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Autore: Birra fredda    31/05/2014    2 recensioni
Aziel è un angelo sfuggito al Paradiso per il suo amore, un demone di nome Belial.
Un amore malato, una passione travolgente, due corpi, un'anima pura e una maledetta che convivono in una casa immersa nel verde delle colline abruzzesi.
Cosa ne sarà dell'amore quando le cose cominceranno a farsi più difficili e sarà ripresa la lotta tra le forze del male e le forze del bene?
Genere: Erotico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caliel si lasciò cadere all’indietro contro le fredde mattonelle del bagno. Si diede dell’immenso idiota per aver appoggiato l’idea di Aziel e uscire a bere un drink.
Lo sapevano tutti che l’alcol per un angelo è dannoso almeno dieci volte di più che per un essere umano e cento rispetto a un demone.
Ma Aziel aveva voluto esagerare.
Avrebbe dovuto immaginarlo, in effetti. Dopo la giornata esasperante che aveva avuto, era chiaro che il biondo volesse qualcosa per evadere dalla realtà. E non era di certo una novità per Caliel, che Aziel cercasse di farsi del male quando le cose non andavano per il verso giusto.
Ricordava benissimo, dopotutto, la volta in cui Belial era sparito da una settimana dopo una lite e l’angelo si era gettato in un precipizio tra le montagne.
“Cal...” borbottò il biondo stringendo le dita pallide attorno alla tazza del water.
“Mh?”
“Voglio Belial.”
Caliel alzò gli occhi al cielo. “Mi prometti di non vomitare e di non muoverti da qui fino a che non torno?” gli disse posandogli le mani sulle spalle.
“Ma me lo vai a chiamare?” domandò l’altro con un filo di voce.
“Sì, vado a chiamare Belial.”
L’angelo uscì dal bagno dalla finestra e spiegò le enormi ali bianche e azzurre direttamente in aria, rischiando per un momento di troppo di schiantarsi al suolo.
Erano anni, se non secoli, che volava solo per il gusto di farlo. Anni che non volava per tenersi in forma.
Ricordava dove stavano i demoni, quel posto scuro e tetro infossato in una cavità dietro una cascata tra i massi e il muschio. Quella caverna ombrosa e umida, enorme e rocciosa. Ricordava benissimo quel posto dove i demoni si riunivano assai più spesso rispetto agli angeli.
Non ci mise molto ad arrivare. Sebbene fossero agli antipodi, angeli e demoni, e fossero nemici, erano pur sempre due facce della stessa medaglia incapaci di starsene troppo lontani.
Udì per prima cosa l’infrangersi della cascata, il rumore assordante dell’acqua infinito, poi la vide. La cascata. Adorava quel posto, benché fosse il rifugio dei demoni. Era suggestivo e bellissimo.
Damien era di guardia.
“Che ci fai qui?” ringhiò il demone ancor prima che Caliel si avvicinasse abbastanza da parlargli senza dover urlare per potersi sentire tra loro.
“Sono qui per Belial” rispose l’angelo sforzandosi di rispondergli il più educatamente possibile.
Damien strinse le labbra, indeciso sul da farsi. Avrebbe voluto tanto stuzzicare quell’angelo dai capelli rossastri fino a fargli perdere la pazienza, ma decise che non ne valeva la pena.
Tutto sommato se Caliel si era preso la briga di venire fino a lì per cercare Belial doveva pur esserci un motivo. Motivo che di sicuro riguardava Aziel, motivo che sicuramente, dunque, avrebbe interessato il suo amico.
“Vado a chiamartelo” rispose secco voltandogli le spalle.
Dopo meno di cinque minuti Caliel li vide sorpassare il getto di acqua ghiacciata e venire verso di lui. Damien e Belial.
“Cosa c’è?” chiese il moro.
“Aziel” spiegò l’angelo, sperando che l’altro non gli facesse altre domande e lo seguisse. Non voleva parlare davanti ad altri.
“Che ha?”
“Non sta bene.”
“E...?”
“Ti cerca.”
Belial aprì nuovamente bocca per controbattere, ma uno sguardo inviperito di Caliel gli fece capire che Aziel stava veramente, seriamente, male e che non gli andava di spiegare tutto alla presenza di Damien.
“D’accordo” cedette il demone con un sospiro. “Andiamo, ti seguo.”
Caliel non se lo fece ripetere due volte. Si girò e diede un forte battito d’ali per sollevarsi più in alto, aspettò un istante che Belial gli fosse accanto e poi cominciarono a volare velocemente verso l’angusto locale e lo sporco bagno dove Aziel se ne stava ancora accasciato a terra.
“Cosa è successo?” domandò il demone dopo qualche secondo di silenzio.
“Gli altri gli hanno dato addosso quando si è rifiutato di cercare di estrapolarti delle informazioni riguardo la strategia di battaglia dei demoni” spiegò l’angelo a denti stretti, come se dirlo ad alta voce risultasse un compito assai arduo, “così siamo usciti e si è scolato un paio di drink.”
Belial strinse i pugni e chiuse per un momento gli occhi sforzandosi di calmarsi.
Non potevano davvero averlo ripudiato nel momento in cui si era rifiutato di schierarsi contro di lui. Loro due non c’entravano nulla con la guerra tra il Bene e il Male, dannazione.
Altro che angeli, esseri del genere non sarebbero dovuti essere considerati neanche come divini.
