Capitolo 2
Di ricordi, di
dolori,
di follie e di insane proposte
Avvertimenti: la seguente fan fiction contiene
argomenti non adatti ad
un pubblico non maturo, presenza di tematiche delicate, violenza,
linguaggio
scurrile, prostituzione, droga, sesso e quant’altro. (No, il
rock and roll ancora
no XD)
La prima volta
che qualcuno gli aveva fatto un pompino
risaliva alla seconda liceo.
Seduto sulle
panche fredde dello spogliatoio della scuola,
con i calzoncini abbassati fino alle caviglie e le mani infilate in una
massa
di lisci capelli neri.
Sasuke Uchiha lo
aveva guardato negli occhi per tutto il
tempo, poi si era staccato da lui con un ghigno divertito.
“Finisci
di succhiartelo da solo se ci riesci, frocio”
Si era passato
la manica della felpa sulle labbra sottili ed era
uscito dalla stanza ridendo.
Naruto aveva
fissato la porta chiusa davanti a sé, l’erezione
ancora dura tra le gambe.
*°*°*°*°*
Seduto sul
sedile sporco del bus guardava fuori dal
finestrino, palazzi come denti di cemento, alberi senza foglie, il
cielo ancora
scuro, nessuna stella, solo il bagliore arancione dei lampioni e poi
gli occhi
di Gaara.
Ce li aveva
ancora in testa, un pensiero morboso ed
incredibilmente vivido, lo tormentava. Le labbra, il ghigno spavaldo, i
capelli
in fiamme.
“Te
l’avrei succhiato
anche per poco”
Come un mantra,
quella frase e il tono che aveva usato gli
stavano spaccando il cervello.
Il notturno era
arrivato poco dopo e lui ci era salito al
volo, voleva fuggire, da quell’estraneo, dai suoi occhi
cerchiati, dalla quasi
disperazione di quell’offerta.
Naruto lo
sapeva, le parole di Gaara non erano uno scherzo.
*°*°*°*°*
“Te la
sei fatta sotto!” Kiba rideva sbattendo entrambi i
pugni sul banco, facendo un tale casino che mezza classe si era voltata
per
guardarlo.
“E tu
avrai preso la sifilide”
“Sei
scappato come un vigliacco! Cos’è, non avevi le
palle?”
“Finiscila!
Dato che nessuna qui a scuola te la dava sei
finito a puttane, Inuzuka!”
Kiba
digrignò i denti. “Vai ad ammazzarti di seghe in
bagno,
Naruto!” Lo sbeffeggiò con più
cattiveria.
“State
buoni, sono solo le otto, avete tutta la mattina per
uccidervi” Lee si interpose tra loro, una pila di fotocopie
sotto il braccio,
le enormi sopracciglia corrugate in un’espressione stanca.
Un borbottio
indistinto, le ragazze cominciarono a sparlare
sottovoce, qualcuna ridacchiava, altre si mangiavano le mani
dall’invidia. Sasuke
Uchiha entrò in classe seguito dalla sua ragazza, Sakura
Haruno, una tipa
silenziosa con gli occhi verdi puntati sempre o sul pavimento o sul
fidanzato.
“Tanto
se la scopa e poi la molla”
“Beata
lei”
“E’
solo una troietta vestita da verginella”
Sakura le
sentiva, parlavano troppo forte, lo facevano di
proposito. Le ignorò e proseguì verso il banco di
fianco a quello di Sasuke che
si sedette a sua volta.
Naruto lo
guardò con la coda dell’occhio, indugiò
sui capelli
corvini, la piccola crocchia disordinata con cui li aveva legati sulla
nuca, le
iridi scurissime, il collo candido. Non riuscì a trattenersi
dal pensarlo:
Sasuke era il ragazzo più bello che avesse mai conosciuto, e
anche il più
stronzo, e sì, come quelle ragazze si era ritrovato a
pensare tutte quelle
cattiverie su Sakura, poi però si era sentito un cretino, ma
soprattutto un
frocio.
Non rimanevano
da soli da qualche mese, da quando era sbucata
lei, così paziente da sopportare il caratteraccio di lui,
così stupida da
tollerare la sua ipocrisia, così...
Naruto era
arrabbiato.
Aveva sempre
creduto, in cuor suo, che Sasuke fosse come lui,
e che come lui se ne vergognasse troppo per venire allo
scoperto...gliel’aveva
succhiato in bagno, dopotutto aveva il diritto di pensarlo. Si erano
anche
baciati un paio di volte, più che baciati si erano divorati,
morsi, pugni,
lingua, saliva e sudore, Sasuke baciava con la foga di chi lotta, di
chi odia,
Naruto l’aveva lasciato fare, con le farfalle nello stomaco e
un palo di
ciliegio nei pantaloni.
