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Autore: FairyLumberjack_    29/05/2014    9 recensioni
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Dopo la scomparsa di Makarov, nulla ha più un senso. Erza, divenuta il nuovo Master, si allea con Gerard, capo del Concilio, ed insieme mettono segretamente in atto un piano per possedere i dieci Sigilli. Accompagnata dalla brezza dell'estate, Tsuki viene convocata insieme a ragazzi provenienti da ogni dove per sbloccare i Sigilli nascosti, quando la sua vita cambia radicalmente.
Ed ora, quale sarà la prossima mossa sulla Scacchiera?
***
Buonsalve a tutti! *evita un frigorifero*
per festeggiare il mio primo anno su EFP ho pubblicato questa "cosa", chiamiamola così -ovviamente in RITARDO v.v
Spero parteciperete in tanti!
Aye, Sir! ^^
FairyLucy94
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: OC, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immortal Seals:

Parte Prima 


~

I mossa 

Il portatore, le maghe e lo scambio
 

 
 
 
Il fischio stridulo del treno risuonò nell'aria, accompagnato da un gran vociare dei passeggeri in attesa e della voce all'altoparlante. La stazione dei treni, solitamente molto trafficata a quell'ora, si stava lentamente svuotando man mano che gente da ogni dove saliva sui vari vagoni colorati del treno in attesa di ripartire. L'aria era fresca e dava una tregua dal caldo afoso che dominava durante l'estate.
Una figura minuta correva tutta trafelata, imprecando a bassa voce ogni volta che inciampava nei suoi stessi piedi. Davanti a lei, un falco pellegrino la guidava attraverso quel labirinto che era la stazione, tirandola ogni tanto per i capelli corti e neri.

«Chiudi il becco piccoletto, so benissimo dove devo andare e che sono in ritardo!» sbottò Tsuki innervosita, nonostante continuasse a seguire l'animale. Salì rapidamente una scalinata riuscendo a non cadere e sbucò nello spiazzo che dava sui binari ritrovandosi davanti al treno.

C'era una gran folla davanti ai vari vagoni che attendeva di salire, maghi e persone così diversi, e Tsuki ringraziò il cielo - il falco, in realtà - per essere arrivata in tempo. Si mise in coda aspettando di salire sul treno e si sistemò meglio in spalla il piccolo zaino che conteneva i pochi averi che possedeva ora. Il falco le si appoggiò sulla spalla, senza emettere suono. La ragazza tamburellò le dita sul braccio impaziente di partire e si guardò attorno nella speranza di distrarsi, finché lo vide, poco distante da lei.
Era d’un viola scuro, quasi nero, e inquietante ad un solo sguardo. Era lì sul braccio in bella vista, mentre il resto del corpo era nascosto da un mantello nero come la pece. I ghirigori delicati si attorcigliavano fin quasi al polso, quasi con eleganza.
Tsuki rimase immobile, senza riuscire a respirare, ad occhi sgranati.              
Alla sua sinistra, c'era la strana figura di un uomo imponente girato dalla sua parte quel tanto che permetteva a Tsuki di vedere il tatuaggio. Quell'uomo aveva tatuato il Secondo Sigillo sul braccio, e lei non poteva permetterlo. Non era come aveva sempre pensato, allora. Sua madre le aveva mentito. Sbatté le palpebre più volte, incredula di quello che vedeva.
Incurante degli sguardi altrui su di sé, inizio a correre verso la figura. Aveva una brutta sensazione che le attanagliava lo stomaco e il portatore del Sigillo di certo aveva le risposte che cercava.
L’uomo si mosse rapidamente nella direzione opposta come se l’avesse notata, gesto che incoraggiò Tsuki ad aumentare il passo.Vide l’uomo nascondere il braccio con il Sigillo nel mantello e mescolarsi nella folla con abilità.
La ragazza si fermò un istante non sapendo che direzione prendere e si guardò intorno. C’era un uomo col mantello nero che si dirigeva verso l’uscita, uno nel ristorante appariscente della stazione, uno che faceva i biglietti e uno che saliva sul treno.
La corvina inarcò un sopracciglio.

