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Autore: Cherry__Strawberry    01/06/2014    3 recensioni
Bella, appena laureata in giornalismo a Yale, divide un appartamento a New York con la sua migliore amica, Alice, aspirante stilista. Trova lavoro in un giornale di moda. E' contrariata, ma decide che, per arrivare al suo sogno, il New York Times, questa occasione può esserle utile. Un giorno, Alice riceve una telefonata da suo fratello Edward...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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In debito.

Bella's PoV
Erano ormai dieci minuti che tenevo il mio sguardo fisso sulla donna di fronte a me. Non riuscivo a crederci. L’unica cosa che sembrava darmi forza era Edward, seduto al mio fianco. La sua figura era rigida, la mascella tesa. Non ero dunque l’unica a non apprezzare la presenza della nostra ospite.

-Ciao, Edward. – rispose, con una delle voci più delicate che avessi mai sentito – Ti trovo… bene.
Azzardai un’occhiata ad Edward, dietro di me. Il suo sguardo era duro e freddo e lui non accennava a rispondere.
-Cosa vuoi qui, Tanya?
-Parlare.

Abbassai lo sguardo sulla tazza di caffè davanti a me. Il liquido scuro che essa conteneva doveva essere diventato freddissimo.
Da quando ci eravamo seduti al tavolo del salone, non riuscivo a fare nulla. Mi sentivo come una bambola di pezza.
Tanya mosse leggermente la testa, facendo ondulare i suoi perfetti capelli biondi e riportando lo sguardo su Edward.
Dovevo ammetterlo: era bellissima. Aveva tutto ciò che a me mancava.
Era alta, con un fisico slanciato e due occhi azzurri che avrebbero fatto invidia anche al cielo estivo nel momento migliore della giornata.
Mi sentivo inadeguata vicino a lei.
-Mi manchi, Edward. – proruppe, spezzando il silenzio teso che era venuto a crearsi – Mi sono resa conto di essere stata una folle. Io… non so neanche cosa mi sia preso. Tu eri la cosa migliore che ci fosse nella mia vita. Noi eravamo la cosa migliore che ci fosse nella mia vita.
Strinsi i denti. Non ce la facevo a sentire quelle cose. Mi provocavano quasi un fastidio fisico.
Distolsi lo sguardo, fissando il vuoto.
-Sono venuta a chiederti di perdonarmi. Ho sbagliato e… e l’ho capito. Dimmi che anche i tuoi sentimenti non sono cambiati, così come non lo sono i miei.
Allungò una mano sul tavolo, raggiungendo quella di Edward e stringendola.
Mi correggo: questo fa male davvero.
Portai lo sguardo su Edward, che rimase immobile.
Nei suoi occhi c’era qualcosa di terrificante. Non l’avevo mai visto così prima. Era evidente che, in quel momento, nella sua mente ci fosse una battaglia aperta.
Prese un profondo respiro, poi parlò.
-Mi dispiace, Tanya, ma non ho la minima intenzione di ritornare sui miei passi. Non sarò così stupido da cascarci una seconda volta.
-Edward, non negarlo, io e te facevamo scintille insieme. Cosa può mai essere successo per farti cambiare idea? – chiese, con sguardo scettico.
-Vedi, Tanya, il mio cuore appartiene a qualcun altro, ora. Io… sto con Isabella, adesso.
Cosa?
La depressione di quel momento doveva avermi giocato un brutto scherzo. Mi sarei dovuta far controllare: le allucinazioni uditive non erano un buon segno.
Quando però sentii la sua mano che delicatamente si posava sulla mia, dimenticai tutto, capendo che ciò che stava accadendo era totalmente reale.
Avvertii la sua stretta e non ebbi neanche bisogno di guardarlo per capire cosa cercava. Conforto. Aiuto. Appoggio.
E chi ero io per negarglielo?
Attenta, Bella, rischi di farti male sul serio.
Alzai lo sguardo, solo per ritrovare una incredula Tanya che sbatteva gli occhi dalle lunghe ciglia e inarcava leggermente un sopracciglio. Qualche istante dopo, scoppiò in una risata che aveva un non so che di isterico.
-Tu… lei… - disse, indicandoci entrambi più volte con l’indice della mano destra – No, dai, mi prendi in giro. Hai sempre avuto un sottile senso dell’umorismo, devo riconoscertelo.
-Non sono mai stato così serio, in realtà.
-Suppongo che allora non ti crei alcun problema baciare la tua ragazza di fronte a me. Qui ed ora.
