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Autore: lucabovo78    03/06/2014    1 recensioni
« La magia è dentro di noi, fa parte della nostra natura. Dobbiamo solo trovare il modo giusto per usarla. »
Se la magia fosse una cosa naturale come respirare, tutti sarebbero in grado di usarla. Invece, questo "privilegio" è affidato a pochi individui, dotati di grande potere e chiamati Stregoni.
Questa è la storia di un giovane stregone e del prezzo che dovrà pagare per questo potere.
« Non è bene sottovalutare le trame del destino, potrebbe rivoltarsi contro di noi. »
Copyright © 2013 Luca Bovo, tutti i diritti riservati
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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28. Ali nere

 

«Non lasciare la mia mano per nessun motivo!»

   Lind aveva capito il meccanismo di difesa che la spada aveva attivato di sua spontanea volontà: come chiunque, che non fossero lui o Sephyr, normalmente era danneggiato dal contatto con l’arma, ora nessuno poteva toccarli senza rischiare di finire in polvere.

   «Va bene, penso di aver capito, è questa cosa bianca che ci protegge, vero?»

   Sephyr era arrivata alla stessa conclusione. 

«Però non ho nessuna intenzione di aspettare che tutti questi mostri ci tocchino per farli fuori, per cui fa qualcosa! Io, con una mano sola, non riesco a usare l’arco!»

   “Bene, si è già ripresa” Pensò il ragazzo. Forse, la consapevolezza di avere delle concrete possibilità di uscire vivi da quella situazione, l’aveva aiutata a non cadere nel panico più completo. Attraverso la mano, comunque, sentiva ancora la sua agitazione. Lui, invece, sentiva una grande energia fluirgli nel sangue attraverso l’elsa della spada. Portato da quel flusso di energia, un grande senso di tranquillità lo stava avvolgendo. Si sentiva rilassato, i suoi sensi si stavano acuendo e il respiro era lento e regolare.

   «Vediamo cosa riesco a fare».

Alzò la spada sopra la testa, tendendo il braccio. Inspirò profondamente con il naso e rimase per un secondo immobile, concentrando l’energia nell’elsa. Compì quei gesti istintivamente, sapeva che doveva fare così. La lama della spada incominciò a brillare di luce bianca. I cadaveri continuavano ad avanzare. Si concentrò sui tre più vicini, che avevano di fronte e stavano avanzando lungo il viale. Uno era senza testa, gli altri due avevano il petto squarciato, con le costole che uscivano dalle ferite, e camminavano facendo dondolare la testa ad ogni passo. Fendente frontale obliquo, dall’alto verso il basso. La lama disegnò una mezzaluna luminosa nell’aria. Quando la spada fu sul punto più basso della traiettoria circolare, la mezzaluna scattò in avanti producendo un potente spostamento d’aria che fece quasi perdere l’equilibrio ai due ragazzi e cadere a terra i cadaveri che si trovavano nelle immediate vicinanze. I tre bersagli, investiti in pieno dall’onda luminosa, avvamparono con fiamme azzurre e si ridussero in cenere in pochi istanti. Sephyr si era istintivamente protetta il viso dallo spostamento d’aria con il braccio libero, chiudendo gli occhi. Li riaprì e guardò quello che era successo.

   «Non mi abituerò mai a queste cose…comunque niente male!»

Poi vide qualcosa vicino al cancello, all’inizio del viale, e sgranò gli occhi.

   «Ma cosa…?»

Lind si stava già concentrando sui prossimi bersagli, quando si accorse anche lui di quello che stava accadendo. Due cadaveri non si dirigevano verso di loro, ma stavano per attaccare un uomo, vicino al cancello. L’uomo sembrava pietrificato dalla paura e tra qualche istante sarebbe stato vittima di quei mostri. Guardandolo bene, pensò per un istante, aveva un’aria familiare. Poi lo riconobbe e anche lui sgranò gli occhi.

   «Cosa diavolo ci fa qui quell’idiota?!»