Neanche i suoi compagni, che erano dei demoni, avevano osato proporgli una cosa del genere. Persino loro, il Male più puro esistente nell’Universo, avevano capito che l’amore tra lui e Aziel doveva restare al di fuori degli affari della lotta.
“Come sta?”
“Vomita.”
“Bene” biascicò Belial sarcastico e incazzato.
Se in quel momento avesse incontrato, o anche solo visto da lontano, uno solo degli angeli, lo avrebbe picchiato fino a fargli sputare sangue.
Non lo avrebbe mai e poi mai ammesso con Aziel, ma lo faceva andare fuori di testa sapere che altri potevano scalfire il suo benessere e i suoi sentimenti.
Aziel doveva dipendere solo da lui, da lui e da nessun altro. Quell’angioletto biondo e con qualche chilo di troppo era innamorato di lui e la schiera di stupidi angeli non doveva neanche pensare di poterglielo rinfacciare o di potergli inculcare qualcosa nella testa che lo portasse a rivoltarsi contro di lui.
Dovevano stare lontani, tutti quanti, da loro due.
Belial, così perso nei suoi pensieri, sentì come un’eco la voce di Caliel che lo avvisava ch’erano arrivati. Si riscosse e scese al suo fianco, lo vide che entrava nel locale da una piccola finestrella e si affrettò a seguirlo.
Aziel era seduto a terra abbracciato al water e c’era una puzza di vomito non indifferente.
Il demone si chinò su di lui e gli accarezzò i capelli. “Azi” lo chiamò piano.
Il biondo non rispose e si irrigidì. Si faceva pena da solo e avere Belial così vicino in un momento come quello non sapeva se avesse dovuto farlo sentire meglio o avrebbe dovuto fargli provare vergogna.
“Quante volte ha vomitato?” chiese il demone a Caliel, che se ne stava in piedi davanti la porta di legno tutta incisa e costellata di scritte a pennarello indelebile.
“Cinque, non so se abbia vomitato di nuovo in questi momenti in cui sono stato via per venire a chiamarti” rispose il rosso con voce flebile. Lo faceva sentire più sicuro il fatto che ci fosse Belial ad occuparsi di Aziel ma, allo stesso tempo, si sentiva come se stesse violando il loro confine privato.
“Bel...” biascicò il biondo con un filo di voce, alzando appena il viso da dentro la tazza del cesso.
“Hey” gli disse in fretta il moro, prendendogli il viso tra le mani. “Come stai? Un po’ meglio?”
“Adesso almeno ci sei tu” farfugliò Aziel con un sorriso languido stampato sulla faccia, facendo ridacchiare gli altri due.
“Devi vomitare ancora?” chiese ancora il demone.
L’angelo scosse la testa, così il moro lo afferrò per le braccia e lo aiutò ad alzarsi in piedi. Aveva la maglietta sporca di vomito, quindi gliela tolse e gli infilò la sua.
“Fai i complimenti ai tuoi compagni da parte mia” disse gonfio d’ira Belial a Caliel prendendo Aziel in braccio. “Il demone qui sono io, eppure mi pare che sia colpa loro se si è ridotto in queste condizioni.”
“È troppo fragile” disse piano Caliel stringendosi nelle spalle.
“Lo so” ribatté in fretta il demone. “Ma, come lo so io, lo sapete anche tutti voi altri.”
L’angelo non rispose, ben sapendo che l’altro aveva ragione, e si fece da parte per lasciarlo uscire dal bagno.
“Dove andate?” domandò il rosso al moro inseguendolo nel pub e urlando per sovrastare il rumore assordante della musica e delle chiacchiere.
“Lo porto in qualche motel” rispose Belial stringendosi meglio addosso il corpo completamente abbandonato tra le sue braccia di Aziel. “Non aspettatelo prima di pranzo.”
Caliel aprì la porta del locale e lasciò uscire il demone prima di lui, per poi seguirlo all’aria aperta e richiamarlo nell’esatto momento in cui lo vedeva spiegare quelle ali scure e tetre.
Belial non si mosse, rimase di spalle all’angelo e abbassò lo sguardo sul viso rilassato di Aziel.
“Belial...” lo chiamò nuovamente Caliel.
“Sì?”
“Grazie.”
Il demone quasi si voltò a chiedergli perché lo stesse ringraziando, ma subito dopo lo capì. Lo stava ringraziando per aver messo da parte la sua natura crudele e diabolica per accudire quel biondino devastato che teneva tra le braccia. Lo stava ringraziando per aver abbandonato senza troppe moine i suoi compagni demoni pur di correre dall’angelo.
Lo stava ringraziando perché, anche se lo dimostrava molto raramente e non lo avrebbe ammesso neanche con la lama di una spada angelica puntata alla gola, amava profondamente Aziel.

































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Nell'altro capitolo avevo detto che avrei regalato biscotti a chi recensiva e mi è arrivata una sola recensione ( da colei che mi segue dall'inizio, tanto amore per te :3 ), questa volta offro pezzi di pizza, vediamo se vi piace di più lol
A parte gli scherzi, adoro troppo questo capitolo, forse è il secondo nella graduatoria delle preferenze, e Aziel è tenerissimo. Poi ve l'ho scritto ispirandomi a me da ubriaca e ve l'ho scritto tra lo studio intenso di Maggio, quindi apprezzatelo u.u

Grazie a tutti quelli che recensiscono questa storia e l'hanno messa tra le preferite e/o le seguite. Vi si ama,
Echelon_Sun

 
  
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