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Autore: Lotiel    02/06/2014    1 recensioni
Una storia che spero riuscirà a colpirvi nel cuore e rimanervi nella mente.
-Devo prendere ciò che custodisci.
Lo sguardo di lei si rabbuiò per qualche istante prima di sollevarlo da terra e posarlo su di lui, scostò poi la mano come se le parole dell’uomo l’avessero infastidita.
-Sai che contravverrei alle regole.
Disse lei cercando di mantenere la sua voce calma, sentendo che nel cuore il pensiero di piangere stava prendendo spazio.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo




QUARTA PARTE

La Dama di Ghiaccio dimorava sotto il mare, perché quello era l’elemento che più si addiceva al suo spirito e lo dimostrava anche nella carnagione e dal cuore gelido che a volte mostrava.

-Hori, perché sei venuto in mare? Cosa ti ha spinto a fare questo?

-Devo scagionarmi dall’antica colpa, mia Dama.

Lei sorrise appena quando lui le fu davanti, sovrastandolo e osservandolo con una fredda staticità degli occhi che erano fissi su di lui.

-Hori, pensavo di essere stata chiara. Oramai nulla può scagionarti da quello che è successo.

Sembrò che nella voce fosse comparso un tono accusatorio, ma Hori non demorse dall’esporre le sue motivazioni, anche se il suo cuore tremava come in corpo.

-La sirena mi sta chiamando e mi ha indicato il luogo dove devo raggiungerla per restituirle ciò che le appartiene.

Lei rise appena, mostrando un lampo di ilarità negli occhi.

-Sapevo che la Dama della Montagna avrebbe fallito. Ti ha fatto prendere il cuore che tu stesso hai trafugato. Eppure è stata lei stessa a chiedere di proteggerlo.

Hori rimase sbigottito da quell’affermazione.  Perché ancora la dama di Ghiaccio credeva che la colpa fosse sua?

Ancora inginocchiato, Hori strinse una mano a pugno posandola sulla coscia e pian piano cercò di alzarsi. La guardò per la prima volta negli occhi, sostenendo lo sguardo della donna.

-Datemi solo due giorni e vi porterò il reale colpevole.

Lei sembrò pensare a quella proposta per alcuni minuti; minuti che sembravano pesare al povero Hori che dovette subito riabbassare lo sguardo.

-E sia, Hori. Solo due giorni.

Un piccolo sorriso increspò le labbra del giovane che ringraziò chinando il capo verso il basso e posando la mano sul cuore stringendo a pugno la mano che aveva portato al petto.

Lei si allontanò e, in un soffio di diamanti, scomparve lasciando che il portone si aprisse.
L’uomo ripercorse il lungo corridoio e con la mano afferrò un altro pezzo di felce viola infilandosela in bocca. Ora doveva solo raggiungere quell’antro dove riposava la creatura.

Appena uscì dal castello, attraversando la barriera che bloccava l’acqua, riprese a nuotare sentendo nuovamente l’aria riempirgli i polmoni grazie alla felce. Hori nuotava energicamente verso l’alto, per proseguire poi verso destra per un tempo che gli sembrò un'eternità. Era abbastanza lontano dalla Dama di Ghiaccio, sentiva il peso nel cuore sollevarsi e ciò che vide gli riempì l'anima di speranza.

Una piccola apertura nella roccia gli ricordò quella del sogno, una pianta che cresceva lì vicino era uguale a quella onirica. Un moto di gioia percorse il suo corpo che lo animò di nuova forza.

La raggiunse mentre l’ansia prese a martellargli nella testa.

Riprese la corsa per la sua libertà verso l’interno della grotta, un luogo semibuio illuminato dai cristalli azzurri che ne componevano le pareti. Hori rimase abbagliato da tanta bellezza che si soffermò per qualche istante.

Era un luogo angusto anche per i pesci che non osavano addentrarsi o forse sapevano che dentro quel luogo, ormai da anni, dimorava il corpo della creatura sovrana di quei mari.

