Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: _Fux_    01/06/2014    2 recensioni
"Lei mi può dire come fare a tornare ragazza??” dico con foga, perché da un momento all’altro tornerà il riccio per portarmi a casa sua.
“Certo che si! L’unica cosa che devi fare è riuscire a convincere il padrone del gatto che tu non sei Dusty, ma che sei una donna vera e propria!” mi sorride serena, ma io mi deprimo e un pensiero mi attraversa la mente: “Fantastico! Resterò una gatta per tutta la vita!” .
-Un piccolo assaggio dalla storia, spero di avervi incuriosito... Mrew! :3
Genere: Comico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una disastrosa giornata scolastica
 
A Luana e ai suoi prossimi esami...
Fai il culo a tutti!

 

È proprio strano: ieri sera il divano non mi sembrava così largo e comodo, mentre il cuscino non mi pareva così… Rumoroso.
Un attimo. Come fa un cuscino a fare rumore??
Apro gli occhi che dopo qualche secondo si spannano permettendomi di vedere meglio.
Una cosa è certa: non sono sul divano, ma su un letto.
Rettifico, sono sul letto di Harry, e il cuscino pare fare rumore perché non è propriamente un cuscino, ma lo stomaco del riccio, che con un braccio mi tiene ancorata al suo corpo impedendomi anche il più piccolo movimento.
Cerco di portare una mano al collo per potermelo massaggiare, visto che a causa della scomoda posizione mi sento tutta in criccata, ma per reazione il riccio mi stringe ancora di più.
Sospiro rassegnata, fino a che lui non parla facendomi capire che mi ha presa per l’animale di pezza con cui dorme di solito: “Toby, ti voglio bene… Sei il mio orsacchiotto preferito!” poi grugnisce e si gira, facendomi finire sotto di lui.
Ancora qualche secondo e rischio il soffocamento, perciò a mali estremi, estremi rimedi: apro leggermente la bocca, mi avvicino di più al ragazzo e…
Gli lascio un bel morso sul braccio per farlo svegliare.
AAAAAAAAAAAAAAAAH un alligatore! Aiuto!!” urla svegliandosi di soprassalto.
Harry, non siamo nelle fogne di New York, non ci sono coccodrilli, puoi stare tranquillo. Piuttosto, che ne diresti di spostare le chiappe dal mio stomaco?” dico con un filo di voce, visto che di fiato me ne è rimasto ben poco.
Finalmente si sposta liberandomi dal suo peso e permettendomi di mettermi seduta.
Noto che si sta fissando il braccio “ferito”: “Ehi! Mi hai morso!” mi accusa puntandomi contro un dito; “Erhm… Sai di limone!” mi arrampico sugli specchi, ma lui non lo capisce e inizia a mordicchiarsi il polso per assaggiarsi.
Lo guardo perplessa: “Harry… Io… Veramente stavo…” inizio a parlare ma lui continua a leccarsi  e: “Si?” mi chiede, ma scuoto la mano in aria: “Lascia perdere. Piuttosto, perché sono qui?” dico per tornare al discorso imbarazzante.
Si, posso spiegare… Ecco, a dire il vero mi sentivo un po’ in colpa. Voglio dire, tu che sei una ragazza dormire su quel divano scomodo… E inoltre sei caduta così tante volte da avere un sacco di lividi, e così… Ieri sera andando a letto ti ho vista rannicchiata sul pavimento e ti ho portata qui in braccio, ecco.” mi spiega grattandosi la nuca con fare timido.
Ora finisce che mi fa pure diventare una tenerona, porcaccia la miseria!
Decido di lasciare cadere il discorso (anche perché non saprei davvero che cosa inventarmi) e mi dirigo con i classici passi traballanti di una che si è appena svegliata verso il bagno, passando per la sala.
Appena arrivata di fronte alla porta però mi giro e torno indietro, perché mi pare che i miei occhi mi abbiano giocato uno scherzetto, ma no, ci avevo visto bene!
Altrochè farmi dormire più comoda, il divano è occupato dagli altri quattro quinti della band, e vista la quantità di bava presente sui loro cuscini (perché quello di Louis ha stampata sopra la sua faccia?) posso ben capire che il riccio non abbia voluto condividere con loro il suo giaciglio.
Li osservo meglio, e noto che sono ancora vestiti: Niall con la giacca di pelle a sostituire la coperta, e Zayn con la bandana -che prima portava attorno al collo- a fasciargli la fronte.
Notando la luce accesa iniziano a svegliarsi e a lanciare dei deboli lamenti: “Mi sa che qualcuno ieri sera ci ha dato giù con l’alcol, eh?” domando ironicamente, ottenendo un biascicato: “Noi… Irlandesi… Siamo abituati a bere… Latte e Whisky sin da neonati, non lo sai?” da un Niall piuttosto fuori di sé che riprende immediatamente a dormire.
Effettivamente se fossi in sua cognata non lo farei avvicinare a mio figlio…
Povero Theo, ha un debosciato per zio!” penso scrollando le spalle e andandomi a sciacquare il viso per svegliarmi almeno un po’.
 
