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Autore: Sux Fans    29/05/2014    1 recensioni
[...]Jillian tirò giù le maniche della felpa e Brian rivide in lei gli stessi gesti di anni prima. Non era una sconosciuta, non era una donna diversa da quella che abitava i suoi ricordi.
-No.. ma io voglio sapere perché. - Brian s'interruppe per un attimo. -Vuoi saperlo? - lei annuì. -Jillian è tornata ad Huntington.-
-Non ti permetterò di trattarla così mai più, semmai succedesse ti ammazzerei con le mie stesse mani. Mark, ti giuro, cazzo, che ti ammazzo..- [...]
Jillian ritorna otto anni dopo al suo paese d'origine e poco è il tempo che impedisce ai suoi vecchi amici di liceo, Brian e gli altri di riunirsi di nuovo nonostante ora non siano più dei ragazzini, ma piuttosto degli adulti con un traguardo lavorativo già raggiunto e vite già avviate. Solo gli amori di un tempo appassiti sembrano essere tornati a punzecchiare qualche nervo scoperto ma anche troppi anni sembrano separare quelle che sarebbero potute essere le facili scelte adesso intrappolate solo in qualche ricordo. Purtroppo non saranno solo questi tormenti astratti il vero problema, ma più concreti legami a frenare i desideri.
Tema dedicato in modo leggero alla violenza sulle donne. 25 Novembre
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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7.

C'era una strana vibrazione e il bianco asettico di una stanza ovattata. Il corpo assopito si smuoveva fra le lenzuola silenziosamente, disturbato dal ronzio spesso e frequente che piano si alternava sempre più forte e più insistente. Era come metallo su un pezzo di legno, o come un martello pneumatico che batteva a discreta distanza, solo che era persistente, progrediva senza mai riuscire a farsi individuare. Un leggero scatto delle ciglia ravvivò il viso fino ad attendere qualche altro lungo minuto prima di avvertirlo di nuovo; Brian mugugnò gravemente e alzò appena di qualche millimetro la testa pesante dal cuscino, infastidito da almeno un quarto d'ora dalla vibrazione dello smartphone che si illuminava poco lontano dalla sua postazione. Sotto le dita avvertiva una certa calura mentre quelle dell'altro braccio sembrava non avvertirle per niente nonostante cercasse di smuoverle e questo valeva anche per la gamba destra. Aveva un certo formicolio al piede e c'era fresco fino a farlo rabbrividire appena, con il ronzio spietato che fra le pareti cresceva suo malgrado. Dando una veloce occhiata si accorse che era ancora vestito, aveva a malapena lasciato gli anfibi sull'uscio e spostando il ciuffo dagli occhi sbuffò frastornato. Smuovendosi appena rimosse dolorosamente il braccio da sotto il peso del busto e la gamba destra malamente piegata, digrignando la dentatura perfetta fino al sospiro di sollievo che lo accompagnò. Schioccò le dita assopite e si diede qualche altro minuto di assestamento prima di ripiegarsi di nuovo sul fianco; l'angolo opposto del suo letto era scoperto ma vuoto; che Michelle avesse dormito con lui era certo, per il semplice fatto che la sera prima l'aveva raggiunta poco dopo essersi dileguata senza fiatare quando l'aveva visto rincasare. Non c'erano stati commenti fra di loro da ieri sera, da quando era rientrato e l'aveva trovata ad aspettarlo seduta al tavolo della cucina, in silenzio, con un palmo nell'altro a guardare pensierosa un punto indefinito; e appena passato l'uscio di casa se ne era andata, aveva abbandonato la stanza senza fiatare e guardandolo appena, almeno sollevata dal fatto che fosse tornato. Sperava solo non avesse fumato o bevuto, e il fatto che lo avesse sentito smuoversi nel letto quasi tutta la notte le lasciava intendere che ciò non era accaduto, non a livelli inaccettabili almeno. Infatti Brian non era riuscito a dormire, aveva sempre nella testa qualcosa che lo disturbasse e l'unico modo che aveva usato per esorcizzarle era comprimere la testa contro il cuscino per ore. Il silenzio della casa era opprimente, gli dava troppo spazio per pensare e non seppe bene quale sensazione lo aveva costretto a dileguarsi la sera prima con tanta fretta. Aveva lasciato Jillian sul pianerottolo di casa e dallo specchietto retrovisore aveva visto la sua figura allontanarsi e farsi sempre più piccina, fino a scomparire. Fu quasi un sospiro di sollievo il suo, quello che lo accompagnò subito dopo, costretto a trattenere il respiro addirittura quando i loro occhi si scontravano. Era quasi un comportamento da collegiale, uno stupido, insensato atteggiamento da ragazzino. Guardando la schiena di Michelle che era perfetta nelle sue curve davanti i suoi occhi, aveva solo sperato di riposare un po', era quasi l'alba, non voleva soccombere all'insonnia.