Hori scosse il capo riprendendosi dai pensieri e cominciò nuovamente a proseguire, trovando poco dopo uno spazio ancora più largo del precedente che si apriva davanti a lui come un pozzo. Cominciò la risalita lentamente, anche se era impaziente di raggiungere in fretta la superficie.

Piccoli spruzzi segnarono la sua ascesa repentina che aveva preso negli ultimi metri. Si avvicinò cautamente al bordo guardandosi intorno, posò le mani sul bordo risalendo sulla roccia e improvvisamente la vide, brillare di una luce intensa.

Si avvicinò come spaventato da quel giaciglio immortale e i passi diventarono sempre più incauti e maldestri e, arrivato ad un certo punto, si sbilanciò cadendo rovinosamente a terra.

Si rialzò per avvicinarsi infine alla bara, dove la vide. Come un tenero amante, andò a sfiorare il cristallo che componeva quel feretro e custodiva il corpo di quella meravigliosa creatura. La sirena aveva il viso roseo come se stesse dormendo, rilassato e sereno. Le labbra erano rosse e piccole, i capelli scuri e ricci le ricadevano sulle spalle coprendo i seni altrimenti scoperti. La coda di pesce era stesa e aveva il colore degli smeraldi tanto le squame della stessa brillavano a contatto con la luce dei cristalli. La pinna era rovinata sicuramente per quel giorno, quando fu trascinata sulla spiaggia. Ritornò a guardare il seno che recava, vedendosi ben poco, la cicatrice del coltello all’altezza del cuore.

Pose le mani sotto il pesante coperchio facendo leva sulle gambe e forzando lo stesso con le braccia. Con un leggero scricchiolio lo sentì cedere e con un tonfo lo stesso si aprì cadendo a terra, ma senza rompersi.

Hori si avvicinò alla sirena che dormiva e le scostò trepidante i capelli dalla cicatrice. Rivelò il petto martoriato dalla lama, un rapido segno di disgusto passo sulle sue labbra, chiudendo gli occhi per alcuni secondi. Prese il sacchetto e piano lo aprì prendendo in mano il cuore della bellissima creatura. Glielo accostò con cura al petto posandolo sopra il seno e si allontanò di qualche passo.

Non credette ai suoi occhi quando vide che il cuore scomparve nel petto della sirena e la cicatrice rimarginarsi pian piano, ridando alla pelle l’antico splendore. L’uomo cadette a terra quando un piccolo tremore scosse la grotta e spaventato cominciò a indietreggiare, sentendo poi il bordo della roccia dietro di lui. Un tiepido sospiro che provenne dalla bara cristallina lo fece sussultare. Hori cominciò ad avvicinarsi carponi tenendosi però a qualche metro di distanza da lei e si rialzò in piedi.

Le braccia della creatura si allungarono verso l’alto per risvegliare gli arti intorpiditi. Gli occhi avevano uno strano colore che poteva somigliare alla viola terrestre e curiosi si posarono prima lungo lo spazio che li circondava, poi su di lui.

La sirena aprì la bocca per dire qualcosa, ma nessun suonò le uscì, fece solo un placido sorriso che le fece illuminare gli occhi, per ringraziare colui che le aveva restituito la vita.

Alzò il busto per sedersi e scese dal giaciglio aiutandosi con le braccia. Lentamente la sirena si avvicinò all’acqua e vi si specchiò come una creatura vanitosa, sfiorando i capelli con le mani. La sirena infilò infine la coda nell’acqua e vi si calò senza più rivolgere lo sguardo verso un Hori ormai troppo sbigottito per dire qualcosa. Lui infine mosse qualche passo verso l’acqua per fermare la sirena, ma lei comparve solo dopo pochi secondi rassicurandolo con il suo sorriso rivoltogli poco prima.

A quel punto il pensiero di Elaide gli sfiorò la mente e, senza dargli peso, ritornò a scrutare i lineamenti della creatura attendendo che parlasse.

Lei allungò le braccia verso di lui invitandolo ad avvicinarsi al bordo, ciò che lui fece in pochi secondi infilando i piedi nell’acqua senza immergersi completamente. Hori si protese verso la sirena che gli si avvicinò prendendogli il viso tra le mani. Lui era ormai rapito dal viso della creatura tentatrice.