-Affatto.
Non ebbi neanche il tempo di metabolizzare le loro parole che mi ritrovai le labbra di Edward premute contro le mie. Rimasi per un secondo interdetta, per poi capire ciò che stava succedendo e ricambiare i suoi movimenti.
Oh. Mio. Dio.
Iniziai a pensare che i miei sogni non gli avessero reso minimamente giustizia.
Le sue labbra morbide sfioravano le mie con tanta delicatezza che sembrava essere della seta a premermi sulla bocca.
Riprendendo fiato, inspirai il suo profumo, il quale non fece altro che destabilizzarmi ulteriormente. E farmi desiderare di più.
Cercando di non cadere dalla sedia sulla quale ero seduta, mi avvicinai maggiormente a lui, portando una mano sulla sua nuca e stringendogli i capelli.
In tutta risposta, le sue dita si posarono su un mio fianco, accarezzandolo leggermente. Contemporaneamente, le sue labbra aumentarono la pressione sulle mie.
Quando poi sentii la sua lingua che ne disegnava i contorni, dovetti trattenere non pochi versi inconsulti.
Purtroppo, l’unico suono che sentii fu una leggera quanto stizzita tosse. Dovetti trattenere, a quel punto, anche uno sbuffo irritato.
Io ed Edward ci separammo, entrambi ansanti. Non riuscii però a staccare i miei occhi dai suoi.
Deglutii lentamente, ritirando la mia mano e lasciandogli – inavvertitamente? – una carezza lungo la linea della mascella.
A malincuore, mi voltai, riportando la mia attenzione su Tanya, che ci osservava con occhi di ghiaccio. Le sue labbra erano tirate in una smorfia di completo disappunto. Non potei biasimarla: perdere Edward così inaspettatamente non doveva essere particolarmente divertente. Tuttavia, non fui in grado di provare la minima pena nei suoi confronti. Dopotutto, era stata lei a volere tutto questo.
Senza dire una parola, si alzò. Lanciò ad Edward un ultimo sguardo astioso, ricco di chissà quanti significati nascosti. Ne riservò uno simile anche a me, accompagnandolo con un tiratissimo quanto finto sorriso. Lo ricambiai, per quanto mi fosse possibile.
Poi, così come era arrivata, girò i tacchi e se ne andò, accompagnata solo dal suono della porta che veniva chiusa dietro di lei.
Tirai un sospiro di sollievo, finalmente libera da quell’atmosfera tesa che era stata presente nella stanza fino a qualche istante prima.
Poi, mi girai lentamente verso destra, trovando un Edward finalmente più calmo e simile a quello che avevo imparato a conoscere.
-Devo ringraziarti. – iniziò, senza neanche guardarmi. – Senza il tuo aiuto, probabilmente, non sarebbe stato così facile farla desistere. Tanya è sempre stata piuttosto determinata. Non è abituata a non ottenere ciò che vuole.
Io, dal canto mio, non sapevo cosa rispondergli. Mugugnai qualche verso sconnesso in assenso, senza prolungarmi oltre.
Non c’è di che. Anzi, a dirla tutta dovrei essere io a dirti grazie per il bacio lobotomizzante di poco fa.
-Dico sul serio, Bella. – disse, questa volta ruotando completamente il busto nella mia direzione e guardandomi negli occhi. – Grazie, grazie ed ancora grazie. Ai tuoi occhi potrà sembrare una piccolezza, ma mi hai aiutato più di quanto pensi. Non hai semplicemente fatto andare via Tanya da questa stanza, hai fatto in modo che sparisse anche dalla mia mente. Ne avevo bisogno. Sappiamo entrambi che non riuscivo a liberarmi del mio passato. L’unico modo per riuscirci è stato, letteralmente, sbattere a lui e a lei una porta in faccia.
Di fronte a quelle sue parole così accorate, rimasi stupita ancora di più. Non so neanch’io cosa avrei voluto fare. Dirgli che non c’erano problemi. Che avrei fatto di tutto per aiutarlo. Abbracciarlo, magari.
Così gli strinsi una mano, cercando di far trasparire, almeno in parte, ciò che provavo in quel momento. Lui mi ripagò con uno dei sorrisi più belli e luminosi che gli avessi mai visto.
Poi, gli occhi gli si illuminarono ulteriormente.
-Idea! Per sdebitarmi, ti offro una sorpresa. E non accetto un no come risposta! – mi disse, euforico, prima di alzarsi dalla sedia e portarmi con sé, tenendomi per mano. – Prepari le valigie, signorina Swan: si parte.
 
