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Autore: Sherlocked_96    02/06/2014    2 recensioni
John, tornato a casa ubriaco, si dichiara a Sherlock, ma la mattina dopo non ricorda nulla. Sherlock, però, inizia a nutrire dubbi su cosa prova verso il suo coinquilino. Proprio quando decide di non far crollare la "barriera" che aveva innalzato attorno a sé, un terribile dolore lo porta in ospedale, dove gli viene diagnosticato un tumore.
[ritorno di Moriarty] [Johnlock]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5

La notte stava pian piano lasciando il posto al giorno.
Contemplai il profilo regolare di John per molto tempo. Il suo calore raggiungeva ed irradiava il mio corpo freddo, potevo sentire il suo battito cardiaco lento e calmo risuonare nella camera.
Mentre ascoltavo il suo respiro soffocato dalle lenzuola, pensai che niente avrebbe potuto rovinare quel momento.
Mi sbagliavo.
Il mio cellulare vibrò dal comodino. John mugugnò nel sonno e io lo afferrai perplesso. Chi mi avrebbe scritto alle cinque di mattina? Il numero era anonimo.

05/dicembre 5:12
Molto carini, davvero.

Un brivido gelido mi corse lungo la schiena. Risposi con le dita ancora intorpidite.

Moriarty?

Molto bravo.

Lascia in pace John. Fai a me quello che preferisci, ma lui lascialo stare.

Ti avevo detto che se ti fossi avvicinato a lui ci sarebbero state conseguenze, Sherlock.

Fissai il messaggio con lo stomaco stretto in una morsa. Sapevo che se avesse avuto intenzione di uccidere il mio coinquilino non sarei riuscito ad impedirlo. Risposi dopo qualche minuto.

05/dicembre 5:18
Conseguenze poco piacevoli, devo presumere?

Dipende dal tuo punto di vista.

Posso avere molti punti di vista.

Stavolta fu lui che lasciò passare un po’ di tempo.

05/dicembre 5:21
The game is over, Sherlock.

Sentivo già i primi conati di vomito alla prospettiva del corpo freddo e morto di John, quando Moriarty tenne a fare una precisazione.

Oh, non ti allarmare. Non voglio uccidere né te né il tuo fidanzato. Ma dopo 3 anni d’assenza scopro che sei diventato incredibilmente noioso, Sherlock. Non pensavo avresti preferito i sentimenti alle indagini. Non ho più interesse a continuare il nostro gioco.

Ripresi il controllo del respiro. Ero sicuro di aver capito bene, ma volevo essere sicuro al cento per cento.

Quindi…?

Quindi, non mi vedrai più. Se sceglierai effettivamente John Watson, il nostro gioco finirà per sempre e getterò via questo cellulare. Scomparirò e andrò a causare danni in America. Ma, rifletti attentamente su questo, passerai nella noia i tuoi ultimi anni di vita. Sei convinto?

Ammetto che la prospettiva di un mondo da cui James Moriarty scompariva completamente si prospettava molto più monotono del previsto. Ma avevo preso la mia decisione.

Per quanto mi rincresca non dover avere più niente a che fare con un criminale che tenta di uccidermi, sono sicuro. È stata una bella partita, però, credo che sentirò la tua mancanza. Addio, James Moriarty.

La risposta arrivò dopo pochi minuti.

05/dicembre 5:28
Addio, Sherlock Holmes.   

Con un profondo respiro osservai il display del cellulare scurirsi. Ovviamente non potevo fidarmi ciecamente di Moriarty, ma ero sicuro che stesse dicendo sul serio. Aveva sempre tentato di darmi indizi su come continuare il nostro gioco e uccidermi in un momento come quello non gli avrebbe dato più soddisfazione che lasciarmi in pace.
Guardai John Watson russare debolmente al mio fianco. E sorrisi.
Ero libero. Libero di amarlo, e nessuno me lo avrebbe portato via.
Gli accarezzai la spalla nuda e sprofondai nel sonno assieme a lui.

Vissi felicemente per un anno al 221B di Baker Street, tra visite di Lestrade che continuava a chiedere aiuto per i casi che non riusciva a risolvere – praticamente tutti -, incursioni di Mycroft che mi scocciava ogni giorno di più – e mi chiedeva consiglio per conquistare l’ispettore -, ramanzine della signora Hudson, e quel sorriso e quegli occhi che ogni mattina mi aspettavano con una tazza di tè bollente in mano. 
Mai avrei creduto di poter accontentarmi di una vita del genere. Amavo John con ogni fibra di me, anche se a volte continuai ad esercitare la mia presenza insopportabile nel mio essere di sociopatico iperattivo, ma nonostante tutto lui continuò a stare al mio fianco. Anche durante la chemio e quando quei maledetti farmaci mi facevano sentire un’idiota.
Spesso mi faceva discorsi assurdi come sposarsi o adottare un bambino, e io gli facevo presente che nella mia condizione non sarebbe stato l’ideale. E poi sarei stato un padre tremendo, nonostante fossi sicuro che lui, al contrario, sarebbe stato perfetto.
Ma eravamo felici lo stesso, anche senza matrimonio e figli.  
Io regolarmente andavo a comprare latte e marmellata di ciliegie, era diventata la nostra tradizione. Adoravo il suo sorriso candido quando mi vedeva tornare dal miny-market e i suoi occhi azzurro/verdi venirmi incontro per intaccare subito la marmellata.

Mi piace pensare che un anno dopo, quando il tumore mi uccise definitivamente, tornato a casa dall’ospedale trovasse il barattolo che gli avevo comprato la sera prima.
Alla notizia della mia morte Mycroft, Lestrade e la signora Hudson accorsero piangenti da John, ma lui rimase là, con il barattolo di marmellata stretto tra le mani e un’unica lacrima a solcargli la guancia e a raggiungergli la bocca piegata in un sorriso.
Non la intaccò subito, quella volta.  

  
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