 
Mi stringo nel cappotto leggero in cui mi sono avvolta poco prima di uscire di casa, e mi sistemo meglio i paraorecchie che me le tengono al riparo dei rumori della strada affollata che si trova proprio di fronte alla scuola.
Se ci penso sento ancora rimbombare nei miei poveri padiglioni quel coro di motoseghe!
Quello che invece purtroppo proprio non sento è il suono del clacson del classico pullman londinese  -rosso a due piani, una trappola per i turisti pelandroni!- che si sta dirigendo direttamente…
Contro di me.
Probabilmente se non avessi le orecchie tappate per tenerle al caldo, e se non fossi impegnata a sbuffare contro la pozzanghera di acqua gelida che ho appena beccato in pieno, mi accorgerei della folla che si sta già radunando attorno a me, pronta a finire in TV (effettivamente qualcuno si sta già sistemando il make-up) e anche delle urla della vecchietta che sta dall’altra parte della strada…
Io però sto sbuffando contro quella pozzanghera, ho le orecchie chiuse da un paraorecchie e, quindi, no, non mi accorgo di nulla.
L’unica cosa che sento è una sorta di trottola che mi colpisce facendomi finire stesa per terra, a faccia in giù.
Un gran dolore alla testa e tutto si fa buio; un ultimo pensiero: “Chi ha spento la luce?!” si fa spazio nella mia mente, e poi anche il cervello si spegne.
Quando le cose iniziano a farsi un pochino più chiare non sento più l’asfalto ruvido a grattarmi la guancia, ma un cuscino ruvido che puzza di disinfettante scadente.
Eh, uh, sento anche il naso pulsare molto dolorosamente.
Apro con difficoltà gli occhi, e mi trovo a distanza di circa due centimetri con un paio di occhi castano scuro incastonati in un volto mulatto; beh, non so voi, ma se io mi risvegliassi in un posto ignoto dopo avere perso i sensi, con una persona sconosciuta che mi fissa, come minimo urlerei di terrore.
Ed effettivamente urlo: “Aaaaaaah!” esplodo io e “Aaaaaaah!” mi fa eco anche l’individuo sconosciuto che sta in piedi di fianco al mio letto.
Chi cavolo sei tu? E dove mi hai portata??” emetto sommessamente, nel tentativo di non fare tremare la voce.
La ragazza mi guarda con aria stralunata: “Siamo… Nell’infermeria della scuola.
Oh.” arrossisco imbarazzata mentre noto alle spalle della sconosciuta l’infermiera d’istituto, Betty, che subito mi si avvicina tamponandomi il naso per pulirmi il sangue secco: “Povera cara, è confusa, in fondo ha sbattuto la testa piuttosto forte!”.
Fantastico, non ero già abbastanza fuori di mio, mi ci mancava soltanto di sbattere la testa!
Eh, quello credo sia colpa mia… Ah, io sono Angel, molto piacere!” mi porge la mano la ragazza, che prontamente stringo: “Piacere mio, io sono Chiara, la…
Ragazza nuova, lo so! Grazie a Dio! Prima lo ero io, ed era orrendo, credimi!” sorride prima di tapparsi la bocca con una mano.
Ora mi sento molto meglio, come no.
Piuttosto, cos’è successo?” domando velocemente cambiando discorso, non avendone effettivamente la minima idea; è così che vengo a sapere che Angel credendo che sarei diventata una sottiletta a causa di un autobus a due piani -pieno anche dei nostri compagni di scuola e che sembrava stare puntandomi- aveva deciso di tramutarsi in SuperWoman e di salvarmi la vita spintonandomi via dalla sua traiettoria.
L’unico problema era che il pullman si sarebbe comunque fermato parecchi metri prima, alla fermata, per fare scendere i suoi passeggeri.
Quindi mi sono sfracellata al suolo. Ed è normale che io mi senta tipo… Uno schifo. Giusto?” chiedo preoccupata a causa della mia testa che sembra in preda ad uno tsunami.
Ovvio, cara! Oggi assoluto riposo, mi raccomando! In classe sei esonerata, ti faccio una giustificazione scritta, non preoccuparti!” ringrazio con un sorriso l’infermiera e mi volto verso Angel, che mi fissa corrucciata: “Mi dispiace, davvero… E’ più di un anno che vengo a scuola qui, avrei dovuto saperlo che non ti avrebbe colpita! Che idiota!”.
Poverina, lei non sa che non è affatto colpa sua: “No, tranquilla! Sai, devi sapere che con me c’è sempre la mia migliore amica: Sfiga…” inizio a raccontarle tutto dal principio, fino a quando la campana non la costringe a tornare alle sue lezioni scolastiche.
 
