Non ricordo di aver mai visto nessuno offrirmi una mano per fare qualcosa, anzi, tutti si sono preoccupati di raccogliere i frutti del mio lavoro a mio discapito. Perché gliel'ho lasciato fare?
Non ricordo di aver mai incontrato qualcuno che mi ascoltasse sul serio, anzi, tutti mi chiedono come sto per poi sbattermi in faccia quanto le loro vite siano schifosamente perfette. Perché ho risposto?
Non ricordo di aver mai incontrato nessuno che mi chiedesse quali sono i miei problemi, anzi, sono gli altri a scaricare i propri addosso a me. Perché mi sforzo per risolverli?
Non voglio essere ipocrita, criticare gli altri e non ammettere i miei difetti. Io so di stare sbagliando, soprattutto a comportarmi così con te, ma sfiorare quel limite è affascinante, ormai ci ho preso gusto. E' come una dose massiccia di adrenalina: crea dipendenza, ne voglio sempre di più, ne ho bisogno.
Nessuno mi chiede perché io sia a pezzi, ma sinceramente è meglio così. Provo troppe cose messe insieme per riuscire a distinguere lucidamente cause ed effetti. E questo non perché non mi sia mai concentrata su me stessa, ma perché l'ho fatto troppo. Ho analizzato ogni minimo elemento del mio carattere, ogni impulso che mi spinge ad agire in determinati modi.
Forse non è davvero la società ad essere menefreghista: sono io che voglio fare in modo che la realtà coincida con la mia visione di essa, per quanto distorta possa essere... Tendo sempre a darmi troppa importanza. Cerco di crearmi un'individualità che non esiste, cerco una giustificazione ai miei comportamenti... Sbaglio per cercare di vivere a modo mio, ma finisco per essere uguale agli altri. Finisco per essere talmente egocentrica da accorgermi del male che faccio agli altri solo dopo diverso tempo.
La mia coscienza deve avere qualche meccanismo a scoppio ritardato...