Capitolo 5
Qualcosa di impossibile
Non era stata lei, Tagwen ne era convinto.
Per quanto il figlio Kellen e tutta la famiglia reale elfica
riuscisse a presentare prove della colpevolezza dell’Ard-Rhys, Tagwen era convinto che
non fosse stata lei a muovere quei caulli contro Khylen Elessedil.
Il problema per lui non era
mai stato fidarsi di Grianne Ohmsford.
Il problema era superare
ogni volta la barriera che quella donna riusciva a
erigere così bene attorno a sé, rendendo difficile a chiunque aiutarla e
persino farle sentire il proprio sostegno. Un problema con il
quale stava iniziando a fare i conti anche Ahren Elessedil, ora accanto a lui nella biblioteca.
“ Se ne sono andati? ” le
domandò il nano, quando la donna si fu chiusa la porta alle spalle.
Lei annuì. E rimase in silenzio di fronte a loro, gli occhi chiari che
chiedevano di parlare, di esprimere la loro opinione. Non c’era molto da dire,
però.
“ Dovrò tornare ad Arborlorn, almeno per qualche giorno ” disse Ahren.
Grianne annuì di nuovo. Il suo volto pareva di pietra.
Dì qualcosa – pensava Tagwen – qualsiasi cosa.
“ Non ci sono prove della
mia innocenza ” esordì infine l’Ard-Rhys. “ O meglio,
qualsiasi prova la Strega di Ilse
potrebbe essersela costruita senza troppa difficoltà. ”
Quanto
dispiaceva a Tagwen ammettere che aveva ragione.
“ Non si sono nemmeno prove
della tua colpevolezza ” commentò pacatamente il Principe degli elfi,
togliendogli le parole di bocca. “ Caulli ce ne sono
sempre stati. E tu non sei più la Strega di Ilse. ”
Grianne Ohmsford si sedette con un
breve sospiro sulla rigida panca ai piedi di una libreria. “ Lo sarò sempre, Ahren, sempre. Il mio potere non è mutato. Questo rende praticamente impossibile scagionarmi, almeno nella mente di
ognuno degli abitanti di Arborlorn. ”
Lui stava per ribattere,
quando Tagwen udì prima di tutti un
vociare sommesso provenire dal corridoio.
Fece il suo ingresso nella
stanza una delle due persone che per ultime avevano fatto domanda di entrare
nell’Ordine dei Druidi.
Shadea a’Ru assomigliava ad un
guerriero, più che ad una donna di scienze, un possibile Druido. Dava
l’impressione di aver fatto affidamento per anni al proprio fisico, più che al
proprio potere. Anche se le prove cui si era sottoposta non
avevano lasciato dubbi sul fatto che ne possedesse, di potere…eccome.
La donna si rivolse
direttamente a Grianne, con un tono di umiltà che non convinse affatto Tagwen:
“ Volevo chiederle se ci sono stati cambiamenti di programma al mio
addestramento. ”
“ No, continueremo come
avevamo accordato ” rispose l’Ard Rhys.
“ Questo mio viaggio è stato necessario, ma per molto tempo sarà
stato l’ultimo. ”
“ Certo, se volete scusarmi
ora andrei in refettorio. ”
Grianne annuì, e Shadea a’Ru fece un cenno a lui ed Ahren.
Stava per uscire, quando
tornò sui suoi passi e puntò nuovamente lo sguardo sull’elfo: “ Domani
porteranno il corpo di Tress ad Arborlorn.
La sorella di Oseen lo
scorterà. Andrai anche tu? ”
Ahren si ritrovò spiazzato.
Tra lui e Shadea a’Ru c’erano stati assai
pochi dialoghi, sino ad ora. Lo metteva in imbarazzo dover rispondere a quello
che gli risultava come un interrogatorio. Tanto più che non aveva ancora pensato alla propria partenza, non
in termini pratici. Era ancora tutto tracciato in termini vaghi, persino
nella sua mente.
Guardò per un istante Grainne Ohmsford, che si era
barricata nuovamente nel silenzio.
Dannazione al tuo mutismo…e
alla freddezza dei tuoi occhi.
“ Credo di sì ” disse
infine.
La risposta parve aver
soddisfatto Shadea a’Ru: i
suoi ancor più gelidi occhi lo scrutarono, lucenti come pietre preziose sulla
cinta di cuoio che era la sua pelle dorata, messi in risalto dai capelli corti
e ancora più chiari.
