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Autore: Aurore    28/05/2014    2 recensioni
Sequel di Midnight star.
Dopo gli eventi e le rivelazioni che hanno scosso il suo piccolo mondo, la vita di Renesmee è tornata alla normalità: è sempre più felice con Alex e insieme a Jacob ha ritrovato l'affetto e la complicità del loro legame. Ma all'orizzonte si addensano nuove nubi: quando spaventosi incubi iniziano a tormentare le sue notti, Renesmee si trova costretta a scegliere tra perdere ciò che ama di più e tentare di salvarlo, e ad affrontare eventi imprevedibili che potrebbero cambiare ogni cosa.
Tutto finisce, nulla resta uguale, e a volte il destino impone scelte e cambiamenti dai quali non si torna indietro.
Tratto dal capitolo 7:
Il suo sguardo era stata la prima cosa che mi aveva colpita, di lui, nel giorno lontano in cui ci eravamo conosciuti. [...] Lo stesso sguardo che mi aveva osservata con tanta attenzione per catturare quello che c'era in me di più profondo mentre mi disegnava. Nessuno mi aveva mai guardata così. In quel disegno c'era qualcosa di bellissimo, potente e tremendo al tempo stesso. Qualcosa di ineluttabile, che ormai non poteva essere fermato.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight star'
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C 11
Capitolo 11
Stay

Alright, everything is alright
Since you came along
And before you
I had nowhere to run to
Nothing to hold on to
I came so close to giving it up
And I wonder if you know
How it feels to let you go
You say goodbye in the pouring rain
And I break down as you walk away
Stay, stay
'Cause all my life I felt this way
But I could never find the words to say
Stay, stay.
Stay, Hurts¹




La verità, come la luce, acceca. La menzogna invece è un bel crepuscolo, che mette in risalto tutti gli oggetti.
Albert Camus, La caduta



La prospettiva di parlare con Alex mi faceva sentire come se avessi dovuto sostenere un esame. Mi chiedevo se ce l'avrei fatta. Se sarei riuscita a guardarlo dritto negli occhi, ripetere le atroci bugie che gli avevo detto quella sera e ad aggiungere dell'altro, qualcosa di peggiore. Sapevo di doverlo fare, ma questa consapevolezza non rendeva le cose più facili.
Quando suonò la campanella del pranzo raggiunsi la mensa insieme alle mie amiche, ma arrivata davanti alla porta non provai il minimo desiderio di entrare e pranzare come ogni giorno; mi si era chiuso lo stomaco per il nervosismo e non mi andava di stare in mezzo alla folla e al chiasso. Avevo bisogno di un po' di calma e di silenzio per pensare. Le ragazze sapevano che dovevo parlare con Alex e non fecero commenti quando le informai che avrei saltato il pranzo, ma mentre mi allontanavo colsi uno strano scambio di sguardi tra Holly e Jas; n
on avevo confidato a nessuna di loro di ciò che stava accadendo tra noi, perchè prima di rispondere alle loro domande e assistere al loro dispiacere volevo chiudere definitivamente con Alex... Meglio affrontare una cosa alla volta.
Il laboratorio di chimica, dove io ed Alex avevamo deciso di incontrarci, era un'ampia aula rettangolare con una fila di finestre che correva lungo un'intera parete inondando la stanza di luce. Con passo pesante, la mente annebbiata da pensieri, dubbi e paure, spalancai la porta e mi accorsi che l'aula non era vuota.
Seduto su uno dei bassi armadietti che rivestivano la parete sotto le finestre, le spalle appoggiate al vetro dietro di lui, una sigaretta accesa in mano, c'era Alex.
Quasi sobbalzai per la sorpresa, mentre lui mi fissava con aria inespressiva.
«Ehi», balbettai. Lasciai la presa sulla porta, che si chiuse con un tonfo. «Sei già qui? Credevo... Dovevamo vederci più tardi, dopo pranzo».
Continuava ad osservarmi senza battere ciglio. Poi si portò la sigaretta alle labbra e abbassò gli occhi.
«Lo so, ma non ho fame», rispose semplicemente, in tono piatto.
