Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Chairman_Meow    03/06/2014    0 recensioni
-Ehi- disse imbarazzata sedendosi di fronte al ragazzo.
-Ehi- fece lui con un cenno del capo, con un tono finto interessato.
Quel ragazzo l'aveva stupita da quando l'aveva visto qualche ora prima al suo armadietto. Era un ragazzo molto bello, doveva riconoscerlo. Poi quel maglioncino panna che lasciava intravedere il colletto di una maglietta grigia, gli dava un'aria da ragazzo serio.
La cosa che la lasciava perplessa, però, era il perché un ragazzo simile, era seduto da solo in un tavolo quasi sperduto.
-Perché sei qui da solo?- forse era un po azzardata come domanda. Infatti si passò subito una mano fra i capelli, nervosa.
-Credo che nessuno voglia stare seduto allo stesso tavolo di uno come me.- mentre diceva queste parole, un ghigno rassegnato comparve sul suo volto.
-Stai tranquilla, non sono un pazzoide. Sono.. diciamo fuori dagli schemi.- puntò i suoi occhi nocciola in quelli azzurri della ragazza.
-Cosa significa fuori dagli schemi?-
-Non posso risponderti pienamente. Posso solo dirti che sono un ballerino. Di hip-hop per la precisione.-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

crediti a youmakemeloveyou
Capitolo 13
Legami




Mary continuava a fissare la lavagna di fronte a lei, che veniva man mano riempita da strane formule matematiche.
Il professore era in piedi accanto alla lavagna, la sua camicia grigio smorto che metteva in evidenza la pancia maturata con gli anni, i pantaloni gessati somiglianti a delle tende, i mocassini vecchi di qualche secolo.
Ma Mary più guardava la figura, e più quella si trasformava, si allungava, diventando più alta, sella, attraente, fino a mutare completamente, divenendo quella di Liam. Anche la lavagna era sparita, lasciando il posto al suo salotto. E ora lei era schiacciata contro la libreria, intrappolata tra due braccia forti, inebriata da quel profumo maschile e pungente, allo stesso tempo dolce, persa tra quelle labbra morbide e piacevoli.
Poi la scena mutò, lei era alla porta e Liam la stava guardando con degli strani occhi, in accordo con la freddezza della notte. Negandole quel contatto da Mary tanto agognato, si girò e sparì nel buio.
Freddo.
Ecco ciò che aveva sentito.
Non era solo l'aria scura e gelida della notte, penetrata nelle sue ossa.
Mary aveva sentito il gelo della sua aura, la freddezza di quel saluto, di quel bacio mancato, di quello sguardo intenso e profondo come un abisso.
Liam si era sdoppiato, questo aveva pensato la ragazza.
Era passato dal calore del bacio che si erano scambiati, delle parole che si erano detti, a un saluto veloce e fugace che sapeva solo di ghiaccio.
Ed ora era lì, seduta dietro il suo banco di scuola. Il suo corpo era lì, la sua mente era nel suo universo completamente straniato dalla realtà.
Mary cercò di capire quel repentino cambio di attegiamento, attribuendolo a qualche sua frase che poteva aver infastidito il ragazzo, ma non riusciva a trovare niente. Ripercorse mentalmente i discorsi di quella serata, rivedendoli nella sua mente come fossero scene di un film.
Forse si era offeso quando lei aveva criticato qualche film, ma scartò subito questa possibilità.
Magari la chiamata della mamma che li aveva interrotti poteva averlo infastidito, ma Liam non le era sembrato seccato.
Poi, come se una lampadina si fosse accesa nella sua mente, ripensò ad una frase in particolare, quasi l'ultima che si erano detti prima della chiamata della mamma.
Dopo che lei aveva nominato Dirty Jay, il ballerino, Liam sembrava essersi circondato di un'aura fredda.
O, per lo meno, era questa la sensazione che stava provando ora, mentre ci ripensava.
