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Autore: GraStew    02/06/2014    5 recensioni
Martina è la classica ragazza acqua e sapone. Ha vissuto molte esperienze tristi, ma nonostante ciò non si lascia distruggere da niente. Tutto cambierà un giorno d'estate, quando il suo cuore verrà spezzato per l'ennesima volta. Questa è la storia di una vendetta, di un'amore che non porterà niente di buono. Questa è la storia di Martina, una ragazza che avrà bisogno dell'aiuto degli altri per riuscire a sopravvivere e per continuare ad amare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Hurt Lovers
 
 
*Divertimento, ansia e paura*
 
 
-tredicesimo capitolo-
 
 
 
 
Lasciare Samuel e Daniele è stata una delle cose più difficili che io abbia dovuto fare. Salutarli alla stazione è stato davvero tremendo; è come se avessi lasciato un pezzettino del mio cuore nelle loro mani, soprattutto in quelle di Samuel. È diventato una parte fondamentale di me e mi mancherà tantissimo.
Con la testa appoggiata al finestrino, ripenso alle parole di Ryan, al tono con cui mi ha detto che mi ama. Mi ha pregata affinché mi goda quest’ultimi giorni senza pensare a lui, perché una volta tornata a casa dovrò essere forte.
Tremo al pensiero di cosa dovrà dirmi e già immagino il peggio. Scuoto la testa e inspiro profondamente. Via le lacrime, via i brutti pensieri.
 
«Tutto bene, Marti?» mi chiede Elisa, appoggiandomi una mano sulla spalla.
Annuisco e le sorrido, per non farla preoccupare ancora.
 
«Vuoi una patatina?» interviene Chiara porgendomi il pacco, che afferro prontamente. Ho una voglia assurda di schifezze.
 
«Dovrebbero fare santo chiunque abbia inventato le patatine» borbotto mentre ne mastico qualcuna.
 
«Condivido in pieno» risponde Elisa scoppiando a ridere. «A proposito» continua rivolta a Chiara «tua cugina lo sa che arriviamo tra un’ora?».
 
«Sì, ovvio. Le ho mandato un messaggio poco fa e mi ha detto che è già alla stazione ad aspettarci».
 
Io ed Elisa annuiamo, continuando ad ingozzarci di patatine.
 
«Io vi abbandono. Mi ascolto un po’ di musica, ho bisogno di estraniarmi» dico afferrando l’Ipod dalla borsa.
 
«Va bene. Ti chiamiamo appena arriviamo» risponde la mora sorridendomi.
Annuisco, accendo il lettore e inizio a immergermi nel mio mondo segreto, quello fatto di felicità e spensieratezza.
Decido di non pensare a niente e di dedicarmi solo alle canzoni che mi hanno rapito il cuore, cullandomi al suono della voce dei cantanti che amo di più.
 
«Martina svegliati» sento dire in lontananza. Apro gli occhi lentamente e solo dopo aver messo a fuoco, mi rendo conto di essere sul treno.
 
«Dove siamo?» chiedo mentre stiracchio i muscoli.
 
«Siamo appena arrivate a Villa San Giovanni, in Calabria. Dobbiamo prendere il traghetto» mi spiega Elisa guardando fuori dal finestrino.
 
«Va bene» farfuglio alzandomi in piedi.
 
«Non vedo l’ora di vedere mia cugina e il suo piccolino di tre anni» mormora Chiara tutta emozionata.
 