«Sentiamo genio, che dovrei fare?» brontolò Tsuki, voltando il capo verso il falco. In risposta, l’animale si limitò a darle un colpetto sulle braccia con il becco guadagnandosi un’occhiata stralunata «Sei pazzo piccoletto? Non sono ancora così idiota da mostrarlo in pubblico» il falco ripeté il gesto una seconda volta e, dopo un attimo di esitazione, a Tsuki non rimase che borbottare qualcosa di incomprensibile sottovoce ed eseguire.
Si alzò la manica del mantello da una parte e tese il braccio davanti a sé. All’inizio non accadde nulla, poi la figura dentro il ristorante scomparve.

«Stupide copie da due soldi…» imprecò ancora Tsuki. Mirò successivamente alla copia che faceva i biglietti; fece per seguire la copia che si dirigeva verso l’uscita, quando il falco la tirò per una manica verso il treno. Che stupida, era ovvio che cercasse di salire.

La ragazza si fiondò dietro di lui senza scusarsi con i passanti che urtava e saltò sul treno un attimo prima che si chiudessero le porte. Il treno iniziò a muoversi sempre più velocemente e Tsuki maledisse mentalmente quel ragazzo. Doveva assolutamente trovarlo. Ora che era sul treno, non avrebbe potuto sfuggirgli. Tsuki girò l’angolo determinata a trovare l’uomo, ma fu costretta a bloccarsi di colpo quando una pantera nera sinuosa ed elegante iniziò a ringhiarle minacciosamente contro.
 

***
 

«Guarda che si mette dall’altra parte, idiota» abbaiò una voce femminile rivolta ad una bassa ragazza, intenta nella grande impresa di obliterare un paio di biglietti.

«Fatti i cavoli tuoi, Ireth» sbuffò irritata la ragazza girando immediatamente i biglietti dall’altra parte «Lo sapevo benissimo». A fianco a lei, un bellissimo esemplare di leopardo delle nevi lanciò un breve ringhio verso Ireth, la quale ringhiò divertita a sua volta.

Becky sospirò spostandosi una ciocca di capelli argentati, quasi bianchi, dalla fronte. Non riuscire ad obliterare uno stupido biglietto la innervosiva. Provò ancora, mettendosi anche sulle punte data la sua altezza, ma non ci fu nulla da fare.

«Per caso hai bisogno di un aiuto, nanetta?» la stuzzicò Ireth, con uno sguardo folle negli occhi rossi come il sangue.

Un nervo pulsò sulla fronte della piccola ragazza, che si girò con uno sguardo assassino verso la compagna «Non. Chiamarmi. Nanetta».

Ireth assunse il suo solito sorriso psicopatico e si passò la lingua sui canini appuntiti, ghignando «Oh, pardon. Volevo dire nanerottola!».

Dentro di sé, Becky provava una grande ammirazione verso Ireth, sua compagnia e amica di vecchia data, ma in quel momento avrebbe tanto voluto strozzarla. Sospirò una seconda volta cercando di mantenere la calma. A quella pazza sclerata piaceva farle saltare i nervi. Bene, le avrebbe dimostrato che stavolta non ci sarebbe cascata.
Rebecca indossò una maschera d’indifferenza e si diede da fare per obliterare i biglietti, dando le spalle all’amica. Salì su Yoru, il suo fidato leopardo delle nevi, e riuscì a raggiungere la macchinetta. Si assicurò di aver messo il biglietto dalla parte giusta e lo obliterò con successo, complimentandosi con se stessa come una bambina.

Stava per mettersi a saltellare, quando un sussurrò agghiacciante le soffiò sul collo «Guarda un po’, allora ce la fai».

Tutte le buone intenzioni di Rebecca andarono in malora e la vena di rabbia tornò a pulsare sulla sua fronte. Ireth non fece neanche in tempo a scansarsi.

«Questa me la paghi psicopatica da quattro soldi!». Le due rotolarono sul pavimento del vagone del treno, Ireth ridendo e Becky imprecando.

La ragazza dai capelli argentati si alzò in piedi e rimodellò i numerosi gioielli d’argento in uno spadone a due mani affilato e maneggevole «In piedi Ir-chan, non combatto con una mezza cartuccia a terra!»