Lei gli si avvicinò baciandogli fugacemente le labbra per ringraziarlo del gesto che aveva avuto nei suoi confronti, ma in quel bacio aveva sentito più di un ringraziamento.

-Grazie di avermi riportato la vita, le mie preghiere sono state ascoltate.

La voce risultò calda e sensuale o così parve ad Hori che rimase per qualche tempo inebetito dal gesto compiuto dalla sirena. Scosse il capo per riprendersi e posando la mano destra sul capo, le rispose sorridendo.

-Sono felice di averti riportato la tua vita, ma perché hai scelto proprio me?

-Perché tu sei stato una vittima come me, siamo legati. Ora è tempo che ti aiuti a riprendere ciò che era tuo un tempo.

Legati da cosa?

Detto questo la donna si immerse e Hori si apprestò a prendere la felce che gli permetteva di respirare sott’acqua. Si immerse e la sirena lo prese per mano, per poi condurlo a ritroso attraverso il passaggio.

Passarono pochi minuti prima di uscire dal quell’angusta grotta. La stretta della sirena era salda e proseguiva lenta, conscia di ciò che la pressione dell’acqua avrebbe potuto provocare al corpo di Hori. Lui non ricordava quanto tempo impiegarono prima di risalire in superficie, ma la cosa gli fece scappare un sospiro di sollievo, felice di essere tornato nel suo habitat naturale.

La voce della creatura gli risuonò nelle orecchie facendolo ritornare sulla terra ferma. Erano giunti vicini alla spiaggia e la sirena per qualche istante sembrò rimembrare ciò che era successo lì.

Si strinse la testa tra le mani mentre chinava il viso, prendendo pian piano la via della disperazione. Erano ancora immersi nell’acqua e mancavano solo pochi metri per raggiungere la riva. Con rapide bracciate la raggiunse facendo segno alla sirena di avvicinarsi, nello sguardo di lei però, ancora, c’era quella nota di tristezza che non l’aveva mai abbandonata.

Aiutata con le braccia e rifiutando l’aiuto di Hori si trascinò fuori dall’acqua, chiuse gli occhi posando le mani sulla sabbia chiara respirando profondamente per qualche attimo, prima di volgersi verso l’uomo.

Hori raggiunse la roccia dove aveva riposto la spada e gli abiti e  quando si voltò la sirena era immersa in una scia di luce che le copriva la parte inferiore del corpo. 

Lui stava lì, senza dire una parola a guardare la creatura che cambiava. Le sue pinne si trasformarono in piedi piccoli e graziosi e la coda squamosa cambiò colore, dividendosi in due gambe perfettamente scolpite. La pelle ricoprì le cosce tornite, le piccole caviglie e sensuali forme finirono la figura della donna ora umana. Chiuse gli occhi accorgendosi di fissarla con malcelata malizia. 

Avvicinandosi le porse la tunica che aveva depositato dietro la roccia poco tempo prima.

Aveva il desiderio in sé di riaprire gli occhi e gustare nuovamente quelle forme provocanti, dal quel viso conturbante e da quelle labbra che poco prima l’avevano sfiorato. Scosse il capo battendosi un colpo sulla testa con la mano destra. 

Come poteva pensare a simili cose proprio in quel momento tanto importante?

Avrebbe riottenuto la sua vita, era questa la cosa più importante.

Riaprì gli occhi poco dopo sicuro che alla sirena il tempo le fosse bastato per vestirsi. L’abito le stava grande, ma non nascondeva nessuna linea del suo corpo e quando lei camminava accentuava ogni singolo movimento fino a renderlo succube a guardarla.

Lei lo strinse a sé continuando a ringraziare con la sua voce bassa e lasciva. Forse non si rendeva conto di ciò che provocava in Hori e  fortunatamente lui era un uomo forse fin troppo forte alla carne. Sentì il corpo caldo della ragazza stretto al suo e per un momento esitò a stringerla a sé, ma poi la cinse con le braccia, posandole intorno ai fianchi.

