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Autore: evilbellatrix    05/08/2008    0 recensioni
Questa è la mia prima Fan Fiction che non abbia come protagonisti dei personaggi tratti dalla saga di J.K.Rowling. L'ambientazione è comunque quella di Hogwarts, all'incirca negli anni 80. E' romantica, al contempo drammatica e malinconica. Ma non vi anticipo oltre, spero vi piacerà.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My Immortal
Amanda Burton

II capitolo
Forgive me

I passi calmi, lenti e morbidi furono accompagnati da una voce che si addiceva loro alla perfezione. Una voce calda, una voce rassicurante. Il ragazzo si avvicinò alle mie spalle, sedendosi sulla roccia, con le gambe alla mia destra. Io ero seduta sull’erba quando alzai lo sguardo verso di lui, che mi parlò per la prima volta.
"E’ davvero una splendida serata, non trovi?" mi chiese, sfoggiando il sorriso più bello che io avessi mai avuto il piacere di ammirare nella mia vita. I denti bianchi e perfetti risplendevano di luce propria, aiutati da una sfumatura cristallina donata loro dalla luna alta nel cielo. Rimasi a fissarlo per qualche istante, abbagliata da quel suo sorriso magnetico che spiccava sulla sua pelle olivastra.
Presi il fiato che mi era mancato in quell’attimo e gli sorrisi a mia volta. Il mio sorriso non era di certo bello quanto il suo, sfiguravo a dir poco.
"Incantevole" risposi al Corvonero dal sorriso d’avorio, che sostava sulla pietra sulla quale ero poggiata, e guardava a tratti il Lago e a tratti me.
Cosa l’aveva spinto ad avvicinarsi a me e cosa lo spingeva ora a parlarmi non mi era chiaro. Ero una delle ragazze più riservata della scuola e non mi ero mai messa in mostra. Il mio profondo orgoglio mi impediva di comportarmi come il resto delle ragazzine. Ma lui mi aveva notata, sotto i raggi di luna.
Il giovane Corvonero si alzò dal posto su cui era stato seduto per qualche istante, sedendo accanto a me, sul prato. Era notevolmente più alto di me, circa una dozzina di centimetri. I suoi capelli lisci e scuri riflettevano la luce emanata dal cielo quanto i miei, ma ai miei occhi risultavano estremamente più fascinosi. I suoi occhi verde smeraldo mi fissavano, profondi ed ipnotici.
"La Luna è splendida questa sera" disse, alzando le due gemme incastonate sul suo volto scolpito al cielo, poggiando la schiena contro la roccia liscia.
Mi limitai ad acconsentire con un cenno della testa, senza aggiungere altro. La Luna esercitava un fascino particolare su di me, mi attraeva come nulla al mondo. Ma, nel profondo, mi incuteva timore.
"Ti ho notata, sai" mi disse dopo qualche istante di imbarazzante silenzio, allungando la sua mano sull’erba, sfiorando la mia con una delicatezza aliena.
"Sono nella tua stessa classe di Trasfigurazione, ho notato con quanta attenzione segui gli insegnamenti della professoressa McGrannitt. Ho ascoltato con profondo interesse le tue argute risposte. Mi hanno affascinato la tua voce bassa e il tuo sguardo, del quale degnavi solamente l’insegnante e i tuoi libri" concluse in questo modo il suo discorso, pronunciando le parole lentamente, senza accennare ad un minimo di imbarazzo, ostentando una calma disumana. Non sarei mai riuscita a dire quelle cose a nessuno, con quella calma e con quella voce per nulla tremante.
"Non pensavo che qualcuno potesse osservarmi con tanta scrupolosità e tanto interesse" dissi, piegando leggermente la testa verso le ginocchia, socchiudendo i miei occhi cerulei.
"La Trasfigurazione mi è sempre interessata. Sono profondamente affascinata da come gli oggetti riescano a mutare forma e dimensione e poi tornare quelli di sempre" gli spiegai poi, imitandolo nel poggiare completamente la schiena contro la pietra ruvida, puntando lo sguardo verso l’orizzonte, mentre sentivo il suo insistere su di me.
Ero finita a Serpeverde per il mio sangue nobile, per il mio orgoglio e per la mia ambizione. Non ero cattiva, non miravo a grandi trionfi che implicavano il sacrificio di altre vite. Io non avrei mai voluto che una vita umana finisse in frantumi. Di certo, inoltre, non ero spavalda. Non ero molto socievole e non ero aperta nei confronti degli altri. Non avevo mai avuto un’amica vera, o un suo corrispondente nell’altro sesso. Avevo tenuto sempre i miei problemi per me, parlandone di rado con mia madre via gufo. La mia unica valvola di sfogo era lo studio. Mi impegnavo anima e corpo per riuscire a realizzarmi a livello intellettivo. Ma la solitudine mi pesava e di certo non poco. Quell’incontro mi salvò dal baratro, per poi rigettarmi lì dentro appena poté.
Passammo lì la serata, indicando le stelle a vicenda, spiegandone la leggenda ed il significato del nome. Restammo lì ad osservare quel cielo che era spettatore del nascere del nostro amore. Lui mi stringeva la mano. L’aveva presa senza che io me ne accorgessi, con i suoi movimenti lenti ma decisi. La notte passò in quel modo, passò vedendoci stretti, spalla contro spalla, con gli occhi sognanti e le menti offuscate da quel sentimento che lentamente avrebbe preso possesso di noi, tenendo in pugno i nostri cuori.
Quello era l’inizio della mia storia con Jacob. Se fossi venuta a conoscenza dell’esito tramite la Divinazione non gli avrei mai neanche rivolto la parola, privandomi, mio malgrado, di quei mesi intensi che vivemmo. Di quelle forti emozioni che riuscì a donarmi in così poco tempo . Dell’amore che mi insegnò a vivere. Ma purtroppo non ho mai creduto nella Divinazione.
Se puoi, ovunque tu ora sia, perdonami.
  
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