Ireth si alzò agilmente, i grandi occhi rossi spalancati ed il sorriso inquietante stampato in volto. Il suo corpo iniziò a sfumare e diventò sfocato, i colori si sbiadirono e la pelle diventò lattea. Ireth era formata da milioni di granelli di sabbia che mutavano a suo piacimento, avrebbe potuto assumere qualunque forma volesse e di qualsiasi materiale desiderasse. E fra tutte le scelte possibili, scelse forse quella meno opportuna.
Becky ritrovò se stessa di fronte a sé. Gli occhi grandi dalle mille sfumature blu scuro, i lineamenti dolci e delicati del viso del viso, lo stesso top nero e la gonna lunga con i due enormi spacchi laterali ed i ricami bianchi.
La ragazza esitò un istante, un’espressione di stupore sul volto, poi si avvicinò lentamente ad Ireth trasformata.

«Adesso ti faccio secca».

Tutto il treno poté udire chiaramente le urla e le risate delle due ragazze mentre combattevano senza badare al mondo attorno a loro. Le minacce assassine di Rebecca fecero venire la pelle d’oca a quasi tutti i passeggeri. Ireth, dal canto suo, si stava divertendo un mondo.

Fendente. Parata. 

Entrambe si muovevano con un'agilità felina, aggraziata e letale al tempo stesso. La loro sembrava una danza.

Affondo. Stoccata.

La fatica iniziava a farsi sentire, ma nessuna delle due era disposta a cedere prima dell'altra. L'orgoglio o forse il divertimento erano troppi.
Gli spadoni a due mani cozzarono violentemente uno contro l'altro, si muovevano talmente veloci che i loro movimenti erano sfocati all'occhio umano. Durante il combattimento distrussero sedili, porte, vetri, urtando i passeggeri e pure il personale che inutilmente cercava di fermarle.
Continuarono a combattere selvaggiamente, quando udirono un frastuono. Ireth e Becky fermarono le spade a mezz'aria, girando il capo alla loro destra.
A terra c'era una ragazza minuta che si massaggiava il capo con aria dolorante. La prima cosa che si notava di lei erano i capelli neri, disordinati e corti che andavano in tutte le direzioni. Accanto a lei c'era un piccolo volatile che le zampettava attorno con aria preoccupata, beccandole il braccio ogni tanto per attirare la sua attenzione. La ragazza spalancò i grandi occhi viola in quelli dalle mille sfumature blu di Becky e quelli rosso sangue di Ireth.

«Oh, scusaci, non ti avevamo vista» si riscosse Rebecca dopo un momento di esitazione abbassando lo spadone.

«No scusatemi voi, stavo correndo di fretta e non ho visto dove andavo» la corvina accettò con un piccolo sorriso la mano offertale da Rebecca e si rimise in piedi «Comunque sia, io sono Tsuki. Piacere!».

Rebecca si presentò a sua volta, sorridendole cortese.
Ireth, nel frattempo, aveva riassunto il suo aspetto naturale stava fissando Tsuki. Si avvicino piano a lei ed inspiegabilmente... la annusò.

«Ireth, smettila subito!» la sgridò Rebecca con sguardo severo, al quale l'amica scoppiò a ridere istericamente.

Tsuki indietreggiò abbozzando una risatina imbarazzata.

«Oh non preoccuparti, è normale, se si può definire così» rise Becky «Comunque, questa canaglia è Ireth!».

L'azzurra sorrise ancora, mostrando i canini appuntiti, e si sposto il ciuffo dall'occhio «Sei proprio un bel bocconcino da spaventare, ghihi».

Tsuki fece un altro passo indietro, mentre un gocciolone stile manga le cadeva in testa «G-grazie, lo prendo come un complimento, ehm-ehm».

Rebecca si passò una mano sul viso e sospirò. Ireth per lei era come una sorella, ma certe volte non capiva i suoi comportamenti «Ehm dunque, dove stavi andando così di fretta? Magari ti possiamo aiutare» le chiese con gentilezza.

