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Autore: Calenzano    28/05/2014    2 recensioni
Keana, intellettuale del distretto 5, introversa e inquieta. Con tanta passione per i grandi ideali quanta sfiducia in sé stessa. E con il tacito desiderio di una sorella minore. Non certo il tributo ideale per i Giochi. Ma quando Capitol City va a colpire nel profondo, non può più permettersi di restare a guardare.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non precisamente nel mezzo della tana, ben calcolata per il caso di estremo pericolo,

non proprio di un inseguimento, ma di un assedio, si trova la piazza principale.

(F. Kafka, “La Tana”)

 

 


Il chiarore lattiginoso del cielo è appena sufficiente per distinguere dove sto andando, anche se la luce sta cominciando ad aumentare. Mi viene male all'idea, ma non so davvero che altro fare. Ho riflettuto sul fatto che, finché hanno a disposizione una “base”, come la loro piazza, con una montagna di scorte, i Favoriti sono pressochè imbattibili. Possono andare avanti a oltranza, mentre noi dobbiamo cercare cibo e acqua in continuazione. Occorre lasciarli senza, solo allora avremo davvero qualche chance. E l'unico modo per distruggere le loro scorte tutte insieme sarebbe farle saltare. Oppure bruciarle con una bomba Molotov.

So come farla, ho letto gli scritti di Guevara; di straforo, ovviamente. Il problema è che, non avendo benzina, posso usare solo dell'alcol come combustibile. E l'unico disponibile è quello delle bottiglie che ho visto proprio alla Cornucopia. In pratica, nella tana del lupo. Per questo non ho detto niente a Codrina. “Non le avevi promesso di non lasciarla più sola?” Non so se sia la vocina disfattista, o semplicemente quella della coscienza, ma non importa. E' troppo pericoloso. Dopo la scena di qualche ora fa, lei quei quattro non deve vederli neppure di lontano. E poi non se ne accorgerà nemmeno, con un po' di fortuna sarò di ritorno prima che si svegli. La sua presenza silenziosa però mi manca. Mi sono ormai abituata ad averla a fianco mentre cammino, e un paio di volte giro d'istinto lo sguardo per cercarla. La mancanza di riposo si fa sentire, obbligandomi a rallentare il passo. Ho l'affanno quando arrivo alle stradine retrostanti la piazza.

 

La Cornucopia è al solito posto, sul selciato là accanto delle tracce di accampamento, e ancora poco più in là una montagna indistinta di armi, sacchi, oggetti. Nessuno in vista. Questo conferma l'ipotesi che avevo in mente dopo le apparizioni dei Favoriti degli ultimi due giorni, sempre verso il calare del sole: hanno deciso di evitare l'afa riposando di giorno e cacciando di notte, grazie alle torce e ai visori notturni.
Ragion per cui adesso non ci sono, ma saranno già probabilmente sulla via del ritorno. Per qualche attimo penso di lasciar perdere e di andarmene, escogiterò qualcos'altro. Ma poi mi costringo a fare quello per cui sono venuta, non c'è un'altra cosa a cui pensare. E ormai gli spettatori saranno in attesa, e deluderli rischierebbe di farci perdere sponsor.
Dopotutto, cerco di sdrammatizzare, cos'è che temo, davvero? I Favoriti, o la loro idea? Ma se adesso loro non sono qua, così che io possa percepirli empiricamente, altro non rappresentano che un'idea della mia mente, almeno per il momento; e secondo Hume il concetto di idea non presuppone l'esistenza. Cosa mi garantisce che continuino ad esistere anche se io non li vedo? Non è razionalistico, né empirico. Evitando di pensare che potrei ben presto trovarmi ad avere una dimostrazione tremendamente empirica delle loro armi, mi lancio attraverso la piazza, verso il cumulo delle scorte. Mi devo spicciare, manca davvero poco allo spuntare del sole, quelli potrebbero tornare da un momento all'altro
.

Inizio a frugare, alla ricerca delle preziose bottiglie. C'è di tutto, medicine, fasci di frecce, armi di ogni tipo, e cibo. Non resisto alla tentazione, e prendo qualcosa delle confezioni più piccole, quelle che posso mettermi in tasca. Ci sono anche bevande, ma nessuna alcolica. Comincia a prendermi il tremendo dubbio di essermi ingannata, e se quello che ho visto il primo giorno non fosse stato alcol? Finalmente, rovistando in profondità in un cumulo di viveri, sento sotto le dita qualcosa di vetro. Ma è incastrato sotto una serie di pesanti casse. Comincio a spostare e a far scivolare a terra oggetti e scatole, quando qualcosa in lontananza mi gela il sangue.
Mi butto a lavorare con ancor più frenesia, sollevando di continuo lo sguardo per sorvegliare le vie d'accesso alla piazza. Vorrei scaraventare tutto a terra, ma non oso, potrebbero sentirmi. Non appena il collo della bottiglia è libero, la agguanto e tiro finché non si sfila. Nella luce ormai nitida appare l'etichetta di un liquore. Proprio in quel momento i Favoriti fanno la loro comparsa all'entrata della piazza.