Fantastico. Non ero la sola ad avere i nervi a fior di pelle. «Siamo in tue, allora», mormorai. Forse Alex non sentì. «Non dovresti fumare qui dentro», aggiunsi, a volume normale. «Se ti scoprono...».
«Ho aperto la finestra», disse con tono brusco. Allungò il braccio e picchiettò con un dito la sigaretta sottile per far cadere la cenere fuori. Lo avevo osservato così tante volte mentre compiva qui gesti, sempre eleganti e controllati, che avrei potuto chiudere gli occhi e continuare a vederlo davanti a me. All'improvviso accennò l'ombra di un sorriso. «Okay, Miss Perfettina... la spengo», disse, con l'aria di chi sta facendo un grosso favore a qualcuno. E lo fece davvero: spense accuratamente la sigaretta sul davanzale esterno della finestra, poi saltò giù dall'armadietto e andò a gettare il mozzicone nel cestino, in un angolo della stanza. «Ecco fatto. Parliamo».
Il brusco cambio di argomento mi lasciò sconcertata per un attimo. Mi guardò in silenzio e capii che dovevo essere io ad iniziare. Facile a dirsi. Feci un profondo respiro e poggiai la borsa su un banco lì accanto.
«Allora...».
«Allora...», mi fece eco lui quasi nello stesso istante.
I nostri sguardi si incrociarono, esitanti. Ero ancora piuttosto tesa, ma più tranquilla e padrona di me rispetto a quando ero entrata nel laboratorio; quasi ero impaziente che si arrivasse al dunque, per liberarmi di quel peso e superare il momento.
«Com'era James Bay?», buttai lì, tanto per dire qualcosa.
Alex inarcò un sopracciglio, ma non commentò la mia strana domanda. Ci pensò su. «Piccola. Tranquilla. Veramente non ne ho visto un granchè. Ho preso una camera in un motel e sono stato lì quasi tutto il tempo».
«Ma... come sei arrivato fin lì?».
«Ho guidato fino a Port Angeles, lì ho preso un traghetto, portandomi dietro la macchina, sono arrivato a Victoria e...».
«No, non intendevo questo. Voglio dire, perchè l'hai fatto?», esclamai con forza. «Perchè sei sparito così all'improvviso, senza avvisare nessuno? Hai idea di cosa ho passato...». Mi fermai appena in tempo e mi morsi il labbro. Non volevo esagerare e riportargli alla mente brutti ricordi o accusarlo di chissà cosa. Lui sollevò la testa di scatto, un istintivo gesto di sfida, ma non parlò. «Stavo per chiamare Julie», aggiunsi, bruscamente.
«Ah, questo sì che sarebbe stato grandioso», rispose in tono scocciato, alzando gli occhi al cielo.
«Mi sono spaventata a morte, Alex», ribattei, fregandomene, questa volta, che potesse restare turbato dagli accenni al suo passato turbolento. Forse il suo problema era proprio non riuscire a comprendere il male che faceva agli altri, non solo a se stesso.
«Rilassati, adesso lo sa. Si è accorta che non ero a casa e ho dovuto dirle che ero andato via per un paio di giorni».
«Come l'ha presa?».
Alex alzò le spalle. «Non bene. Ma non fa niente, me l'aspettavo. Le ho spiegato che avevo bisogno di staccare un po'».
La voce sommessa con cui pronunciò le ultime parole suonò alle mie orecchie come un rimprovero. «Mi dispiace tanto, Alex. Non volevo che succedesse questo...».
Non sapevo esattamente cosa stessi farfugliando, ma lui mi interruppe. «No, aspetta». Alzò le mani come per fermarmi ed io lo guardai, titubante; aveva un'espressione seria che mi spinse a chiudere la bocca. «Ero arrabbiato. Ero furioso, così tanto che l'unica cosa che ho potuto fare per calmarmi, appena sei scesa dalla macchina, è stata andarmene, allontanarmi il più possibile da te. Ho guidato fino a Port Angeles e poi ho continuato ad andare, senza neanche sapere esattamente dove fossi diretto, perchè avevo il terrore di cosa poteva succedere se fossi tornato indietro. Credevo di averti perso».
Fece una breve pausa, ma io non fiatai. Rimasi a fissarlo, zitta e immobile, ipnotizzata dalle sue parole.