Eppure, era sembrato confuso quando lei lo aveva nominato, come se stesse sentendo parlare di qualcosa di nuovo. Però Mary non riusciva a levarsi di dosso quel gelo che le aveva attanagliato la mente.
Ripensando alla frase controversa di quel ragazzo, quel giorno di scuola, quando aveva accennato a delle clienti, Mary sentì una strana sensazione.
Che potesse esserci un legame tra i due ragazzi? Impossibile, pensò.
Venne ridestata bruscamente dai suoi pensieri, sentendo un urlo rimbomare nella sua testa. Scosse la testa, sbattendo le palpebre. Si era quasi dimenticata di stare in una classe, seduta al banco di scuola, circondata da altra gente.
Vide il professore con il volto in fiamme, gli occhi di fuoco, una mano poggiata sulla cattedra. Evidentemente aveva appena richiamato al silenzio qualche alunno, infatti nella classe erano tutti ammutoliti.
Mary si guardò intorno, inconsapevolmente alla ricerca di un paio di occhi nocciola, ma non li trovò. Era impossibile, perché era al suo corso di trigonometria, che quel giorno era stato spostato al mattino, e Liam non era iscritto a quella classe.
Vagò ancora un po' con lo sguardo, fino a posarlo su una figura dall'altro lato dell'aula. Osservò il suo viso stanco e segnato, l'azzurro dei suoi occhi ora spento, la bocca all'ingiù, privata di quel suo perenne sorriso. La testa bassa, fissa sul quaderno sotto di sè, le braccia distese sul banco, e le mani artigliate al legno, senza reale forza.
Sembrava terribilmente triste, abbandonato, mesto.
Improvvisamente la campana trillò, segnando la fine di quella terribile ora, e vide il ragazzo alzarsi stancamente dalla sedia, raccogliere le sue cose e avviarsi versò l'uscita.
Mary fu rapida, prese la sua borsa, e lo rincorse, bloccandolo nel corridoio.
-Niall- lo chiamò, afferrandogli un braccio.
Il ragazzo sussultò impercettibilmente, girandosi verso di lei.
Mary fissò i suoi occhi in quelli di Niall, potendo constatare come da vicino apparissero ancora più spenti e scuri.
-Ehi, Mary- la salutò lui, tentando un sorriso, che però gli uscì fuori come una smorfia.
Mary sentì una strana fitta al cuore, vedendo quel ragazzo sempre allegro ridotto in quel modo, non sapendo, però, cosa fare per consolarlo.
Anche lei ci era passata in quella situazione, e sapeva che le persone troppo appiccicose, che ostentavano interesse verso la sua situazione, la infastidivano non poco.
-Come sta tuo fratello?- gli chiese, vinta dalla curiosità di sapere la situazione di Nate, ricordandosi quel piccolo corpicino disteso nel letto, pallido e inerme, fragile come cristallo.
Il ragazzo fece un'alzata di spalle, gesto che trasudava solo rassegnazione e tristezza per una situazione che, per lui, aveva dell'assurdo.
-Non peggiora- disse, con un tono basso. -Ma non migliora- aggiunse, in un sussurro quasi impercettibile.
Mary lo guardò, non sapendo che dire. Di certo non poteva uscirsene con un "tranquillo, migliorerà", oppure "si risolverà tutto", poiché non ci credeva neanche lei. Era inutile illuderlo con delle futili affermazioni, che non facevano altro che peggiorare il suo umore.
Sospirò, cercando qualche frase da poter pronunciare, ma il ragazzo la precedette.
-Ma ora è inutile stare qui a pensarci- affermò. -Le parole non risolvono nulla. Ho solo bisogno di distrarmi...- aggiunse, girandosi verso il suo armadietto, e aprendolo, poggiandovi dentro i libri.
Mary lo osservò, anche lei quando aveva passato la sua stessa situazone, si circondava di un alone di tristezza, pensando e ripensando a cosa potesse essere successo, e a come tutto si potesse risolvere.
Cercava di distrarsi, ma non ci riusciva mai, finendo col pensare sempre alle stesse cose. Le persone che la circondavano provavano a farla sorridere, a parlare di altro, ma nulla più di questo.