Si sciolse così quella
riunione piena di tensione, e nello stesso istante in cui – passando accanto a Shadea nel percorrere il corridoio - sfiorava
involontariamente la sua spalla, ad Ahren parve di
percepirne il lavorio della mente, quasi come esso avesse
un vero e proprio suono, persino un odore.
Quando dopo il pasto serale
si ritrovò nella camera dei due elfi uccisi, si scoprì
a pensare che anche il silenzio di quella stanza pareva avere un suo odore. Odore di sospetto, di una serenità e una collaborazione forse
irrimediabilmente perdute.
Ahren Elessedil coprì il con un
lenzuolo il cadavere di Tress, mentre la sorella di Oseen, l’altro giovane elfo
dilaniato nel Prekkendor, quello che nemmeno era
riuscito a compiere il viaggio verso Paranor,
raccoglieva le sue cose con gesti lenti, drammaticamente lenti. I due
apprendisti avevano condiviso lì alla Fortezza la stanza…e la maggior parte del
loro tempo.
Oseen aspettava con ansia il momento in cui anche la
sorella Iridia si sarebbe
trasferita tra le mura, cosa che sarebbe dovuta avvenire proprio dopo la
visita ad Arborlorn. Giunti al
palazzo della famiglia reale elfica, i due giovani
avevano inviato quasi subito un messaggio ad Ahren,
dicendogli che Khylen aveva richiesto la loro
presenza per una missione della quale non potevano dire nulla.
Iridia era perciò arrivata da sola alla fortezza, minuscola
quanto determinata a dimostrare di meritare l’opportunità dell’addestramento.
Era stato Ahren ad accompagnarla nella sua prima
escursione di Paranor, lungo i corridoi e in quelle
stanze dove ora la ragazza cercava di fare incetta di tracce…le tracce del
passaggio di suo fratello.
L’attenzione dell’elfa si scostò per un attimo dalla sacca che stava
chiudendo, per posarsi sul cielo notturno, oltre la finestra. Ahren seguì quello sguardo umido di pianto…bellissimo,
perfetto, gelido. Così diverso dalle espressioni aperte e gioviali che aveva visto disegnarsi sul viso di Oseen.
“ Iridia…”
la chiamò.
La ragazza si voltò. Le sue
mani tremavano, nel reggere la casacca ancora pregna dell’odore personale del
fratello.
“ Cerca di dormire. Fatti preparare
qualcosa da Tagwen, sarà felice di aiutarti con una
delle sue tisane. Non puoi affrontare il viaggio di domani in queste
condizioni. ”
Lei annuì debolmente,
riprendendo subito dopo a stringere i nodi di cuoio della sacca. “ Quando potrò tornare? ”
Ahren le si avvicinò, confuso da
quella domanda, da quella sua voce insolitamente emozionata. “ Non capisco…Lo sai, sarai tu a decidere quando tornare. Nessuno,
qui, vuole che tu te ne vada per sempre. ”
Silenzio.
Ahren credette di aver capito la
natura del problema. “ Iridia…non starai
pensando di dovertene andare e rinunciare all’addestramento, ora che Oseen non c’è più. ”
Ancora silenzio.
Era proprio quello, che la
ragazza pensava.
Ahren provò una gran pena per lei, non più solo per la
morte di Oseen. Aveva sempre
pensato, nel vederlo stare con Iridia, o anche solo
nel sentirlo parlare di lei, che l’apprendista fosse
il miglior esempio di fratello maggiore…ben diverso da quello che Khylen era stato per lui. Ma
questa era un’altra storia. In quegli istanti di silenzio, ad Ahren sembrò di toccare la difficoltà con cui Iridia affrontava le proprie emozioni, per arrivare ad
ammetterle prima di tutto a se stessa, dopo aver perso in un colpo solo un
amico e il fratello più caro.
Il dolore per la mancanza di Oseen veniva affiancato dalla
paura di esser stata per Paranor solo ‘la sorella
dell’apprendista’ , non una ragazza davvero meritevole di diventare a sua volta
druido.
“ Iridia,
se Grianne ti ha richiamata,
dopo la prova della scorsa estate, è stato perché il tuo potere merita di
essere addestrato, non perché eri la
sorella di Oseen. ”
Le labbra di
Iridia si strinsero in una linea sottile sul
volto pallido.
