da quando si era innamorato non facesse più parte di loro.
Ma lui si sentiva ancora parte degli Angeli, era solo un angelo innamorato dell’essere sbagliato e non poteva farci nulla. Non aveva stabilito lui di amare Belial e, se avesse potuto decidere razionalmente dei suoi sentimenti, non avrebbe scelto sicuramente di annullarsi per un altro che non faceva altro che deluderlo e ferirlo.
E questo i suoi fratelli dovevano capirlo. Dovevano capire che si trovava a metà tra il suo essere e il suo amore e non avrebbe scelto di stare da una parte o dall’altra.
“Cercate anche di mettervi nei miei panni...”
Michele sbuffò, senza lasciargli il tempo di spiegarsi ulteriormente. “Abbiamo capito Aziel, stai tradendo la tua famiglia per quello sporco demone lussurioso” disse d’un fiato, con rabbia. “D’accordo. Va bene. Fai come credi.”
Aziel si alzò di scatto, guardò velocemente le facce della sua cosiddetta famiglia e uscì ad ampie falcate dalla stanza per dirigersi sul terrazzo sul tetto.
Non valeva neanche la pena di spiegare loro le sue emozioni, perché non potesse fare ciò che gli avevano chiesto, cosa provava. Avrebbe voluto chiarire tutto quello che c’era da chiarire, ma se la mettevano in quei termini non ne valeva proprio la pena.
Insomma, lui stava cercando di porsi nei loro confronti con tutte le buone intenzioni del mondo, ma loro, nei suoi confronti, non lo stavano facendo.
Sembrava una combutta contro di lui.
O fai come ti diciamo oppure di scarichiamo addosso i sensi di colpa e ti ricordiamo che ti lasci scopare da un demone e che noi siamo i tuoi fratelli, la tua famiglia, anime bianche e bla bla bla.
Aziel si sporse dal muretto e strinse i pugni osservando il panorama. Faceva freddo, lassù tra gli Appennini, e una brezza gelida gli scompigliò i capelli, ma col freddo che sentiva dentro quello di fuori sembrava quasi un venticello estivo.
Pensò a Belial. Chissà se anche a lui avrebbero detto di scoprire cosa stavano organizzando gli angeli, chissà se anche lui si sarebbe rifiutato.
L’angelo chiuse gli occhi e si strinse addosso la sensazione dell’abbraccio di Belial in volo. Se in quel momento ci fosse stato il demone anche solo a lanciargli un sorriso da lontano, tutto si sarebbe tramutato in bellezza e tranquillità e protezione.
Perché è questo che fa l’amore, ti fa sentire protetto e al sicuro anche quando ti trovi sul tetto di una casa a rinnegare i tuoi simili.
Aziel, a dire il vero, non lo vedeva come un rinnegamento. Si stava solo astenendo dal cercare di estrapolare a Belial informazioni sull’organizzazione della schiena demoniaca, – cosa che, molto probabilmente, non sarebbe comunque riuscito a fare – non si stava schierando dall’altra parte, dopotutto.
E, se loro gli avessero lasciato il tempo e la voglia di parlare, avrebbe anche spiegato che avrebbe combattuto al loro fianco, ali angeliche spiegate e spada in pugno. E avrebbe cercato di aiutarli ogni qualvolta li avesse visti in difficoltà. E avrebbe lottato contro i demoni fino all’ultimo respiro.
Lui era ancora parte degli Angeli e questo doveva essere chiaro a tutti.
Solo, non voleva mettere le questioni divine tra sé e Belial.
Solo, non voleva che per cose del genere si arrivasse alle litigate tra lui e il demone.
Il loro amore era altro dalla guerra, e anche questo doveva essere chiaro a tutti.
Se si fossero ritrovati uno di fronte all’altro nel bel mezzo della battaglia, Aziel si sarebbe lasciato uccidere. Ma solo perché preferiva andarsene lui piuttosto che vedere andar via Belial, sia che dovesse accadere per mano sua che per mano di altri.
L’avrebbe detto a Belial. Avrebbero parlato della guerra solo in questi termini: se dovessimo ritrovarci a doverci scontrare io e te, uccidimi.
“Azi...”
Il biondo si riscosse dai suoi pensieri e si voltò a sorridere a Caliel.
“Dimmi” gli disse piano.
“Niente... solo... Aziel, non dar peso a quello che ti hanno detto. Fai come credi, senza pressioni o costrizioni. Sii te stesso, okay?”
Il sorriso dell’angelo dai capelli color giallo lucente si allargò ulteriormente.
Caliel sì che lo capiva.
“Ma certo” gli disse facendogli l’occhiolino. “Lo metterò in chiaro anche con gli altri quando avranno voglia di starmi a sentire senza criticarmi o scaricarmi colpe addosso.”
Si guardarono, lasciando che i loro sguardi sprofondassero l’uno nell’altro.
Si volevano bene. Dopo secoli e secoli e secoli e secoli erano riusciti a mantenere un legame stretto e complice, come due veri fratelli.





















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D'accordo, ecco a voi questo capitolo che non so ancora bene neanch'io come intendere. Volevo mettere in luce il rapporto stretto che hanno Aziel e Caliel e, allo stesso tempo, volevo ancora farvi comprendere la prospettiva della guerra, contrastante con quella della schiera angelica, di Azi.
Fatemi sapere cosa ne pensate, offro bisocotti a chi recensisce.
Grazie a tutti, un abbraccio,
Echelon_Sun

 
  
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