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Autore: ayaka91    30/05/2014    3 recensioni
Cosa succede ad Hogwarts 19 anni dopo?
Kotone Isobel McGonagall ha compiuto 11 anni ad aprile e aspetta trepidante la sua lettera della scuola di magia e stregoneria di Mahoutokoro, ma qualcosa non va secondo i piani e si ritrova catapultata in un mondo che non le appartiene, lingua diversa, cultura diversa, cibo diverso.
[Il signor Malcolm seguì con lo sguardo la figlia, diede un colpo di bacchetta e la scodella si lavò da sola per poi levitare sul ripiano a sgocciolare. Pensieroso estrasse da sotto il secondo giornale due lettere: una dalla Mahoutokoro e l'altra da Hogwarts, erano indirizzate a sua figlia. Se le rigirò tra le mani e osservò la lettera da quella che era stessa un tempo anche la sua scuola.
Signorina Kotone Isobel McGonagall
Casetta nel bosco
Taira
Omachi
Nagano
Japan
Nonostante la mancanza di numero civico con i mille incatesimi per tenere la casa nascosta ad occhi indesiderati, sua zia era comunque riuscita a trovarla, anche dall'altra parte del mondo.]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
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Capitolo 6: Lettere e chiarimenti

 

La giornata stava per concludersi e Kotone non aveva ancora incontrato con suo padre. L'occasione per parlare con lui si presentò il pomeriggio, dopo la fine delle lezione pomeridiane Kotone e le compagne di Casa avevano deciso di iniziare subito a studiare, mentre si avviavano in biblioteca Kotone scorse in fondo al corridoio suo padre parlare con la preside.

“Vi raggiungo in biblioteca fra poco. Devo fare una cosa” disse e senza dar loro il tempo di rispondere si allontanò. Kotone marciò spedita verso le due figure in fondo al corridoio, ma qualcosa arrestò la sua avanzata: un cancellino le era passato davanti al viso mancandola di poco.

“Studentelli studentini sporchi e piccolini” Pix il poltergeist aleggiava a mezz'aria, tra le braccia teneva una quantità inimmaginabile di cancellini che scagliava contro gli studenti che attraversavano il corridoio. Kotone riuscì a schivare il cancellino successivo, schermandosi con il libro di Incantesimi. Tutto ciò le stava facendo perdere tempo, lasciò che un gruppo di studenti si frapponesse tra lei e Pix, si addossò alla parete e per riuscire ad avanzare poggiò una mano contro la fredda pietra. In quel momento uno strano alito di vento gelido la investì e sentì un'energia misteriosa, come una scossa elettrica, serpeggiarle sotto i polpastrelli. Sgranò gli occhi e immediatamente allontanò la mano, dello strano vento non c'era più nessuna traccia, Kotone però non si mosse restò lì ad osservare il muro di pietra. Sobbalzò quando qualcuno le mise una mano sulla spalla, si voltò di scatto pronta a colpire, ma fu talmente felice di vedere chi fosse il proprietario della calda mano sulla propria spalla che dimenticò che si trovassero a scuola, in cui lei era una studentessa e lui un insegnante.

“Otou-san!” esclamò incrociando gli occhi azzurri cielo di suo padre, gli stessi occhi che aveva lei e che la legavano alla sua metà europea. Suo padre sorrise, ma Kotone notò le rughe sulla fronte e le sopracciglia leggermente aggrottate: era preoccupato per qualcosa. “Otou...cioè, professore va tutto bene?”

“Vieni con me” le disse in giapponese, ciò sorprese Kotone, da quando arrivarono nel Regno Unito suo padre non aveva più detto una parola in giapponese. Senza dire una parola seguì suo padre lungo il corridoio fino al suo ufficio, lui aprì la porta e la invitò ad entrare per prima.

Kotone sorrise appena notò l'arredamento della stanza, suo padre aveva allestito un altarino con la foto della nonna materna di Kotone e un bastoncino d'incenso bruciava accanto.

“Puoi venire nei week-end e pregare con me” le sorrise Malcolm.

“Davvero?” chiese Kotone, distogliendo lo sguardo dal viso della donna addormentata nella foto e rivolgendolo a suo padre.

“Certo, darling!” esclamò e le diede un buffetto tra i capelli.

“Oggi ti ho seguito quando sei uscito dalla Sala Grande. Ti ho chiamato e tu non mi hai rivolto nemmeno uno sguardo” sputò fuori Kotone mantenendo lo sguardo fisso su di lui.

