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Autore: percabeth2000    02/06/2014    1 recensioni
Tiene una mia ciocca tra le dita rigirandosela un po’ tra l’indice e il medio, lo osservo e noto che è pensieroso e che si è imbambolato sui miei capelli.
-Will? – lo chiamo.
Sembra riprendersi ma questo non fa altro che portare la sua attenzione su di me e ciò mi rende un po’ a disagio. Perché continui a guardarmi? Cos’ho?
- Sei bellissima – mi sussurra.
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Mentre sul pavimento inizia a formarsi un mucchio di cenere penso che è questo a cui si riferiva Jason, questa è la cosa che stava degenerando, questa è la cosa per cui mia mamma voleva avere il tempo per proteggermi … Non abbiamo più tempo.
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Te ne sei andata, siamo stati sopraffatti. Già me ne sono andata come un coniglio, gli ho lasciati soli e cosa più disonorevole , per un momento ho anche pensato di non tornare.
Lucilla mi osserva e forse dalla mia espressione intuisce i miei pensieri.
- Non intendevo quello Michelle,mi sono espressa male tu non … - la blocco afferrandogli le mani.
- No Lucinda. Hai ragione, rimedierò, te lo prometto – le dico per poi entrare nella sala da pranzo lasciandola sola.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL'AUTRICE: Chiedo scusa, mi dispiace davvero tantissimo per aver fatto aspettare tanto questo capitolo, spero che vi piaccia. Fatemi sapere che ne pensate.
percabeth2000



Per tutto il resto della giornata non faccio altro che pensare a come posso migliorare il piano e a cosa posso fare per aiutare il branco.
La colazione, il pranzo e la cena passano velocemente uno dopo l’altro e io rimango sempre vicino a Will ma non parliamo tanto e restiamo più che altro in silenzio finché alla sera Fermo non espone i nostri ragionamenti e i nostri pensieri. Allora non possiamo più fare finta che non sia successo niente.
Avere gli occhi di tutti questi licantropi puntati su di me non è affatto una bella sensazione anche perché mi guardano tutti con pietà, danno già per scontato che sono un vitello da macello, danno per scontato che sto andando incontro ad una morte che se non è certa è comunque molto probabile. Ed hanno ragione.
Quando torniamo in tenda è ancora presto e attraverso il tessuto s’intravede la luce del falò ancora acceso. Forse Fermo sta parlando con alcuni dei suoi più fedeli aiutanti per stabilire le posizioni e il tipo di attacco.
- Domani ti porto io fino ai confini del bosco – Will lo dice con tono deciso non lasciando trapelare nessuna emozione.
- Va bene – dico annuendo – però devi lasciarmi un po’ prima, non ti devono vedere o capiranno tutto. Per quello che sanno loro, voi mi avete tenuto come merce di scambio e tu … - per quando sarò là dovrò inventarmi una scusa che non lo renda un bersaglio – tu mi hai salvata per usarmi. Io e te ci odiamo. Per me puoi morire e io posso morire per te – questo è il completamento del piano: il branco resterà al sicuro almeno per un po’, non useranno più Will come leva e io, io dovrò riuscire a farle marcire da dentro il castello senza marcire a mia volta.
- Non potrei lasciarti morire … - dice lui avvicinandosi un po’ con un sorriso minuscolo sul volto.
- Nemmeno io Will, ma hai capito cosa intendevo – rispondo io con lo stesso piccolo sorriso.
Più si avvicina e più il suo sorriso si spegne mentre il mio corpo si fa teso. Lo tengo io fermo perché se no gli avrei già gettato le braccia al collo da un pezzo ma non so come si sente. Sarà distrutto e forse ora un contatto anche solo come un abbraccio non farebbe altro che farci venire una fitta al cuore insopportabile, ma mi chiedo se il mio cuore soffra di più se lo abbraccio o se gli sto lontano.
Passo dopo passo il mio cuore martella più velocemente. Da quanto non lo bacio? Ieri mattina? Mi sembra un’eternità.
Tiene una mia ciocca tra le dita rigirandosela un po’ tra l’indice e il medio, lo osservo e noto che è pensieroso e che si è imbambolato sui miei capelli.
-Will? – lo chiamo.
Sembra riprendersi ma questo non fa altro che portare la sua attenzione su di me e ciò mi rende un po’ a disagio. Perché continui a guardarmi? Cos’ho?
- Sei bellissima – mi sussurra.
Nessuno mi ha mai detto che ero bella se non mia mamma, mio papà e qualcuno dei nobili che vengono alle grandi feste. Nessuno l’ha mai detto con la dolcezza e la serietà con cui l’ha fatto Will.