Sobbalzò all'ennesimo richiamo del cellulare, e con un grugnito di sforzo si alzò dal letto per raggiungerlo.

-Merda.. - Zachary Baker chiamava da ben venti minuti, e la cosa peggiore era che lo stava facendo insistentemente dalla sera precedente. Brian si sentì un perfetto idiota, chissà quante altre cose in mattinata si sarebbero presentate a ricordargli che ieri era stato completamente con la testa fra le nuvole tanto da dimenticarsi gli amici. Presto lo avrebbe chiamato e gli avrebbe spiegato certamente come erano andate le cose. Ecco quella sensazione di dimenticanza dalla sera precedente, erano certamente le imprecazioni verso di lui. Dimenticare il telefono a casa gli aveva causato davvero un sacco di problemi da qualche ora a questa parte, però sapeva che almeno lui l'avrebbe perdonato. L'avrebbe fatto per forza. Della sera precedente aveva organizzato tutto per Jillian, era quello che voleva rivedere i ragazzi e troppe cose li avevano distratti fino alla sera. Non poteva prendersela per troppo tempo. Dopotutto lo conosceva, era fin troppo burlone per portare il muso a lungo, avrebbe di sicuro lasciato scorrere la cosa appena avrebbe anche lui rivisto Jillian dopo tanti anni.

Riposò l'oggetto e si stiracchiò velocemente abbottonandosi i jeans che scivolavano appena sui fianchi. Se faceva un po' più di attenzione si sarebbe accorto del sole troppo alto e cocente per un orario così mattutino, infatti qualcosa andava storto.

La sveglia si era fermata di nuovo.


Fortunatamente non c'erano le prove. La sera prima Matt aveva rimandato ad un fatidico "riprendiamo presto ma non subito" tutto il lavoro che c'era da completare, ma quale fosse stata la causa del ritardo non era stata neanche posta per non compromettere l'andamento della splendida serata. Brian ne era rimasto contento e con un sorrisino a fior di labbra spense il mozzicone di sigaretta con le dita schiacciandolo contro la ringhiera del balcone prima di spingerla verso il vuoto. Non del rimando, che sicuramente avrebbe potuto dare loro dei problemi, piuttosto per quella giornata che ieri gli aveva colmato un gran vuoto con la quale conviveva, senza ammetterlo, da anni. Non c'era niente di bello nel parlarne, infatti tanti anni assopiti furono possibili grazie al fatto che non ne aveva mai fatta parola con nessuno, anzi, aveva mandato avanti la sua vita e solo grazie a questo adesso era riuscito a raggiungere uno scopo più che appagante. Di incidenti di percorso ce ne erano stati tanti e quella più grande vigeva adesso nel suo cuore da appena un paio di anni, ma era viva e vivida fino a ricordargli comunque ogni giorno che era lì. Questo non aveva interrotto lo scorrere dei progressi: Brian aveva scritto testi, comprato casa e aveva sposato Michelle. Michelle...

