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Autore: Tomocchi    31/05/2014    10 recensioni
Prendete un vampiro, il classico vampiro bello e tenebroso. Fatto?
Bene, ora lanciatelo via!
Niklas, vampiro per necessità, nerd a tempo pieno e con seri problemi d'immagine, è quanto di più lontano possa esserci dai vampiri scintillanti dei libri per ragazzine. Scontroso, musone e fissato con i giochi per pc.
Addizionate all'equazione Jackie, una bimbaminkia fan di Twilight, One Direction e testarda come un mulo.
Niklas vorrebbe conquistare la bella della classe e Jackie renderlo un "vero" vampiro.
Riusciranno nell'impresa?
"Niklas! Sei un vampiro! Dovresti essere un figo della madonna e invece guardati! Sei brutto, scusa se te lo dico, davvero brutto!"
"Ma a te cosa importa? Sarò libero di fare quello che voglio!"
"No! Cavoli, no! Non posso permettere che un vampiro con grandi potenzialità si butti via così!"
"Grandi potenzialità? Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Vattene da casa mia subito!"
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another Way- Un altro modo di essere vampiro'
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ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 31
Dichiarazione

 

 

 

 

 

 

Dublino, Fitzgerald School, Mercoledì mattina, ore 8.00

“Niklas Reiter..?” chiamò il docente
“Assente.”, mormorò Jackie, a testa bassa.
Quella mattina non si era presentato. Certo, anche lei aveva un mal di testa colossale, ma i suoi l’aveva spedita a forza a scuola e lei non aveva potuto opporsi.
La scuola era scuola.
Non ci si poteva sottrarre ad essa, volenti o nolenti.
La brunetta sospirò, appoggiando i gomiti sul banco e la testa sulle mani, in attesa.
Fuori c’era un bel sole.
E la cosa la intristiva ancora di più…

***

Rogan fissava la compagna di classe attentamente, come a cogliere qualcosa in quello sguardo afflitto.
Non capiva perché fosse triste.
Cosa aveva da essere triste?
Era convinta che oramai lei e Niklas fossero insieme… invece non uno stato su Facebook, non un tweet su Twitter, un post su Tumbrl, nulla di nulla sul loro rapporto.
Il moro non era venuto nemmeno a scuola…
Che fosse successo qualcosa?
Strinse le labbra, fissandola con astio.
Non riusciva più a sopportarla.
Voleva farle male. Molto, molto, molto male.
Lanciò un’occhiata a Daniel e si chinò sul proprio cellulare tenuto sotto il banco, al riparo da occhi indiscreti, per inviare un messaggio su Whatsapp al biondo.
Una sola parola, scritta nuda e cruda.
Accetto.

***

Mercoledì pomeriggio, Casa di Niklas, pomeriggio.

