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Autore: Placebogirl_Black Stones    02/06/2014    7 recensioni
Un'isola che racchiude in sè l'essenza stessa delle spade, armi forgiate da grandi maestri del passato che aspettano solo di trovare un padrone che gli renda onore.
Fra queste, una spada maledetta, capace di sprigionare dalla propria lama il male più oscuro, rendendo chi la brandisce un assassino assetato di sangue.
Una leggenda che diviene realtà per l'ennesima volta nella storia dei grandi guerrieri.
Riuscirà il giovane spadaccino a non soccombere all'anima della spada, o sarà lui ad essere sottomesso?
C'è una sola cosa che potrebbe fermare la furia della lama maledetta: una ragazza dai capelli rossi...
** Fanfiction partecipante alla Settimana Zonami indetta dal Midori Mikan **
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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4)
MIDORI MIKAN.
MIDORI= verde.
MIKAN= madarino.
MIDORI MIKAN= mandarino verde.
Mandarino verde.
Verde= Zoro.
Mandarino= Nami.
Mandarino verde= Zoro & Nami.
Zoro & Nami.
Zoro= si perde sempre.
Nami= è una navigattrice.
Zoro & Nami= coppia perfetta.
Il ragionamento fila, e perchè tu non fili a visitare il MIDORI MIKAN?!?!?!?


JUUCHI FUYU: LA LEGGENDA DELLA SPADA MALEDETTA




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Ancora un’ora di viaggio, e avrebbero finalmente raggiunto la prossima isola.

Non era solito attendere con ansia lo sbarco, come faceva invece il suo capitano: preferiva continuare a dormire, allenarsi, o fare qualunque cosa stesse facendo, in attesa di ricevere ordini per ammainare le vele o gettare l’ancora.

Per lui un’avventura valeva l’altra, viveva alla giornata senza aspettarsi nulla.

Quella volta, però, la voglia di raggiungere al più presto la meta si era insidiata in lui, soprattutto dopo ciò che Robin aveva raccontato loro di quell’isola.

Non era difficile pensare il perché fosse tanto preso, dal momento che c’erano solo due cose che lo interessavano da vicino: le spade e l’alcol.

Per il secondo non faceva preferenze, qualsiasi cosa avesse anche solo un retrogusto liquoroso scendeva lungo la sua gola come un fiume in piena; dalle spade, invece, voleva solo il meglio.

Non poteva permettersi di maneggiare armi mediocri, perché la forza che esercitava nel loro utilizzo le avrebbe spezzate come oggetti di terracotta.

Lo stesso valeva per il materiale con cui si prendeva cura delle sue spade: erano lame di pregevole fattura, pertanto necessitavano di prodotti che fossero altrettanto qualitativi.

Non che gli servissero delle spade nuove, quelle che aveva erano perfette per lui e in ottimo stato, ma l’idea di poter anche solo tenere fra le mani armi così rare e ben fatte, di sentire la forza del loro spirito scorrere lungo il suo braccio come sangue nelle vene, lo riempiva di desiderio.

Da quanto Robin aveva raccontato, le lame di quell’isola vantavano nomi di illustri fabbri, fra cui anche Masamune e Muramasa, conosciuti da ogni spadaccino che si rispettasse.

Aveva sentito parlare di loro, ma voleva conoscere molto di più in merito alle loro armi.

Sorrise fra sé e sé, pregustandosi in anteprima il piacere di immergersi in un mondo che per lui rappresentava tutto, l’essenza stessa del suo essere.

 

- Ti vedo piuttosto felice e pimpante oggi…Alla parola “spade” sei andato in estasi?-

 

La voce cristallina e dal tono ironico della navigatrice lo distrasse da quei pensieri.

Voltò leggermente il capo per guardarla: la brezza del mare le scompigliava i capelli ribelli, creando un gioco di luci e ombre sul suo volto che, nonostante l’età matura, ricordava ancora quello di una bambina.

Slanciata, formosa, perfetta.

Per lui Nami era come una spada rara, qualcosa che poter anche solo toccare ti riempiva di un benessere imparagonabile.

Ma lui non si sarebbe mai permesso di toccarla, perché il suo rispetto era più grande anche del desiderio.

E, inoltre, Nami non era sua.

Non che fosse di nessun altro, ma non apparteneva nemmeno a lui.

Se non si decideva a dirle quello che provava, difficilmente lo sarebbe stata.

Ma c’erano troppe cose in ballo…

La sua amicizia con lei, che non sarebbe più stata la stessa se anche Nami non avesse ricambiato quei sentimenti.

Il suo orgoglio, che era peggio di un muro di pietra da abbattere.

La reazione dei loro compagni, che forse non sarebbe stata delle migliori.