 

Dopo essersi rialzato a fatica da terra, Alden aveva ripreso la ricerca, nonostante la stanchezza. Le parole dei due strani individui, Clauss e Nichlas, lo preoccupavano e non voleva perdere tempo. Perché erano così convinti che Lind fosse il fidanzato di Sephyr? Era stata lei a dirlo, o lo avevano dedotto da atteggiamenti che potevano essere inequivocabili? L’avrebbe scoperto presto e, in caso, le avrebbe fatto cambiare idea, a costo di dover uccidere quello stregone da strapazzo. Le tracce portavano fino al lago che, con ogni probabilità, dovevano aver attraversato con una barca. Fu facile scoprire dove l’avessero noleggiata. Quando arrivò al molo, intercettò la conversazione tra due ragazzotti che lavoravano al noleggio imbarcazioni e stavano commentando, con molta enfasi e in maniera colorita, ogni singola caratteristica anatomica di una ragazza che aveva preso da poco una delle loro barche. Gli fu subito chiaro che doveva trattarsi di Sephyr. Si avvicinò ai due giovani e chiese informazioni, facendo finta di essere interessato al discorso. Appurato che si trattasse proprio della ragazza, noleggiò una delle barche per attraversare a sua volta il lago dirigendosi a est, nella direzione che aveva preso in compagnia del “ragazzo che ho invidiato di più in tutta la mia vita”, come uno dei due aveva definito Lind. Sorridendo a denti stretti alle battute su “come dovevano divertirsi quei due”, salpò nel momento in cui Sephyr e Lind attraccavano e chiedevano informazioni su Caputargilis. L’attraversata gli fu difficoltosa, era esausto quindi dovette fermarsi più volte per riposare. Impiegò molto più tempo del previsto e questo non fece altro che aumentare la sua fretta. Arrivato al molo saltò giù dalla barca e chiese subito informazioni all’uomo che lo accolse sulla passerella di attracco.

   «Mi scusi, ha visto per caso da che parte sono andati due ragazzi che hanno attraversato il lago poco fa? »

    «Ti riferisci a uno strano tipo con i capelli neri e a un pezzo di figliola dagli occhi blu?»

   «Sono loro, dove sono andati?»

«Hanno detto che volevano andare a Caputargilis, io gliel’ho sconsigliato, ma non mi hanno ascoltato, devi sapere…»

   «Va bene, da che parte?»

«Umpf…segui anche tu la colonna di fumo che vedi laggiù, non puoi sbagliare. »

   «Perfetto. Un’ultima cosa, da quanto sono partiti?»

«Saranno neanche due ore…»

   «La ringrazio.»  

Pronunciò l’ultima frase dando già le spalle all’uomo, camminando a passi rapidi nella direzione che gli aveva indicato. Il barcaiolo lo osservò allontanarsi, guardandolo storto.

   “Se a questo qui succede qualcosa di brutto, se lo merita. Spero che quei due ragazzi siano già troppo lontani per lui.”

   Rendendosi conto che, nonostante tutto, era oramai vicino, decise di stringere i denti e proseguire senza sosta. Al tramonto, allo stremo delle forze, quando stava quasi per cedere e decidere di fermarsi a riposare, li vide entrare nella città dalla porta principale.

   “Finalmente!”

Rinvigorito dalla visione, accelerò il passo. Erano a poche centinaia di metri da lui, non potevano più sfuggirgli. Entrò nella città e si bloccò, come avevano fatto poco prima i due ragazzi, alla vista di quello che si presentava come uno scenario desolante. I corvi osservarono il nuovo arrivato, sempre senza emettere un suono. Dopo qualche secondo si riscosse vedendo in lontananza, tra il fumo, le figure quasi evanescenti dei due ragazzi, e li seguì. Quel posto gli metteva i brividi, ma non si sarebbe fermato proprio adesso. Probabilmente, da quella distanza avrebbe potuto chiamarli, ma preferiva arrivare alle loro spalle di sorpresa, per cui cercò di camminare facendo meno rumore possibile. La cosa avrebbe fatto più effetto. Pregustava già le loro facce sorprese e la cosa lo fece sorridere. Si stavano dirigendo verso quello che doveva essere il castello, li vide varcare il cancello quando erano oramai a pochi metri di distanza.

   “Cosa diavolo ci vanno a fare, in un posto del genere? Non importa, oramai sono miei! ”

Varcò il cancello e rimase di sasso.