Dopo mezz’ora sono malamente cacciata dall’infermeria a causa di un infortunio avvenuto durante l’ora di ginnastica nel campo da calcio, e tanti saluti alle coccole di Betty e ai biscotti al cocco che mi stavo beatamente gustando.
Mi aggrappo all’uscio e tento di ribellarmi scalciando pure un bel po’, mentre il giovane aiuto-infermiere mi trascina fuori dall’accogliente stanza.
Sono malata, non potete cacciarmi! Che fine ha fatto il rispetto per i più deboli?” sbraito, ma lui niente, anzi, prende a darmi dei gran spintoni, così -visto che non ci tengo affatto a cadere nuovamente sul mio povero naso- mi vedo costretta a tirargli un cazzotto sul muso.
Ah-ah! Ora sai che significa!” e con questa uscita ben poco signorile mi rimetto in spalle lo zainetto e cammino nel corridoio solitario, alla ricerca dell’aula di chimica.
Trovo la porta giusta e mi accingo a bussare, ma prima di farlo sbircio dall’oblò che decora la porta e mi metto a ridere, perché quello che vedo è Jaymi che non riesce proprio a stare fermo, sembra che abbia qualche problema, anzi, a dire il vero sembra nel bel pieno di una crisi d’incontinenza, fino a che esplode e strepita: “Prof! La prego, posso uscire?!
No, Hensley! Per la millesima volta, NO! ENNE O! NO! Sa cosa vuol dire la parola “No”?! Lo sa, signor Hensley?? Potrei anche valutarla su questo!” grida l’insegnante allontanandosi dalla lavagna e iniziando a pestare con forza i piedi sul pavimento –povero uomo, probabilmente anche lui ha sbattuto la testa… Un momento! Questo non vorrà mica dire che anche io diventerò così, vero?!- .
Il mio amico non si scompone affatto, e annuisce con un sorriso furbo: “Ma certo, prof! E’ il monossido di carbonio. Posso uscire, ora?!” e termina con un “Badoom tss!” che vorrebbe imitare il canto della sua amata batteria –solo per citare testualmente le sue parole-.
Faccio giusto in tempo a vedere il viso dell’uomo iniziare a mutare dal rosso pomodoro al viola prugna, prima di decidere di bussare e salvare così contemporaneamente due persone: Jaymi dall’essere assassinato, e il prof da un attacco cardiaco.
Entro nell’aula e dopo avere salutato l’uomo ancora in piedi con: “Come va, prof? Sa, dovrebbe smettere con le lampade… Non ha un bel colorito!” mi siedo al fianco di Jaymi, che si acqueta immediatamente e mi stringe sussurrando: “Grazie a Dio! Stavo morendo di preoccupazione!” .
Gli sorrido ricambiando l’abbraccio e sento l’insegnante lamentarsi: “Voi due piccioncini, la volete smettere?!
Se solo lui sapesse!
Incontro subito gli occhi castano-oro di Jaymi e insieme scoppiamo a ridere come dei pazzi…
Ah, e sempre insieme finiamo cacciati dall’aula, ovviamente.
Ci sediamo per terra e mentre mi accascio contro il muro chiudendo gli occhi sento il mio amico chiedermi di raccontargli per bene cosa mi è successo.
Una ragazza pensava che sarei stata investita e ha cercato di salvarmi, così mi sono sfracellata al suolo; ho preso proprio una bella botta, e ora la mia testa si diverte a suonare musica house che fa “BUM BUM BUM” e “TUNZ TUNZ TUNZ”. La cosa peggiore è che a me nemmeno piace, la musica house. Comunque Angel è simpatica, prima o poi te la presento!” dico voltandomi verso di lui e sorridendogli.
Torno ad accasciarmi sulla spalla del mio compare tentando di schiacciare un pisolino, ma lui non sembra dello stesso avviso ed inizia a riempirmi di chiacchere allegre, fino a che: “Non vedo l’ora di…” inizia a dire Jaymi, ma viene zittito da un “Porca putt..!” urlato che sembra arrivare dal corridoio alla nostra destra.
Uno sguardo carico d’intesa ed entrambi ci alziamo per andare a scoprire l’origine del grido.
Già da lontano inizia a frullarmi un pensiero per la testa, e quando ci avviciniamo si radica definitivamente nella mia mente.
Angel, ma che cosa…” provo a parlare, ma vengo investita –di nuovo- da una trottola che mi fa volare a terra.
Ouch. Questa è la seconda volta in un giorno che provi ad uccidermi… Ma che ti ho fatto di male?” mi lagno dolorante ancora sul pavimento, massaggiandomi la parte colpita.
Chiara! Mi dispiace così tanto, non vi avevo visti! Stavo correndo per prendere la rincorsa: il mio nuovo armadietto non vuole proprio saperne di aprirsi!” sbuffa riprendendo la posizione di prima -cioè quella di un toro in procinto di attaccare- e ricominciando a puntare il povero armadietto.
Mentre io tento di fermarla dal farsi venire un trauma cranico, Jaymi le prende il foglietto giallo che stringe in mano dove c’è scritta la combinazione, e con un sorriso che è per metà una smorfia si avvicina all’armadietto maltrattato e lo apre senza problemi.
Stavi tenendo il foglio al contrario, amica!” ride restituendole il post-it.
Oh. Già. Immagino di sembrare pazza, eh?” domanda imbarazzata, ma lei ancora non sa che io sono la ragazza-gatta.
Ci può essere qualcuno di più fuori di testa di me??
Naaah!” esclamiamo in coro il mio amico ed io; visto che ci troviamo in questa situazione colgo anche l’occasione per presentare i due, che si stringono la mano.
L’urlo assordante della campanella ci costringe poi a separarci per andare ognuno a seguire le proprie lezioni, non prima però di esserci dati appuntamento per pranzo.
 