Stoyán stava seduto sul divano, con i gomiti appoggiati sulle gambe, una mano chiusa a pugno raccolta dentro l’altra davanti alla bocca chiusa.
Niklas lo guardava in silenzio, aspettando che dicesse qualcosa, qualunque cosa.
La sera prima l’aveva lanciato contro il muro, lontano da Jackie, per un motivo a lui sconosciuto.
Non osava parlare, turbare quella quiete che nascondeva una tempesta pronta ad abbattersi.
Probabilmente su di lui.
Iniziò a torturarsi il labbro inferiore con i denti, così come le mani, seduto di fianco al suo mentore.
Quell’attesa era estenuante, lacerante, insopportabile, rotta finalmente la voce del bulgaro che riempì la stanza.
“Io e te dobbiamo affrontare un discorso molto importante.”
Il vampiro più giovane annuì, tenendo i suoi occhi fissi su di lui.
“Ho… notato una certa affinità tra te e la signorina O’Moore. Molta più affinità di quanto ne avessi con la signorina Macklemore, devo dire.”
Certo, Rogan era prepotente e intelligente, riusciva a manipolarlo bene e non concedeva facilmente il suo sangue… Jackie almeno era prepotente e scema. In senso buono. Ovviamente.
“E questa affinità ho constatato essere… un interesse ben oltre l’amicizia. Un interesse di tipo amoroso, ma non la solita cotta, dico bene?” domandò l’uomo, fissandolo intensamente con i suoi profondi occhi neri come la pece.
No, non era la solita cotta.
Non era una delle solite sbandate che si era preso nel corso dei secoli.
Con le ragazze non ci aveva mai parlato, non aveva mai provato ad avvicinarsi, a entrare in contatto con loro, a interagire.
Non aveva mai pensato di provarci, di chiedere a loro di stare insieme –Rogan a parte –, di intraprendere una relazione vera e propria, di… averle.
No, quella volta era stato diverso.
Era stato diverso perché era stata la ragazza ad avvicinarsi a lui.
Era stata Jackie a piombare come un tornado nella sua vita, a strapparlo dalla solita routine, a smussare quegli spigoli del suo pessimo carattere, a credere in lui e a offrirsi più volte per sfamarlo.
Non aveva avuto paura.
Certo, era stupida: credeva che i vampiri fossero creature carine e coccolose che si facevano tanti riguardi nei confronti degli umani quando invece non era affatto così… però doveva dargli atto che aveva accettato tutto, anche se aveva visto la parte più dura, quella in cui la fame era fame, dove si cibava dei barboni, dove la realtà si scontrava con la fantasia e vinceva.
Rogan al contrario aveva sempre avuto un po’ di incertezza, del riguardo, qualcosa che lo portava a pensare che non era del tutto sincera.
Ma d’altra parte, anche lui non lo era stato.
Si era finto, seppur poco, quello che non era.
Con la bruna, invece, era sempre stato se stesso. Fin dall’inizio.
E lei lo aveva sopportato. Come lui sopportava lei.
Ed era questo, quello che amava.
Accettavano l'uno i difetti dell’altra. Si divertivano lo stesso.
La forza del rapporto era quello.
Non sapeva se Jackie provava lo stesso per lui, ma quella volta ci avrebbe provato. Avrebbe rischiato tutto.
Il ragazzo annuì ancora.
“Non è la solita cotta.”, affermò asciutto.
Stoyán distolse lo sguardo, fissando il muro davanti a sé.
“Tempo fa c’era un ragazzo che amava. Amava una persona. Una persona che era una creatura soprannaturale. Questa persona, una notte, lo rese un vampiro per passare insieme l’eternità.
Il ragazzo, ormai divenuto uomo, era… la persona più felice del mondo.
Una notte quella persona morì, e l’uomo rimase solo; solo e con una vita di eterna sofferenza da scontare.”
Questa volta fu Niklas a guardare il maestro, a tenere gli occhi fissi su di lui.