E, in cima a tutto, il suo sogno, che richiedeva la rinuncia ad ogni tipo di “distrazione”.

Ne aveva fatti tanti di sacrifici nella vita, senza mai pentirsene, perché vedere realizzato il sogno di Kuina era lo scopo della sua vita; ora, però, si trovava di fronte a quello più duro che gli fosse mai capitato: rinunciare a qualcuno che amava.

Nami non avrebbe mai accettato di venire dopo i suoi obiettivi, e in parte aveva ragione.

Accettare di avere una relazione significava dover dedicare parte del proprio tempo alla persona amata.

Ci aveva pensato molto durante i due anni di separazione, quando il desiderio di sapere se fosse al sicuro gli tormentava l’animo, e nel momento in cui l’aveva rivista, ancora più bella e donna, era diventato una costante fissa.

Voleva realizzare a tutti i costi il suo sogno, ma dopo tutti gli sforzi che faceva per perseguirlo si meritava anche di essere felice.

Spadaccino e uomo combattevano senza sosta, ognuno desideroso di far prevalere le sue ragioni.

 

- Zoro? Sei fra noi?- lo richiamò di nuovo, non avendo ottenuto risposta alla sua domanda.

- Sì…stavo solo pensando…- rispose infine, sospirando.

- Alle spade dell’isola immagino!- arricciò le labbra, assumendo l’espressione di chi non ne può più di sentire sempre le stesse solfe.

- A quelle e ad altre cose…- restò vago.

- Ad esempio? Ai soldi che non hai per comprartele?- lo punzecchiò.

 

Battibeccare.

Era il loro unico metodo per comunicare, per potersi dire “anch’io ti voglio bene”.

Non era l’unico ad essere orgoglioso, lo sapeva bene.

Ma prendeva quei momenti come se fossero baci che rubava segretamente alla rossa.

 

- Non ho bisogno di comprarle, ho già quelle che mi servono-

- Sì, ma potrebbero rompersi, e delle spade di scorta potrebbero sempre venire utili…-

- Non si romperanno, sono spade ottime- precisò con orgoglio, come un vero samurai fiero delle sue fedeli compagne.

- Giusto, le tue donne non si toccano…- ironizzò.

- Sei gelosa per caso?- ghignò, accettando quell’ennesimo scontro.

- Gelosa?! E di che?! Non ci tengo ad essere maltrattata dalle tue rozze manone! Sono un fiore delicato, io!- si indicò con superbia.

- Immaginavo…- tornò a voltarsi verso il mare.

 

Vero, Nami era decisamente un fiore.

Più precisamente una rosa, una rosa rossa come la passione che le ardeva nel petto.

E come tutte le rose, anche lei aveva le spine, necessarie a proteggersi da chiunque l’avesse anche solo voluta sfiorare.

Lui ci aveva provato, con quella domanda, e aveva finito per pungersi.

Non faceva male, ma dava comunque fastidio.

Gli era sembrato di percepire una nota di gelosia nel tono della sua voce, quando si era messa a parlare di quanto le spade fossero importanti per lui; per questo aveva osato scavare più a fondo, nel tentativo di comprendere se anche lei provasse dei sentimenti nei suoi confronti.

Tutto quello che aveva ottenuto, però, era stata la conferma di quello che da sempre pensava: per Nami lui era solo un grosso buzzurro incapace di trattare con le dovute maniere una donna.

Non poteva certo darle torto, lui stesso sapeva in cuor suo di essere negato per qualsiasi gesto d’affetto e di galanteria; tuttavia, anche un uomo rozzo educato solo a tagliuzzare tutto ciò che incontrava poteva essere rispettoso.

E lui di rispetto alle donne ne portava più che a se stesso.

Perché lei non riusciva a vederlo?

Perché non guardava al di là dell’apparenza?

Davvero in tutti quegli anni passati insieme non aveva trovato una sola cosa di lui che le piacesse?

In quel caso, il non volerle rivelare ciò che provava era la scelta migliore.

 

- Zoro…?- lo richiamò.

- Mmmh?- si voltò nuovamente, con fare distratto.

- Tutto bene?- chiese, con una leggera preoccupazione dipinta sul volto.

- Sì, perché me lo chiedi?- alzò un sopracciglio, non afferrando il senso di quella domanda.

- Hai fatto una faccia strana quando ti ho risposto…come se ti fossi offeso. Insomma, non è da te, tu non ti offendi certo per un battibecco. Noi ci parliamo sempre così, no?-

 

Cercava una spiegazione, Nami.

E lui non sapeva dargliela.

O meglio, sapeva il perché l’espressione sul suo volto era mutata, ma non poteva di certo dirglielo.