Brian alzò il capo e la vide. I capelli biondi le arrivavano alle spalle appena un po' spettinati ed il viso semplice e senza un velo di trucco non le impediva di essere bella. Solo quel cipiglio, sottile, che non voleva dare a vedere ma che era palpabile con lo sguardo lo stesso, lasciava intendere quanto fosse delusa da lui in quel momento. Brian non disse niente, rientrò in casa piano e sempre piano richiuse la vetrata alle sue spalle come a non voler fare rumore, come per paura di infastidirla ancora. Si sistemò la shirt sgualcita con il palmo della mano per cercare di rimediare a quell'aspetto trasandato, ma qualcosa gli dava da credere che non sarebbe stato troppo facile. Infatti smise quasi subito, cercando di rendersi meno ridicolo possibile se c'era ancora questa possibilità. Ora erano lì e Brian si sentì in colpa, così in colpa che quel suo sguardo arrogante e da ragazzaccio stralunato si ammorbidì di fronte a lei.

-Non sapevo la sveglia si fosse guastata di nuovo, altrimenti mi sarei alzato prima.. - Michelle lo guardava sbattendo le lunghe ciglia solo per impedire che cominciassero a bruciarle gli occhi, mentre il maglione le sformava il corpo e le copriva per metà anche i dorsi delle mani. Sembrava più una ragazzina che una donna completa in corpo e spirito.

La vide annuire e come se non bastasse si allontanò dalla sua visuale incamminandosi verso la cucina, probabilmente intenta a trovarsi qualcosa da fare pur di non restare un minuto di più in sua presenza. Aveva molte cose da dirgli, questo perché quando serrava la bocca era solo per imporsi di darsi un contegno e se non fosse stata una donna, in quegli anni fra convivenza e fidanzamento avrebbe anche potuto uscirci qualche rissa per tutte le stronzate che per anni Brian le aveva ripiegato, e questo non poteva negarlo. Michelle era la sua donna, da anni, non aveva nulla da invidiare a nessuna: era bella, intelligente, di buona famiglia. Una donna dolce, sempre pronta a passare su tutte le volte che le aveva dato da soffrire. Sì, cavolo, era così. Brian, sei un vero stronzo.

-C'è già del caffé? - glielo porse a polso fermo dopo qualche secondo e leggermente irrigido dal gesto svelto ringraziò con un movimento del capo, accorgendosi che non aveva neanche alzato gli occhi verso di lui.

-Sei sveglia da molto? -

-Non mi hai fatto chiudere occhio. - Brian sorseggiò dalla tazza poi sembrò attendere un secondo prima di sbottare.

-Ho russato forte? - Si voltò a guardarlo ed egli raggelò, tirò indietro le spalle per la sorpresa poi si vide sfilare la tazza dalle mani.

-Hai continuato a muoverti per tutta la notte. - Tornò a dargli le spalle e si rilassò appena, sbilanciandosi per appoggiarsi al bordo in marmo della cucina.

-Oh.. - mormorò. -Allora hai dormito vicino a me, lo sapevo.-

-Non avrei dovuto? - Stava tastando il terreno con molto vantaggio.

-Ecco.. - peccato lo avesse già zittito.

-Ti prego, è meglio non aprire l'argomento. -

-Che argomento? - Potè scorgere nelle sue piccole iridi quasi la minaccia che volesse incenerirlo, si morse la bocca a contenere la rabbia e si scostò da lui con fretta, cosa che lui non assecondò.

-Ti comporti come un ragazzino di tredici anni! Hai marinato il lavoro per giocare ai videogame per caso? - Brian si lasciò sfuggire una risata, cosa che la irritò anche di più.

-Ma dai, ho bisogno di una punizione? - Non gli diede peso e si scompigliò i capelli per la brutta piega che intravedeva dai vetri della terrazza.

-Quando crescerai forse potremmo iniziare a pensare insieme a qualche buon proposito. - La vide dileguarsi verso il corridoio e la seguì a ruota mentre la sua vocina borbottante alimentava una certa tensione.

-Quali sarebbero per cominciare? -

-Sarebbe anzitutto smetterla di fare quello che diavolo ti pare, informarmi dove porti il culo, rispondermi al telefono senza doverti cercare per mezza California! - Brian avvertì il suono della sua voce vibrare e aizzarsi alquanto, mentre incominciava a divaricare le braccia per fronteggiarlo sfacciatamente. Eppure Matt gli aveva detto di essere riuscito ad allentare questa situazione. Bel lavoro, davvero.

