Finale numero uno
Sono
spaventati, lo sono anch’io. Li vedo ritirarsi in fretta e furia, l’uomo
trascina il ragazzo che sembra opporre resistenza mentre urla qualcosa. “Non
sento, cazzo”.
Mi
avvicino ma i miei movimenti sono lenti: “ sei uno zombie, remember?” il mio
cervello è più sveglio, cazzo penso pure in inglese…. Devo raggiungerli.
Finalmente
arrivo al cancello ma di coloro che hanno ridestato il mio essere non c’è
traccia. Sono sola, i corpi carbonizzati e trafitti di quelli come me giacciono
ai miei piedi, finalmente morti. Non so perché ma mi sento sollevata.
Invece
io mi sento più viva che mai, mi avvento sulla cancellata, la scuoto con tutta
la forza che ho, ma non cede nemmeno di mezzo centimetro. Mi sento frustrata,
vorrei entrare, voglio entrare.
Ma
stranamente non è la fame che mi guida, è qualcos’altro di egualmente forte a
cui non so dare un nome ma che non lascia scampo.
Che
devo fare?
Mi
sento tagliata a metà, da un lato sono consapevole che la mia sola esistenza
rappresenta un pericolo per tuti coloro a cui voglio bene. Ma d'altronde chi
sono coloro a cui voglio bene?.... io non lo so!
Voglio
scoprirlo. Incurante di quella voce che si è risvegliata nel mio io che
continua a ripetermi: vattene, vattene, è troppo pericoloso, continuo
inesorabile a cercare di aprirmi un varco. Se c’è una cosa che ho capito del mio essere è
questa, sono egoista, devo.
Voglio….
Voglio capire chi sono.
Aggrappata a questa inferriata la mia mente viaggia…. E
ricorda… -”Già… CAZZO LE CHIAVI. dimmi che le hai prese tu?... Non possiamo
svegliare… …per farci aprire, siamo pure alticci, cazzo di esempio… saremmo dei
pessimi genitori “ -
-“tranquillo amore ho sbagliato a prendere il
mazzo, non ho preso quello con le chiavi del cancello, però vedi qui….? Ti farò
dormire nel tuo letto stanotte,,,, sempre che tu voglia davvero dormire…”- lo
guardo ridendo mentre scaltra infilo il dito indice in una fessura della
serratura ed esclamo sogghignando:-“non
guardavi occhi di gatto da piccolo? Che infanzia difficile….”- Lui ride allo
scatto della serratura, il cancello si apre.
Eccolo
il mio Passepartout, il cancello cigola leggermente mentre si apre di fronte a
me, rimango per un attimo immobile, sospesa….. che devo fare? La mia indole
egoista si fa prepotente mi spinge a mettere un piede davanti all’altro, a
muovermi verso la verità.
Sono
entrata. Mi muovo lentamente, cercando di orientarmi, cercando di ricordare chi
sono. Il cancello dietro di me sbatte e si riapre, però io non me ne accorgo e
entro in questa casa che so di conoscere, sono sempre più lucida, percepisco un
odore dolciastro… “umm? P..peperoni e cipolle?” e in lontananza mi giungono
ovattate come facessero parte di un sogno delle voci che parlano in inglese.
Salgo
i gradini, uno dopo l’altro di questa scala che mi sembra infinita… sono io o
il tempo è entrato in circolo?
Mi
sembra di non muovermi eppure so che lo sto facendo.. “strano” finalmente sono
arrivata di fronte ad una porta, vedo ombre confuse alle mie spalle: “cazzo,
cazzo, cazzo, hanno sentito l’odore, e io ho lasciato un varco… merda!” forse
una possibilità esiste…
Entro.
L’ingresso è buio, solo una luce violetta si intravede, sembra lo sfavillio di
un monitor per il resto la stanza è in penombra. Nell’altra stanza una figura si
avvicina, non riesco a mettere immediatamente a fuoco, si muove tremolando come
se fosse la luce di una candela.
Finalmente
lo vedo è il ragazzo che mi ha attirato fin qui; mi guarda con occhi colmi
d’orrore stringendo convulsamente un machete tra le mani vedo che è paralizzato
dal terrore ma stranamente è lo stesso sentimento che provo io, mi parla, sento
la sua voce lontana farsi più forte fino a che capisco un’ unica parola:
-“mamma!”-.
“Cazzo,
ho capito!! Cristopher, mio figlio il mio bellissimo bambino.” I ricordi sono
giunti impetuosi tutti insieme, lasciandomi spossata e anche affamata; è quello
che temevo la mia natura mostruosa sta prendendo il sopravvento.
Ma
non posso, non devo, non voglio cedere, quello che ho di fronte non è un pezzo
di carne qualsiasi: è carne della mia carne, sangue del mio sangue come posso
nutrirmene? Arranco verso di lui una parte di me lo vuole abbracciare stringere
dirgli che tutto andrà bene, mentre l’altra bè, l’altra cerca solo di fargli
abbassare la guardia per ucciderlo meglio. Allungo una mano verso di lui,
vorrei almeno sfiorarlo, vedo che dai suoi occhi esce acqua “lacrime, sta
piangendo per colpa mia”. Ora so cosa devo fare:
-“u..uc..ucci..di..mi.. ti.. pr..pre..go”-
Cristopher fa segno di no con la testa,
il mio tesoro non vuole uccidermi, deve però non vuole. Tocca me aiutarlo,
comincio a grugnire facendo affiorare la mia parte mostruosa, digrigno i denti,
scuoto la testa da una parte all’altra per impressionarlo e mi avvicino
artigliando l’aria che ci separa “e dai reagisci… Cri … ti prego.. il mio
autocontrollo non è infinito” penso sempre più vicino alla sua gola. Finalmente
qualcosa scatta in lui vedo il suo braccio armato di machete che si alza: “sono
pronta”. Ma non sento il freddo della lama, a dire il vero non sento nulla,
tutto è diventato buio che sia questa la morte? Ciò che succede quando la
nostra vita a fine?
Solo
il buio e nient’altro? L’odore forte e pungente di peperoni che avevo percepito
appena varcata la soglia si fa più prepotente, sento una mano che mi scuote,
sempre più insistentemente.. ”ma che diavolo?...”
_”mamma,
mamma… ohi mà… ti sei addormentata un’altra volta
guardando the walking dead!!”-. Apro gli occhi confusa e mi guardo intorno, mi
tasto constatando che è tutto a posto, non sono morta. Non sono uno zombie..
menomale, stupido sogno e maledetti peperoni.
Fine…
(per ora^^)