Sua cugina si chiama Roberta ed ha la nostra età. È rimasta incinta tre anni fa e con grande coraggio ha portato a termine la gravidanza, dando alla luce un bambino davvero bellissimo.
È uguale a lei e la prima volta che ho visto una loro foto insieme mi sono spuntate le lacrime, miste ad un sorriso.
Sono davvero identici e già attraverso la foto si nota quanto lei lo ami.
«Sei sicura che non sia un problema per lei ospitarci qualche giorno?» chiede Elisa a Chiara mentre scendiamo dal treno. Purtroppo quello che abbiamo preso non è un diretto, perciò ci tocca scendere in modo da prendere il traghetto per Messina e poi da lì prendere un altro treno per Palermo.
«No, no… anzi era entusiasta. Possiede una casa bella grande e non ha difficoltà ad averci in mezzo ai piedi per qualche giorno» ci spiega sorridente.
Elisa ed io rispondiamo al sorriso con un altro sorriso e ci incamminiamo verso la biglietteria.
E, infatti, quando arriviamo, l’accoglienza è delle migliori. Subito prendiamo confidenza con quella peste di Davide, il piccolino di casa Sorrentino.
Roberta è come ce l’aveva descritta Chiara. Una pazza scatenata con la passione per i film e per Freddy Mercury. Dire che lo ama è riduttivo; per quel poco che ho capito, è il suo idolo e non passa un momento senza il quale non lo nomina. Come ci aveva riferito la nostra amica, Elisa ed io, siamo state accolte come se fossimo della famiglia e già sento di volere bene a questa famiglia, tanto che i giorni passano senza neanche accorgercene.
Sono trascorsi esattamente sei giorni da quando siamo a Palermo e vorrei non dovermene andare più.
La cugina di Chiara ci ha fatto fare un tour del suo paese e devo dire che è davvero un bel posto. Mi è sempre piaciuta la Sicilia e sebbene sia qui solo da pochi giorni già me ne sono innamorata. Io, Chiara ed Elisa ogni mattina partiamo presto per prendere il treno o il pullman in modo da visitare più posti possibili. Abbiamo visitato Palermo con le sue chiese davvero bellissime, Catania con il suo centro commerciale immenso e domani sarà il turno di Tindari, dopodiché torneremo a Palermo e prenderemo l’aereo per tornare a casa. Sono davvero curiosa di scoprire le bellezze di Tindari.  È famosa per il suo santuario e per la statua della Madonna nera. Inoltre ogni diciannove maggio appare sulla spiaggia proprio il volto della Madonna. Ci sono alcune leggende a riguardo e l’unica che mi ricordo è quella di una bambina caduta dalla terrazza e creduta morta per via dell’altezza. Una volta scoperto che non era così, la madre della bambina a causa del miracolo, iniziò a credere alla statua della Madonna, ritenuta non vera per via dell’incarnato scuro della Vergine.
Non vedo l’ora di poter osservare con i miei occhi tutto ciò e ogni giorno prego affinché non ci perdiamo. Non sono mai stata un tipo da viaggi e le mie amiche sono esattamente come me, per cui non mi stupirei se accadesse.
 
«Disturbo?» mi chiede una voce alle mie spalle. Mi volto e Roberta è davanti a me, che mi sorride imbarazzata.
Scuoto la testa e le indico il posto accanto al mio con un cenno della mano.
 
«Pensierosa?» mi domanda indirizzando la testa verso di me. Sospiro e annuisco.
 
«Stavo pensando che tornare a casa sarà difficile per diversi motivi, che non mi va di elencare. Ti verrebbe la depressione».
 
«Ragazzi?».
 
Mi volto verso di lei e la osservo mentre si mangiucchia le pellicine delle unghie.
«Si legge così facilmente?».
 
«No, ho provato a immaginare» ammette alzando le spalle.
Annuisco e sospiro nuovamente, questa volta ancora più forte.
 
«Piaciuta Catania? Hai visto quanti negozi ci sono?» mi chiede per smorzare l’atmosfera.
 
«Oh, sì. Nonostante anche da noi ci siano centri commerciali così grandi, o forse anche di più, mi stupisco come se fosse la prima volta che li vedo. Non sono una grande fan di vestiti, trucchi e cose simili, ma mi piace il via vai di gente che c’è all’interno del centro».
 
«Ti capisco! Mi piace entrarci la mattina, girovagare per negozi, per lo più di musica e libri e poi osservare i bambini che corrono avanti ed indietro e amo anche l’odore di popcorn che vi è in alcuni centri commerciali».
 
Le sorrido annuendo,  riconoscente per non aver continuato a chiedermi altro sull’argomento precedente.
Mi distrae il bip del mio telefono, che mi indica che c’è un nuovo messaggio in arrivo e tremo al solo pensiero di vedere chi è il mittente.
 
«Sì, poi io adoro i popcorn e lo zucchero filato. Ogni volta che vedo una bancarella in  cui lo fanno, devo assolutamente comprarlo» ammetto ridendo divertita.
Un altro bip interrompe nuovamente il discorso; sbuffo sotto lo sguardo curioso di Roberta, la quale alzando un sopracciglio, mi chiede il perché del mio atteggiamento.
 
«Ho paura di leggere» affermo esitante, mordendomi il labbro inferiore.
 
«Di leggere o di sapere chi lo manda?».
 
«Entrambi, suppongo».
 