Non
c’era niente che potesse fare, niente che potesse
reclamare.
Sasuke aveva
fatto la sua scelta, Naruto avrebbe dovuto
rispettarla e dimenticare.
*°*°*°*°*
Sapeva benissimo
che quella era una follia.
Sapeva benissimo
che una persona sana di mente non avrebbe
mai agito in quel modo.
Ormai era
lì, con le mani ben strette attorno al volante, un
velo di sudore sulla fronte e la strada
davanti a sé.
Una prostituta
dal sesso piuttosto ambiguo costeggiava il
marciapiede, tacco troppo alto e gonna troppo corta, gambe muscolose.
Naruto
ignorò i suoi sorrisi e la superò.
Cercava altro
quella notte.
Cercava lui.
Sapeva che
trovarlo sarebbe stato impossibile, ma qualcosa
gli diceva che Gaara frequentava spesso quelle vie, con il volto
nascosto dal
cappuccio scuro, protetto dalle luci arancioni dei lampioni.
Il suo orologio
segnava le due inoltrate, martedì notte,
compito di letteratura fissato alle undici, nessuno che potesse
sgridarlo.
Naruto si
fermò ad una stazione di servizio, pisciò dietro
una vecchia auto messa in vendita e poi pianse.
C’era
odore di altro piscio oltre al suo, c’era odore di
alcol, di benzina, di vomito. C’erano cicche vecchie quanto
la sua vicina di
casa, un
preservativo usato e lattine
così accartocciate da ricordargli come si sentiva dentro.
Uno schifo.
Di notte, in un
luogo poco raccomandabile, senza nessuno che
gli guardasse le spalle, senza nessuno che potesse impedirgli di
trovarsi lì.
Si sentiva
dannatamente solo...e folle.
Solo in quella
casa piena di echi, solo in quella camera
senza foto, solo a scuola, solo di fronte all’ipocrisia di
Sasuke, di fronte ai
baci che Sakura gli rubava durante la ricreazione.
Solo, alla
ricerca di un fantasma fuori di testa, dai capelli
rossi e l’aria da delinquente.
Cosa gli era
saltato in mente? Cosa pensava di trovare? Chi
pensava di trovare?
Si
asciugò gli occhi con la manica della giacca e
sputò a
terra con rabbia.
“’Fanculo
tutto!” Gridò. “’Fanculo
questa vita di merda,
‘fanculo me e tutti i miei cazzo di problemi!”
Si
voltò per tornare all’auto, ma una voce lo
sorprese ancor
prima che potesse mettere a fuoco la figura scura dalla quale proveniva.
“Beh,
io me la passo male, ma tu parli da solo, non stai
tanto bene, amico”
Gaara sorrise,
una sigaretta gli penzolava dalle labbra,
aveva uno zigomo sanguinante e un occhio completamente pesto.
“Che
caz-“ Naruto si bloccò di colpo e lo
fissò.
Come si era
ridotto in quel modo?
“Non
lo vuoi realmente sapere” Gaara rispose alla sua domanda
muta, poi tirò una boccata più avida. Il biondo
guardò la piccola brace rossa
illuminarsi, la cenere cadere sull’asfalto umido. Si chiese
come fosse
possibile, lo aveva trovato.
Si
avvicinò senza timore, conciato in quel modo non pareva
poi così minaccioso.
“Hai
qualche spicciolo?” Buttò la sigaretta a terra.
“Davvero, non ho più niente, facciamo come
l’altra volta? Mi regali qualcosa?”
E rise, poi tossì e sputò a terra. Naruto lo
ascoltava quasi incantato, riusciva
a suonare spavaldo nonostante l’aria malconcia e il sangue
rappreso sul viso
palesemente troppo pallido, sentiva dolore, ne era certo.
“Chi
ti ha conciato così?” Gli domandò.
Gaara
alzò le spalle in un gesto infantile, poi tornò
serio:
“Davvero, se andiamo dietro l’angolo te lo succhio
per poco”
E Naruto ne ebbe
ancora una volta la certezza, non stava
scherzando.
Improvvisò:
“E se ti chiedessi di farti scopare? Per quanto
me lo daresti il culo?”
Gaara rimase per
un attimo in silenzio, fissò il ragazzo negli
occhi, poi scoppiò a ridere.
“Qualche
giorno fa tremavi dalla paura, ed ora eccoti qui,
navigato frequentatore di marciapiedi”
Il biondo
allargò le braccia in un gesto plateale, poi attese
la mossa dell’avversario.
“Quanto
hai nel portafogli?”
*°*°*°*°*
Nel portafogli
non aveva molto, a parte la tessera della mensa e la carta
d’identità gli rimanevano davvero pochi spiccioli
e qualche banconota di poco
conto.