Perché l’aveva abbracciato così, si chiedeva Hori, mentre sentiva il suo respiro sul collo e la testa china sulla sua spalla? 

Ne osservava le labbra che richiamavano i baci, i lineamenti del viso ovale che rendevano la sua espressione serena e rilassata.

-Ora dobbiamo riposare.

Si scosse nuovamente da quei pensieri e offrì alla sirena una coperta, sapendo che doveva allontanarsi al più presto da lei altrimenti non avrebbe saputo gestire i suoi istinti maschili che lei stessa risvegliava.

-Andrò a raccogliere della legna per il fuoco.

 

La sera era scesa e un fuoco scoppiettante riscaldava le due figure sedute di fronte. I grilli fornivamo una specie di atmosfera a quel quadretto forse troppo strano. 

La sirena si era avvolta nelle coperta, non sembrava la prima volta che si trasformava in un’umana a quanto poteva vedere, si era messa in piedi in pochi minuti.

Hori teneva il capo chinò e con un paletto attizzava il fuoco per farlo ardere di più, cercando di nascondere quel rossore che si era posato sulle sue guance e che non accennava a scomparire. 

Avrebbe atteso fino al giorno dopo per sapere chi mai lo aveva incastrato e sebbene fosse impaziente, aveva aspettato per tutto quel tempo. Perché non attendere per altre poche ore?

Senza preavviso lui si distese cercando di prendere sonno, sicuro che la ragazza avrebbe seguito il suo esempio e così parve quando sentì il fruscio delle coperte. Chiuse gli occhi cercando di pensare alla sua vita una volta riacquistati i poteri che gli erano stati sottratti. Si addormentò cercando di non pensare ad Elaide, alla quale forse avrebbe dato una risposta definitiva alle sue richieste silenziose.

Fu svegliato da un piccolo rumore al suo fianco, per fortuna che aveva tenuto la spada accanto a sé, poi si accorse di un corpo caldo e un respiro tranquillo proprio accanto a lui. La sirena dormiva placidamente e si era spostata dal suo giaciglio per avvicinarsi a lui. Si era stretta al suo corpo e il rumore che aveva sentito era stato lo spostamento di lei. Ingoiò silenziosamente, allungando una mano versola donna per scostarla e permettergli di alzarsi. Il fuoco si era spento e le ombre gli diedero modo di confondere quel gesto che stava per compiere.

Si avvicinò al viso tranquillo della ragazza posando le sue labbra su quelle di lei, riducendo lo spazio lentamente. Le sfiorò come un bocciolo di rosa sentendone il sapore salato e dolce al contempo. Si scostò poi osservando i tratti addormentati della giovane, non era più tanto sicuro che morire fosse una scelta saggia, aveva scoperto di quante persone ancora gli volevano bene e la riconoscenza dimostrata da quella creatura che incarnava la provocazione stessa.

Dopo quel gesto sapeva cosa dare per risposta alla piccola e cara Elaide, la Dama che proteggeva quella montagna che si ergeva dietro di loro. Si voltò dalla parte opposta al viso della sirena e si addormentò, pensando a quanto dolore doveva aver patito. In fondo erano legati dalla stessa colpa; non essere riusciti a proteggersi.

  



Angolo dell'Autrice

Ed ecco a voi la quarta parte della storia, la penultima. siamo quasi alla fine ragazze e ragazzi. Pian piano correggerò il tutto. Sarei felice di sapere anche da voi gli errori che potrebbero esserci e che mi sono sfuggiti. Intanto sono felice che siate arrivate fino a qui.

Ricordatevi che lasciare ad un'autrice il proprio commento la aiuta a crescere, quindi vi chiedo solo di spendere due minuti del vostro tempo per farmi sapere cosa ne pensate. Ho diviso in cinque parti il racconto, altrimenti sarebbe risultato troppo pesante da leggere tutto d'un fiato.
Questa invece è la mia pagina FB dove scoprire curiosità e altro su personaggi da me inventati e sulle mie storie.

 
Lotiel Scrittrice - Come pioggia sulla neve

   
 
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