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Autore: Caillean    28/12/2004    1 recensioni
Esperimento sulle Quattro Terre della Saga di Shannara. Gli eventi si svolgono nell'arco di tempo tra le ultime due trilogie: "Il viaggio della Jerle Shannara" e "Il Druido Supremo".
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Fantasy, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 7

 

Capitolo  5

 

 

Qualcosa di impossibile

 

 

 

 

Non era stata lei, Tagwen ne era convinto.

Per quanto il figlio Kellen e tutta la famiglia reale elfica riuscisse a presentare prove della colpevolezza dell’Ard-Rhys, Tagwen era convinto che non fosse stata lei a muovere quei caulli contro Khylen Elessedil.

Il problema per lui non era mai stato fidarsi di Grianne Ohmsford.

Il problema era superare ogni volta la barriera che quella donna riusciva a erigere così bene attorno a sé, rendendo difficile a chiunque aiutarla e persino farle sentire il proprio sostegno. Un problema con il quale stava iniziando a fare i conti anche Ahren Elessedil, ora accanto a lui nella biblioteca.

“ Se ne sono andati? ” le domandò il nano, quando la donna si fu chiusa la porta alle spalle.

Lei annuì. E rimase in silenzio di fronte a loro, gli occhi chiari che chiedevano di parlare, di esprimere la loro opinione. Non c’era molto da dire, però.

“ Dovrò tornare ad Arborlorn, almeno per qualche giorno ” disse Ahren.

Grianne annuì di nuovo. Il suo volto pareva di pietra.

Dì qualcosa – pensava Tagwen – qualsiasi cosa.

“ Non ci sono prove della mia innocenza ” esordì infine l’Ard-Rhys. “ O meglio, qualsiasi prova la Strega di Ilse potrebbe essersela costruita senza troppa difficoltà. ”

Quanto dispiaceva a Tagwen ammettere che aveva ragione.

“ Non si sono nemmeno prove della tua colpevolezza ” commentò pacatamente il Principe degli elfi, togliendogli le parole di bocca. “ Caulli ce ne sono sempre stati. E tu non sei più la Strega di Ilse.

Grianne Ohmsford si sedette con un breve sospiro sulla rigida panca ai piedi di una libreria. “ Lo sarò sempre, Ahren, sempre. Il mio potere non è mutato. Questo rende praticamente impossibile scagionarmi, almeno nella mente di ognuno degli abitanti di Arborlorn. ”

Lui stava per ribattere, quando Tagwen udì prima di tutti un vociare sommesso provenire dal corridoio.

Fece il suo ingresso nella stanza una delle due persone che per ultime avevano fatto domanda di entrare nell’Ordine dei Druidi.

Shadea a’Ru assomigliava ad un guerriero, più che ad una donna di scienze, un possibile Druido. Dava l’impressione di aver fatto affidamento per anni al proprio fisico, più che al proprio potere. Anche se le prove cui si era sottoposta non avevano lasciato dubbi sul fatto che ne possedesse, di potere…eccome.

La donna si rivolse direttamente a Grianne, con un tono di umiltà che non convinse affatto Tagwen: “ Volevo chiederle se ci sono stati cambiamenti di programma al mio addestramento. ”

“ No, continueremo come avevamo accordato ” rispose l’Ard Rhys. “ Questo mio viaggio è stato necessario, ma per molto tempo sarà stato l’ultimo. ”

“ Certo, se volete scusarmi ora andrei in refettorio. ”

Grianne annuì, e Shadea a’Ru fece un cenno a lui ed Ahren.

Stava per uscire, quando tornò sui suoi passi e puntò nuovamente lo sguardo sull’elfo: “ Domani porteranno il corpo di Tress ad Arborlorn. La sorella di Oseen lo scorterà. Andrai anche tu? ”

 

Ahren si ritrovò spiazzato.

Tra lui e Shadea a’Ru c’erano stati assai pochi dialoghi, sino ad ora. Lo metteva in imbarazzo dover rispondere a quello che gli risultava come un interrogatorio. Tanto più che non aveva ancora pensato alla propria partenza, non in termini pratici. Era ancora tutto tracciato in termini vaghi, persino nella sua mente.

Guardò per un istante Grainne Ohmsford, che si era barricata nuovamente nel silenzio.  

Dannazione al tuo mutismo…e alla freddezza dei tuoi occhi.