-Hai ragione- convenne risoluta. -Ti devi distrarre. E io so anche come- affermò, iniziando a camminare insieme al ragazzo verso la mensa.
Vide Niall guardarla interrogativo, con una punta di scetticismo nello sguardo.
Mary aveva già un programma, che avrebbe dovuto svolgere, suo malgrado, da sola.
Ci aveva pensato proprio poco prima, in classe, quando alcuni dubbi si erano insinuati nella sua mente.
Ma ora, quella si era presentata come l'occasione giusta, e avrebbe trovato una compagnia, forse non prorpio adatta, per svolgere il suo piano.
-Hai impegni per stasera?- gli domandò, con una sicurezza che stentava a riconoscere.


Joy alzò di scatto la testa, riemergendo dal suo stato di torpore, e sgranando gli occhi.
Appoggiò una mano sull'anta aperta del suo armadietto, dal quale stava prendendo dei quaderni, e sporse la testa oltre quel pezzo di metallo, per osservare la figura di due ragazzi che si dirigevano verso la fine del corridoio, per poi svoltare.
Non era sicura che quelle voci che stava sentendo fossero proprio di quei due, ma ora ne aveva la conferma.
Aveva seguito tutto il loro discorso, da quando erano usciti dall'aula dove si stava eccezzionalmente svolgendo il corso di recupero di trigonometria.
Lei era lì, ferma ad aspettare il ragazzo con l'intenzione di prenderlo per poi andare a mensa con lui, e magari parlare, farlo sorridere.
Sì, avrebbe dato di tutto per vederlo sorridere, dopo giorni di infelicità.
E, invece, il suo piano era andato in fumo, quando aveva visto che non era solo, e si era nascosta dietro il suo armadietto, per seguire la conversazione da lontano.
Si era sentita ridicola, per un attimo, ma poi questa sensazione era stata rimpiazzata dalla curiosità, e da un altro sentimento, che però non voleva ammettere.
Aveva ascoltato le loro voci, e seguito il loro discorso alquanto normale e semplice, che non aveva prodotto in lei alcun effetto.
Poi si erano mossi, e lei era affondata di più nel suo armadietto. E mentre la sorpassavano, l'ultima frase, pronunciata dalla ragazza, le fece sgranare gli occhi.
Mary aveva appena invitato Niall ad uscire, senza preamboli o giri di parole. Gliel'aveva chiesto come se fosse una cosa naturale, il tono di voce calmo e pacato.
Eppure, Joy pensava di averla capita quella ragazza, pensava di essere riuscita a leggerle dentro, a scrutare dentro quegli occhi azzurri sempre velati di scuro, senza mai rivelare lo zaffiro che vi si nascondeva sotto.
Invece, ora si era ritrovata spiazzata di fronte ad una ragazza che non sembrava più la stessa. Credeva che Mary fosse timida, riservata, insicura. Non avrebbe mai pensato che potesse avere quella risolutezza di poco prima.
A quelle parole, Joy aveva sentito una fitta al cuore, come se fosse trafitto da una freccia avvelenata.
Si aspettava di provare rabbia, di sentire quell'intenso sentimento propagarsi dentro di lei ed esplodere, buttando fuori solo un male malvagio.
Invece, ora si riscopriva a sentire solo tristezza e delusione. Si incolpava da sola, si malediceva, perché pian piano si stava facendo sfuggire l'unica persona che le dava un appiglio per tenersi aggrappata alla vita.
Era sempre stata una ragazza risoluta, che non aveva paura di dire quello che pensava o provava. Ma ora, si ritrovava a non avere il coraggio di fare quello che sentiva, di correre e andare da Niall, di fermarlo e dirgli che lei c'era e che non si sarebbe mossa da lì, che lo avrebbe sempre aiutato e che lo avrebbe reso felice.
Chiuse l'anta dell'armadietto che ancora teneva tra una mano e si incamminò verso la mensa, spostandosi i boccoli da una spalla con un gesto distratto e abituale.