“Ma a quell’uomo fu data la possibilità di creare, di dare la vita. Gli altri vampiri gli chiesero di andare in Austria e di trovare qualcuno che gli sembrasse idoneo. Qualcuno che sembrasse forte, qualcuno che non avrebbe avuto problemi, qualcuno che era troppo timido o troppo spavaldo per l’amore.”
Il ragazzo deglutì a vuoto.
Sapeva dove stava andando a parare.
“Quest’uomo scelse un bambino trovato per caso. Il bambino stava giocando nel cortile con il fratello più grande, quando cadde e si sbucciò il ginocchio. Lo vide piagnucolare e lamentarsi. L’odore del suo sangue giunse a lui e, nonostante qualche incertezza, decise di seguirlo. Gli anni confermarono la sua scelta.
Durante l’adolescenza la madre mandò i due ragazzi a un ballo del paese, ma solo il maggiore trovò una ragazza con cui divertirsi nella danza.
Il minore stette tutta la sera appoggiato a un muretto, lanciando qualche occhiata ad alcune delle sue coetanee, ma non mosse mai un passo, troppo timido per interagire.”
Stava parlando di lui, ne era certo.
A un tratto, Stoyán lo prese tra le braccia, stringendolo al proprio petto, forte come non mai.
Appoggiò la fronte sulla sua nuca, continuando a parlare: “Tu sei come un figlio, Niklas. Sangue del mio sangue, seppur in parte. Ti ho visto crescere, ti ho protetto finché ho potuto. Nonostante la lontananza, sei sempre rimasto il solito imbranato, lontano dal gentil sesso. Sei sopravvissuto!”
“M… maestro… sto… soffocando…”
“Lŭzhliv! Piccolo ingenuo, i vampiri sono già morti, al massimo potresti rimanere stordito per un po’!”
Ah, meno male, pensò sarcastico il ragazzo tra sé, prima che l’uomo gli prendesse il viso tra le mani.
“Quello che voglio dirti, Niklas… è che se vuoi davvero buttarti a capofitto nell’amore, devi esserne sicuro, conscio prima di tutto di te stesso. Non puoi cibarti del tuo amore annebbiato dall’alcool, con il rischio di ucciderla! Per questo ieri ti ho fermato.
Devi essere consapevole di tutto, delle gioie e dei dolori che esso può portare. Essere capace di sopportare tutto.
Hansel, il vampiro austriaco prima di te, morì perché la sua fidanzata umana perì a causa di un incidente. Si lanciò sotto il sole, gridando la sua sofferenza. Altri, invece, non riuscirono a fermarsi e dissanguarono il proprio compagno o la propria compagna poiché troppo presi dal piacere del sangue amato. Devi essere conscio che la vita può andare avanti, che non devi fermarti. Potrai perdere quel tipo di amore, ma potrai sempre avere quel sentimento per un figlio a cui darai la vita. È chiaro?” Il bulgaro era terribilmente serio.
Ne era consapevole. Era pronto a tutto.
“È chiaro.”, disse, sicuro.
“Andrò da Jackie e le dirò… chiederò… beh, lo farò!”, balbettò, confuso, alzandosi in piedi.
Doveva andare!
Il corvino si sgranchì le dita e scricchiolò la schiena, passandogli una banconota da cinque euro.
“Perfetto. Allora, visto che esci, potresti passare a comprare una nuova risma di carta? Devo stampare altri curriculum vitae, il mio lavoro a tempo determinato all’ufficio è finito e ho bisogno di una nuova occupazione. Purtroppo io non ho tempo, devo andare a riparare il muro della signorina Leenane.”
Come diamine faceva a passare da quella cosa così seria a un qualcosa di così… così… normale?
“D’accordo.” Disse a denti stretti, prendendo i soldi e mettendosi le mani nelle tasche della felpa.
“E vai via così, senza portarle nulla?” domandò l’uomo, sorpreso.
Niklas si voltò, sbuffando: “ Se va male, almeno non avrò sprecato soldi. O mi prende così come sono oppure può anche andare a quel paese.”
Stoyán sorrise, facendogli un cenno di saluto con la mano prima di vederlo uscire dalla porta di casa.