-E' stata una stupida dimenticanza. -

-Che avresti potuto risolvere in un attimo se solo avessi voluto! Che cosa credi, che stia ad aspettarti perché te lo meriti? O perché ti sia dovuto? -

-Vuoi che ti chieda scusa? - Michelle prese un lungo respiro e si interruppe per un attimo, portando le braccia basse e all'altezza dei fianchi.

-Vuoi chiedermi scusa? - Brian era un povero omino succube dell'orgoglio. Un trentenne ancora egocentrico come un adolescente, caparbio come un rugbista, testardo, alle volte fin troppo immaturo.

-Brian, non posso sopportare una cosa del genere. Mi stai mancando di rispetto! -

-Ma ti senti? Sembra di sentir parlare tua sorella, ti sta facendo completamente il lavaggio del cervello! - Sulla bocca di lei comparve una smorfia.

-Cosa? Valary cerca di aiutarmi! -

-Aiutarti? Ti ha messo per caso in testa che non rispondo al telefono perché vado a puttane? -

-Brian, non parlare così di lei! -

-Rispondimi.- L'esitazione di lei gli fece scoppiare i nervi, tanto che diniegò più volte senza accorgersene.

-Mi è solo molto vicina. -

-Ti è vicina a riempirti di stronzate, va bene? Spero che tu riesca a capirmi dato che sono anni che si intromette senza rientrare di persona, ogni volta mi sembra di avere lei di fronte. Non riesce a tenersi fuori da cose che non la riguardano. - Di nuovo le bianche pareti asettiche della sua mente gli si ripresentarono davanti quando chiuse gli occhi esasperato, portandosi i capelli all'indietro sospirando. Le nocche sbiancarono così tanto per i pugni stretti fra le ciocche che digrignò appena.

-Cosa vuoi farmi credere, coraggio? - Brian gli diede le spalle e tornò a percorrere il corridoio cercando di rifuggiarsi in bagno, dove avrebbe potuto rinvigorirsi con una doccia fredda.

-Hai intenzione di interrogarmi per informare la gemella cattiva? - quando l'acqua cominciò a scrosciare si sentì solo quel suono per un po', mentre il giovane si teneva occupato a spogliarsi per permettersi di immergersi il prima possibile.

-No.. ma io voglio sapere perché. - Brian s'interruppe per un attimo, giusto il tempo di guardarla e gettare via svogliatamente la t-shirt.

-Vuoi saperlo? - lei annuì all'uscio e Brian calò gli occhi corrugando la fronte per il disappunto che lo colpì. Non ci sarebbe stato nulla che avrebbe riparato i cocci che gli sarebbero crollati addosso e per la sabbia che lo avrebbe inghiottito.

-Jillian è tornata ad Huntington. - Era difficile esprimere tanto stupore in così poco tempo, ma Michelle ci riuscì. La sua bocca si schiuse ed istintivamente, in modo grave, deglutì a forza per la gola secca di botto.

-Ah.. - esordì. Per quanto avrebbe giurato il contrario Brian lo sapeva, di lì a poco sarebbe scoppiata a piangere.


***

-Grazie, riproverò ancora. - Jillian calò il cordless e compose il prossimo numero sulla lista; lista che si susseguiva ormai da ore, e alla quale sembrava non riuscire mai ad arrivare ad una fine e ad una conclusione. Entro la settimana avrebbe dovuto trovare almeno un impiego, di quelli che le permettono di tenersi tranquilla i soldi per l'abitazione e le spese della sua vecchia renault. Si massaggiò le tempie esasperata per la tarda mattinata e per il suo stomaco che richiamava almeno qualcosa con la quale saziarsi. Si grattò la testa e vi rinunciò, inutile cercare di insistere nell'aggiustare una gionata già cominciata ostile di suo. Meglio lasciarsi andare a qualche coccola calda del caffé bollente riscaldato dal termos e qualche biscotto di quelli grandi, con le scaglie di cioccolato fondente. Jillian fece raschiare i piedi della sedia contro il pavimento e raggelò per il verso stridulo, mentre la tirava verso di sè con poca forza e molta disapprovazione. Aveva dormito così bene, doversi alzare era stata una vera tortura. Mark l'aveva stretta così forte e abbracciata che il suo cuore aveva smesso di fare rumore e aveva chiuso gli occhi quasi subito; lo aveva avvertito senza tremori e senza strane vibrazioni, aveva dormito serenamente. Sobrio.