“ Credo di sì ” disse infine.

La risposta parve aver soddisfatto Shadea a’Ru: i suoi ancor più gelidi occhi lo scrutarono, lucenti come pietre preziose sulla cinta di cuoio che era la sua pelle dorata, messi in risalto dai capelli corti e ancora più chiari.

Si sciolse così quella riunione piena di tensione, e nello stesso istante in cui – passando accanto a Shadea nel percorrere il corridoio - sfiorava involontariamente la sua spalla, ad Ahren parve di percepirne il lavorio della mente, quasi come esso avesse un vero e proprio suono, persino un odore.

Quando dopo il pasto serale si ritrovò nella camera dei due elfi uccisi, si scoprì a pensare che anche il silenzio di quella stanza pareva avere un suo odore. Odore di sospetto, di una serenità e una collaborazione forse irrimediabilmente perdute.

Ahren Elessedil coprì il con un lenzuolo il cadavere di Tress, mentre la sorella di Oseen, l’altro giovane elfo dilaniato nel Prekkendor, quello che nemmeno era riuscito a compiere il viaggio verso Paranor, raccoglieva le sue cose con gesti lenti, drammaticamente lenti. I due apprendisti avevano condiviso lì alla Fortezza la stanza…e la maggior parte del loro tempo.

Oseen aspettava con ansia il momento in cui anche la sorella Iridia si sarebbe trasferita tra le mura, cosa che sarebbe dovuta avvenire proprio dopo la visita ad Arborlorn. Giunti al palazzo della famiglia reale elfica, i due giovani avevano inviato quasi subito un messaggio ad Ahren, dicendogli che Khylen aveva richiesto la loro presenza per una missione della quale non potevano dire nulla.

Iridia era perciò arrivata da sola alla fortezza, minuscola quanto determinata a dimostrare di meritare l’opportunità dell’addestramento. Era stato Ahren ad accompagnarla nella sua prima escursione di Paranor, lungo i corridoi e in quelle stanze dove ora la ragazza cercava di fare incetta di tracce…le tracce del passaggio di suo fratello.

L’attenzione dell’elfa si scostò per un attimo dalla sacca che stava chiudendo, per posarsi sul cielo notturno, oltre la finestra. Ahren seguì quello sguardo umido di pianto…bellissimo, perfetto, gelido. Così diverso dalle espressioni aperte e gioviali che aveva visto disegnarsi sul viso di Oseen.

Iridia…” la chiamò.

La ragazza si voltò. Le sue mani tremavano, nel reggere la casacca ancora pregna dell’odore personale del fratello.

“ Cerca di dormire. Fatti preparare qualcosa da Tagwen, sarà felice di aiutarti con una delle sue tisane. Non puoi affrontare il viaggio di domani in queste condizioni. ”

Lei annuì debolmente, riprendendo subito dopo a stringere i nodi di cuoio della sacca. “ Quando potrò tornare? ”

Ahren le si avvicinò, confuso da quella domanda, da quella sua voce insolitamente emozionata. “ Non capisco…Lo sai, sarai tu a decidere quando tornare. Nessuno, qui, vuole che tu te ne vada per sempre. ”

Silenzio.

Ahren credette di aver capito la natura del problema. “ Iridia…non starai pensando di dovertene andare e rinunciare all’addestramento, ora che Oseen non c’è più. ”

Ancora silenzio.

Era proprio quello, che la ragazza pensava.

Ahren provò una gran pena per lei, non più solo per la morte di Oseen. Aveva sempre pensato, nel vederlo stare con Iridia, o anche solo nel sentirlo parlare di lei, che l’apprendista fosse il miglior esempio di fratello maggiore…ben diverso da quello che Khylen era stato per lui. Ma questa era un’altra storia. In quegli istanti di silenzio, ad Ahren sembrò di toccare la difficoltà con cui Iridia affrontava le proprie emozioni, per arrivare ad ammetterle prima di tutto a se stessa, dopo aver perso in un colpo solo un amico e il fratello più caro.

Il dolore per la mancanza di Oseen veniva affiancato dalla paura di esser stata per Paranor solo ‘la sorella dell’apprendista’ , non una ragazza davvero meritevole di diventare a sua volta druido.

Iridia, se Grianne ti ha richiamata, dopo la prova della scorsa estate, è stato perché il tuo potere merita di essere addestrato, non perché eri la sorella di Oseen. ”

Le labbra di Iridia si strinsero in una linea sottile sul volto pallido.