Si maledisse mentalmente per quell’errore: lui, che non lasciava trapelare nemmeno il dolore più grande dal suo occhio solitario color della pece, si era fatto sorprendere mentre si concedeva il lusso di mostrarsi finalmente “umano”.

Non lo avrebbe fatto mai più, a costo di sovraccaricare il suo demone interiore, quello che raccoglieva tutto ciò che non poteva essere esternato e lo tramutava in desiderio di fare a fettine qualunque cosa.

 

- Non ho fatto proprio nessuna faccia. Come dici tu non me la prendo di certo per le tue parole, non mi interessa l’opinione che una mocciosa ha di me!- cercò di apparire il più freddo possibile.

- Figuriamoci! Dovevo essermi sbagliata per forza! Un cafone come te non ha la sensibilità per offendersi!- arricciò il naso, incrociando le braccia sotto al seno - Te la prenderesti di più se offendessero le tue amate spade!- pronunciò quelle parole quasi con disprezzo.

 

Non era mai riuscito a capire il perché, ma in ogni discorso che facevano lei non perdeva occasione per lanciare frecciatine alla sua passione per l’arte della spada.

Era come se ci fosse qualcosa legato a quell’argomento che le creasse fastidio…

Ma cosa poteva essere?

Non importava in quel momento.

Era già abbastanza seccato per la scarsa considerazione che aveva di lui, ma che attaccasse per l’ennesima volta le sue armi, questo non lo poteva accettare.

La goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

 

- Mi spieghi perché ti danno tanto fastidio le mie spade?!- si infervorò, guardandola storto - Anche tu hai una passione, ma io non vengo di certo a dirti che le tue cartine sono scarabocchi o una perdita di tempo! Impara a portare rispetto per le passioni degli altri!- l’ammonì severo.

 

Non si era reso conto del tono che aveva usato.

Forse, le stesse parole dette da un altro sarebbero state meno dure, ma la sua voce profonda e baritonale conferiva loro più freddezza di quanta potessero averne.

Avrebbe spaventato anche un gigante con quella voce.

Tuttavia, non aveva intenzione di scusarsi, perché sapeva di aver ragione.

Era giusto che Nami capisse che nonostante lui fosse una roccia, certe cose gli facevano comunque male.

La vide starsene lì, con gli occhi sbarrati per la sua reazione inaspettata e la bocca leggermente dischiusa, immobile come una statua.

 

- Io…- provò ad articolare una frase, senza successo.

 

- TERRA IN VISTAAAAAAAAA!!!- l’esclamazione di Usopp interruppe quell’atmosfera pesante che si era creata.

 

La guardò mentre si allontanava a testa bassa, come una bambina che era appena stata sgridata.

Ecco, le aveva appena dimostrato di non essere nient’altro che un buzzurro.

Si era meritata un rimprovero, inutile negarlo, ma forse poteva esprimersi in modo più civile, senza sembrare una grossa bestia pronta ad attaccare.

Però, in fondo, lui era anche questo: una bestia.

Aveva sempre pensato che fosse quello il motivo principale per cui Nami non lo avesse mai visto come un possibile compagno di vita, perché a nessuno piacevano le bestie.

 

- Bene. Proseguiamo dritto fino a quando non saremo prossimi alla costa; poi prepariamoci a virare di ottanta gradi e a raggiungere l’insenatura che si trova a est dell’isola. Nasconderemo lì la Sunny- spiegò.

 

Nelle sue parole non c’era enfasi.

Sembrava un discorso vuoto.

La passione che metteva di solito nel dare ordini e nel svolgere il suo ruolo di navigatore sembrava averla abbandonata.

E la colpa era sua.

Sospirò, distogliendo lo sguardo da lei e puntandolo sull’isola che tanto desiderava visitare.

Nami non sarebbe mai stata la sua donna.

Doveva dimenticarsi di lei.

Concentrarsi sulle spade lo avrebbe aiutato a non pensarci.

Quelle spade che Nami odiava tanto, sarebbero state la sua salvezza.

Forse...

 

 

 

ANGOLO AUTORE

Sì, lo so che è l’ennesima long che inizio quando ne avrei altre da finire, ma su quelle sono davvero in blocco…

Spero comunque di avervi incuriositi, anche se il vero nodo centrale della storia (ovvero la spada maledetta che viene citata nel titolo) verrà sviluppato nei prossimi capitoli.

Avverto che il rating potrebbe cambiare durante il corso della storia.

Il disegno che vedete sopra l’ho realizzato io, perciò vi chiedo cortesemente di non prenderlo e spacciarlo per vostro o metterlo su siti particolari senza il mio permesso. Se per caso lo volete prendere per farci qualcosa, vi prego di contattarmi e di chiedere, e vi darò il permesso di cui necessitate.

Grazie a tutti!

Baci

Place

 

 

 

 

 

   
 
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