Ormai dovrei avere imparato a non pensare mai “Cosa potrebbe andare peggio?” perché poi sembra che il fato si diverta a fare andare le cose sempre terribilmente peggio.
Infatti, come volevasi dimostrare, in questo momento mi ritrovo in piedi accanto alla lavagna, per essere interrogata in –indovinate?!- matematica.
E a nulla vale la giustificazione dell’infermiera Betty, perché quella maledetta insegnante è priva di sentimenti, e probabilmente pure cieca, visto che quando dico di avere avuto un incidente lei non ci crede, nemmeno quando le faccio notare che: “Santo cielo, prof! Ma non vede che ho il naso talmente schiacciato e rosso da sembrare quello di un maiale?!”.
Giovagnoli, lei non mi frega! So di che pasta siete fatti voi ragazzi, quello sarà trucco, o al massimo si sarà fatta picchiare apposta!”.
Scuoto la testa armandomi del cancellino, mentre penso: “Questa qui ha seriamente problemi di vittimismo, se pensa che sarei disposta a dare testate contro un muro solo per non essere interrogata… Pazza!”.
Nell’aula è calato un improvviso silenzio, mentre la vecchia spalanca gli occhi -apparendo  molto simile ad un pesce palla- e si alza avvicinandosi minacciosamente verso di me.
Che. Cosa. Ha. Detto?” sussurra infuriata, lo sguardo fiammeggiante.
Ups.
Suppongo di non averlo solo pensato…
Faccio finta di nulla e mi piego verso il porta-gessetti per prenderne uno, ma proprio in quel momento la mia allergia decide di rifarsi viva e: “ETC-CIUUUM!” esplodo, facendo finire un bel po’ di polvere bianca anche sulla mia insegnante che non si è ancora allontanata.
Oh-oh…” sussurro in preda al panico, per poi essere investita da un urlo: “LEI LO HA FATTO APPOSTA!” che mi costringe ad allontanarmi con le mani sulle orecchie e a rispondere con: “Ah! Ma allora lei è davvero una pazza con problemi di vittimismo!”.
AAAAAAAAAAAAAH!” urla inferocita l’arzilla vecchietta, che stende le braccia in avanti –probabilmente per strozzarmi- e inizia a rincorrermi quando prendo a scappare per la classe.
Andiamo avanti così per almeno dieci minuti, lei che mi lancia contro le scarpe e cerca di prendermi, io che le corro davanti urlando come un’ossessa, fino a che decido di andarmi a nascondere dietro ad un mio compagno di matematica che pratica rugby, che è alto circa due metri e pare praticamente un armadio.
Manuel… Se mi salvi ti devo la vita!” lui annuisce divertito e si alza inarcando un sopracciglio, facendo finalmente finire la mia corsa per la vita, perché nemmeno la professoressa è così pazza da cercare di mettersi contro un gigante che –come se non bastasse- nella sua materia ha tutte “A”.
Grazie, Dio!” sussurro praticamente svenendo sopra il banco.
 