Avrebbe preparato qualcosa di buono quella mattina, magari cialde calde con lo sciroppo d'acero, poi una cheesecake per il pomeriggio, avrebbe comprato anche qualche toffoletta, cupcake e mousse di cioccolata. Non si era mai sentita così bene, non così da molto tempo almeno. Dovette sedersi quando la sua mente la costrinse a viaggiare, quando cominciava a spingersi troppo oltre da farle arricciare la bocca per il disagio. Jillian doveva ammetterlo, a se stessa e a Dio se necessario, avrebbe molte volte preferito gettare la spugna, costringersi a mollare, invece l'orgoglio o l'amore come preferiva, l'avevano incitata a restare. A restare dopo che invece era partita. Mark era un ragazzo così giovane ed insicuro, facilmente malleabile, condizionabile. Non si sorprendeva neanche a distanza di anni che qualche cattiva compagnia lo avesse plasmato così facilmente. Sicuramente erano passati anni dai primi segnali di cambiamento; dai primi spintoni, le parolacce e le imprecazioni, poi le percussioni, i graffi e poi i lividi. Piccoli, impecettibili, eppure presenti. Non troppo difficilmente ne seguirono altri. Probabilmente una o due volte si era rotta anche il naso, era stata una testata, una testata così forte che gocciolava a fiotti e lì la paura fotté così forte entrambi che anziché andare alla polizia si trascinarono entrambi in ambulatorio come in seguito ad un incidente in moto. Dio, che stronzata. Non l'avevano neanche una moto. Mark le aveva chiesto il perdono, così ingiallito di fifa che l'odore di ammoniaca che gli trapelava dal corpo era insopportabile. E lei sputando sangue aveva scelto via via la strada per il degrado. Quando cominciò l'entrata alle droghe pesanti che Dio ce la scampi, perché se non fossero intervenute pattuglie tutte le notti sarebbe rimasta sotto tutte le botte. La polizia passava per la loro vecchia abitazione del Cunnecticut quasi una sera sì e l'altra no, sotto richiamo dei vicini, che quasi li costrinsero a fuggire come banditi dopo che in seguito ad un arresto Mark era costretto a firmare in distretto per la vigilanza tutti i giorni. La prima volta che le videro un livido sulla faccia le chiesero cosa avesse combinato, e quasi come se fosse divertente aveva spiegato di essere finita dritta contro la porta; la seconda volta non aveva visto uno scalino; la terza volta... la terza volta col ferro da stiro, forse. Quando finì in ospedale per una costola rotta invece firmò denuncia contro ignoti, quando invece complice era stata la mazza da baseball firmata da Alexander R. poggiata al muro della loro stanza. Ma perché no? Quasi nove mesi dopo Mark venne trascinato per disintossicarsi in un centro specializzato, lo trattavano quasi come una bestia tanto fosse aggressivo, il che Jillian sapeva che sotto sotto non le dispiaceva. Si era sempre creduta una donna troppo forte per aver bisogno di fuggire da uno come lui, quando solo infine si era accorta che invece era stata la sua debolezza ad incatenarla per tutta sua giovinezza. Gli anni che ne passarono furono di miglioria e di vigore; Mark aveva recuperato anche un po' il lavoro, strimpellava una chitarra, a volte la guardava negli occhi e le sorrideva. Da allora non più molto spesso è successo che la toccasse, aveva sempre contenuto un po' di quella rabbia, eppure Jillian provava sempre quel timore che le impediva di andare fin troppo oltre con lui, che le impediva di dimostrarsi anche solo in qualche discussione. Troppo difficile tornare indietro o smettere di vederlo con gli stessi occhi con la quale lo aveva guardato per anni precedentemente.