Mi getto a terra tra le scatole, il cuore che batte all'impazzata, e mi appiattisco al massimo. Sento le loro voci avvicinarsi, e nel panico mi rendo conto di quanto il mio nascondiglio sia precario. Basterebbe che uno di loro volesse prendere qualcosa da mangiare... Con infinito sollievo li sento dirigersi verso i giacigli, a qualche metro di distanza. Scomodamente rannicchiata, un millimetro per volta, sollevo la testa. Il junior dell'1 si è gettato sul suo materassino e ora riposa scomposto a occhi chiusi, Hebi è ancora in piedi ma di spalle, Wolwerine sta trafficando con i suoi tirapugni, solo Retia è rivolta dalla mia parte. Ad un certo punto si gira per dire agli altri qualcosa. Subito, senza perdere neanche un secondo, scatto tuffandomi letteralmente dietro la Cornucopia. Rotolo per terra, e mi preparo a sentire un'esclamazione. Ma non succede. Per qualche miracolo nessuno mi ha vista. Osando appena respirare, mi rilasso un po'. Ora non mi resta che aspettare che tutti si addormentino. Mi addosso alla parete metallica della Cornucopia, e attendo.

Sento scartocciare, rumori di una borraccia che si apre e si chiude, tintinnii metallici, si stanno rifocillando. E ripulendo le armi dalla loro ultima impresa. Li sento rievocarla divertiti, facendo il verso al ragazzino dell'11. Poi le voci pian piano si diradano. Con estrema cautela mi affaccio. Wolwerine e il suo junior sono coricati, gli altri due seduti all'ombra. Speriamo si sentano abbastanza sicuri da non fare turni di guardia. Il calo della tensione mi fa sentire di colpo le palpebre pesanti. Mi strofino forte gli occhi.

“Credi sia stupida?” La voce di Retia, anche se bassa, mi arriva abbastanza chiara nell'aria immobile. “Stai attento a quello che fai, ragazzino.”

“Gli ho solo fatto un favore... Che male c'è? Siamo alleati.” Questo è Hebi.

“Per ora. Ma se tu e lui provate a fare i furbi...”

Posso immaginare lo sguardo gelido puntato sul junior. Questi continua a protestare la sua innocenza, apparentemente non preoccupato per la velata minaccia. Il guaio di essere in quattro a contendersi la palma dei Favoriti: non possono mai fidarsi gli uni degli altri, penso. Può vincere solo uno per categoria, non importa il distretto. E questo lascia aperta la porta ad alleanze alternative. Retia deve aver sorpreso Hebi a fare gli occhi dolci a Wolwerine. Alla faccia del volersi bene. Penso contenta al legame tra me e Codrina, noi non dovremo mai guardarci le spalle l'una dall'altra.

“Io sono con te, lo sai.” Afferma Hebi. Retia non risponde, e mi balena in mente il ricordo del loro diverbio, la sera prima dell'inizio dei giochi. Non è stupida, lo ha inquadrato subito; ma è costretta a collaborarci. Almeno per ora. Segue una lunga pausa, e mi arrischio a gettare un'altra occhiata. Ma mi ritiro delusa, sono ancora nella stessa posizione. Dopo un po' lo sento bisbigliare qualcosa che non capisco, ma mi sembra abbia nominato il distretto 3. “Te l'avevo detto che non ci stava.”

“Peggio per lei.” Risponde sprezzante Retia. “Se ne pentirà.”

“Non era meglio con quelle del 5?” Drizzo le orecchie.

“Ma neanche per idea. Non saranno certo una mocciosa e una secchiona a crearci problemi, con quelle trappole ridicole.” Saranno pure ridicole, penso, intanto in una ci sei cascata. “Tanto quelle basta prenderne una che hai anche l'altra, visto che sono così legate. La piccola ce la cuciniamo come ci pare, non è certo pericolosa.”

“Facciamo come con quelli dell'11? O posso pensarci io?” Chiede Hebi.