«Ce l'avevo con te, sì, ma anche con me stesso. Ho pensato di aver rovinato tutto. Poi... la rabbia è sbollita e mi sono reso conto... che le cose erano rimaste uguali, per me, esattamente le stesse di prima». Espirò profondamente, di colpo, come se stesse lasciando andare qualcosa che aveva trattenuto troppo a lungo dentro di sè, e fece un passo avanti. «Quello che ti ho detto l'altra sera era vero e non è cambiato. Io ti amo», disse, la voce salda e forte. «Ti amo e non me ne frega niente di cosa è successo quest'estate. Voglio dimenticarlo. Andiamo avanti».
Per un pezzo rimasi senza parole, lì impalata, a fissare la determinazione nel suo sguardo e a chiedermi dove accidenti avessi sbagliato. Lui avrebbe dovuto odiarmi e invece mi ripeteva quanto mi amasse. Una parte di me era commossa e avrebbe desiderato accogliere e ricambiare quel sentimento con tutto il cuore, ma allo stesso tempo sentivo dilagare nello stomaco un incredulo terrore.
«N-no, Alex», balbettai, scuotendo la testa. «No».
«Che significa no?», mi incalzò, senza mostrare un briciolo di incertezza. All'esterno appariva calmo, ma i suoi occhi erano fiammeggianti.
«Io... io ho baciato un altro ragazzo...».
«Ti ho detto che non mi importa! Sai quante ragazze ho baciato io? No, aspetta, non so dirtelo con precisione. Non ricordo buona parte delle cose che ho fatto negli ultimi due anni, ero quasi sempre completamente sbronzo. Non fa niente, è stato solo un bacio, un momento di debolezza».
«Non è stato un momento di debolezza, è successo perchè lo volevo. Insomma, voglio dire... Non è come pensi... Oh, accidenti!», sbottai, esasperata, disperata. Mi stavo letteralmente arrampicando sugli specchi ed Alex mi guardava con espressione stupita. Okay, forse era meglio smettere di pensare e provare ad improvvisare. «Quel ragazzo... mi piaceva davvero, Alex. Quello che è successo con lui mi ha fatto capire che abbiamo corso troppo, io e te», ripresi, con più calma, seguendo l'ispirazione del momento.
Coraggio, Renesmee. Ce la puoi fare.
«Ho capito che per quanto la nostra storia fosse bellissima... non è una cosa seria. Non è così importante come pensavo. E poi, dopo che l'altra sera hai detto di amarmi... mi sono resa conto che è meglio chiudere prima di farci del male. Mi dispiace, ma non me la sento più di andare avanti. Vuoi qualcosa che non posso darti», conclusi con un filo di voce. In quel momento mi detestavo con tutta me stessa, ma mi costrinsi a tenere duro, a non abbassare lo sguardo e a non mostrare segni di cedimento. Dovevo farlo per lui. Per lui
«Forse è stata colpa mia», mormorò Alex, pallido in volto. «Non è vero? Stai reagendo così perchè sono andato troppo in fretta». Dopo un attimo di confusione, capii di cosa parlava e mi sentii arrossire. Colta di sorpresa, non riuscii a ribattere subito e lui proseguì. «Senti, Renesmee, l'ultima cosa che volevo era farti pressioni, te lo giuro. Mi sono lasciato andare e non ho riflettuto... Non ho pensato che forse tu non eri pronta, che prima avremmo dovuto parlarne. Ho sbagliato, okay, ma possiamo rallentare. So che tu non hai mai...».
Lasciò la frase in sospeso. Non avevamo mai affrontato l'argomento, tra noi, ma non era difficile intuirlo. Gli lanciai un'occhiata fugace.
«Tu invece sì?», domandai in un sussurro. Sospettavo di conoscere già la risposta, ma volevo esserne certa. «Con Madison?».
Alex mi guardò in silenzio per un lungo attimo, poi annuì. «Sì. Con Madison».
Forse in un altro momento quella conferma avrebbe scatenato gelosia, timori e chissà quante emozioni, ma per lì per lì, con altri pensieri ben più gravi per la testa, la accolsi con assoluta calma e compostezza. In fondo era la risposta che mi aspettavo. Mi dissi che era il caso di cogliere la palla al balzo e sfruttare l'occasione.