“Koto-chan perdonami, non ti ho sentita e non mi sono reso conto che fossi dietro di me” si scusò e anche lui mantenne gli occhi incatenati a quelli della figlia.

“Sei arrabbiato con me perchè sono finita in Serpeverde?” gli chiese Kotone senza troppi giri e incrociò le braccia al petto.

“No Kotone, non sono arrabbiato. Mi ha solo...sorpreso...beh...non più di tanto visto il tuo carattere” scherza. “Hai preso tutto da tua madre, lei sarebbe finita nella tua stessa Casa ne sono sicuro. Mi concedi di essere un po' invidioso perché mia figlia non ha preso niente da me?!” sorrise.

“Non devi essere invidioso otou-san” ribattè Kotone sciogliendo la postura rigida e lasciando andare le braccia lungo i fianchi. “E poi non ho preso tutto dalla mamma” sorride.

Malcolm l'abbracciò e Kotone si sentì in pace, la stessa sensazione piacevole di liberazione che si ha nell'attimo dopo uno sbadiglio o uno starnuto trattenuto per troppo tempo.

“Kotone, sono fiero di te e stamattina vederti stare insieme ai tuoi nuovi compagni mi ha reso felice. Però, vorrei chiederti, ti è successo qualcosa di strano?” le chiese staccandosi appena per guardarla.

Kotone ci pensò su, ciò che era accaduto poco prima in corridoio non poteva definirsi del tutto normale, ma non era la prima volta che le capitava e nemmeno sentire sussurri provenire dal nulla poteva definirsi una cosa rara. Non ne aveva mai parlato con i suoi genitori e non le sembrò quello il momento di iniziare, suo padre tendeva a preoccuparsi troppo, quando aveva sette aveva posto l'Incanto Fidelis sulla loro casa e quella del nonno Hirotaro dopo che lei gli aveva confessato di aver visto un'ombra alla fine della via. Perciò scossa la testa e rassicurò suo padre, si accorse di non averlo convinto del tutto dallo sguardo che lui le rivolse.

“Pensavo di scrivere una lettera a mamma e spedirgliela stasera” si affrettò a dire per cambiare discorso.

“Si, sarà contenta di avere notizie da te”.

“Questo week-end ti racconterò tutto, adesso raggiungo le altre in biblioteca”.

“Brava, bisogna iniziare subito!”.

Kotone sorrise e dopo aver salutato suo padre uscì dall'ufficio, finchè non si richiuse la porta alle spalle sentì i suoi occhi su di sé. Malcolm era un uomo troppo acuto e intelligente per potergli nascondere qualcosa.

 

“Mi si stanno incrociando gli occhi” si lamentò Xylia, “Basta!”.

“Xylia non osare alzarti da quella sedia, zitta e studia” la ammonì Daffodil senza alzare gli occhi dal libro.

Euphemia guardava la porta in attesa di vedere Kotone rientrare e quando la vide sorrise e agitò la mano. Kotone rispose leggermente al sorriso e le raggiunse al tavolo vicino ad una delle finestre.

“Eccoti!” esclamò Xylia e si prese un'occhiataccia dalla bionda accanto a lei. “Scusa Daffy, sto zitta” aggiunse a bassa voce. Nel frattempo Euphemia aveva spostato i libri per far posto a Kotone, ma lei non si sedette.

“Kotone che c'è?” le chiese Euphemia.

“Io...devo cercare un libro”.

Daffodil sollevò per la prima volta lo sguardo da sopra il libro su cui studiava e la osservò. Solitamente a Kotone avrebbe dato fastidio sentirsi osservata in quel modo, ma per qualche ragione non provava nessun tipo di irritazione. Improvvisamente Daffodil mise fine al contatto visivo e si voltò bruscamente verso Xylia.

“Siediti vicino a Euphemia!” le sibilò.

“Eh?! Ma...” balbettò Xylia, un po' spaventata e sorpresa da quel cambiamento nell'amica.

“Perchè Kotone vuole studiare e se sta vicino a Euphemia lei le parlerà all'orecchio come tu stai facendo con me. Io ho bisogno di concentrazione, lei ha bisogno di concentrazione”

“Cioè siamo una spina nel fianco?” chiese in un sussurro Euphemia leggermente offesa.

“In senso buono” aggiunse Kotone.

“Antipatiche” borbottò Xylia alzandosi e sedendosi accanto a Euphemia, “Phemie lasciamole perdere, noi siamo più belle”.