I cocci della sera precedente li aveva alzati la mattina stessa. Jillian guardò il piatto con il biscotto mordicchiato di lato che sbriciolava lo sfondo, lo appiattì contro, ricreò qualche crepa insolita schiacciando con le dita e sovrappensiero. Non vi era nulla quella mattina che non le avrebbe dato sorriso dopo la serata precedente, a parte per il riavvicinamento al quanto angusto con il suo uomo, ma per aver rivisto i ragazzi, complici, incredibilmente diversi eppure così simili ai giovani che albergavano per tutta la vita la sua mente. Jillian rise, un sorriso che in una casa silenziosa rischiarì vistosamente e che sibilò dolcemente. Le fossette alle guance si evidenziarono e la dentatura si allineò perfettamente, mentre le mani accerchiavano il tepore di una tazza piena di caffé dolcissimo e latte caldo.

Un tonfo dall'altra stanza la fece sussultare tanto che sbiancò, fino a quando la figura di Mark volteggiò alla porta della stanza e si presentò trasandata ma già vestita di tutto punto.

-Hei... buongiorno.- Mark mugugnò, si passò una mano alla faccia e con il filo di barba raspò sul palmo che il rumore quasi si avvertiva. Si avvicinò ondeggiante alla penisola della tavola e senza dire nulla e senza alcuna remora si appiattì contro spento in viso. Jillian rimase immobile e dopo qualche minuto passato a fissarlo si riprese, liberando lo spazio di fronte a quello che li divideva.

-Ti preparo delle uova? - prese già ad affaccentarsi, con la fretta per accendere i fornelli, strapazzare qualche uovo.

-No, mangerò fuori e ci starò fuori tutta la giornata. -

-Perché? - La donna si interruppe e con le sopracciglia ricurve in una smorfia di discordia attese. Il giovane però poté solo ricambiare con le ciglia ancora attaccate dal sonno e con un'alzata di spalle che tutto fece tranne che aggradarle.

-Ho molte cose da fare. - La voce bassa ricacciò un sospiro quando prese ad alzarsi e ad allontanarsi per indossare il cappotto.

-Vai a cercare un lavoro? - Ci sperò congiungendo le mani. Mark rinvigorì il ciuffo di capelli passandogli le dita con fretta, poi lo sentì infilarsi in tasca le chiavi dell'auto e aprire la porta.

-Posso prendere la tua auto? - Jillian non rispose, lasciò passare solo qualche minuto per convincersi che così sarebbe stato. La ringraziò con un cenno quando lei annuì e chiudendo la porta tutto ciò che rimase fu silenzio inaudito spezzato dal rumore dell'olio che schizzava già bollente in padella.

Lo squillo del cordless ovattato dal ricevitore rivolto verso il basso la distolse per un attimo dai suoi pensieri, ancora troppo impegnata a spiare la porta di ingresso piuttosto che ad avvicinarsi per ricevere la chiamata. La mosse una qualche forza invisibile, la sola unica speranza che potesse essere qualche offerta di un lavoro.

-Sì?-

-Jillian, sono io. - Alla voce di Brian prese un respiro poi continuò.

-Come stai? - Lui annuì ma non c'era molto da indagare sul fatto che fosse piuttosto vago.

-Se non hai nulla da fare vorrei che ci vedessimo. - Un'occhiata all'orologio indicava un perfetto metà mattinata che Jillian accolse con rinnovata spigliatezza.

-Sì, per me va bene. Dove vuoi che venga? -

-Ho pensato alla spiaggia. -



Angolo autore piuttosto povero questa sera, giusto perché il capitolo non è stato molto vasto ma più concentrato su due di quelle coppie più importanti. Quello che mi interessa lasciare intendere di più è sicuramente la struttura dei rapporti: sono una persona troppo romantica! : ) Non mi piace granché la stesura ma i tempi ritretti non mi hanno spremuto al meglio; ce ne rifaremo alla prossima!


   
 
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