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Autore: cherubina    28/05/2014    1 recensioni
Dietro ad ogni uomo c'è una grande donna. Donne passate alla storia o rimaste nell'ombra. Donne che hanno contribuito a creare un pezzetto d'America
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Indipendenza americana, Il Novecento
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EDITH

2 dicembre 1886

Sistema il velo di pizzo sullo chignon castano mentre la carrozza avanza verso la chiesa anglicana di St. George, ad Hanover Square, Londra.

Edith ha aspettato tutta una vita, quasi per tutti i suoi verdi venticinque anni, per coronare il suo sogno: sposare Theodore, anche se pronunzieranno il fatidico "si" nella piovosa Inghilterra, così lontano dal Connecticut, dal patinato mondo di New York.

Il bouquet di roselline che stringe tra le mani ondeggia lievemente tra le mani nervose della sposa.

Ha aspettato a lungo, ha superato mille difficoltà e prove del destino, si era quasi rassegnata ma, alla fine, l'ha spuntata lei.

Ha sempre saputo che sarebbe stato Teedie a condurla all'altare, un giorno.

Lo sapeva la prima volta che è entrata in casa dei Roosevelt come amica di Corinne e ha finito per stringere amicizia con quel bambino allegro, chiassoso e ambizioso. Lo sapeva mentre le loro mani si intrecciavano, casualmente, durante i giochi che hanno condito la loro infanzia di risate, quando, da gentiluomo, l'aiutava a salire in barca durante le spensierate vacanze estive a Long Island e a Oyster Bay.

Niente ha scalfito la convinzione di Edith. Nemmeno la lontananza, grave nemica degli amori giovanili, ha scalfito i suoi sentimenti quando lei e Theodore si sono separati per andare a studiare ad università differenti.

Lei, una ragazza tranquilla e amante dei libri, aveva toccato il cielo con un dito quando, ancora sedicenne, era stata così vicina a diventare la signora Roosevelt. Se soltanto suo nonno e il padre di Theodore non avessero avallato le loro ferme proteste, opponendosi assurdamente a quell'unione che, a loro dire, sarebbe stata sfortunata a causa di quelle malelingue che tacciavano presunti problemi di fertilità all'interno della famiglia!

Era stata a piangere per una settimana chiusa in camera sua, allora, Edith.

Eppure la sua convinzione è sempre rimasta ferma. Anche dopo quella violenta litigata che lei e Theodor avevano avuto nell'estate del 1878.

Anche quando tutto sembrava perduto e Theodore infilava la vera nuziale all'anulare di Alice Lee Hathaway. Allora Edith aveva giurato che, se non avesse potuto avere Theodor, avrebbe preferito restare nubile a vita.

Aveva incontrato Alice, bella e delicata, durante una vacanza invernale a casa dei Roosevelt e, benché avesse dovuto odiare colei che si era presa la vita che aveva sempre sognato per sé stessa, aveva finito per essere affabile e gentile con quella ragazza di Brookline che aveva stregato il cuore di Theodore.

Si era messa il cuore in pace, o perlomeno ci aveva provato, e aveva iniziato a ripensare al matrimonio. Certo non si sarebbe sposata per amore ma un marito ricco le avrebbe dato sicurezze.

Poi Alice era morta poco dopo aver dato alla luce la sua primogenita. Theodore si era chiuso nel suo dolore perché perdere l'amata moglie e la mamma nello stesso giorno era qualcosa di disumano, e incontrare di nuovo Edith era stata una casualità. Una fortunata casualità.

Edith ora sa che, anche quando tutto sembra perduto, c'è sempre speranza.

Ci ha creduto anche quando Theodore l'ha gelata con quella frase: "Io sono sempre stato contrario alle seconde nozze. Ritengo che mostrino debolezza nel carattere di un uomo!". Edith aveva ingoiato il boccone amaro e si era allontanata con le lacrime agli occhi.

Nel novembre, però, Theodore le aveva proposto di diventare la signora Roosevelt. E lei aveva accettato senza esitazioni.

Così hanno passato l'ultimo anno a progettare il loro matrimonio in gran segreto, divertendosi e amandosi come due amanti clandestini.

Edith poggia il bouquet sul suo ventre piatto. Quel ventre che presto sarà arrotondato da ben cinque gravidanze.

Anche la bambina che Theodore non ha più voluto vedere dalla morte di sua moglie, quella bambina che ha affidato alle cure della sorella e che, portando lo stesso nome della madre, viene semplicemente chiamata "Baby Lee", per non rinnovare il dolore di Theodore verrà a vivere con la sua nuova famiglia.

Edith l'amerà come se fosse figlia sua, vorrà chiamata da lei "mamma" e non ricalcherà gli stereotipi della matrigna di Cenerentola.

Ci saranno tanti contrasti tra Edith e la "principessa Alice" ma sarà proprio la matrigna, con la sua tenacia e la sua severità, a salvarla dalla poliomielite.

Avanza, raggiante, nella navata centrale della chiesa come qualsiasi sposa nel giorno più bello della sua vita. Avanza con la stessa dignità che la contraddistinguerà quando la tragedia dei Mckinley la porterà alla Casa Bianca.

Edith sarà sempre gelosa della sua privacy e di quella dei suoi figli, bandendo ai curiosi i piani superiori della casa più famosa d'America.

Essere mamma sarà la sua grande vocazione di vita ma si batterà perché venga riconosciuto il diritto di voto alle donne.

Perché, in fondo, Edith l'ha sperimentato sulla sua pelle: quando tutto sembra perduto, c'è sempre speranza.

  
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