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Autore: Pandora86    03/06/2014    4 recensioni
Hanamichi ha finito la riabilitazione ma una nuova sfida lo attende: quella con il suo vero volto.
Ma non sarà solo; ad accompagnarlo ci sarà l’onnipresente Yohei che, nel frattempo, si troverà alle prese con la domanda più importante: cos’è l’amore?
Ultima parte de “Il tuo vero volto”.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi con il nuovo capitolo.
Ringrazio chi ha recensito quello precedente e chi ha inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate!
Ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Buona lettura.
 
 
 
Capitolo 12. Rivelazioni e chiarimenti.
 

Il silenzio aleggiò per qualche minuto al tavolino del bar, dove erano seduti Haruko e Hanamichi.

Lui osservava la ragazza con volto serissimo.

Lei, che in un primo momento aveva sgranato gli occhi, ora giocherellava con la cannuccia muovendo quel che restava dei cubetti di ghiaccio nel suo bicchiere.

Hanamichi non ripeté la frase; sapeva che lei aveva capito fin troppo bene, e accettava qualsiasi reazione.

Certo, ammetteva con se stesso che rivelarle del suo amore per Rukawa era stato un azzardo. Per questo, non aveva accennato al fatto che stessero insieme o che abitasse da lui. Se doveva passare dei guai, e diventare lo zimbello della scuola – anche per quel motivo, tra le altre cose – l’avrebbe accettato senza rimpianti. Ma, di coinvolgere Rukawa, non ne aveva la minima intenzione.

Forse, se la loro amicizia si fosse salvata, allora, da amici, le avrebbe rivelato tanti piccoli dettagli.

Ma adesso non era proprio né il momento, né il luogo adatto.

Tuttavia, vista l’indecisione della ragazza, Hanamichi decise di venirle incontro incominciando a parlare.

“Io non sono chi credi, Haruko” le rivelò.

“Ma, allo stesso tempo, sono la stessa persona!” aggiunse, sperando che lei capisse quel concetto.

La ragazza, forse colpita da quella frase, alzò lo sguardo, fissandolo incerta.

“Ci sono tante cose di me che non sai” continuò ancora Hanamichi con un sorriso in volto.

Un sorriso così diverso dalle risate sguaiate che propinava a tutti.

Un sorriso che lo rendeva bello, fu questo il fugace pensiero di Haruko.

Un sorriso che gli illuminava il volto perché veniva dal cuore.

La ragazza lo vide prendere il portafoglio ed estrarne un cartoncino che poi le porse.

Lo prese con mani tremanti, riconoscendo nel cartoncino una fotografia.

Haruko osservò la foto e il volto di Hanamichi che le sorrideva di rimando incoraggiante.

E poi ancora… nuovamente il volto di Hanamichi e poi la foto.

“La donna sembra…” incominciò Haruko, facendo una pausa immediatamente dopo.

“Straniera!” concluse Hanamichi per lei e la ragazza annuì con il capo.

“È mia madre” le rivelò ancora il numero dieci.

“Quindi…” cominciò nuovamente Haruko, per interrompersi subito dopo.

“Sono occidentale, per metà” completò ancora la frase per lei Hanamichi.

Haruko si prese qualche istante per riflettere, continuando a osservare la foto.

Gli occhi di Hanamichi bambino erano ridenti e felici, così come i volti dell’uomo e della donna.

“Perché mi dici questo?” si decise infine a domandare, anche se, riflettendoci bene, la risposta poteva essere ovvia e quella apparire come la domanda più stupida fra tutte.

“Perché voglio continuare a essere tuo amico” fu, infatti, la semplice e candida risposta di Hanamichi che scrollò le spalle.

La ragazza annuì con il capo.

“Capisco perché tu preferisca farti passare per tinto!” disse dopo un po’, continuando a rimandare, con quelle esclamazioni, i chiarimenti sulla prima scioccante rivelazione di colui che le sedeva di fronte.

“Eppure, ho scelto di dirlo a te” rispose Hanamichi, continuando a farsi sviare dall’argomento principale.

“Perché voglio essere sincero” disse ancora.

“Su tutto!” concluse, facendole così capire che la sua prima affermazione, quella su Rukawa, non era stata accantonata.

“Tu sei…” domandò ancora Haruko, bloccandosi per l’ennesima volta un istante dopo.