La sento fare un borbottio d'assenso. “E' tutta tua... Basta che mi lasciate l'altra. Le insegno io a tirare mattoni... Offrirò al pubblico uno spettacolo che resterà nella storia degli Hunger Games.”

Un brivido ghiacciato mi corre per la schiena, nonostante il caldo torrido. D'un tratto comprendo la ragazza del 12, che si è gettata nel vuoto pur di sfuggire alla cattura. Mi conviene davvero sperare di non capitare tra le mani di Retia. Lo smacco della trappola deve bruciarle parecchio.... Se non altro per quello ne è valsa la pena.

Il silenzio cala nella piazza. Aspetto a lungo, poi, visto che continua, mi affaccio nuovamente. Ora sono tutti coricati. E' il momento. La Cornucopia mi appare improvvisamente il più sicuro dei rifugi, ed esito ad abbandonarlo. Ma non posso restare qui per sempre. Comincio il mio lento aggirare i Favoriti, in direzione della via da cui sono venuta. Un passo, poi un altro, piano, cercando di tenere d'occhio contemporaneamente loro ed il terreno. Come diceva quel libro sul ninjutsu che mi aveva prestato Torio? Le ginocchia devono essere tenute leggermente piegate e lontane l'una dall'altra, e il baricentro e le anche devono muoversi durante la marcia solo in senso orizzontale. Provo a farlo, la bottiglia stretta al petto, e penso a come dovrò apparire bizzarra alle telecamere. Me ne infischio, basta che funzioni. A terra ci sono detriti un po' ovunque e devo fare la massima attenzione a non calpestarli. Ogni fruscio, ogni scricchiolio dei miei anfibi mi sembra assordante, e almeno tre volte sobbalzo per un movimento vero o immaginario di uno dei Favoriti. Un passo dopo l'altro, la salvezza è ormai a portata di mano, e devo dominare l'impazienza di mettermi a correre. Ancora un paio di metri, decido. E' allora che succede. Inizio il passo regolarmente, ma non appena poso il piede sento qualcosa che si schiaccia, e un movimento rapido, serpentino, che si dipana come una scossa tendendo un sottilissimo cavo mimetizzato tra gli interstizi della pavimentazione. Subito il dispositivo che ho calpestato si illumina tra la polvere, attivandone diversi altri sparsi a grappolo tutto intorno, e con mio orrore inizia a emettere una sorta di fischio penetrante. Retia solleva la testa di scatto, e così pure Wolwerine. Ma è Hebi a voltarsi e a individuarmi per primo, e lancia un grido acuto come il suono dell'allarme. Per un attimo resto impietrita, poi impreco e schizzo via come un proiettile. Immediatamente sento alle mie spalle le esclamazioni e le imprecazioni dei due senior, che stanno saltando in piedi e afferrando le armi, mentre Hebi scuote bruscamente l'alleato dell'1, ancora ottuso dal sonno.

Imbocco la prima strada che trovo, e via, la bottiglia serrata come un amuleto, senza pensare a dove sto andando, unico pensiero quello di mettermi in salvo. Ma quando commetto l'errore di voltarmi indietro, quasi mi sfugge un urlo di spavento. Retia ha staccato gli altri di parecchio, e ora è terribilmente vicina, con un'espressione di furiosa determinazione. Sento la disperazione assalirmi. E' troppo veloce, mi ammazza! Proprio mentre lo sto pensando intravedo con la coda nell'occhio una traversa laterale. Sollevando una pioggia di polvere e detriti inchiodo gettandomi di lato, e la mia inseguitrice, trascinata dall'impeto, non riesce a fare subito lo stesso. Avverto lo spostamento d'aria quando mi sfiora passandomi accanto, il braccio già teso in avanti. Alla prima prima svolta possibile giro nuovamente, poi, approfittando del fatto di essere fuori dalla vista, salto dietro un cumulo di macerie. Pochi attimi, e i Favoriti spuntano nella via, e mi superano imprecando tra i denti. Aspetto che siano scomparsi, quindi esco con cautela dal riparo improvvisato e torno sui miei passi.