Kotone si sedette vicino a Daffodil, grata che fosse intervenuta, non che Euphemia le stesse antipatica però tendeva ad impicciarsi e lei non era ancora pronta per confidare a loro tutti i suoi segreti. Questo Daffodil sembrava averlo capito e da subito la ragazza si era dimostrata discreta nei suoi confronti. Kotone sollevò lo sguardo su Xylia e su Euphemia per accertarsi che non si fossero offese sul serio, ma entrambe appena si accorsero di avere la sua attenzione le sorrisero. Più serena ricambiò il sorriso e prima di aprire qualsiasi libro prese finalmente in mano il diario per scrivere a Yoshie. Intinse la punta della penna nel calamaio e iniziò a scrivere, solo mentre scriveva fece caso al fatto che comunque nessuno degli studenti di Hogwarts avrebbe potuto capire cosa ci fosse scritto. Sorrise al pensiero delle facce che avrebbero potuto fare Xylia ed Euphemia avendo tra le mani un diario scritto in kana e kanji.

 

Yoshie-chan (^-^*)/!,

perdonami per non averti scritto prima m(._.)m.

Come stai? Io bene qui è sempre nuvoloso (*´Д`)=з .

Sono arrivata ad Hogwarts, è un castello bellissimo e c'è anche un lago come il nostro (´▽`).。o♡. Oggi sono appena iniziate le lezioni ( ̄ー ̄) e qualcuno dei miei compagni mi chiama già per nome !(◎_◎;), non so che fare, come mi comporto? Li chiamo per nome anche io o per cognome come sarebbe giusto?! (´`; )?. Qui si prendono tante confidenze, per esempio ieri Davis Euphemia, una mia compagna di Casa, mi ha presa a braccetto dopo il banchetto nel tratto verso il dormitorio.

Spero di avere presto tue notizie, mi manchi tanto!!!

 

Quando finì di scrivere a Yoshie chiuse il diario e prese in mano altri due fogli di pergamena, il primo per scrivere una lettera indirizzata a sua madre e il secondo una a suo nonno. Intinse ancora la penna e scrisse la prima.

 

Okaa-san he,*

come stai? Va tutto bene a casa? Le piante nella serra crescono bene?

Non so se papà ti ha già scritto, comunque se non l'ha fatto ti racconto tutto io.

Prima di arrivare a scuola, i nonni ci hanno portato a Diagon Alley e lì sono andata con papà a comprare la bacchetta! Il vecchio signore che mi ha servito mi ha fatto provare una bacchetta di legno di ciliegio, mi ricorda la primavera; ti ricordi mamma quando siamo andate insieme a vedere i ciliegi? Era tutto rosa e siamo tornate con i petali nei capelli.

Il viaggio in treno per arrivare a scuola è stata lungo, papà non aveva detto che fosse tanto lungo. Ho conosciuto tre persone e per caso siamo finiti tutti nella stessa Casa, sono finita in Serpeverde, papà si è ingelosito perchè dice che ho preso tutto da te e niente da lui, ma questo non è vero.

Adesso ti saluto perchè sono in biblioteca e devo studiare, spero che la lettera non ci mette troppo ad arrivare.

Tanti saluti

Kotone

 

Soddisfatta Kotone ripiegò la pergamena per sua madre e poi si apprestò a scrivere l'ultima lettera a suo nonno Hirotaro.

 

Ojiisan he,**

Come state?

Scrivo dalla nuova scuola, sono successe altre cose strane. Mi avete detto di informarvi subito in caso di episodi particolari.

Ho fatto un sogno, ero piccola e non vedevo dove mi trovavo. Stavo sdraiata su un futon con gli occhi chiusi. Mi sentivo debole. Qualcuno recitava una preghiera, aveva una voce femminile e stava vicino a me. Poi la mamma è entrata, ha messo le mani sul mio corpo e mi è sembrato di stare meglio, ma quando le ha tolte il sollievo è sparito. Dopo la preghiera si è fatta più insistente e qualcuno mi ha afferrato i polsi e poi ho visto degli occhi grandi rossi.

È successa un'altra cosa strana prima. Ho toccato il muro del corridoio e ho sentito come la scossa sulle dita.

Non so come interpretare tutto questo.

Aspetto vostre notizie.

Vostra nipote Kotone

 

Ripiegò anche quell'ultima lettera, ricordare il sogno della notte scorsa l'aveva scossa. Appena sveglia non le era parso così vero come invece le sembrava adesso, il pensiero che non fosse un sogno ma un ricordo la tormentava.

“Kotone?”