Gaara
però era seduto sul sedile del passeggero, non si era
allacciato la cintura, guardava dritto davanti a sé, pareva
stanco.
“Non
ho tutta la notte, deciditi!” Sbuffò spazientito.
Naruto lo
guardò con la coda dell’occhio. Si era tirato
giù
il cappuccio, scoprendo i corti capelli rossi, aveva del sangue anche
sulla
fronte, ematomi vari sulle braccia e un’escoriazione sul
collo.
“Davvero,
perché sei in queste condizioni?”
“Tu,
mi hai pagato per farti raccontare roba o per scopare?
Deciditi, merda!” Sembrava nervoso, si
appallottolò su se stesso stringendosi
l’addome e respirando forte.
“Ehi,
stai bene?” Naruto frenò.
“Adesso
passa. Trova un posto appartato, imbecille, prima
facciamo meglio è, non manca molto all’alba, i
vecchi poi hanno sonno e tornano
a letto” Borbottò Gaara, la sua voce roca tradiva
il dolore che stava provando.
“Che?”
“Se tu
sei disposto a pagarmi, allora lo faranno anche quei
vecchi froci. Ho bisogno di soldi” Gli spiegò
velocemente, quasi parlasse ad un
bambino troppo stupido per capire.
Fece per
continuare, ma si interruppe, un’altra fitta lo
aveva costretto a stringersi ancor di più le braccia attorno
al corpo.
“Tu
hai bisogno di un medico” Gli occhi di Naruto si fecero
gentili. Gaara lo guardò con rabbia, poi tra i denti
sussurrò: “Io non ho
bisogno di nessuno, adesso fermati da qualche parte e
scopami”.
*°*°*°**°
Due costole
fratturate, organi interni illesi, scongiurato
trauma cranico, numerosi ematomi e contusioni, ferite varie, prognosi
favorevole, trenta giorni di riposo.
Naruto gli
riassunse il referto con un sorriso soddisfatto.
“Sei
sano come un pesce, ti hanno fatto anche tutti gli esami
ematochimici”
“Fortuna
che non hanno fatto i tossicologici” Grugnì Gaara
sottovoce.
Il sangue
rappreso sulla felpa nera formava strani continenti
a cui Naruto non sapeva dare un nome, i capelli erano tutti
scompigliati,
ancora più rossi sotto la luce al neon dell’atrio
dell’ospedale, gli occhi
cerchiati e gonfi, un paio di punti sotto allo zigomo e una fasciatura
attorno
alla testa.
“Chi
ti ha pestato?” Domandò il biondo, stiracchiandosi
su
una sedia piuttosto scomoda.
“Gli
amici di un tizio, ho fatto un casino con la roba, ho intascato
troppo” Confessò il rosso.
“Ah...e
ora?”
“E
ora...e ora non ho più un cazzo, ok? Non posso tornare in
quella sottospecie di buco dove dormivamo tutti insieme, mi
spaccherebbero il
culo. Poi arrivi tu a incasinare tutto...non avevo niente, avrei potuto
farmi
qualche soldo stanotte...ma no! Tu i cavoli tuoi non sai farteli e mi
porti
qui, a perder tempo”
Pareva
seriamente arrabbiato, eppure stanco, come se potesse
crollare addormentato da un momento all’altro.
Così,
senza quella luce arancione, senza il cappuccio e
l’aria da duro, Gaara gli sembrò quello che in
realtà era davvero, un ragazzo,
troppo giovane e troppo solo.
“Vieni
da me” Follia pura. Erano le sei del mattino, alle
undici aveva un compito di lettere, avrebbe dovuto dormire, prepararsi,
non
chiedere a quel tizio di soggiornare a casa sua.
Cosa gli era
saltato in mente?
Note:
ed eccoci qui,
secondo capitolo...prima di tutto ringrazio chi ha lasciato una
recensione e
chi continuerà
a seguire la storia,
nonostante questa non sia una sasunarusasu centric (anche se la coppia
è comunque
presente, e non ho ancora deciso per il finale). L’argomento
so che non è
facile, perciò ripeto, perdonatemi per eventuali errori o
altro. Il tipo di
narrazione non vuole essere pesante o altro, preferirei che scorresse
in modo
veloce, smorzando ogni tanto la tensione tra i pg, ma allo stesso tempo
senza
ignorare la gravità delle varie situazioni (aiuto, ce la
faremo? XD)
Ne
succederanno delle
belle da ora in poi, ma anche “delle
difficili”...perciò, per chi avrà la
voglia di continuare a leggere dico grazie, e spero buona lettura.
Vi
aspetto!! <3
Un
bacione,
Allyn
Per il NaruSasuNaru centric spulciate pure tra altre mie fic :P (e sì, sono una loro fan sfegatata, senza dimenticarmi però del HashiMadaHashi)