«Forse... forse c'entra un po' anche questo», aggiunsi, esitante. «Non potevo dirti di sì, l'altra sera, perchè non ero sicura che fosse la cosa giusta. E non ero sicura che lo fosse perchè non sono sicura di provare per te un sentimento abbastanza forte da fare... un passo così importante». Tenevo gli occhi ben fissi a terra e parlavo lentamente, cercando di apparire serena e sincera. Sapevo di non essere brava nel raccontare bugie, ma ce la stavo mettendo tutta. «Io ti voglio bene, Alex, te ne voglio un sacco. Sei molto importante nella mia vita, ma... il bene non è amore. E credo che dovresti pensarci anche tu prima di dire o fare qualcosa di cui potresti pentirti».
«Che razza di cretinate!», sbottò per tutta risposta. «So benissimo quello che dico e te lo ripeterò». Mi raggiunse con due passi veloci e mi afferrò le spalle con forza, quasi scrollandomi, obbligandomi a guardarlo in viso. «Io ti amo», scandì. «Ti amo, ti amo, ti amo e voglio che resti con me».
«Ma io no, io no!», esclamai, alzando la voce e divincolandomi per sfuggire alla sua presa. Avevo gli occhi umidi e la gola gonfia e trattenevo a stento le lacrime. Non avevo immaginato che sarebbe stato così difficile. «Io non voglio più stare con te!».
Lui non si mosse di un millimetro e continuò a fissarmi, intrappolandomi con l'intensità del suo sguardo. «Non vuoi più stare con me perchè hai baciato un tizio quest'estate?», domandò, con calma forzata. Sembrava che ai suoi occhi la situazione apparisse assurda e non potevo certo dargli torto, ma era l'unica possibilità alla quale aggrapparmi.
«Te l'ho spiegato il perchè!».
Per un lunghissimo istante non parlò. Quando aprì bocca, sussultai.
«Non ti credo».
«Che cosa?».
«Te lo leggo in faccia che non è così. Se vuoi lasciarmi va bene, ma almeno non prendermi in giro», disse a denti stretti, la voca carica di rabbia.
«Pensa quello che ti pare», sussurrai. Ero stanca, che credesse pure ciò che preferiva. Mi voltai per andarmene, ma Alex mi afferrò per un braccio, trattenendomi, e dovetti girarmi di nuovo.
«È per lui, vero?», disse, aggressivo, una smorfia sul volto.
Lo fissai senza capire. «Lui chi?».
«Il tuo amico. Jacob Black», rispose, come se pronunciare quel nome gli desse il voltastomaco.
Jacob? Jacob? Investita dallo shock, lo fissai in silenzio, a bocca aperta, per un'eternità, e forse ad Alex quella reazione parve una conferma; il suo viso si pietrificò.
«Ho visto come lo guardi, ho visto come ti guarda. Se c'è qualcuno a cui pensi è lui».
Scossi la testa automaticamente. Che stava dicendo? Avevo capito che provava gelosia per il mio migliore amico, ma addirittura pensare che lo stessi lasciando per fidanzarmi con Jacob... ? Era...
«... ridicolo», farfugliai. «
È semplicemente ridicolo. Jacob è il mio migliore amico!».
La smorfia sul volto di Alex si deformò in un sorriso amaro. «Dovresti vederti adesso, Renesmee. Vedere quello che vedo io. Ti conosco e lo so quando dici una bugia».
«E invece ti stai sbagliando», ribattei, decisa. «Jacob non c'entra niente, niente, con me e te», aggiunsi, ed era la pura verità. A volte i miei sentimenti per Jake mi confondevano, sì, ma avevo ancora ben chiaro chi fosse: il ragazzo che mi aveva vista nascere, il ragazzo con il quale ero cresciuta. Era il mio migliore amico. L'idea che potesse esserci qualcosa di più tra noi era folle. «Ci siamo soltanto noi due e quello che proviamo l'una per l'altro. Tu dici di amarmi e non ti rendi conto che questo è un motivo in più per farla finita adesso. Non voglio farti soffrire», conclusi, la voce tremante. Ecco le uniche due verità uscite dalle mie labbra quel giorno.