“Sono gay, Haruko” confermò Hanamichi andando, con la mente, a ricordi di mesi addietro.

Quando, per la prima volta, si era trovato a casa di Rukawa dopo la scazzottata epica che avevano avuto in palestra, a causa della sconfitta inflitta dal Kainan.

Quella volta, Rukawa aveva pronunciato quella stessa frase con lo stesso tono di chi parla del tempo e lui ne era rimasto sorpreso.

Come poteva, infatti, Rukawa ammettere una cosa tanto vergognosa con quella semplicità?

Con lui poi, con il quale non faceva altro che insultarsi e prendersi a pugni per tutto il tempo.

A quel tempo, Hanamichi ne era rimasto sconvolto.

Adesso, invece, pronunciava quella stessa frase con la stessa semplicità.

D’altro canto, molte cose erano cambiate da allora e Hanamichi era cresciuto.

I suoi fantasmi, il suo dolore, non sarebbero mai andati via. Solo che, adesso, aveva qualcuno con cui condividere tutto, che fossero risate o lacrime.

“Io… non so cosa dire”.

La voce di Haruko lo riscosse dai suoi pensieri.

“Non dire nulla” rispose il numero dieci con tranquillità.

“Pensaci!” disse poi, alzandosi per andare via.

Ora, non aveva più nulla da fare. D’altro canto, Hanamichi sapeva che Haruko necessitava di tempo per assimilare le informazioni ricevute e forse, in un futuro che lui sperava prossimo, accettarle.

Uscì dal locale costatando che, anche se l’inverno si avvicinava, quella era una bella giornata di sole.

Sorrise, avviandosi verso casa; la kitsune lo aspettava, sapendo cosa avrebbe fatto quel pomeriggio.

Il cuore non era mai stato più leggero come in quel momento.
 

***
 

Haruko camminava verso casa con il cuore e la mente piena di dubbi.

Dopo che Hanamichi era andato via, si era presa qualche minuto per riflettere senza però concludere nulla.

Così, si era alzata, decidendo si uscire dal locale e dirigersi verso casa.

Inoltre, da quando era uscita dal bar, aveva la costante sensazione di essere seguita.

Forse, quella sensazione, era dovuta alle rivelazioni scioccanti di Hanamichi.

Hanamichi innamorato di Rukawa.

Si fermò, scuotendo la testa e sentendo le lacrime scendere lungo le guance.

Non si sentiva tradita, quanto piuttosto molto triste.

Lei amava Rukawa, lo osservava, lo idolatrava, lo sognava.

E sapeva che l’inarrivabile numero undici era l’oggetto delle fantasie di tutte le ragazze della scuola.

Tutte o quasi, almeno.

E ora, sapere che anche Hanamichi, e chissà quanti altri ragazzi a questo punto, era innamorato di Rukawa la faceva sentire strana.

Non che senza la rivelazione di Hanamichi lei avrebbe potuto avere qualche possibilità.

Solo, si rendeva finalmente conto di quanto il suo sogno con il numero undici fosse inaccessibile.

D’altro canto, capiva anche perché Hanamichi non le aveva mai detto niente.

Però, ora aveva bisogno di tempo per riflettere.

Persa in questi pensieri, non si accorse della figura che l’aveva affiancata.

Voltò lo sguardo, sgranando impercettibilmente gli occhi e capendo che la sua non era stata una sensazione.

Qualcuno la stava effettivamente seguendo, dal momento in cui era uscita dal locale.

“Tu?”.
 

***
 

“Non hai gli allenamenti?” domandò Yohei infastidito, rivolto al ragazzo che gli stava accanto.

“Sono finiti da poco, proprio come sono finiti per Sakuragi” rispose Sendoh con un sorriso disarmante.

“E non hai nulla di meglio da fare che stare qui?” domandò ancora Yohei sbuffando, mentre rivolgeva un’occhiata all’interno del locale dove Hanamichi era seduto con Haruko.

“Quando ci siamo diretti verso il bar, credevo volessi offrirmi qualcosa!” soffiò ancora Sendoh al suo orecchio, facendo venire la pelle d’oca a Mito.

“Non è questo il momento!” gli diede una gomitata Yohei allontanandolo da sé.

“Mh… allora spero ti deciderai a dirmi perché siamo appostati fuori da questo locale, aspettando che Sakuragi esca!” continuò ancora Sendoh imperterrito.