Qualcuno la stava chiamando.

“Kotone?”

Kotone sollevò gli occhi dal tavolo e incontrò quelli preoccupati di Euphemia davanti a lei.

“Ti senti bene?”le chiese. Anche Xylia e Daffodil la stavano guardando come se potesse svenire da un momento all'altro.

“Sì” rispose lei e si chiese che aspetto avesse per farle preoccupare così.

“Devi spedire le lettere? Se vuoi ti accompagnamo” propose Xylia.

“No, grazie. Le spedirò più tardi” detto ciò Kotone aprì il suo libro di Difesa contro le Arti Oscure e vi si immerse.

Passarono un paio d'ore in cui le uniche due che studiarono davvero furono Daffodil e Kotone, mentre le altre due continuavano a distrarsi, sospirare e borbottare.

“Vado a spedire le lettere” disse infine Kotone chiudendo il libro.

“Ti accompagniamo” si offrirono subito Euphemia e Xylia.

“Non vi viene in mente che potrebbe voler stare sola e che sia una cosa riservata?” intervenne Daffodil chiudendo anche lei i libri. “Ti aspettiamo in Sala Comune” aggiunse rivolta a Kotone.

Mentre sistemava le sue cose nella borsa e usciva dalla biblioteca, Kotone ringraziò mentalmente Daffodil e pensò che tra le quattro fosse quella più simpatica.

 

Si mise alla ricerca della gufiera incontrando non poche difficoltà, per tre volte sbagliò strada e quando finalmente aveva trovato la strada giusta incontrò di nuovo il ragazzo che quella mattina le si era schiantato contro. Affrettò il passo e salì le scale, sperando che non prendesse la sua stessa strada.

“Ehi!”

Kotone si morse l'interno della guancia, non aveva mai avuto fortuna, se c'era qualcuno nei paraggi che lei non voleva incontrare immancabilmente questo le avrebbe rivolto la parola.

“Aspetta, aspetta. Ferma”

L'aveva raggiunta e la fermò per il polso.

“Toglimi le mani di dosso” sibilò lei, liberandosi subito dalla presa.

“Nervosetta eh?! Non voglio farti nulla, volevo solo scusarmi stamattina per esserti venuto addosso” disse con un leggero sorriso sulle labbra.

“Scuse accettate. Ora se permetti ho da fare” tagliò corto Kotone e riprese a camminare.

“Stai andando alla gufiera? Anche io!” si affrettò a dire il ragazzo trotterellandole dietro.

Kotone maledisse la sfortuna che sembrava perseguirla. “Non mi sono presentato, mi chiamo James Potter” disse, ma notando di non aver suscitato alcuna reazione nella ragazza si affrettò ad aggiungere, “E tu?”.

“McGonagall Kotone” rispose secca.

“Piacere di conoscerti” disse, “Quindi stai andando a spedire lettere?!”

“Ci sono altri motivi per andare alla gufiera?” Kotone si stava innervosendo e il fatto che ora James stesse ridendo la innervosiva ancora di più. Non riusciva a capire cosa volesse lui da lei.

James camminò al fianco di Kotone sino all'entrata nella gufiera. Kuri appena vide la sua padrona scese su un trespolo vicino a lei, si fece fare qualche carezza e tese la zampa per farsi legare le due pergamene.

“Che barbagianni ben addestrato” commentò James.

“Sai, se non si ha nulla d'intelligente da dire è meglio stare zitti” disse Kotone non ne potendone più di quel tizio. Diede istruzioni in giapponese a Kuri e la portò alla finestra. Dopo che spiccò il volo restò ad osservare il suo barbagianni volare tra le nuvole per un po', poi senza aggiungere altro si affrettò alla porta.

“Ehi, Kotone aspettami!” le urlò dietro James.

“No, Potter!” gli rispose secca e marciò via di corsa, mettendo più distanza possibile da James.

 

* la lettera per sua madre
** la lettera per il nonno, ho utilizzato il "voi" perchè Kotone usa l'onorifico per rivolgersi a lui

Chiedo scusa per il ritardo nel postare, ci sono stati un po' d'imprevisti. Inizialmente questo capitolo era unico con il precedente, ma poi ho deciso di dividerli perchè volevo dare più spazio al rapporto di Kotone con suo padre, il suo rapporto con il resto della mia famiglia/amici e i modi diversi di rivolgersi a loro.
Grazie a chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite, le ricordate e chi riesce anche a trovare il tempo per lasciarmi una recensione. 
Jaa ne! ^^

  
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