All'improvviso si sentì tirare un braccio, e si girò di scatto. Per un attimo aveva sperato di trovarsi davanti un paio di occhi azzurri come il cielo limpido, ma quelli erano sostituiti da un paio verde intenso come l'erba fresca. Sgranò gli occhi e subito dopo aggrottò la fronte. La persona che si trovava davanti a lei, era proprio l'ultima che avrebbe voluto vedere.
Il ragazzo di fronte accennò un sorriso nervoso.
-Joy- disse in un soffio, con voce frustrata e tesa, come se il solo fatto di pronunciarlo gli provocasse dolore.
La ragazza sentì la rabbia propagarsi nel suo stomaco, arrivandole fino alla gola.
Sentiva la presa forte del ragazzo sul suo braccio, e il calore della mano che le scaldava la pelle.
-Ti ho cercata in questi giorni...- disse il ragazzo, sospirando. -Ma non riuscivo mai a trovarti- ammise infine con un sorriso amaro.
Joy alzò le sopracciglia, a testimoniare il suo scetticismo. Mosse il braccio per liberarsi da quella presa fastidiosa, ma la stretta sembrava ferrea.
-Non ho tempo da perdere- disse velocemente, indirizzando lo sguardo sul suo braccio.
Lui non sembrava sentirla, continuava a guardarla negli occhi, a cercare invano di scrutarle dentro l'anima.
Joy percepiva lo sguardo del ragazzo su di lei, lo sentiva bruciante, ma non voleva incontrare quegli occhi, non ne aveva la forza.
Sentì la collera e il fastidio salirle inesorabilmente su per lo stomaco, e sospirò per cercare di calmarle.
-Io... Vorrei...- iniziò il ragazzo tentennando, con voce fattasi flebile. -Vorrei parlare con te... Magari potremmo...- continuò, inframezzando le parole di pause e sospiri.
Joy strattonò il braccio, guardandosi intorno, osservando la folla di ragazzi che si diradava e si dirigeva verso la mensa. Sperò che qualcuno sbucasse fuori all'improvviso e li interrompesse, o che magari un cataclisma colpisse la scuola, ma nulla di ciò accadde.
Era ancora lì, arpionata da quel braccio.
-Uscire insieme...- continuò il ragazzo, cercando di catturare il suo sguardo e incatenarlo al suo.
Joy sentì il cuore perdere un battito, e si girò di scatto a fissare il ragazzo di fronte a lei negli occhi, colma di sorpresa.
Per l'ennesima volta in quei pochi minuti, la ragazza alzò le sopracciglia, fissando il ragazzo di fronte a lei con un sorriso di  scherno sul viso.
Forse se l'era solo immaginato, magari il ragazzo non aveva parlato.
-Uscire? Io e te?- chiese, sempre più sorpresa dall'assurdità di quella situazione. -E per fare cosa?
Il ragazzo di fronte a lei sembrò risvegliarsi da un'apparente stato catatonico, scuotendo la testa e ispirando bruscamente.
Lo vide portare la mano libera dietro la nuca, per poi grattarla con fare nervoso.
Joy stentava a riconoscere il ragazzo che aveva di fronte, lei ormai lo conosceva bene, e di certo quella non era la stessa persona.
Lo vedeva dal suo nervosismo, dalla tristezza e la frustrazione negli occhi, dalla sua voce tentennante e flebile.
-Io... Non...- sussurrò il ragazzo.
Forse, si ritrovò a pensare Joy, quel giorno avevano tutti deciso di farle uno scherzo, comportandosi in maniera anomala, giusto per prendersi gioco di lei.
Ormai era al limite della sopportazione, quell'indecisione la stava facendo innervosire.
-Oh, insomma Harry, vuoi dirmi che diavolo vuoi?- gli chiese quasi gridando, strattonando ancora il braccio, infastidita da quella presa forte. -E lasciami il braccio.
Lui guardò in direzione della sua mano e lasciò la presa lentamente, portando la mano in tasca.
