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Autore: Neverland98    27/05/2014    3 recensioni
A tre anni dagli avvenimenti di Allegiant (SPOILER!), una nuova presenza irromperà nella vita di Tobias Eaton, e questa volta, forse, per cambiarla per sempre.
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Nel mio ufficio compare una ragazza di circa diciotto anni, non molto alta, dai folti capelli castani che le ricadono sulle spalle. Sono di un castano molto chiaro, quasi biondo. La guardo con aria interrogativa.-E lei chi sarebbe?- mi rivolgo a Johanna. Johanna, dal canto suo, si posiziona dietro la ragazza e le posa le mani sulle spalle.-Lei- sorride maliziosa -è Tristan Clarke, ed è la tua nuova segretaria-

-Ottimo lavoro, Tris... Clarke- mi correggo immediatamente. Non riesco a chiamarla per nome. Quel nome, Tristan, mi ricorda troppo il suo.
-D'accordo- dice lei, gli occhi verdi velati da una profonda malinconia. Mi dispiace essere così freddo, ma non voglio che lei si illuda.
E non voglio illudermi io.
Se c'è una cosa che Tris mi ha insegnato, è che chi ama soffre. Prima o poi, in un modo o in un altro; ma amare è sempre soffrire.

-Lei chi è?- Tristan indica il ritratto di Tris appeso alla parete del salotto. [...]
-Nessuno- dico solo.
"Tutto", sarebbe stata la risposta giusta.
Se entrate, per favore recensite ^^
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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I

 

Okay, allora: innanzitutto grazie a chi è entrato e si accinge a leggere questa storiella, poi vi chiedo per favore, se entrate, di recensire, anche con un commento breve!
Un bacio ^^
P.S. il capitolo è breve perchè a seconda delle recensioni deciderò se continuare!
Ciauu...


 

"You were everything, everything that I wanted
we were meant to be, supposed to be
but we lost it"
Avril Lavigne- My happy ending


La sveglia suona, ma io mi alzo solo quando decido di averne abbastanza della suoneria spaccatimpani di quell'aggeggio maledetto. Dopo essermi messo seduto lo spengo, non senza un ghigno di trionfo. Un oggetto così utile, eppure così odiato. Tutti ne abbiamo bisogno, e tutti lo malediciamo.
Potrebbe esserci della retorica, se si guarda bene.
Mi metto in piedi e lascio la camera da letto per andare in bagno. Come al solito, do un'ultima occhiata al letto disfatto. E' a due piazze. Non so perchè l'ho comprato così, visto che infondo io sono uno solo. Magari è solo la mia soffocante claustrofobia che mi impedisce di dormire in un letto troppo stretto. Oppure forse spero ancora di svegliarmi con Tris accanto a me.
Ovviamente, non succede mai.
E' strano come la nostra vita possa cambiare, possa essere stravolta, in pochi attimi. Un secondo prima pensi di avere il controllo su ciò che ti succede, e un secondo dopo non sai nemmeno più cosa ti stia succedendo.
Mi hanno detto di ricominciare; oh, se me l'hanno detto. Tutti, dal primo a l'ultimo. E io lo apprezzo, davvero. Sono felice di avere degli amici – e una madre – che tengano a me, ma loro non hanno idea di cosa fosse Tris per me. Io ho passato tutta la mia vita da solo, a fuggire da me stesso e dalle persone che mi circondavano. Vivevo per conto mio, e stavo bene. O almeno credevo. Tris ha messo tutto in discussione, ha cambiato le carte in tavola. Mi ha segnato per sempre.
Come puoi rifarti una vita, se negli occhi grigi di tutte le persone che incontri rivedi quelli della ragazza che amavi; o se quando tra la folla vedi spuntare una chioma bionda ti senti fremere e sei tentato di chiamare il suo nome?
E' semplicemente impossibile.
Mando giù abbondanti sorsate di caffè bollente – Evelyn dice che ne bevo troppo, ma da che pulpito viene la predica – e mi vesto. Ci ho messo un po' ad abituarmi a combinare i colori tra loro, perchè a quanto pare fuori dalla recinzione si usa fare così. Ho scoperto che addirittura alcuni colori “non vanno bene” con altri. Roba da non credere. Mi mancano ancora i miei jeans. Eppure dopo tre anni dovresti abituartici a certe cose.
Sospiro ed esco di casa. L'aria fresca di Chicago è sempre la stessa, ed è un sollievo. Prendo un taxi fino all'edificio dove lavoro al fianco di Johanna Reyes. Non imparerò mai a guidare, penso, mentre l'autista mette in moto con una serie di manovre che a me sembrano complicatissime.
Dopo un quarto d'ora do una manciata di bigliettoni all'autista (il denaro è qualcosa di molto curioso) ed entro nel grattacielo di vetro. Appena salgo le scale ed entro nel mio ufficio, trovo Johanna ad attendermi. Ha i capelli sistemati in modo tale da coprire la cicatrice e indossa un tailleur nerissimo. Sorride sorniona.
-Buongiorno, Johanna. Qualche novità?- le chiedo. In genere non si fa mai trovare nell'atrio. Ci vediamo pochissimo, per lo più durante le riunioni. Sono preoccupato.
-Più o meno- continua, misteriosa. Si alza dalla mia sedia dietro la mia scrivania e mi si avvicina. E' molto alta.-Vedi, ho pensato che tu hai davvero un gran da fare qui in ufficio-
Ecco, penso, mi vuole licenziare. Sta solo cercando un modo carino per dirmelo. Ah, che se ne vada al diavolo.
-Sì, infatti. Ho fatto qualcosa di sbagliato?-
-No, assolutamente. E' solo che proprio perchè lavori così tanto, ho deciso di ricompensarti.-
-In che senso?-
-Be', vedi, sono certa che tu abbia bisogno di qualcuno che si occupi dei tuoi impegni secondari; che ti dia una mano, insomma- replica
innocente, camminando per la stanza ampia.

-Che vuoi dire?- c'è qualcosa che non quadra.
Johanna sorride.-Tristan, tesoro, entra- dice rivolta alla porta chiusa alle mie spalle. Che sta succedendo? Mi volto proprio mentre nel mio ufficio compare una ragazza di circa diciotto anni, non molto alta, dai folti capelli castani che le ricadono sulle spalle. Sono di un castano molto chiaro, quasi biondo. E sono anche lunghissimi e mossi. La guardo con aria interrogativa.-E lei chi sarebbe?- mi rivolgo a Johanna. Johanna, dal canto suo, si posiziona dietro la ragazza e le posa le mani sulle spalle.-Lei è Tristan Clarke, ed è la tua nuova segretaria-



Che ve ne pare? Lo leggerò, spero <3

   
 
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