Alex mi strinse di nuovo e mi avvicinò di più a sè, al punto che sentii il suo fiato caldo sul viso. «Allora non lasciarmi!», esclamò e la forza che traboccò dalle sue parole fu impressionante. Tutto il suo corpo sembrava sprigionare un'energia disperata che mi investiva a ondate. Cercai ancora di liberarmi, ma lui mi teneva ben stretta come se avesse paura che  volassi via da un momento all'altro. «Resta con me! Tu non hai idea di come hai cambiato la mia vita. Quando ho lasciato New York, la mia casa, i miei amici, la mia famiglia, non ero più il pazzo furioso che fumava erba fino a non ricordare più neanche il proprio nome o... distruggeva la macchina di sua zia, ma non ero felice. Non ero felice. Sentivo sempre che mi mancava qualcosa, di aver perso qualcosa e credevo che non l'avrei mai più ritrovata, qualunque cosa fosse.
Poi ti ho conosciuta ed è stato come se tu mi restituissi tutto quello che avevo perso. Ho ricominciato a sognare, a desiderare, a sorridere davvero, non per finta... A svegliarmi la mattina pensando che la mia vita avesse un senso. Stavo bene», disse con semplicità disarmante. Sentii una fitta al cuore e distolsi gli occhi dai suoi, sbattendo le palpebre, per non cedere. Supplicando me stessa di non cedere. «Tutto questo sparirà se te ne vai», continuò, a voce bassissima, intensa. «Resta. Per favore, resta con me».
Era insopportabile. Atroce. Bruciavo dal desiderio di abbracciarlo, rassicurarlo, dirgli solo la verità... che avrei tanto voluto restare con lui e che abbandonarmi ai nostri sentimenti sarebbe stato infinitamente facile. Dirgli che sapevo benissimo cosa aveva passato perchè gli ero stata accanto ogni giorno per sette mesi. E proprio perchè lo sapevo, avevo il dovere di proteggerlo e tirarlo fuori dal tunnel senza uscita che era la nostra storia.
«Non posso», bisbigliai con un filo di voce, scuotendo il capo. Mi sottrassi alle sue mani, che finalmente mi lasciarono andare, inerti e abbandonate come prive di vita. «Non posso, mi dispiace. Lasciami stare».
Afferrai la borsa alla cieca e corsi fuori prima che potesse fermarmi ancora.







Note.
1. Link.








Spazio autrice.
Salve! Eccomi qui, puntualissima (più o meno), a rompervi le scatole! Allora, sul capitolo non farò commenti, aspetto che siate voi a dire la vostra... Sono molto curiosa di scoprire cosa ne pensate ;-). Vorrei ringraziare le persone che seguono la storia e in particolare chi mi recensisce :-) non ho avuto il tempo di rispondere per bene alle recensioni, ma le leggo sempre con il massimo interesse e nei prossimi giorni risponderò a tutti i commenti.
Infine, un avviso di carattere pratico. Il mese di giugno sarà piuttosto impegnativo perchè dovrei dare tre esami all'università, dei quali due un po' difficili, quindi dubito fortemente che riuscirò ad aggiornare mercoledì 11 giugno, secondo il programma. Nel caso in cui l'11 salti, aggiornerò il mercoledì successivo, il 18. Può anche darsi che l'11 riesca ad aggiornare senza problemi e che magari sia la data successiva a slittare, tutto dipende dalle date degli esami. Mi spiace non poter essere precisa come vorrei, ma lo studio ha la precedenza, purtroppo. Comunque sia, mercoledì 11 giugno fate un salto su Efp e date un'occhiata a Black moon, magari troverete il prossimo capitolo ;-). Se non lo trovate, l'aggiornamento è rimandato al 18. Se invece lo trovate... allora ci vediamo al prossimo Spazio autrice per le nuove informazioni sull'aggiornamento.
Scusate ancora, cercherò di essere il più precisa possibile e di rispettare la scadenza di due settimane o al massimo tre. Grazie mille, un bacio e alla prossima!
   
 
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