Ahren le prese delicatamente il braccio, spingendola a
guardarlo negli occhi. “ E non sentirti egoista per
questo tuo timore, anche accanto al suo cadavere. ”
Voleva dire altro, sentiva di doverlo fare, ma venne
interrotto da un bussare alla porta discreto, quasi sussurrato.
Era un momento delicato, e
non toccava a lui permettere o meno l’ingresso di chi
attendeva nel freddo corridoio. Tornarono a bussare, e Iridia
non si era ancora decisa a rispondere.
Alla fine, fu lui ad aprire
la porta dopo aver salutato Iridia, dopo averle augurato con un bacio sulla fronte quantomeno una
notte priva di incubi. Shadea a’Ru
gli scoccò un’occhiata abbastanza ermetica. Quando Ahren
si fu chiuso la porta alle spalle, si ritrovò a
desiderare che la sorella di Oseen venisse presto
lasciata in pace, e non solo dagli incubi.
Due giorni dopo, più o meno
allo stesso orario, Ahren si trovava in quelle che
erano state le sue stanze, nel palazzo della famiglia reale, ad Arborlorn.
Le noti
dolenti del primo confronto con Kellen echeggiavano ancora tra le quattro pareti. Il suo
caro nipote mirava a seguire la scia di freddezza e inospitalità del padre.
Solamente durante il rito di sepoltura di Re Khylen e
degli elfi morti insieme a lui si era posto un certo
controllo. Aveva ripreso a incolparlo di tradimento e
di ogni altro crimine avesse per la testa.
In una diversa circostanza,
molto diversa, Ahren avrebbe potuto sorriderne…per
quanto amaramente. Durante la cena era invece rimasto
totalmente disgustato dal trattamento che Kellen
aveva riservato alla sorella minore. Una serata che doveva
esser stata tra le peggiori, per la piccola Khyber.
Stordito dalle parole
formali e animose che erano state sprecate fino a poco tempo
prima, nel ricordo ancora peggiore del momento in cui – al ritorno dal
viaggio sulla Jerle Shannara –
aveva sperimentato un vero e proprio odio provenire dal suo stesso sangue, Ahren spense le candele poste sullo scrittoio e si coricò.
Trascorse la mattinata
successiva a compilare noiosi rapporti sull’addestramento che Oseen e Tress avevano seguito a Paranor, cosa che almeno gli fece sentire meno la
lontananza da quello che ormai era diventato il suo mondo, che piacesse o meno alla famiglia reale. Non sapeva ancora dire se
sarebbe rimasto per sempre alla Fortezza, ma era chiaro nelle sue intenzioni
che non sarebbe tornato a vivere a Palazzo.
“ Zio? ”
Ahren sollevò lo sguardo dalla pergamena che stava
leggendo, e si trovò davanti un viso terribilmente concentrato sotto una massa
di capelli corvini. “ Khyber… ”
“ Vieni a cavallo con me? ”
In mezzo ad uno dei periodi
più difficili della sua vita, minato dal senso di isolamento
e dalla tensione che era calata come una pesante rete sopra Arborlorn
e soprattutto sopra Paranor, fu sua nipote a donargli
una giornata indimenticabile.
Forse la serenità, per
quanto temporanea, non era una méta del tutto impossibile.
Continua…
28/12
Wow!
Finalmente le feste
natalizie mi danno un po’ di tempo per aggiornare le mie incursioni nei mondi
di carta.
Chiedo scusa per il ritardo,
ma non era affatto voluto.
Nel prossimo chap, “Richiesta d’aiuto”,
arriverà un po’ di azione, finalmente.
Nel complesso, però, questa
è una ff abbastanza riflessiva, su fatti che a grandi
linee si conoscono già attraverso il capitolo introduttivo di Jarka Ruus. Anche nello
svilupparsi della trama ho intenzione di mantenere una prospettiva abbastanza “interiore”,
il punto di vista di Ahren (
love love! ) e Grianne in diversi momenti della Saga…fermandomi a quello
che Terry ha già scritto.
Quattro Terre
di ringraziamenti al mitico Shian Tieus, a Fattifurba, Derfel Cadarn, Bloody Mary, Lalla e Joanne.
Grazie perché continuate a
leggere la mia ff…spero continui a valerne la pena.
Buone feste a tutti dalla
vostra Caillie!!!