“Nessuno ti costringe a stare qui, quindi, no! Non credo te lo dirò!” esclamò Yohei sorridendo pungente.

“Va bene!” non si perse d’animo il numero sette.

“Allora, vorrà dire che aspetterò paziente” disse ancora, congiungendo con le braccia la vita dell’altro e poggiandogli il mento sulla spalla.

“Che fai?” chiese Yohei infastidito.

“Mi metto comodo nell’attesa!” fu la pronta risposta del giocatore.

“Se per te è comodo farsi venire la gobba, fa pure” rispose Yohei fingendosi indifferente ma non allontanando le braccia di Sendoh da se.

“È una cosa seria, vero?” chiese il giocatore dopo alcuni istanti di silenzio.

Non credeva, infatti, che Yohei potesse appostarsi fuori da un locale per gioco.

Non l’aveva mai presa in considerazione come ipotesi e, anche se aveva fatto un po’ d’ironia, aveva capito subito che doveva esserci sotto qualcosa di molto grosso.

“Più di quello che immagini” gli rispose Yohei mettendosi le mani in tasca e poggiando, forse in maniera inconscia, la testa sulla spalla del giocatore.

Sendoh se ne accorse, senza però farlo notare all’altro.

Mito non lo aveva allontanato da se e adesso si era totalmente rilassato.

Ed era bello stare lì, a fare chissà cosa, in quella posizione.

Sendoh non si era allontanato dall’altro né Yohei lo aveva scostato ma anzi, si era addirittura messo comodo.

E ora, gli stava anche rivelando, in parte, la gravità della situazione.

“Ti posso solo dire che se Hanamichi le sta dicendo quello che credo, e se lei si infuria, altra cosa che credo probabile, allora Hanamichi potrebbe avere dei guai. Soprattutto, se lei decide di parlare con le sue migliori amiche, altra cosa che, purtroppo, credo farà” riassunse la questione Mito, pratico come sempre, e Sendoh non ritenne opportuno interromperlo.

D’altro canto, aveva capito che Hanamichi nascondeva qualcosa di grosso, che forse aveva a che fare con la sua nazionalità o forse no, questo Sendoh non lo aveva ancora chiarito.

Tuttavia, gli era chiaro che se questo qualcosa di grosso fosse arrivato a scuola, allora il numero dieci avrebbe potuto passare dei seri guai.

“Se a questo, ci aggiungi che le sue amiche non brillano per intelligenza, allora siamo nei guai!” aggiunse Mito dopo un po’, sospirando pesantemente.

“È la sorella di Akagi, giusto?” s’informò Sendoh, staccandosi a malincuore dall’abbraccio e scegliendo di sedersi su una delle panchine che costeggiavano il marciapiede.

In fondo, erano in una strada affollata in un orario di punta.

Meglio non attirare l’attenzione, vista la situazione.

Mito lo seguì, sedendosi accanto a lui e rispondendo affermativamente alla domanda.

“E non ti sta molto simpatica, vero?” chiese ancora Akira.

“Mah…” rispose Yohei facendo un istante di pausa.

“Diciamo che faccio buon viso a cattivo gioco, ma non è che mi stia antipatica” gli rivelò.

“È una brava ragazza, tutto sommato. Anche se molto ingenua!” costatò poi con oggettività.

“Ma non ti piace, però. Caratterialmente, intendo. E neanche le sue amiche, mi è sembrato di capire” continuò ancora Sendoh, trovando molto piacevole chiacchierare con l’altro.

Da quando si conoscevano, avevano parlato molto poco e mai in maniera così tranquilla.

Inoltre, Yohei sembrava molto disponibile nel metterlo a conoscenza dei suoi pensieri, e Sendoh colse l’occasione al volo per conoscerlo meglio.

“Diciamo che trovo alcuni dei loro atteggiamenti molto stupidi. Però, è l’età, credo” rivelò ancora Mito.

“Sai” parlò ancora Yohei, “è innamoratissima di Rukawa. Come tutta la scuola, del resto”.

“E la cosa ti da fastidio?” ridacchiò Sendoh.

“Devo essere geloso?” lo punzecchiò.

“Ah, ah, ah” finse di ridere Yohei.

“Molto divertente!” esclamò, con un cipiglio severo.