***

Giardino di casa O’Moore, Mercoledì pomeriggio, ore 17.00

“Non hai idea di come sia felice, Macklemore! Finalmente potrò chiedere a Char… ehm, potrò fargliela pagare a Niklas e magari farlo fuori!”, esclamò Daniel alla compagna, entusiasta.
Aveva tra le mani un poster degli One Direction, mentre Rogan aveva quello di Ian Somerhalder.
Avevano preso in ostaggio Jackie minacciandola di distruggere i suoi poster preferiti più preziosi.
Con facilità, chiedendo alla signora Marion, Rogan era entrata in casa, salendo fino alla camera della figlia per parlare “civilmente”.
Il biondino non sapeva di cosa avevano discusso; sapeva solo che l’alleata poi era corsa fuori con tra le mani quei dannati poster.
“Zitto, Hill. E tu, O’Moore, chiama Reiter qui, subito!”, sibilò la ragazza, muovendo le mani come a far intendere che se non lo avesse fatto avrebbe iniziato la tortura su quegli stupidi fogli.
“Ok, lo chiamo, lo chiamo! Ma guai a te se fai anche solo una pieghetta ai miei poster!”, strillò Jackie, additandola tremante con l’indice.
Stava per tirare fuori il telefono quando l’autobus arrivò proprio alla fermata davanti a casa della bruna.
Dal mezzo scese proprio lui, Niklas Reiter, il maledetto vampiro, con le mani nelle tasche della felpa e il cappuccio tirato su.
Fu il turno di Daniel di additare il ragazzo, aggredendolo subito a parole: “Reiter! Fermo dove sei! Un solo passo e questi poster faranno una brutta fine, riducendo la tua amata ragazzina in lacrime!”
L’austriaco lo guardò stranito, prima lui, poi Rogan, Jackie, e infine ancora Rogan. Probabilmente guardava lei perché era di sicuro la più intelligente di quel gruppetto.
“… Ma parla sul serio?” chiese, e l’ex fidanzata annuì.
“Proprio così! Anzi… tieni questo, Hill!” Passò il poster al compagno e si avvicinò alla brunetta, prendendola per i polsi e tenendoli fermi dietro la schiena.
“Le farò di peggio! Le farò molto male!”
Il vampiro corrugò la fronte, alzando le mani davanti a sé: “Stiamo calmi… Macklemore, Hill è stupido, ma tu non sei come lui… giusto?”
“Ah, dubito, Niklas, dubito! È impazzita pure lei, poco ma sicuro!”, esclamò la giovane, dimenandosi un po’.
Rogan si alterò, se possibile, ancora di più.
“Ma zitta, tu, bimbominkia Directioner! La stupida sarai tu, i testi che tanto ami del tuo gruppo di idioti, che credi siano stati scritti da loro, sono a opera di Ed Sheeran!”, ringhiò l’altra. In quell’accusa, Jackie trovò la forza di liberarsi con uno strattone.
“Sì, sì, certo! E intanto Ed non uscirà mai dalla friendzone di Taylor Swift!”, dichiarò la bruna con orgoglio, le mani poste sui fianchi in una posa autoritaria.
“Almeno Taytay ha degli amici veri e non come i tuoi One Direction! Loro cinque hanno persone che gli stanno attorno solo per i soldi!”
“Oh, oh, oh, senti chi parla! Almeno non cantano sulle loro ex come fa la tua biondina!”
Daniel nel mentre si era allontanato, come Niklas, trovandosi così vicino l’uno all’altro.
“Ma… tu sai di cosa stanno parlando?”, domandò a mezza voce il biondino, allucinato.
“No… non ne ho la minima idea…”, ammise il vampiro, con gli occhi sgranati.
Sembravano due pazze.
“Vabbeh… Parliamo chiaro, Reiter… Davvero, non riesci a procurarmi il numero di Charlotte? Voglio davvero uscire con lei, dai!” Niklas sospirò pesantemente, come se stesse ponderando la cosa.
“Solo se smetterai di cercare di uccidermi e di rompermi le scatole…”, pose come condizione il moro, scocciato.
Era una cosa davvero difficile… Però, un appuntamento con Charlotte…
, si disse, ne vale la pena.
“D’accordo, Reiter, affare fatto.”

