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Autore: pearlmoon    29/05/2014    0 recensioni
Deja vu.
Un bicchiere di vino, il rosso intenso che faceva a gara con le fiamme del fuoco ben evidenti dal camino di fronte ad Anise.
Sola su un divanetto color panna, illuminato anch’esso dalla luce di quel rosso bruciato; quella visione era tutto quello che Darren desiderava vedere da anni, ormai. Mezzo secolo, per la precisione.
Con la sua solita eleganza, accompagnata rigorosamente da giacca grigio scuro e cravatta perfettamente abbinata, si avvicinò a quella esile figura dai capelli nero corvino sciolti sulle spalle.
La ragazza non sembrava essersi accorta di lui: gli occhioni azzurri come il cielo nella sua giornata più bella, erano fissi, quasi in trans, verso il caminetto acceso, mentre quelli di Darren, diretti su di lei.
Quale avrebbe guardato per prima, Anise? L’occhio sinistro, azzurro quasi quanto il suo, o quello destro, color nocciola?
- Si ricorderà? -
Si chiedeva Darren tra sé e sé. Di anni, assieme, i due ne avevano trascorsi parecchi, peccato che l’ostacolo sia il seguente: in un’altra vita.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il cameriere stava per raggiungere il tavolo della ragazza inglese che sembrava aver scelto il suo cocktail, dopo aver riposto il menu esattamente dove l’aveva trovato. Ma quell’ordine non fu mai preso e quel drink non arrivò, perché a cambiare i programmi fu la telefonata della zia che fece vibrare il telefonino della giovane che non appena lesse sullo schermo il suo nome, si alzò e si diresse verso l’enorme portone d’ingresso dell’albergo. Non fece in tempo a parlare, che la zia aveva già aperto bocca dando spazio al suo tono di voce fin troppo elevato e vivace, com’era lei stessa, d’altronde.
“Anise! Allora, ti sei già dimenticata di me?” Chiese Margareth facendo intendere un enorme sorriso che, esattamente com’era solita fare anche sua sorella, non risparmiava mai a nessuno.
“Zia, che bello sentirti. No, certo che non mi sono dimenticata di te. Avrei voluto telefonarti di fronte a la tour Eiffèl, ma mi hai preceduta e mi trovo solamente nel bar dell’albergo. Non male, eh?” Chiese retoricamente la ragazza, con un sorriso in volto mentre si guardava attorno e si godeva quel sereno clima francese, un clima in cui aveva sempre desiderato trovarsi.
“Sei pur sempre a Parigi. Scrivimi ogni tanto e… Fatti rubare il cuore da un bel giovanotto francese! Sono romantici, sono belli e romantici.”
“E tu come fai a saperlo? Non hai mai fatto un passo fuori da Londra.” Ribatté Anise ridacchiando silenziosamente per non disturbare i sorrisi graziosi che si esponevano sulle labbra delle donne parigine, intente a conversare con i loro uomini usando un tono di voce così basso che fece nascere in lei la paura di urlare troppo.
“Ho una cultura, figliola. Ma ora ti lascio alla tua Paris e mi raccomando, voglio tutti i dettagli!”
Parlava della meravigliosa città dell’amore o di qualcos’altro? Di qualcun altro? Sembrava saperne una più del diavolo, quella donna. Anise non ci fece caso perché l’esuberanza rientrava nella personalità di Margareth, ma se invece non si fosse trattato semplicemente di quello?
Come faceva la zia a sapere che Parigi, proprio Parigi, era il sogno della piccola Anise? Ma soprattutto, come faceva a sapere che sarebbe stata la sua grande svolta? Semplice intuito, forse. O forse no.
 
Quella notte Margareth fece un sogno in cui vide un uomo girato di spalle, un giovane uomo, le sembrava. Capelli lunghi e folti, giacca e pantalone, passo lento e deciso verso la torre Eiffèl, ma non per raggiungere quella fantastica struttura, bensì per conoscere, o ri-conoscere, la ragazza dagli occhi chiari come il ghiaccio e i capelli neri che elegantemente delineavano il suo viso chiaro come la luna, circondato da una galassia di lentiggini. Si svegliò di colpo. “Anise!”
 
Quella notte il Destino, o qualunque cosa fosse, si era impadronito della mente di Margareth per mostrarle, anche se in breve, la storia che doveva avere inizio.
La mattina seguente, la zia non esitò ad andare a comprare quel biglietto aereo per poi recarsi nella stanza di Anise, che si sgombrò esattamente quella stessa sera.
 
Anise rivolse uno sguardo all’esterno dell’albergo e notò che il buio era calato su quella favolosa città, era ormai tardi e la ragazza pensò che sarebbe stato meglio riservare la visita di Parigi al giorno dopo.
Nonostante fosse tardi per uscire da sola, era comunque presto per andarsene a letto, così si accomodò su un divanetto di fronte al camino: era una zona ristretta ed accogliente dell’hotel; in quel momento era vuota, così Anise si accomodò di fronte al fuoco acceso che riscaldava l’ambiente e lo rendeva piuttosto intimo, tanto da fare un viaggio tra i ricordi, tra i pensieri. Il fuocherello suscitò un brivido che percorse la schiena della ragazza facendo tornare alla mente fiamme assassine che le tolsero il sorriso per molto, molto tempo.
Il cameriere che poco prima avrebbe dovuto portarle un drink, si permise di offrirle un bicchiere di vino rosso. Ora sì che l’atmosfera era quasi perfetta.
“Oh merci, combien ça fait?” Anise domandò con un sorriso leggerissimo il prezzo di quel buon vino.
“Rien mademoiselle, je vous l’offre.” Con la stessa gentilezza con cui le porse quel bicchiere, il cameriere rispose che era un regalo da parte sua, chissà se si usava offrire un bicchiere di vino ai nuovi arrivati.
Oppure Anise era una ragazza speciale che semplicemente non sapeva di esserlo.
   
 
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