La corvina si riprese e sorrise cortese «Sono diretta al porto di Hargeon, prima stavo scappando da una pantera nera che mi inseguiva per un motivo a me oscuro».

«Oh, ecco perché avevi quell'odore strano!» esclamò Ireth, mordicchiandosi il labbro inferiore, coperto da una tonalità di rosso piuttosto scuro che andava in contrasto la pelle lattea.

«Già... l'avete vista per caso?» chiese la ragazza.

«Mmm temo di no, non avevamo notato nemmeno te» ammise Becky «Comunque, anche noi siamo dirette ad Hargeon! Siamo state convocate dal Concilio stesso».

Tsuki spalancò gli occhi a quella notizia, non pensava fosse stato chiamato qualcun'altro oltre a lei. Ciò la confortò almeno in parte, non era sola.
Stava per parlare, quando il treno subì un forte scossone. Il fischio improvviso le costrinse a tapparsi le orecchie ma l'enorme frastuono dello schianto si udì chiaramente. I vagoni si riempirono di fumo ed alcuni scoppiarono sull'impatto. L'incendio si stava propagando velocemente, i passeggeri strillavano, il fumo cresceva impedendo di respirare.
Tsuki si aggrappò ad una maniglia per non cadere per mancanza d'aria. Venne trascinata da Ireth e Becky fuori dal vagone un attimo prima che anche il loro vagone esplodesse in una miriade di scintille di fuoco.
Regnava la confusione più totale. Forse fu proprio per quello che Tsuki lo vide, in mezzo alla calca di gente disperata. Era lui la causa di tutto; aveva provocato l'incidente del treno e fatto esplodere i vagoni. Era lui, l'uomo con il mantello e il Sigillo sul braccio.

«Muovetevi idioti, trovatelo!!!» sbraitava. Mimetizzati alla meglio fra la folla, l'uomo comandava uomini in divisa tutti marchiati con lo stesso simbolo sul mantello nero.
Tsuki non aveva mai visto quel segno prima. Che fosse una setta? Una Gilda Oscura? All'improvviso venne strattonata all'indietro da Rebecca «Muoviti qui non si respira!».

Aveva ragione: il fumo stava riempiendo velocemente lo spazio attorno a loro e respirare era quasi impossibile. La folla era troppa e avanzavano troppo poco in troppo poco tempo. Ireth iniziò a cedere, mentre Becky cercava di sostenere entrambe.
In un lampo di lucidità, Tsuki le agguantò per un braccio, mormorò qualcosa e sparirono in una nuvola di vapore.
 

Caddero rumorosamente su un cuscino di fieno sparso a terra. Respirarono finalmente grandi boccate d'aria, ancora in terra.

«Se becco quel bastardo gli faccio il culo nero!» strillò Ireth, arrabbiata e senza fiato.

«C-calmati Ir-chan» mormorò Rebecca boccheggiando «E' già tanto se siamo qui».

Tsuki tossì, mettendosi in ginocchio e stringendo i pugni fino a sbiancare le nocche «Grazie ragazze... devo fermare quel tizio assolutamente».

«Io lo spacco in due, altro che fermarlo!» continuò Ireth, senza placarsi.

«L'importante è che stiamo bene, ora. Ma... dove siamo finite?» domandò Becky guardandosi intorno smarrita. Si alzò in piedi, provocando un dolce tintinnare con i gioielli d'argento, e si sistemò la gonna.

«Ecco... è il primo posto che mi è venuto in mente, scusate» balbettò Tsuki, abbassando il capo mortificata. Avrebbe potuto scegliere direttamente Hargeon come direzione, ma trasportare più persone in un luogo lontano l'avrebbe uccisa per mancanza di potere magico. In compenso, in quel vecchio fienile conosceva la persona che avrebbe potuto aiutarle.
Il grande portone in legno del fienile si aprì cigolante e sbucarono due occhi curiosi che conosceva troppo bene.

«Mira-san!».
 

