Ciò che non c’è

Il pomo d’Adamo va su e giù mentre la guarda, mentre guarda Emma, mentre lei si volta verso di lui.
Sono arrivati a casa sua, lui tiene le mani strette sul volante, mentre gode all’odore dei suoi capelli, che sanno di vaniglia. E pensa che lei sia un’opera d’arte, pensa che lei sia qualcosa da custodire, perché è così magra, e così indifesa, e così perfetta per le sue mani e per il suo corpo, così perfetta da abbracciare, così perfetta per baciarla.
I suoi occhi azzurri lo guardano, sorride leggermente, ha lo sguardo attento, furbo intelligente.
Lei è intelligente, sa che l’ama. Lei sa che lo ama. Non vuole baciarla, si conoscono da circa un mese, con le altre è diverso, perché con lei non è così semplice?
Ed ora vuole baciarla, vuole baciarla perché sta per andare via – perché stasera gli ha fatto perdere il filo del discorso un paio di volte, perché si è inumidita le labbra facendo fermare il suo cuore per un secondo, perché l’ha guardato in quel modo, come la prima volta in cui si sono visti – però Emma rimane in silenzio, potrebbe volerlo, come potrebbe non volerlo.
Lui non aspetta la risposta, la tira verso di sé, senza aspettare, e la bacia. E finalmente sente i suoi polmoni che si aprono, finalmente è libero di respirare, di respirarla. Profuma di salsedine, mare, le sue labbra sanno di acqua e sale, e questo sapore è in contrasto con i suoi capelli.
Lei risponde al bacio, lui si sente emozionato, mentre la sente tremare, fragile come una foglia, mentre muove le mani tremolanti verso il suo petto, stringe la sua maglietta dei Beatles come per mantenersi, per non cadere giù.
Lui le tira lievemente i capelli scuri, che alla luce dei lampioni si schiariscono fino a sembrare oro fuso.
Ha gli occhi chiusi, gli stringe forte mentre lui tiene i fianchi tra le mani – quante volte aveva desiderato farlo? Ed è come un segno di riconoscimento, come se dicesse che lei è sua, solo sua.
Harry sospira, mentre gli occhi azzurri di Emma diventano lucidi, così lucidi che non può nasconderli, lui se ne accorge subito e le da un bacio sul naso.
«Cosa c’è, Ems?»
Sorride.
Lei sorride per il divertimento, per la felicità, perché quella non è la domanda giusta.
Non è ciò che c’è che la fa star male, ma è ciò che non c’è.
Cosa non c’è, Harry? Cosa ci manca?
«C’è tutto .» risponde, sorridendo, per poi baciarlo di nuovo, prima di uscire dalla macchina, lasciandolo con lo sguardo inebetito e con ancora il suo profumo addosso e il suo sapore sulle labbra.
Ma lui non ha visto il bigliettino che lei le aveva lasciato sul sedile.

Il giorno dopo Emma non si è fatta sentire.
Neanche due giorni dopo.
Tre giorni.
Quattro.
Cinque.
Una settimana.
Due settimane.
Perché ha aspettato così tanto a chiamare la sua compagna di stanza, Alyssa, per sapere se è accaduto qualcosa? Perché ha aspettato così tanto?
«Ma come, Harry, non lo sai?»
Sente la voce di Alyssa tremare, come se trattenesse le lacrime, e ricordal’ultima volta che ha visto Emma, in macchina, mentre lei piangeva dicendo che c’era tutto.
«Harry, è morta due settimane fa. L’hanno investita. Come mai non lo sapevi, Harry, Louis non ti aveva detto nulla?» e mentre dice quelle parole la ferita di Alyssa si riapre, ha iniziato a piangere sommessamente.
Harry chiude la chiamata, in trance.
È morta.
Quelle parole risuonano nelle sue orecchie come tamburi.
Louis non ti aveva detto nulla?
No, Alyssa, Louis non mi ha detto nulla, Louis aveva tenuto segreto qualcosa che era troppo importante per me. Louis non mi aveva detto nulla, Alyssa.
Quelle parole bombardano la sua testa. Le vene pulsano, il suo cuore batteva forte.
Emma è morta.

Ha pianto tutte le sue lacrime, Harry, in macchina, mentre cercava di immaginarla accanto a lui, con la macchina invasa dal suo profumo.
Non ci riesce, Harry, e piange, mentre sente la pioggia cadere sul vetro della macchina, e allora guarda dov’era seduta lei, e vede un biglietto.
Un biglietto.
“Ti amo, Harry” c’è scritto.
Solo questo. E lei sapeva, sapeva che sarebbe morta. E si domanda perché, perché non era rimasta con lui quella notte, perché non l’aveva stretta più orte, perché non l’aveva baciata più appassionatamente, perché non l’aveva amata più a lungo.
Emma, con i capelli che sanno di vaniglia e la pelle di mare.
E lui non ce la fa, non ce la fa a pensare che lei è morta, ormai non c’è più.
E piange per ciò che non c’è.

È passato un anno.
Harry tiene un diario, tra le pagine ci sono un paio di foto di Emma sorridente, e scrive tutto ciò che accade nei giorni muti, senza lei.
Harry sa che lei è con lui, sente ancora il suo sapore sulle labbra e il suo profumo su di lui. Sente ancora i capelli scuri che profumano di vaniglia, immagina, la notte, al buio, di stringerla e di toccarli, morbidi e setosi.
Ma Harry non piange più. Si è arreso. Lei non c’è.

Angolo autrice:
Salve a tutti! Questa è la mia prima OS, spero possa piacervi, nonostante non sia questa gran cosa. Penso che non sia male, ma neanche un’opera d’arte, ma nel complesso spero piaccia anche a voi.
Melissa