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Autore: DaliaScrive    25/05/2014    1 recensioni
Vivevo una vita normale, per quanto possa essere normare essere l'oracolo di Delfi, prima che due occhi dorati piombarono nella mia vita..
UNA FANFICTION SU APOLLO E RACHEL
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rachel Elizabeth Dare
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gettai lo zaino sul grande letto matrimoniale e mi abbandonai a terra. -Casa dolce casa- sospirai appoggiando la testa sul muro dorato. Iniziai a fissare la parete di fronte a me, ci avevo impiegato un’intera settimana ma alla fine ne era valsa la pena. La parete inizialmente era di un colore bianco spento, era l’unica non dipinta. Ero partita con l’idea di buttarci secchiate di vernice colorata, ma poi attaccai la foto mia e di Echo e li mi venne l’ispirazione. Rappresentava tutta la mia vita e le cose più importanti di essa. Migliaia di foto attaccate alla parete. -Rachel, dobbiamo ispezionare la stanza-urlò Annabeth da fuori. Cavolo, mi ero completamente dimenticata. Dopo le vacanze di primavera non avevo avuto tempo di sistemare perciò mi ritrovavo in una stanza sommersa di contenitori di cibo cinese e messicano, vestiti e un letto da rifare con un imminente ispezione. Aprii la porta e mi affacciai solo con la testa -ehi a scusami ma ho una sensazione, una nuova profezia credo non è che mi daresti qualche minuto- la bionda inarcò un sopracciglio e io come risposta sorrisi -cinque minuti solfando Dare, io vado a controllare la capanna dei pezzi grossi e torno- non aspettai che mi salutasse che le chiusi la porta in faccia. Iniziai infilare tutti i miei vestiti sotto al letto -il mio oracolo che fa le pulizie, o almeno cerca, così frettolosamente. Questo non l’avevo ancora visto- mi voltai e qualche riccio ricadde nella faccia, lui si avvicinò e me li spostò dietro al mio orecchio destro -sono nei guai- sussurrai io -lo so dolcezza- sorrise maligno lui -non chiamarmi dolcezza!- lo colpii a una spalla. Lui schioccò le dita e se ne andò. -la porta era aperta, caspita Rachel è splendente- fischiò la bionda facendo roteare il dito per indicare la stanza. Mi guardai attorno, Annabeth aveva ragione, come sempre d’altronde. I vestiti erano dentro l’armadio in vetro, le confezioni erano sparite e il letto era rifatto. La stanza profanava di gelsomino. -10 punti- annotò nella sua cartellina -Rachel che ti sei messa?- il suo sorriso si trasformò in una smorfia sarcastica. Mi girai in direzione dello specchio vicino all’armadio. Per poco non mi misi a urlare. Indossavo uno di quei orrendi prendisole rosa confetto e i miei capelli ricci erano stati lisciati. -oh..niente- mi grattai la testa mentre sentivo crescere la rabbia nel mio sangue, quel dio me la avrebbe pagata! Senza troppe parole la bionda uscì dalla capanna. Fra me e Annabeth non scorreva buon sangue visto il bacio che avevo dato a Percy quando avevo quindici anni, cioè l’anno scorso. Mi avviai verso il bagno per una lunga e rilassante doccia. *** Un altro cuscino mi colpì la faccia. -la vuoi smettere?- urlai frustata, Echo come risposta sghiniazzò -no, mi sto ancora vendicando per il nomignolo che mi hai dato- ammiccò lei, era quasi un ora che Echo era qui con me e presto sarebbe arrivata la cena. -oh sta zitta, vuoi che chiami Nico?- sorrisi innocentemente. Si vedeva da chilometri che aveva una cotta, ricambiata, per il figlio di Ade ma erano troppo testardi per ammetterlo. Un altro cuscino mi colpì la faccia. -questa è guerra- urlai io. Io e la mora iniziammo una vera e propria guerra con i cuscini, tanto che le piume fluttuavano nella stanza. -tregua, tregua!- urlai schiacciata conto il materasso, Echo rotolò nel altra parte del letto, così che io potessi ritornare a respirare normalmente. -Orry, che è questo? Lo hai rubato a Drew, perché se è così sappi che ti stimo tantissimo- alzai gli occhi, la mora teneva in mano lo stupido prendisole di apollo. -no è uno scherzo- -oh, allora niente stima. Di chi?- Echo si sedette sulla poltrona che pendeva da soffitto, o meglio si arrampicò visto che i suoi piedi non toccavano neanche terra -Apollo- sospirai io mettendo la canzone Mirrors nello stereo. Lei annui comprensiva. -cavolo ora devo scappare o i due capopagina mi fanno fuori. Ci becchiamo dopo al falò- mi diete un bacio sulla guancia e schizzò fuori. -queste scene di amicizia mi riscaldano il cuore, peccato che tu neanche mi sia venuta a salutare- mi girai in direzione della voce. -Percy!-gridai correndogli in contro, lui per risposta mi abbracciò sollevandomi da terra e iniziando a girare in tondo. Se fosse stato due anni fa sarei morta sul colpo visto la mia, all’epoca, cotta per lui. Ma come tutte la cotte era destinata a passare e quindi lui era diventato un ottimo amico. -interrompo qualcosa?- la voce di Apollo apparve fin troppo rabbiosa. Percy mi lasciò andare, mi diede un bacio sulla guancia per poi sparire con un “ci vediamo al falò”. -niente- risposi io. Il dio alzò un sopracciglio - non interrompi niente- dissi per spiegare. Lui si avvicinò allo stereo, collegò il suo Ipod. -tu hai un Ipod- inclinai leggermente la testa -tutti hanno un Ipod- ammiccò lui, Young and Beatiful di Lana Del Rey iniziò a suonare, a far rimbalzare le note sulle pareti. Apollo afferrò la mia mano e il mio carpo fu sfiorato dal suo. Iniziamo a ballare con il ritmo dei nostri cuori che si fondeva in un tutt’uno. Non ricordo per quanto ballammo, ma ho la certezza che fu di sicuro il miglior lento della mia intera vita.
  
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