Chiusa in camera, fissavo la mia valigia da almeno un’ora.
Le parole di Edward mi avevano lasciata sbigottita. Partire? Insieme? E per andare dove? E, soprattutto, quando?
Migliaia di idee mi frullavano per la testa, senza lasciarmi tregua.
Avvicinandomi all’armadio, notai dei pacchetti seminascosti e ricordai che, in effetti, era Natale.
Gli innumerevoli avvenimenti di quel giorno me l’avevano fatto completamente dimenticare.
Afferrai il mio telefonino ed iniziai a mandare degli sms con tutti gli auguri di rito. Ero troppo intontita per chiamare qualcuno e riuscire a reggere una intera conversazione di senso compiuto. L’unica con cui mi sarebbe piaciuto parlare era Alice, ma non avevo intenzione di interrompere la sua vacanza romantica con Jasper per le mie turbe mentali.
Terminata la sessione di messaggi, il display del cellulare segnava le ore 15:30.
Quanto cavolo avevamo dormito, quella mattina?
Mi sorpresi nel constatare che, nonostante tutto, non avevo minimamente fame. Forse ero troppo nervosa persino per averne.
Rinunciai all’idea di preparare la valigia e mi diressi nell’altra stanza, sperando di trovare Edward e riuscire a carpirgli qualche informazione almeno sulla nostra meta. Era vero che voleva farmi una sorpresa, ma dovevo almeno sapere che tipo di abiti portare con me.
Non trovandolo né nel salone né nella cucina, aprii la porta della sua camera.
Seduto sul suo letto, Edward annuiva sia con la voce che con la testa al misterioso interlocutore che c’era dall’altra parte del telefono.
Quando mi vide entrare, sollevò lo sguardo nella mia direzione e mi sorrise.
Andai a sedermi accanto a lui, attendendo pazientemente che concludesse la chiamata.
-D’accordo, mamma, grazie mille. E ancora buon Natale. Salutami papà. – disse, allontanando il telefono dal proprio orecchio.
Lasciai che fosse la mia espressione perplessa a parlare per me.
-Buone notizie! – inziò – Non ci speravo, visto che ci vanno ogni inverno, ma la casa dei miei ad Anchorage è libera. – concluse, con un sorriso a trentadue denti.
-Anchorage? In Alaska? – gli risposi, sbalordita.
Annuì, soddisfatto.
-Volevo che rimanesse una sorpresa, ma sarebbe stato un po’ stupido… - confessò mestamente. – Sono riuscito a rimediare dei biglietti aerei: partiamo domenica mattina!
Ero ancora incredula. Così tanto da non riuscire a proferir parola. Avevo tremila cose per la testa.
-Qualcosa non va? – mi chiese, improvvisamente preoccupato.
-No, no, anzi. E’… è fantastico, Edward. Dico davvero. E’ solo che … mi sembra troppo. Voglio dire, non ho fatto nulla di particolare. Mi dispiace che tu ti senta così tanto in debito nei miei confronti. E poi hai il tuo lavoro qui. Come farai a liberarti per i giorni in cui non ci saremo?
-Oh, fidati, all’ospedale c’è tanta gente che mi deve dei favori. Inoltre, staremo via solo fino al due, massimo al tre gennaio. E non azzardarti a dire che non meriti alcun ringraziamento. Come se poi mi dispiacesse prendermi una vacanza…
-Beh, allora grazie a te. Però ti prego: smettiamola di ringraziarci, inizia a farmi imbestialire.
Gli strappai una risatina, che contagiò anche me.
Improvvisamente, scorsi, sulla scrivania posta alla destra del letto, alcune riviste. Incuriosita, mi alzai e andai ad osservarle più da vicino.
-E queste? – gli chiesi, indicandole. – Non ti facevo il tipo da riviste. Specialmente da… Catwalk! – urlai, afferrandone una e mostrandogliene la copertina, indicandola con espressione totalmente sconcertata. – Oddio, sei proprio il fratello di Alice Cullen!
-Non fraintendermi, ero solo curioso.
-Curioso? E di cosa? – gli chiesi, inarcando un sopracciglio ed iniziando a sfogliare i vari giornali.
Notai che erano numeri diversissimi tra loro e, soprattutto, non consecutivi.
-Di leggere i tuoi articoli, in verità. – ammise candidamente. – Non me ne hai mai dato il permesso, così ho comprato tutti i numeri nei quali c’era qualcosa di tuo.
Per l’ennesima volta, quel giorno, rimasi senza parole.
I miei articoli. Aveva letto tutti i miei articoli. Proprio tutti.
Mi sentivo lusingata, imbarazzata e felice come non mai allo stesso tempo.
-E, per la cronaca, sono fantastici. – mi sussurrò all’orecchio, dopo essersi inaspettatamente avvicinato.
Andò nell’altra stanza, lasciandomi lì a gongolare come un’idiota.
 