***

 
Ombre scure si disegnavano sulla poca neve rimasta, illuminata dalla luna piena. Immobili, nella radura circondata dalle foreste ancora innevate, in cima alla montagna.
Le spiò dall’alto, poi tornò a nascondersi. Fece un cenno al ragazzo che gli stava accanto. Quello spinse indietro il cappuccio che lo celava e si sollevò per sbirciare oltre le rocce che nascondevano lui e Ashuros «La ragazza?» sussurrò Edward.

«La ragazza» annuì l’altro, dietro di lui.

«Non riesco a distinguerla» Edward tornò ad accucciarsi dietro le rocce, accanto al compagno «In quanti sono?».

Ashuros alzò la mano aperta a dita tese.

«Tre?».

«Tre in tutto».

«Hanno il vento contrario, non possono sentire il nostro odore» notò Edward, estraendo due corte lame celate dalle maniche.

«Tu credi? Io no» Ashuros si alzò, sistemandosi lo scaldacollo nero in modo da coprirsi il viso fino al naso «Quelli sanno benissimo che siamo quassù. Sanno che siamo in due. Sanno perché siamo qui» la voce fredda del ragazzo si levò in una nuvoletta di condensa nella notte.

«Magari sanno anche cos’ho da offrirgli» Edward estrasse dal mantello un involto piccolo e scuro, legato da un laccio di cuoio. Nell’aria gelida il respiro gli si rapprendeva davanti al viso.

Il silenzio tornò nella radura, così chiaro che era possibile udire lo scricchiolare della neve gelata sui rami degli abeti mossi dal vento. Qualche passo scosse la quiete che si era andata a creare. Ashuros si affacciò nell’Ombra per controllare, dietro di lui Edward a poca distanza.
Una figura femminile, minuta ma formosa, si fermò al centro della radura. Ashuros distinse due occhi brillanti diretti nella loro direzione. I boccoli neri e viola, che sfumavano in un viola più chiaro sulle punte, erano mossi dal vento sopra la stretta camicetta bianca. Sopra portava un cardigan nero che si allargava verso il fondo delle maniche, mentre sotto indossava una gonna nera e larga adornata da qualche ricamo, leggermente a forma di campana.
La ragazza mosse ancora qualche passo verso le rocce in alto esponendosi alla luce della luna e mettendo in risalto la pelle chiara. I due assassini rimasero immobili senza batter ciglio, finché non videro l’oggetto che estrasse la ragazza. Era un involto scuro e lungo che le arrivava dai piedi fino alla vita. Da come lo sosteneva, sembrava pesare parecchio.
Con un rimbalzare di boccoli, la ragazza si avvicinò ancora per poi fermarsi definitivamente davanti alle rocce. Un occhio attento avrebbe notato due ombre nascoste dietro di lei. L’occhio di Ashuros, ad esempio.
I due compagni non ebbero bisogno di consultarsi che sapevano già quale scelta prendere. Edward avanzò cautamente a passo felpato. Dietro di lui, Ashuros lo seguiva nell’Ombra senza esporsi ai tre.
Il lieve venticello che soffiava prima aumentò leggermente, gli alberi frusciavano più forte, la neve si fece più bianca alla luce della luna piena.
Edward arrivò subito alla fine della breve discesa che separava le rocce dalla radura ed estrasse il piccolo involto, come a voler dire che lo scambio era possibile. I due si studiarono da qualche metro di distanza, senza fiatare. Lui voleva quello che aveva lei, e lei voleva quello che aveva lui. Fece per dire qualcosa, quando la ragazza lo batté sul tempo. Si mosse con eleganza e compostezza, per poi porgergli la mano accennando un sorriso convincente «Il mio nome è Whiteney Black, molto piacere».

Edward ignorò bellamente il tutto e mormorò in tono piatto «Io ti do la Pietra e tu mi dai la Spada. Prima però vorrei accertarmi che abbia il marchio che cerco» senza aspettare conferma tolse di mano alla ragazza l’incarto della spada e ne aprì velocemente la base con la lama celata. Whiteney inarcò un sopracciglio, ma lo lasciò fare. Appena sopra l’elsa, Edward osservò attentamente lo strano simbolo che vi era stato impresso. I ghirigori viola scuro, quasi nero, si diradavano lungo le scanalature complicate ed il filo della lama.

