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I hate reading.
Stavo
vagando da una buona
ventina di minuti per la sezione ‘Romanzi rosa’
della biblioteca di Holmes
Chapel, alla ricerca di un libro con una trama la quale ne sarebbe
valsa la
pena leggerla. Ne intravidi uno dalla copertina interessante, dove
apparivano
in primo piano un paio di scarpe con i tacchi e il titolo scritto a
caratteri
cubitali. Allungai il braccio in avanti cercando di afferrare il libro,
ma
qualcuno fu più svelto di me nell’acchiappare
l’oggetto, levandomelo dalla
visuale. Accigliata, spostai lo sguardo sull’individuo che
aveva osato prendere
l’ultima copia del primo libro che mi avesse a prima vista
mai interessato.
Un
ragazzo alto, dai capelli
ricci e bruni stava tranquillamente in piedi davanti a me con il mio libro in mano mentre leggeva le
prime pagine di esso. Con espressione concentrata e fronte corrugata
sfogliava
i fogli di carta bianca, fin troppo velocemente per riuscirne ad
apprendere le
informazioni.
“Scusami?”
Chiesi al
misterioso ragazzo, che dopo aver sentito il mio richiamo
alzò lo sguardo dal
famoso romanzo, mostrandomi due occhi smeraldini fottutamente belli. Il
suo
sguardo confuso bastò a farmi capire che non recepiva il
motivo delle mie
parole, così mi sbrigai a continuare.
“Hai
preso il mio libro.” Gli
dissi chiara, lui corrugò nuovamente la fronte, guardando
prima il libro poi me,
per almeno un paio di volte. Forse stava elaborando mentalmente
qualcosa da
dire, meglio non interromperlo. Possibile che già mi
irritasse?
“Tuo?”
Domandò con una voce
roca e sensuale, più sensuale che roca.
“Già,
mio. Lo stavo per
prendere prima che arrivassi tu.” Dissi gesticolando e poi
puntandogli il dito
contro alla fine della frase. Alle mie parole la sua bocca si
incurvò in un
sorriso sghembo, ed una delle due sopraciglia si alzò
mostrando un espressione
da ragazzo trasgressivo, riuscita male, oltretutto.
“Non
mi sembra che tu l’abbia
pagato, o sbaglio? Quindi fino a prova contraria il libro è
di chi lo prende.”
Concluse con sguardo da chi la sapeva lunga, alquanto ridicolo per i
miei
gusti. Questo ragazzo lo conoscevo da si e no due minuti e
già mi faceva
saltare i nervi, alla prossima provocazione ero tentata di rispondere
con la
violenza.
“No,
non sbagli, ma lo stavo
per fare, o almeno prima che le tue manacce lo prendessero.”
Dissi acida in
risposta. Fanculo l’idea di avere una conversazione civile.
“Ci
saranno milioni di libri
in questa maledettissima biblioteca, perché vuoi proprio
questo?” Chiese con un
filo di esasperazione nella voce. Io scrollai le spalle, sicura di non
volergli
riferire alcuna minima informazione.
“Non
sono cazzi tuoi.” Esordii.
“E tu perché sei nel reparto femminile? Ti
intrigano smalti e decolté?”
Ridacchiò
leggermente alla
mia battuta mostrando due file di denti bianchi, assurdamente dritti.
Presi un
respiro profondo, Lo aveva capito che lo stavo insultando o forse
credeva che gli
stessi facendo un complimento?
“No,
ma mi piacciono i
romanzi.” Concluse con aria da superiore. Probabilmente si
credeva figo, ma i
suoi tentativi per esserlo si dimostravano vani.
Iniziai
a pregare mentalmente
sperando che un fulmine lo centrasse in pieno, almeno io avrei avuto il
mio
libro, e l’umanità sarebbe rimasta priva di questa
sottospecie di scimmia
antropomorfa, e tutti avremmo vinto, perlomeno io e il resto della
razza umana.
Oltretutto
il modo in cui mi
guardava mi dava solo che fastidio, i suoi occhi intrappolarono il mio
corpo, partendo dai
capelli ondulati e rossicci per
poi arrivare alle converse bianche che avevo ai piedi. Mi sentivo a
disagio ad
essere sotto gli occhi di un perfetto sconosciuto.
“Ti
propongo un patto.” Disse
ad un tratto.
“Spara.”
Continuai.
Diede
un’ultima occhiata al
mio fisico come per accertarsi che quello che stava per dire o per fare
sarebbe
andato a suo vantaggio, si grattò il retro della testa e con
una mano mi tese
il libro.
“Io
ti do il libro se tu mi
dai il tuo numero di telefono.”
Il
rumore che si sentì dopo
fu solo quello della mia risata che usciva forte dalla bocca, mi
trattenni la
pancia e poi con fare drammatico mi asciugai una finta lacrima dalla
guancia.