Inutile dire che quando arriva l’ora di pranzo non ne posso praticamente più, ma mi rincuora pensare al fatto che condividerò almeno un po’ di tempo con i miei amici.
Jaymi mi intercetta ancora prima di entrare nella mensa e mi prende a braccetto, così entriamo insieme.
Quando dopo essere usciti dalla fila con i vassoi pieni mi domanda: “Com’è andato il resto della giornata?” probabilmente la mia faccia deve essere abbastanza eloquente, tanto da fargli cambiare discorso, infatti punta un dito e mi informa: “Ecco là Angel!”.
Aguzzo lo sguardo e la noto anche io, così entrambi ci avviamo verso il suo tavolo posto proprio nel centro della stanza.
Ehi, ragazzi! Aspettate un secondo, cerco di attirare l’attenzione del mio amico!” ci spiega quando la raggiungiamo, mentre sale sulla sedia ed inizia a sventolare e braccia chiamando: “Josh! Siamo qua!”.
Mentre io già sorrido divertita, vedo Jaymi fissare il tavolo e cambiare colore: “Josh? Josh come?”.
Una cresta biondo scuro si avvicina a noi e: “Angel, scendi di lì prima di cadere come l’ultima volta!” ride proprio quel Josh, tendendo una mano alla sua amica.
Poi volta la testa e nota anche la nostra presenza: “Ciao, Jaymi! Chiara…” faccio un cenno con la mano e scuoto il mio amico follemente innamorato: “C-Ciao!”.
Iniziamo a mangiare e subito il discorso cade sulla festa di compleanno di non so chi…
Tutta la scuola – e non solo- sarà presente, e non so perché, ma tutto questo mi ricorda qualcosa…
Ma certo! Jaymi me ne aveva già parlato!
Ah, ora ricordo! Anche Jaymi ed io ci saremo, gliel’ho promesso… A quanto pare sarà una gran figata, eh, Jay?” lo interrego, ma quello sembra davvero avere perso l’uso della parola, e solo quando lo richiamo con una gomitata nello stomaco riprende a comportarsi normalmente e inizia a parlare delle feste precedenti tenute in quella casa, discutendo di particolari tecnici che Josh pare considerare molto interessanti…
La ragazza ed io ci scambiamo uno sguardo eloquente e decidiamo di alzarci per lasciarli “casualmente” soli: non lo avessi mai fatto!
Faccio appena in tempo a muovere due passi che un’idiota intenta a sistemarsi il rossetto mi viene a sbattere, rovesciando tutta la sua Coca-Cola sui miei pantaloni, così da far sembrare che me la sia fatta addosso…
E probabilmente molta gente lo pensa sul serio, che io non sia riuscita ad arrivare al bagno per tempo, perché mentre Angel mi accompagna negli spogliatoi della palestra per cambiarmi con la tuta –grazie a Dio esiste Educazione Fisica!- sento diversi risolini seguirmi.
Ma la cosa peggiore è che quella bionda causa di tutto questo non si è nemmeno scusata, ma, al contrario, si è arrabbiata con me e mi ha urlato: “Cavolo! Ora mi devi una Coca, stronza!”.
Ci è davvero voluta tutta la mia volontà per non tirare fuori le mie doti da karateka.
 