Riconosco la zona, siamo in prossimità dei palazzoni. Di fronte a questi, il giardino pubblico. Mi dirigo da quella parte, sperando di trovare un modo di tagliare l'isolato e sapendo che lo stratagemma mi farà guadagnare solo un breve vantaggio. I Favoriti si renderanno ben presto conto che non posso essere fuggita così avanti, e torneranno indietro. Entro sul sentiero di terra battuta del giardino, rallentando progressivamente. Gli alberi tutto intorno mi danno un senso di sicurezza, e mi fermo appoggiandomi a uno di essi. Ansimo, e le gambe mi tremano per lo sforzo e per la paura, tanto che faccio fatica a restare in piedi. Sforzandomi di ignorare i crampi lancinanti, mi incammino zoppicando attraverso il parco. Che ingenua a pensare che non avessero preso precauzioni, i Favoriti non sono poi così imprudenti. Se non altro, con tutte queste fughe precipitose, se riesco a tornare a casa potrò correre la maratona. Un' eco di richiami, più vicina, mi spinge ad accelerare. Se non che, passando poco lontano da uno spiazzo con uno scivolo sbreccato e un'altalena, mi immobilizzo dove sono.
Qualcosa è apparso sul sentiero, letteralmente dal nulla. Una massa scura, fremente. Un cane, un cane enorme, penso. Poi la creatura si volta e zampetta, e rimango di sasso. Ha le dimensioni di un leone, ma è indubbiamente una pantegana. Sta annusando l'aria, le orecchie ritte, i lunghi baffi che si agitano, appuntiti come coltelli. Ma più impressionanti ancora sono le zanne giallastre e sbreccate che spuntano dalla bocca. Niente del genere esiste in natura, questo è un Ibrido creato ad hoc, penso con un brivido. Gli Strateghi evidentemente si sono stufati di vedermi giocare ad acchiappino con i Favoriti, e hanno pensato bene di introdurre una novità.

L'Ibrido deve avermi fiutato, vedo per un attimo i suoi occhietti brillare sinistri nella luce del primo mattino. Emette uno stridio perforante, poi si lancia in avanti, balzando sulle zampe glabre, più grandi delle mie mani. Le energie rinnovate dal pericolo, faccio un brusco dietrofront, ma mi viene in mente che tornando sui miei passi finirò diritta in bocca ai Favoriti. Probabilmente è proprio quello che vogliono gli Strateghi. Mi viene il dubbio che non abbiano gradito il mio discorso sui valori. Cosa faccio??? Sono presa nel mezzo, ma non c'è tempo di pensare. Corro verso lo scivolo, mi ci arrampico sopra, ma è un rifugio piuttosto precario. Me ne rendo conto all'istante quando la pantegana ci si avventa contro, facendolo tremare. I suoi denti si piantano nella lamiera e stridono, tracciandovi profondi solchi. Si alza sulle zampe posteriori e diventa spaventosamente alta, per poco non mi raggiunge. Paradossalmente sono a sperare nell'arrivo dei Favoriti, così da dirottare la bestia verso prede più accessibili. Ma oggi la fortuna non sembra essere dalla mia parte. L'Ibrido si scaraventa nuovamente contro la debole struttura dello scivolo, che stavolta cede di schianto, spaccandosi in due monconi e restando un breve attimo in precario equilibrio, prima di collassare. Mi aggrappo d'istinto al parapetto, ma mi sento mancare la terra sotto, e rovino a terra tra i resti dell'impalcatura.

Stordita dal colpo, non ho modo di difendermi quando il ratto gigante mi arriva addosso. La luce si oscura, mentre affondo le mani in una massa fremente di pelo ispido sopra di me. Poi una trafittura lacerante al fianco, appena sopra l'anca. Per un momento non c'è spazio altro che per il lampo abbagliante del dolore, poi urlo e scalcio, cercando di respingere l'Ibrido. Scanso la testa, più per riflesso che per altro, evitando un altro attacco. Ho il suo muso a pochi centimetri, quello ringhia e sbuffa e mi arriva un soffio di aria fetida. Poi, non so come, nell'agitarmi mi scivolano di tasca alcune delle confezioni di cibo raccolte alla Cornucopia. Forse la pantegana ne percepisce l'odore, o forse è semplice curiosità, ma pare esserne attratta. Il muso le trema per l'indecisione, poi mi lascia momentaneamente perdere, e ci si accosta per annusarli. Devo approfittarne, mi districo e mi alzo. Appena in piedi il fianco mi lancia un'altra fitta da restare senza fiato, ma mi sforzo di lanciarmi verso il sentiero ora sgombro. Zoppico attraverso il giardino, la bottiglia di liquore ancora assurdamente stretta, verso quella che posso solo sperare essere la direzione giusta.




 

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E.N.P.
E il topos degli Ibridi è stato rispettato... Proprio! (Tremenda battuta letterata da Keana). Funziona? Avrei preferito un Ibrido insetto, le pantegane in fondo sono simpatiche.... Ma arena oblige.
P.S. Sempre pensato che l'empirismo la steccasse in partenza... (maledetto Hume).

 
  
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