- Anche tu Will – gli rispondo.
- Posso? – chiede timoroso. Annuisco dando ascolto al mio cuore e non alla mia testa.
 In ogni altro caso potrebbe sembrare strano chiedere il permesso per dare un bacio ma anche lui deve aver avuto i miei stessi dubbi: questo bacio come ci farà sentire dopo?
E’ strano come ogni singolo bacio cambi a seconda di ciò che ho bisogno, di come riusciamo ogni volta  ad incastrarci perfettamente, di come mi faccia sentire bene con un singolo e semplice gesto.
Will sa di foresta, sa di pini selvatici e di alti alberi, sa di nuove giornate passate al sole, di venticelli freschi e di ruscelli puliti. Will sa di libertà, della libertà più pura che abbia mai immaginato.
Ci stacchiamo piano e spontaneamente appoggio la testa sul  suo petto e chiudo gli occhi.
Il contatto non fa altro che ricordarci che ci dobbiamo lasciare ma nessuno dei due vuole staccarsi e neanche rinunciare ad esso.
Però Will si stacca, lentamente, e mi prende in braccio. Mi appoggia sul sacco a pelo. E mi bacia.
Ormai non ho più un filo logico da seguire, persino i miei pensieri sono scollegati tra loro, sia il mio corpo, che la mia mente che il mio cuore vogliono solo lui.
E’ praticamente a cavalcioni su di me, cerca di non schiacciarmi, e mentre mi bacia risale con le mani lungo i miei fianchi. Ogni punto che tocca prende fuoco e le sue dita mi trasmettono elettricità pura, al suo tocco quasi tremo ma piuttosto inarco la schiena e cerco di avvicinarmi a lui.
Ci stacchiamo per riprendere fiato ma non passa che qualche secondo prima che qualcuno di noi due cerchi le labbra dell’altro. Le mie mani sono aggrappate alla sua maglietta in un gesto che dice che lo voglio vicino, non voglio che si allontani, voglio che stia con me.
Una delle sue mani è scivolata sotto la mia schiena e segue delicatamente tutte le vertebre. Lui non lo sa ma è in momenti come questi che non sono le mie ossa a tenermi salda: è lui.
Si stacca di nuovo per riprendere fiato e appoggia la fronte contro la mia, con le labbra sfiora tutta la linea del mento e poi arriva al collo e prende a lasciarci piccoli baci.
Le dita sui fianchi in confronto erano il ghiaccio. I piccoli baci che mi lascia, sono più caldi del fuoco stesso, sono carichi di passione, di desiderio e di amore e non riesco a far altro che sospirare ed aggrapparmi alla sua schiena.
Segue un percorso del tutto immaginario partendo da poco sotto l’orecchio e proseguendo fino a dove si trova la giugulare finendo al centro delle clavicole dove bacia l’incavo destro.
Quando si stacca e riporta l’attenzione su di me nessuno dei due dice niente, ci guardiamo e basta, il nero e l’azzurro mischiato in un vortice di emozioni.
Non penso che nessuno dei due si sia pentito di quello che abbiamo appena fatto, entrambi siamo però consapevoli delle conseguenze e siamo consapevoli di non poter proseguire, non è né il momento né il luogo adatto.
Will si stende di fianco a me, il petto e la faccia rivolti all’insù e il respiro ancora un po’ pesante, esattamente come il mio. Mi appoggio con la testa al suo corpo e lui mi stringe la vita per portarmi il più vicino possibile.
Restiamo così per un tempo imprecisato finchè gli occhi non si socchiudono e il respiro si fa più regolare.
Per tutta la notte gli incubi continuano a tartassarmi e ogni volta che mi sveglio, dentro la mia testa inizia a formarsi un’oscura chiarezza che provo a soffocare.
Se quest’ultima fosse vera, sarebbe orribile.
Ogni volta che mi alzo, sussultando e scattando in piedi, Will si sveglia con me e senza dire una parola mi continua ad abbracciare.
La mattina il sole è già caldo e quando ci alziamo mi rendo conto che quell’orribile chiarezza ha un’alta probabilità di essere vera e quindi deve essere detta.
- Will, penso che lo sappiano –rivelo mentre si mette delle scarpe nere.
Si gira a guardarmi piuttosto interrogativo.
- Sanno che provo qualcosa per te, ho paura che far finta che tu volessi usarmi non funzionerà perciò… cerca di restare nascosto – spiego triste.
- Restare nascosto?- sbotta arrabbiato – Devo lasciar morire gli altri? – gli occhi neri si sono fatti duri e in un primo momento non riesco a guardarlo in faccia da dove traspare la sua delusione.