“E allora, qual è il problema?” indagò Sendoh, ritornando serio.

“Visto e considerato che non si tratta di Rukawa!” esclamò poi.

“Infatti” gli confermò Yohei.

“Non è Rukawa, quanto il concetto di amore in se” gli rivelò i suoi pensieri.

“Cioè?” chiese Sendoh interessato.

Era la prima volta che affrontavano un argomento del genere ed era curioso di conoscere il punto di vista si Mito.

Anche perché, se aveva ben inteso quello che l’altro stava per dirgli, sospettava fortemente che quel punto di vista combaciasse perfettamente con il suo.

“Lo idolatra” gli chiarì Yohei.

“Non dico che sia impossibile innamorarsi di una persona che neanche si conosce” parlò ancora Mito.

“Sarei molto stupido, soprattutto se prendo in considerazione Hanamichi e Rukawa!”

“E me e te!” aggiunse Sendoh ridacchiando.

Yohei non rispose, decidendo di soprassedere.

“Quello che invece è sbagliato, è innamorarsi di una persona dopo averla idealizzata, e solo perché è popolare. Quello non è amore” gli chiarì Yohei.

“Certo, è tipico dell’età, ma è comunque sbagliato. Perché anche Rukawa ha dei difetti, ma nessuna delle sue fan lo prende in considerazione.

Rukawa ha un amore assoluto verso il basket, eppure, sono convinto che pochissime delle sue fan conoscano le regole basilari di questo sport.

Inoltre” e fece una pausa, come per raccogliere le idee, “anche Akagi è un fenomeno, in questo sport. Eppure, non ha lo stesso fan club che può vantare Rukawa. Non lo trovi contraddittorio?” gli domandò Yohei con sguardo attento.

“No!” rispose Sendoh sorridendo.

“Non lo trovo contraddittorio. Lo trovo assurdo” gli chiarì il suo pensiero e Yohei ridacchiò.

“Visto e considerato che anche io ho tutte le ragazze della scuola ai miei piedi, e la cosa mi ha sempre irritato molto, anche se, in linea di massima, sono sempre gentile con le mie ammiratrici” gli rivelò.

“Nessuna che ti accetti per quello che realmente sei, essendosi fatte un’idea di te del tutto sbagliata e fantasiosa” continuò ancora.

“Sì, può essere molto frustrante, come cosa” chiarì Sendoh e Yohei sorrise.

“Per questo, non mi sono mai accontentato” parlò ancora il giocatore.

“Per questo, ho sempre cercato qualcuno che vedesse al di là del mio aspetto e della mia bravura. E, sembra che alla fine la mia ricerca sia finita” concluse, guardando l’altro attentamente.

Yohei sorrise di rimando, non aggiungendo però nulla.

Forse, nonostante le diversità, lui e Sendoh non erano poi così dissimili.

Forse, entrambi avevano trovato quello che cercavano, chi inconsciamente, chi alla luce del sole.

Forse, la loro relazione poteva funzionare.

In fondo, sotto quel punto di vista erano sulla stessa lunghezza d’onda.

Chi mai avrebbe potuto dire quante altre cose ancora li accomunasse?

Una cosa era certa, comunque: solo il tempo avrebbe risposto a quella domanda.

Solo il tempo avrebbe dato conferma se vivere quella storia fosse sbagliato oppure no.

In ogni caso, nessuno avrebbe potuto rimproverarsi di nulla, perché sarebbero andati fino in fondo, decidendo di viverla.
 

Continua…
 

Non ho molto da dire su questo capitolo.

Haruko compare attivamente nella storia e spero di aver gestito bene il dialogo tra lei e Hanamichi.

Compare anche la sua introspezione che spero di aver reso al meglio.

Inoltre, anche Mito fa un grosso passo avanti decidendo di accettare la presenza del giocatore nella sua vita e renderlo partecipe dei suoi pensieri.

Pensieri che iniziano a prendere in considerazione l’idea di avere una storia e viverla fino in fondo e che stanno a significare che il personaggio, in qualche modo, sta cambiando e crescendo.

Spero di non averli stravolti e di aver gestito bene i pensieri di tutti loro.

Come sempre, attendo i vostri pareri.

Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui.

Ci vediamo martedì prossimo con il nuovo capitolo.

Pandora86
 
  
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