E’ perfetta, pensò Edward con ammirazione.
 

***
 

«Potevate metterci ancora un po' visto che c'eravate!» sbuffò una voce femminile. Era minuta, ma nonostante lo scrosciare della cascatella allegra vicino a lei si udiva senza problemi.

Ashuros arrivò in cima ad una specie di scalinata naturale formata da roccia livellata raggiungendo la ragazza. Non disse nulla, limitandosi a posare lo sguardo indifferente sulla foresta di pini scuri e la grande montagna ancora innevata, dalla quale erano appena scesi, che si poteva ammirare alle spalle della ragazza.

Poco dopo, Edward raggiunse i due compagni. Poggiò a terra i bagagli e si stiracchiò mormorando «Finalmente! Ciao nana, da quanto tempo».

La ragazza sfoderò il suo solito sorriso ed abbracciò entrambi, ignorando l'indifferenza di Ashuros e il sarcasmo di Edward, ai quali ormai era abituata.

«L'avete trovata?» chiese impaziente Giada, incrociando le braccia al petto prosperoso. Portava una canotta bianca, larga e grigia che lasciava mezza pancia scoperta mentre sopra vi era la scritta "Beatles". Sopra, una camicia blu, grigia e rossa a mosaico con le maniche arrotolate fino al gomito. Per comodità indossava degli shorts in jeans blu scuro, con degli strappi nella zona delle tasche, e delle scarpe da ginnastica nere.

«Abbiamo trovato la Spada di Diamante, in cima a quella montagna» Edward indicò la cima con l'indice «Tu hai scoperto niente invece?».

«E siamo a tre Spade con questa!» esclamò Giada, i lunghi boccoli biondo miele che le incorniciavano il volto «Proprio ieri, ho scoperto dove si trova la Spada di Zaffiro. E' infondo al mare in una grotta, possiamo arrivarci dal porto di Hargeon. Ho sentito che una nave partirà presto da lì, potremmo infiltrarci a bordo!».

I due soppesarono l'idea per qualche attimo. Se quello che aveva scoperto Giada era vero, allora era fattibile. Non era molto lontano e se riuscivano a salire a bordo erano già a metà dell'opera. Entrambi annuirono, concordando.

La ragazza sorrise iniziando a saltellare «Vi do dieci minuti per riposarvi pigroni, si parteeeee!».
 
Tre paia di occhi scintillarono interessati, nascosti fra i pini.
 

 
 
 
*ding dong*
COMUNICAZIONI DI SERVIZIO:

- la lista dei personaggi ha subìto alcune variazioni

- questo è il luogo dove Ashuros e Edward arrivano ed incontrano Giada :D




- un ringraziamento speciale va ad andry_94_hellEdward_Yoshina AngelWings_DwarfGigi4 per tutti gli aiuti e le idee che inconsapevolmente mi hanno dato.

- i personaggi che mi appartengono sono Tsuki Nakamura e Edward Yoshina (contento vecchietto? ^^). I personaggi presenti appartengono ai loro proprietari:
  • Ireth Alcarìn, di Alice953
  • Rebecca Mithril, di StelladelLeone
  • Ashuros Bleeder, di andry_94_hell
  • Whiteney Black, di Whiteney Black
  • Giada Angeles, di AngelWings_DwarfGigi4
 
- le ragazze diversamente alte - basse è una parolaccia eheh - come Becky, Gigi, Tsuki (o me u_u”) sono da rispettare *occhiataccia cattiva agli stangoni*

- non ho la minima idea di quando arriverà il prossimo aggiornamento, gomen. Chiedo scusa anche per il ritardo di questo capitolo, fra scuola e conservatorio non ho un attimo libero purtroppo...

- ammetto che da questo primo capitolo non si sarà capito molto, anzi forse poco niente, ma tutti i dubbi seminati pian piano si andranno a svelare :D

- grazie ancora a tutti quelli che hanno voluto partecipare, che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e alle anime buone che recensiscono. Siete fantastici.

- infine, vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate, detto ciò ci vediamo al prossimo capitolo!

 
*ding dong*
 
FairyLucy94
 
   
 
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