- Scusa, volevo dire camuffato, prova a restare camuffato. Copriti i lineamenti magari o resta trasformato il più possibile, non sei l’unico lupo nero qui no? Non ti conoscono così bene da riconoscerti trasformato – provo a dire sperando di aver usato le parole giuste.
Si vede lontano un miglio che entrambi siamo tesi, spaventati, arrabbiati ma anche decisi a portare a termine i nostri compiti.
Will annuisce guardando un punto indistinto con un espressione iraconda che non penso sia destinata a me, sono certa che se avesse qui una Maligna probabilmente la userebbe come una bambola di pezza, ne sono sicura perché anche io farei così.
Un raggio di luce bianca entra dalla tenda mentre la figura scura di un uomo si staglia imponente sull’uscio.
- Michelle, vorrei parlarti per un secondo – la voce ferma di Fermo mi richiama dai miei pensieri e lasciando prima uno sguardo veloce a Will lascio la tenda per seguirlo.
Camminiamo in silenzio tra le tende e mi accorgo che tutti stanno sistemando i propri averi raccogliendo velocemente tutto ciò di cui potrebbero aver bisogno durante il viaggio di spostamento.
I bambini e le bambine che solo ieri giocavano contenti ora stanno aiutando i genitori e cercano di dimostrarsi forti agli occhi degli adulti e degli anziani.
- Presumo che Will ti abbia detto che l’avevo mandato per osservare il castello … - rompe il silenzio Fermo.
I suoi grandi occhi scuri e seri si posano su di me e io annuisco alla sua domanda.
- Ciò che Will non ti ha detto è che non l’avevo mandato solo per questo, le acque si muovono già da un po’, anche tua mamma lo sapeva e voleva spostarti in un posto più sicuro – ricordo che proprio prima di essere attaccati c’era stato un discorso del genere.
- Ho mandato Will come tua guardia del corpo perché te ne serviva una, avevo paura per te, tuo padre era un grande uomo ed è sempre stato sincero e fedele con me senza neanche far parte del branco. Una semplice persona con un animo così era rara ed è tutt’ora rara ma penso che tu abbia tante delle sue buone qualità. – Le sue parole sono semplici ma allo stesso tempo ho bisogno di rifletterci sopra per comprenderle appieno.
- Credi in te stessa Michelle, non sono mai riuscito a conoscerti bene ma sono certo che saresti un’ottima regnante – faccio in tempo a girarmi che Fermo se ne è già andato, probabilmente ad aiutare qualche famiglia che sta preparando i bagagli.
Fermo parla quasi per enigmi a volte, non si riesce mai a comprendere e a vedere il suo quadro generale, è lui che te ne svela i pezzi a poco a poco mentre tu devi ricomporli insieme.
- Andiamo – Will mi si affianca con indosso i soliti jeans e una maglietta blu a maniche corte che mette in risalto il suo fisico.
Incapace di parlare e ancora troppo immersa nel discorso di Fermo annuisco e lo seguo.
Fermo ha mandato Will per proteggermi, non mi conosce ma crede in me, questo è un bel incoraggiamento.
Alzo lo sguardo dall’erba alta che mi arriva a metà polpaccio e fisso la schiena di Will che sta davanti a me.
Mi sembra di sentire ancora il suo respiro caldo solleticarmi il viso ma provo a non concentrarmi su questo e a memorizzare ogni singolo spazio di vita che riesco a scorgere: un albero particolare, un cervo dalle lunghe corna intricate e qualche scoiattolo che si affaccia curioso sui rami.
Passa un po’ di tempo mentre camminiamo nel silenzio totale ma sembra che siano passati solo pochi secondi quando Will si ferma e anch’io riesco a scorgere il castello in lontananza. Da qui a piedi saranno circa dieci minuti e data la posizione del sole ho ancora un paio d’ ore a mezzogiorno.
Sospirando mi avvicino a Will e mi metto di fronte.
- Grazie – dico deglutendo – grazie per tutto – spero che non si metta a parlare e che non faccia nessuna domanda perché in questo momento non sono in grado di potergli rispondere, i miei sentimenti mi si stanno annodando in gola in un groviglio di emozioni contrastanti.
Abbassa lo sguardo e mi prende il mento tra le dica fissandomi con i suoi occhi scuri e magnifici.
- Non è un addio – mi sussurra.
- Non è un addio – ripeto lasciandogli un bacio sulla guancia.
Alla fine riesco a voltarmi e a proseguire da sola, non mi giro indietro finché non sono certa di essere troppo lontana: non deve vedere la mia faccia, non deve vedere le lacrime del mio dolore.
  
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