“Bella
battuta.” Dissi
continuando a ridacchiare.
“Ero
serio.” Disse
tranquillamente senza ombra di ilarità della voce. Feci uno
sguardo stupito
quando mi accorsi che in realtà lui non stava affatto
scherzando. Ma perché
questi soggetti li incontravo sempre io?
“Certo,
già che ci siamo vuoi
anche il mio indirizzo?” Chiesi retorica.
“Sarebbe
perfetto.” Ma mi
stava prendendo per il culo o cosa? Probabilmente cosa, ma tanto se
glielo
avessi detto non avrebbe capito la battuta.
“Sai,
sei più stupido di
quanto sembri.” Lo informai tranquillamente, tenendomi
teatralmente il mento
tra due dita ed emettendo la tipica posizione di chi pensa.
Dopodiché iniziai a
rigirarmi tra le dita un boccolo che era scappato dalla crocchia
malfatta,
guardando ogni tanto la punta di esso, aspettando che il ragazzo riccio
parlasse ancora.
“Secondo
me ti attiro.” Disse
infine interrompendo il silenzio che si era creato, tecnicamente quello
che ci
dovrebbe essere di norma in una biblioteca, ma non ero mai stata molto
attenta
alle regole e di certo non avrei iniziato in quel momento.
“Tutti
i giorni.” Dissi
annuendo falsamente. “ E visto che probabilmente non hai
capito il sarcasmo te
lo dico io, stavo scherzando.”
Alzò
gli occhi al cielo per
l’ennesima presa in giro che oltrepassò le mie
labbra quel giorno, scuotendo la
testa come se quella infantile fossi io.
“Hai
intenzione di continuare
ancora per molto?” Disse sbuffando leggermente, mentre io
ridacchiai per quel
filo di esasperazione che penetrava flebile dalla sua voce
così maledettamente
sexy.
“Finché
non avrò quel libro.”
Venticinque
minuti.
Altri
venticinque
fottutissimi minuti a discutere con quel cerebroleso.
Tra
insulti, prese in giro e
battute perverse non riuscivo più a capire se mi trovavo in
una cazzo di
libreria o in una puntata di Uomini e donne.
E
indovinate alla fine chi
aveva avuto la meglio?
Lui.
Mi
ritrovai a dettargli una
per una le cifre che componevano il mio numero di telefono mentre le
sue dita
slittavano veloci sul liscio touch-screen del cellulare.
Guardò soddisfatto lo
schermo mostrando un sorriso compiaciuto, poi subito dopo la sua
espressione
divenne confusa e non passò un secondo che alzò
lo sguardo dall’aggeggio per
poi guardarmi.
“Com’è
che ti chiami?”
Chiese, mentre io risi leggermente al pensiero che dopo circa
un’ora di
conversazione non ci eravamo ancora presentati.
“Holly.”
Dissi con non molta
fierezza.
“Holly?”
Chiese con
un’espressione talmente stupida che feci fatica per non
ridergli in faccia.
“Non
posso chiamarmi così?” Domandai
eloquente ottenendomi in risposta un segno di resa con le mani. Scossi
la testa
scrollando le spalle, ma questo ragazzo che problemi aveva?
Mi
ritrovai fuori dal
negozio, con una busta immancabilmente rosa tra le mani e una grande
incazzatura per la testa.
Ero
riuscita a cedere agli
sporchi ricatti di un ragazzo mai visto prima, per cosa poi? Per
riuscire ad
acquistare uno dei libri più stupidi che avessero mai
scritto. In effetti
leggere la trama dopo aver pagato il conto, e basandosi solo sui colori
accesi
della copertina non era stata una grande idea.
A
distrarmi fu la vibrazione
del cellulare, che tremò nella tasca dei miei jeans, lo
afferrai subito dopo
essermi liberata della busta che tenevo in mano per poi levare lo
sblocco e
leggerne il contenuto.
Da:
Sconosciuto.
“Io
odio leggere, e i romanzi non li sopporto,
a
proposito, mi chiamo Harry ;) x”
L’omicidio
è illegale, ma mi arresterebbero
se picchiassi a sangue qualcuno con un libro scadente? E casualmente
questo
qualcuno avesse i capelli ricci e gli occhi verdi?
Ciao! Leggete, è importante.
Inanzitutto saluto coloro che già conosco e chi è nuovo!
Eccomi ritornata con una nuova storia, il primo capitolo fa già capire molte cose ma i prossimi saranno ancora meglio! Sono soddisfatta di questa storia e spero lo sarete anche voi!
Me la lasciate una piccola reecnsione? Grazie mille!
Se volete contattarmi:
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Vi voglio sentire in tante!
Asia;