«L’unico modo per sconfiggere la paura è quello di affrontarla, per quanto dolorosa essa sia» mormora Roberta, porgendomi la mano in segno di conforto.
Annuisco e ispiro e inspiro faticosamente.
Posso davvero aver paura ogni volta che mio cellulare squilla?! Mi sono ridotta davvero a questo punto?
Scuoto la testa e afferro l’iphone.
 
«No, no… leggi tu, per favore!» dico a Roberta, porgendole il cellulare, quasi a supplicarla.
 
«Stai scherzando?!».
 
«Sono serissima. Ho paura di leggere, davvero. Non voglio sapere altro fin quando non torno».
 
«Stai messa male, eh. Cerca di rilassarti un pochino, altrimenti il tuo cervellino si fonderà. Te lo dico come consiglio, perché ci sono passata» confessa la ragazza, con i capelli rossi e l’aria sbarazzina, di fronte a me.
 
«Lo so. Il viaggio serviva proprio a questo, ma non ha avuto l’effetto sperato».
 
«Lo vedo. Sì, lo vedo» dice guardandomi e scuotendo la testa. Afferra il telefono e inizia a leggere, aggrottando di tanto in tanto le sopracciglia.
 
«Che c’è scritto? Di chi è? È negativo o positivo?» le chiedo a raffica.
 
«Una domanda alla volta. È di una certa Greta e c’è scritto che è successo una cosa incredibile, inimmaginabile. Lei è sconvolta, ma non può dirti altro per telefono. Ah sì, dice di richiamarla appena leggi».
 
«Cosa diavolo sarà successo ora?!» mormoro spazientita mentre mi passo una mano tra i capelli.
 
«Chi è Greta?».
 
«Mia sorella. Passami il telefono così la chiamo».
 
Roberta annuisce e fa ciò che le chiedo. Compongo il numero di mia sorella e aspetto che risponda.
 
«Ehi, Marti!»
 
«Ehi… che succede? Tutto bene?».
 
«Non so da dove cominciare. Sono successe troppe cose e questa casa inizia ad andarmi stretta. Quando torni?».
 
«Dopo domani, Gre. Mi dici che succede? Si tratta di Marta e Ryan?». Pronunciare e associare i loro due nomi insieme mi rende abbastanza nervosa e instabile perciò spero che non la situazione non riguardi loro.
 
«Anche, ma è successa un’altra cosa».
 
«Anche a me ne è successa una. Ryan ha detto che mi ama».
 
«Ah, oh… wow! Sei felice?».
 
«Me la sto facendo letteralmente nei pantaloni, Greta. Ho paura perfino di leggere i messaggi che mi arrivano».
 
«Mi dispiace, Marti. Vorrei non doverti dire questa cosa, ma devo, altrimenti quando arrivi a casa ti prende un infarto».
 
«Mi stai facendo preoccupare» mormoro, mentre mi mangiucchio le unghie, sotto lo sguardo di una curiosa Roberta.
 
«Io sono sconvolta e lo sarai anche tu. Sei seduta?»
 
«Sì, sì. Parla Greta. Ora. Mi stai facendo venire l’ansia».
 
«Okay, te lo dico». La sento sospirare più volte e la voce le trema da far paura. Mi sto davvero preoccupando e il silenzio che si è creato non mi aiuta.
 
«Greta».
 
«Sì, sono pronta a dirlo ad alta voce».
 
«Okay! Sono pronta anch’io» sussurro con il cuore che mi batte all’impazzata.
 
«Mamma è tornata».
 
 
*******
 
 
 
Io, davvero, non ho scusanti per il mio ritardo. Mi odio così tanto, ma non ho avuto testa per scrivere, infatti ogni volta che aprivo Word mi deprimevo.
È stato un periodo un po’ così e l’unica cosa che posso dirvi è mi dispiace. Magari la maggior parte di voi neanche se n'è accorta che non ho aggiornato, ma va beh, spero ci sarà qualcuno a cui Hurt Lovers sia mancata.
Dal prossimo capitolo entriamo nel vivo della storia e spero di riuscire a scrivere prima T_T ma non prometto niente.
Grazie a chi continuerà a voler sapere dei miei protagonisti.
Il finale è inaspettato anche per me, perciò spero vi sia piaciuto, come il resto del capitolo. (A me per niente T_T).
 
Un bacione a tutte
 
Grazia
 
 
P.s. La Roberta del capitolo è la mia Roberta nella realtà <3 
   
 
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