***

Chiese mentalmente più volte scusa a Charlotte, prima di passare il numero a quel cretino di Daniel.
Ma sarebbe stato al sicuro.
Per sempre!
Che bellezza.
Sembrava che tutto stesse andando bene.
Restava solo una cosa da sistemare.
“Rogan.”, chiamò la ragazza per nome, ponendo così fine alla discussione che stava avendo con la bruna.
Entrambe le ragazze si voltarono, sorprese da quell’intervento.
Il vampiro prese fiato e disse solo: “Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto per come ti ho trattata.”
E lo era davvero. Non avrebbe dovuto corteggiarla, avrebbe dovuto accorgersi prima dei sentimenti che provava. E invece si era intestardito sullo stare con lei, che era la cosa migliore quando invece non lo era affatto.
Rogan rimase in silenzio, prima di stringere le mani in un pugno.
“Le tue scuse non servono a nulla!”, rinfacciò, triste. “Ma le accetto.”, concluse, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.
“Macklemore, andiamo, è finita.”, disse Daniel, mentre appoggiava sull’uscio di casa i poster di Jackie.
Rogan gettò loro ancora uno sguardo carico d’odio e di invidia, prima di camminare velocemente via da quel posto.
I due ragazzi se ne andarono così, uno vittorioso e l’altra sconfitta.
Ma non era finita.
Per Niklas, la sfida era appena cominciata.
Si avvicinò a Jackie, titubante.
“Meno male che se ne sono andati, Nik! Mamma mia, erano insopportabili! Quella sgualdracca mi è capitata in camera così, come una furia….”
“J… Ja… Jackie…”, balbettò lui, tentando di chiamarla.
“… e ha iniziato a blaterare qualcosa sul fatto che ti avevo portato via da lei, che ero io la vera tr…”
“Jacqueline!”, chiamò ancora, con il suo nome per intero, come la sera precedente.
La ragazza si bloccò e lo fissò, le guance leggermente imporporate.
Uh. Finalmente.
“Dimmi.”, mugugnò lei, mettendo le braccia incrociate al petto, come in una posizione di difesa.
Si sarebbe rivelata ardua ma… forza, Niklas, forza.
Era il momento di giocarsela, il tutto per tutto.
Prese ancora un gran respiro.
“Jackie… Tu mi piaci, vuoi essere la mia ragazza?”, domandò tutto d’un fiato, sentendosi improvvisamente rigido.
Jackie sgranò gli occhi, lasciando che le braccia si rilassassero fino a cadere lungo i fianchi.
Dì di sì… Dimmi di sì…
Doveva essere un sì. Andiamo, tutte le volte che l’aveva baciata non si era certo tirata indietro.
“No! Scherzi?”, esclamò lei, come se fosse stata una cosa ovvia.
No.
Quel No gli pesò addosso in una maniera pazzesca. Sentiva un macigno sulle spalle.
E si sentiva anche male.
Oh, diamine, cosa aveva fatto…
“Come… no..? Mi… mi stai prendendo in giro?”, domandò, sentendosi mancare la terra sotto i piedi.
Ma almeno una spiegazione gliela doveva!