Quando finalmente arrivo a casa e mi stendo sul divano, vorrei solo dormire per un milione di anni, invece Harry decide di prendere le parti del genitore: mi alza i piedi per potersi sedere e poi li rimette a posto, mentre domanda: “Come è andata oggi a scuola? Qualcosa di interessante?”.
Inizio a pensare: “Beh, ho rischiato –più o meno- di essere investita, ho picchiato l’aiuto infermiere, sono stata cacciata fuori dall’aula, ho rischiato di essere assassinata prima da una mia amica e poi dalla prof di matematica alla quale ho dato pure della pazza –due volte!-, mi è stata rovesciata addosso una bevanda che ha fatto credere a mezza mensa che io soffrissi d’incontinenza…” e poi rispondo con un sorriso: “Nah, niente d’interessante, tutto come al solito. Sai, no? E’ scuola.”.
Finalmente sto per addormentarmi, ma c’è qualcosa che non va…
Sento che manca qualcosa di fondamentale, ma la stanchezza è veramente troppa, ci penserò poi.


Ciao!
Pubblicare a quest'ora di Domenica è veramente poco furbo, solo che non volevo farvi aspettare ulteriormente -sono già stata pessima- e dopo avere finito di scrivere ho voluto pubblicare subito.
Sono ancora più Caccola Radioattiva del solito (fra l'altro questo è il mio nome pure su Twitter @Chiara_Fux -seguimi e ti seguo- ) ma c'est la vie.
Ho avuto un periodaccio, piena fino alle punte (e doppie punte) dei miei capelli (e ho i capelli piuttosto lunghi, sooo!).
Ok, tornando seria, vorrei dirvi un GRAZIE enorme.
Grazie, se mi avete aspettato nonostante tutto ( e se così non fosse, me lo merito, è colpa mia :( )
Grazie, per tutte le seguite/ricordate/preferite
Grazie, per quelle recensioni che per qualcuno potrebbero essere pochissime, ma per me sono il mondo
Grazie, per il supporto che mi date
Vi amo!
Un bacio <3

P.S. Spero di aggiornare presto, ma... You know.

P.P.S. So che mi odiate perchè speravate in qualcosa di romantico, visto il modo in cui era finito lo scorso capitolo... Solo, trust me.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: _Fux_