 

Li aveva seguiti a distanza attraverso il lago, noleggiando una barca in abiti “civili”, e poi fino alle porte della città. Rimase sconvolto alla vista dello stato in cui si trovava. Quel mostro aveva ucciso tutti? Com’era possibile? Era veramente così terribile? Dopo che ebbe capito che si stavano dirigendo al castello, decise di precederli, anche per sincerarsi se almeno il comandante fosse ancora in vita. Avevano impiegato troppo tempo ad arrivare, avrebbe dovuto trascinarli lì con la forza, si maledisse per la sua scelta. Corse attraverso le strade secondarie e arrivò prima di loro. Il giardino era ricoperto di cadaveri, cercò di ignorare quella vista e si precipitò all’interno del maniero, aveva visto una luce nella sala del trono, una lieve speranza s’insinuò nel suo animo. Entrò nella sala. I vetri colorati del rosone erano sparsi sul tavolo e sul pavimento. La luce rossa proveniva dal trono ligneo, che bruciava con alte fiamme. Di fronte al rogo, di spalle, si trovava Nicodhem, con le braccia lungo il corpo e la testa leggermente reclinata in avanti. Alla sinistra impugnava la sua spada. Era immobile. Si tolse la maschera e il cappuccio e corse verso di lui, inginocchiandosi a pochi passi di distanza.

   «Signore! Lo stregone è qui, ma forse è troppo tardi. Mi dispiace, ho fallito!»

Nicodhem rimase immobile. Attese qualche secondo, poi alzò lo sguardo.

   «Signore…? »

Non ricevendo risposta, decise di alzarsi. Lentamente, gli si portò di fronte. Quello che vide lo fece sbiancare.

   «Cosa…? »

Il volto di Nicodhem era cinereo, gli occhi semichiusi erano senza luce e fissavano il vuoto, la bocca leggermente aperta e un rivolo di sangue rappreso gli solcava il mento. Il petto era squarciato da una profonda ferita, attraverso la quale si potevano vedere lo sterno e alcune costole rotte. Il sangue non sgorgava più, quello che macchiava ciò che rimaneva della camicia e dei pantaloni, era già nero. 

   «Santo cielo...è morto in piedi? »

Gli mise inconsciamente una mano su un braccio. A quel punto, Nicodhem si voltò di scatto e lo infilzò con la spada all'altezza del fegato. Rimase talmente sorpreso che non sentì dolore. La sua mente venne in compenso annebbiata da un terrore mai provato prima. Il volto che lo stava guardando era quello di un cadavere, ma si era appena mosso e gli aveva infilato la spada nelle carni. Dopodichè, perse conoscenza.


   «Alden! Scappa!»

Sephyr urlò all'amico comparso all'improvviso. Era paralizzato dalla paura e non si muoveva. I due cadaveri lo stavano per afferrare. Senza pensarci, lasciò la mano di Lind e corse verso di lui.

   «Sephyr, no!»

Il ragazzo non riuscì a trattenerla, appena si staccò da lui, la barriera protettiva della spada sparì dal suo corpo. Correndo, scoccò una freccia che trapassò la testa di uno dei due cadaveri ambulanti che traballò per l'impatto, ma continuò nell'avanzata. Alden continuava a restare  immobile con gli occhi spalancati e la bocca aperta, era sotto shock. Sephyr riuscì a raggiungerlo appena in tempo, lo trascinò verso il cancello per un braccio, facendolo quasi cadere a terra.

   «Maledizione! Svegliati! »

I due cadaveri continuavano a avvicinarsi. Finalmente, il ragazzo sembrò riscuotersi e posò gli occhi su di lei.

   «Sephyr...cosa sta succedendo? Cosa sono questi mostri? »

«Non lo so, ma ora dobbiamo...»

   Aveva posato lo sguardo su Lind, per vedere come stava. Rimase a bocca aperta. Il volto del ragazzo era irriconoscibile, ricoperto di squame nere. Le pupille sembravano luminose, come quelle di un gatto. Stava sorridendo, i denti erano simili a zanne appuntite. Anche le mani erano ricoperte di squame e le unghie sembravano artigli. La nebbia bianca che lo avvolgeva fu risucchiata dalla lama della spada. Dopodiché, la spada stessa sembrò essere risucchiata dalla mano che la stava impugnando. Da sotto il mantello, si spiegarono due grandi ali nere artigliate.

  
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