Jackie sbuffò, incrociando di nuovo le braccia al petto: “No, è che… Oh, Nik, se ci mettiamo insieme, inizieranno ad accadere brutte cose!”
Niklas si strozzò con qualcosa di inesistente.
Che?
“… Ma… sei seria?”, domandò, per essere sicuro.
Jackie esclamò: “Certo! In tutti i libri che ho letto, quando due persone si mettono insieme accade di tutto! Metti che la nostra vita in realtà è scritta da uno romanziere sadico, che aspetta solo il mio sì per far accadere di tutto!”
Miseria, parlava sul serio.
“Sì, ovvio, magari scritta da due sorelle che non avevano nulla da fare il Sabato mattina a colazione! Oh, e giusto per, ogni tanto tirano dentro anche loro fratello per qualche idea!”, esclamò il moro, allargando le braccia. “Dai, Jackie, è ridicolo!” 
“Non è ridicolo! Potrebbe essere la realtà!” Poi la brunetta fissò un punto imprecisato nel cielo.
“Ehi, romanziere pazzo, chiunque tu sia! Guai a te se osi solo muovere il dito sulla tastiera, o a morte te e i tuoi lettori!”
Era impazzita. Era impazzita del tutto.
Ma porca miseria, proprio di una tipa del genere doveva andare a innamorarsi?
In qualunque modo la metteva, quello era un no. Forse provava qualcosa per lui, ma non abbastanza da permetterle di abbandonare qualche sua stupida convinzione da fanatica.
Si voltò, tornando alla fermata del bus solo soletto, in attesa della prossima corriera.
Non voleva rimanere lì un minuto di più.
Inspirò forte dal naso l’aria fresca del tardo pomeriggio, finché una stretta improvvisa alla bocca dello stomaco non gli mozzò il fiato.
“Vabbeh, lo scrittore l’ho minacciato… Quindi sì, sì e sì. Voglio essere la tua ragazza, brutto nerd.”, mugugnò la brunetta, con la faccia premuta sulla sua schiena, le braccia intorno alla vita, mentre una mano era andata a lasciare il solito caratteristico pizzicotto.
“Ahia.”, mugugnò lui di rimando, scocciato come sempre. In realtà, dentro di sé, esultava.
Esultava come mai prima d’ora, anche più di quando vinceva le partite a The War of Past o a Zombie Hunter, anche più di quando Rogan lo aveva baciato.
Jackie era sua. Finalmente sua.
Si girò di nuovo per abbracciarla goffamente, appoggiando la testa sulla sua –tanto era una tappa –.
Ma lei con un colpetto mosse il capo e, alzandosi sulle punte dei piedi, lo baciò a fior di labbra, salvo poi staccarsi subito e guardarsi attorno.
“Che c’è?”, domandò lui, confuso.
“Ok, niente Volturi in giro a rompere…”
“Ma non siamo mica in Ita…” Non riuscì a concludere la frase perché lei si era di nuovo fiondata sulla sua bocca, mettendogli di nuovo le mani tra i capelli scuri.
E lui aveva ricambiato di buon grado.
Solo dopo qualche minuto si erano di nuovo allontanati, leggermente ansanti.
Il ragazzo aveva appoggiato la fronte contro la sua, sorridendo appena.