Avvolta nel mio caldo pigiama e nella mia vestaglia, stavo per andare a letto.
Andai in cucina per bere un bicchiere d’acqua, prima di ritirarmi definitivamente nella mia stanza.
Il fresco di quel liquido mi stava invadendo la gola quando, all’improvviso, sentii la voce di Edward alle mie spalle.
Mi voltai, trovando anche lui in tenuta da notte.
Tra le mani stringeva un piccolo pacchetto blu scuro, sul quale spiccava una coccarda dorata a forma di stella.
-Questo è per te. Me ne stavo quasi dimenticando. – ammise, con aria colpevole, porgendomi l’oggetto. – Buon Natale.
Delicatamente, per paura di distruggere tutto, iniziai a scartarlo. Quando la carta fu sparita, mi ritrovai tra le mani una piccola agenda nera con qualche disegno stilizzato e colorato.
-Edward, grazie! E’… è bellissima, davvero. – dissi, piena di gioia.
Era decisamente il caso di dargli anche il suo regalo.
-Aspetta qui. – gli dissi, prima di sparire nella mia stanza.
Quando ne riuscii, stringevo titubante la raccolta di spartiti che avevo comprato, ovviamente incartata.
-Buon Natale. – gli sorrisi, mentre glielo consegnavo.
Iniziò a scartarlo e mi parve che ci stesse impiegando un’eternità. Speravo gli piacesse, altrimenti non so come avrei reagito.
-Ma è… meraviglioso. – disse, estasiato, sfogliando delicatamente le pagine. – E’ veramente bellissimo, Bella. Grazie.
Sorrisi timidamente, incredibilmente lieta del fatto che l’avesse apprezzato.
Non sapendo cos’altro dire, gli augurai rapidamente una buona notte e fuggii nella mia stanza.
Iniziai a cercare una penna. Volevo scrivere qualcosa su quell’agenda. Qualsiasi cosa, anche una stupidaggine. Anche solo il mio nome.
Mi sedetti sul letto ed accesi la lampada del comodino, aprendo il piccolo libretto alla prima pagina. Inaspettatamente, vidi che c’erano delle parole già scritte.
Erano scritte in corsivo, con una calligrafia elegantissima.
Affinché tu possa liberare la tua testolina da tutti i pensieri che, ne sono certo, vi frullano in continuazione.
- Edward.”
Mi ritrovai a sorridere da sola a trentadue denti. Ormai ero completamente andata.
Abbandonai l’agenda sulla trapunta e, senza curarmi minimamente del fatto che fossi scalza, uscii correndo dalla mia camera, diretta in quella di Edward.
Era in piedi davanti alla sua scrivania – probabilmente la stava risistemando – quando arrivai.
Ebbe appena il tempo di mostrarmi un’espressione perplessa che gli saltai al collo, stringendolo a me con forza.
-Ti voglio bene, Edward. – sussurrai, con il volto premuto sulla sua spalla.
-Anch’io te ne voglio, Bella. Tantissimo. – disse, dolcemente, ricambiando la mia stretta con altrettanta decisione.



Notes
BOMBA SGANCIATA, LADIES AND GENTS!
Ebbene sì. Edward, proprio il nostro indecisissimo Edward, ha finalmente rispedito Tanya nel posto da cui proveniva. Quale fosse questo posto, lo lascio scegliere a voi, perché sono una persona fine ed elegante, ecco. Ad ogni modo, ve lo sareste mai aspettato? Ma, soprattutto, vi sareste mai aspettate il modo in cui l'ha fatto? Alla nostra Bella ci mancava poco che venisse un infarto. Diciamo che è stata ripagata per un bel po' di cose...
C'è stato anche il tanto atteso scambio dei regali e avete visto anche la scelta di Edward. Ora ci aspetta un bel viaggio nella fredda Alaska. Cosa accadrà? ;)
Potrebbe risultare un capitolo un po' mieloso, ma... I REGRET NOTHING. I piccioncini che tubano, ogni tanto, ci vogliono. ♥
Al prossimo capitolo!
  
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