Ahren le prese delicatamente il braccio, spingendola a guardarlo negli occhi. “ E non sentirti egoista per questo tuo timore, anche accanto al suo cadavere. ” Voleva dire altro, sentiva di doverlo fare, ma venne interrotto da un bussare alla porta discreto, quasi sussurrato.

Era un momento delicato, e non toccava a lui permettere o meno l’ingresso di chi attendeva nel freddo corridoio. Tornarono a bussare, e Iridia non si era ancora decisa a rispondere.

Alla fine, fu lui ad aprire la porta dopo aver salutato Iridia, dopo averle augurato con un bacio sulla fronte quantomeno una notte priva di incubi. Shadea a’Ru gli scoccò un’occhiata abbastanza ermetica. Quando Ahren si fu chiuso la porta alle spalle, si ritrovò a desiderare che la sorella di Oseen venisse presto lasciata in pace, e non solo dagli incubi.

 

Due giorni dopo, più o meno allo stesso orario, Ahren si trovava in quelle che erano state le sue stanze, nel palazzo della famiglia reale, ad Arborlorn.

Le noti dolenti del primo confronto con Kellen echeggiavano ancora tra le quattro pareti. Il suo caro nipote mirava a seguire la scia di freddezza e inospitalità del padre. Solamente durante il rito di sepoltura di Re Khylen e degli elfi morti insieme a lui si era posto un certo controllo. Aveva ripreso a incolparlo di tradimento e di ogni altro crimine avesse per la testa.

In una diversa circostanza, molto diversa, Ahren avrebbe potuto sorriderne…per quanto amaramente. Durante la cena era invece rimasto totalmente disgustato dal trattamento che Kellen aveva riservato alla sorella minore. Una serata che doveva esser stata tra le peggiori, per la piccola Khyber.

Stordito dalle parole formali e animose che erano state sprecate fino a poco tempo prima, nel ricordo ancora peggiore del momento in cui – al ritorno dal viaggio sulla Jerle Shannara – aveva sperimentato un vero e proprio odio provenire dal suo stesso sangue, Ahren spense le candele poste sullo scrittoio e si coricò.

Trascorse la mattinata successiva a compilare noiosi rapporti sull’addestramento che Oseen e Tress avevano seguito a Paranor, cosa che almeno gli fece sentire meno la lontananza da quello che ormai era diventato il suo mondo, che piacesse o meno alla famiglia reale. Non sapeva ancora dire se sarebbe rimasto per sempre alla Fortezza, ma era chiaro nelle sue intenzioni che non sarebbe tornato a vivere a Palazzo.

“ Zio? ”

Ahren sollevò lo sguardo dalla pergamena che stava leggendo, e si trovò davanti un viso terribilmente concentrato sotto una massa di capelli corvini. “ Khyber… ”

“ Vieni a cavallo con me? ”

In mezzo ad uno dei periodi più difficili della sua vita, minato dal senso di isolamento e dalla tensione che era calata come una pesante rete sopra Arborlorn e soprattutto sopra Paranor, fu sua nipote a donargli una giornata indimenticabile.

Forse la serenità, per quanto temporanea, non era una méta del tutto impossibile.

 

Continua…

 

 

 

 

28/12

 

Wow!

Finalmente le feste natalizie mi danno un po’ di tempo per aggiornare le mie incursioni nei mondi di carta.

Chiedo scusa per il ritardo, ma non era affatto voluto.

Nel prossimo chap, “Richiesta d’aiuto”, arriverà un po’ di azione, finalmente.

Nel complesso, però, questa è una ff abbastanza riflessiva, su fatti che a grandi linee si conoscono già attraverso il capitolo introduttivo di Jarka Ruus. Anche nello svilupparsi della trama ho intenzione di mantenere una prospettiva abbastanza “interiore”, il punto di vista di Ahren ( love love! ) e Grianne in diversi momenti della Saga…fermandomi a quello che Terry ha già scritto.

 

Quattro Terre di ringraziamenti al mitico Shian Tieus, a Fattifurba, Derfel Cadarn, Bloody Mary, Lalla e Joanne.

Grazie perché continuate a leggere la mia ff…spero continui a valerne la pena.

Buone feste a tutti dalla vostra Caillie!!!

  

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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