***

Non aveva mai visto sorriso più bello.
Lo baciò ancora, senza riuscire a controllarsi, ma…
Sentiva che il cuore poteva esploderle nel petto, se non lo avesse fatto.
Ogni bacio metteva a tacere quei battiti incessanti, ogni bacio era un toccasana.
Non avrebbe mai immaginato di ricevere quella proposta da Nik, e doveva ammettere che subito aveva preso paura e si era tirata indietro.
Paura di ottenere ciò che voleva. Paura che qualcosa cambiasse, paura di perdere tutto dal caso fosse andata male.
Non voleva perderlo, lo voleva da matti e voleva restargli sempre accanto.
Così, dopo averlo visto allontanarsi, si era decisa e gli era corsa dietro, abbracciandolo forte per impedirgli di sparire. Aveva letto in qualche libro che i vampiri potevano trasformarsi in pipistrelli, o addirittura in nuvole di fumo e per questo lo aveva afferrato con forza.
Non riusciva a immaginare una giornata senza di lui, che fosse solo un sms, una uscita senza impegno o per le sue solite idee stupide sul migliorarlo.
Ma non aveva più bisogno di migliorarlo.
Con quei suoi difetti, lui era perfetto così com’era.
Non le serviva che brillasse al sole, non le serviva che fosse socievole, non le serviva che fosse l’idolo tenebroso a cui tutte le ragazzine avrebbero sbavato dietro offrendo il loro sangue.
No, lui andava benissimo per lei, e per lei soltanto.
“Hai ancora… l’anellino che avevo trovato a Natale nel Christmas Creacker?”, domandò lui, un po’ in imbarazzo.
Lei annuì.
“Vai a prenderlo.”, borbottò brusco.
Aww, il suo solito scontrosetto.
“Non darmi ordini.”, lo pizzicò la ragazza, indispettita.
“Ok, ok… Andresti a prenderlo, per favore?”, sbuffò, indicandole la casa.
“Vado!”
La brunetta corse dentro –raccogliendo prima i suoi amatissimi poster, eccheccavolo! – , salì le scale – nonostante mamma avesse distolto l’attenzione dal suo programma di cucina per urlarle “Non si corre sui gradini!” – e raggiunse la propria camera, rovistando nel portagioie.
Lo trovò e lo alzò, sorridendo contenta.
Ormai era sicura di avere una qualche paralisi facciale.
Tornò praticamente volando – e quasi inciampando – dal suo –ah, ah, sì, suo, suo, suo e suo, alla faccia della sgualdracca di Rogan! – ragazzo e gli porse l’anellino di plastica.
Lui lo prese, lo studiò e sbuffò divertito, mettendoglielo al dito con delicatezza.
“Se ti accontenti, questo ti certifica come mia fidanzata. Non ha un brillante da ventimila carati ma… è per dare l’idea.”, disse, stringendole la mano.
La ragazza arrossì e la strinse a sua volta, felice.
“Resti per cena?”, domandò, speranzosa.
Non vedeva l’ora di presentarlo –di nuovo – ai suoi genitori e spiaccicare la cosa in faccia a quel cretino di suo fratello Jack.
Ma il vampiro scosse il capo, ancor più imbarazzato.
“Non posso… devo andare a casa a fare la manicure a Taylor…”
“La manicure? E perché?”, domandò la ragazza, curiosa.
Insomma, non era certo una cosa da tutti giorni sentire il tuo ragazzo –ah, che piacere dirlo… – parlare di fare una manicure a un altro ragazzo dal dubbio orientamento sessuale.
“Per… una… quella...”, balbettò, prima di coprirsi la faccia con una mano.
“Per quando ha cantato la canzone al tuo compleanno… Anche se, visto che hai equivocato, è stato del tutto inutile…”
…Oh.
Oh.
Oh!
“Aww, ma era da… era da parte tua, Nik? Oh, non lo avevo capito, scusami!”, pigolò, portandosi le mani alla bocca.
“Oh, Niky, io non… ma sei stato dolcissimo!” Lo baciò ancora, entusiasta e lusingata.
Si era sacrificato per lei!
Che dolcezza.
L’attimo dopo la corriera arrivò e i due si salutarono.
“Ci vediamo domani!”, salutò Jackie, contenta, agitando una mano come una pazza, ma era per questo che piaceva a Niklas, no?
Erano due pazzi da legare, i pazzi più felici del mondo.



 


 
 

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Parla Tomocchi: EHHHH STAPPIAMO LO CHAMPAGNE, SÌ? QUANTO SIETE CONTENTE/I DA 1 a 1000? 10000000? Perfetto! Siamo sulla stessa barca.
Ho scritto questo capitolo in cinque sudatissime e maledettissime ore. Ce l’ho fatta. È stata dura. Ma ce l’ho fatta :°°°D *muor* -sì, sembra la pubblicità dell’ Amaro Montenegro, sapore vero.-
Comunque, se trovate fastidiosa Jackie che continua a ripetere cose come “il mio ragazzo” è normale. Anche io sentivo lo strano impulso di picchiare mio fratello ogni volta che inseriva la parola “la mia ragazza” in ogni frase dei suoi discorsi. È normale. Normalissimo lol. Soprattutto per chi non ha mai avuto il ragazzo come me. X°D
Comunque, parlando seriamente, mancano quattro capitoli alla fine del cosiddetto “Primo Libro” perché parlando bla bla bla, dal caso volessimo pubblicarlo (dico autoprodotto eh, tanto per soddisfazione personale, figuriamoci se una casa editrice lo prende…) pensavamo, io e mia sister, di dividerlo in due libri, e questa parte si chiuderebbe con il capitolo 35.
Vabbeh. Per chi voleva solo leggere come si mettevano insieme i due idioti, per voi la storia è finita, ahah x°D Chi vuole continuare a farsi due risate e leggere le loro avventure, vi saluto e… vi do appuntamento alla settimana prossima! :D <3

 

 

   
 
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