Si fermò a guardare la ragazza negli occhi, contemplando quel verde screziato di azzurro e marrone, profondo e gelido come un abisso.
Poi inspirò di nuovo, scuotendo leggermente le spalle.
-Mi chiedevo...- iniziò Harry con voce leggermente più ferma. -Se ti andava di andare a mensa insieme... Per parlare... Di te, di noi...- disse poi, abbassando lo sguardo a terra.
Joy gli lanciò un occhiata gelida, incrociando le braccia al petto.
-Parlare... Di noi?- domadò, con una punta di ironia nella voce. -Non esiste nessun noi, Harry, e mai esiterà. Non ho niente da dirti- concluse, girandosi di spalle, e facendo qualche passo in direzione della mensa.
Sentì Harry sospirare pesantemente, un sospiro sconfitto e triste.
-E devi smetterla di inseguirmi, presentati a casa mia, tentare di parlarmi... Perché tanto è tutto inutile. Non puoi cercare di aggiustare qualcosa che non si può riparare, vedi di mettertelo bene in testa- concluse con voce ferma, sentendo una strana fitta al petto a quelle parole.
Dopo il suo discorso, immaginava di sentirsi meglio. Invece, era solo confusa e delusa, la rabbia stava scemando, lasciando il posto alla tristezza e alla solitudine.
Harry sentì la collera dilagare dentro di lui come un fiume in piena. Voleva solo tirarsi un pugno in faccia da solo. Era andato tutto per il verso sbagliato, lui stesso era stato sbagliato. Stentava a riconoscersi, ormai.
Era incredibile come davanti a quella ragazza la sua maschera di arroganza e sicurezza crollasse come un castello di carta al vento.
Ma lui non era così, non era debole, insicuro, tentennante, timido. Lui era forte e sfacciato, e non capiva perché davanti a Joy si trasformasse in qualcuno che lui stesso odiava.
-Sei tu che dici che non si può riparare- disse, riprendendo il suo solito tono calmo, cercando di apparire sicuro di sé.
Vide Joy, che ormai era arrivata parecchi passi avanti a lui, fermarsi, senza però girarsi verso di lui.
I suoi capelli erano posati sulla spalle come onde dorate, e lui non voleva fare altro che prenderli e spostarli indietro, sentendo la loro consistenza morbida e setosa, beandosi del loro profumo dolce e delicato.
Si riscosse da quei pensieri quando sentì la voce della ragazza squarciare il silenzio.
-Non sono io quella che lo dice- iniziò, stringendo una mano a pugno lungo il fianco. -Sono stati i fatti a parlare.
Harry sentì la solita e ben conosciuta fitta al cuore, che lo trapassava ogni volta che Joy pronunciava una frase.
La frustrazione lo inondò, facendogli alzare la voce.
-Ma non capisci che io sto cercando di rimediare?- sbottò urlando, facendo un passo avanti. -Non ti rendi conto di ciò che provo? Mi sono pentito di quello che ho fatto, ma non cerco il tuo perdono. Voglio solo che tu riprenda a fidarti di me, che tu smetta di guardami con quegli occhi pieni di odio...- continuò tutto d'un fiato, sentendo l'aria mancargli nei polmoni.
-Harry- disse la ragazza in un sussurro flebile, girandosi verso di lui, e puntando i suoi occhi in quelli del ragazzo. -Magari il mio odio col tempo diminuirà, forse riprenderò anche a fidarmi di te, in futuro. Ma non servirà a niente, perché nel mio cuore non c'è più spazio per te.
Harry sentì il suo cuore fermarsi, ormai quelle parole erano state pronunciate. Aveva passato settimane a sperare di non sentirle mai, e invece ora lo avevano colpito come mille lame.
Vide Joy rivolgergli un ultimo, intenso sguardo, che poteva significare tutto, oppure nulla.
Poi la ragazza si girò, e riprese a camminare, sparendo dietro ad una porta. E con lei, sparì anche un pezzo di lui.



L'insegna del locale irradiava tutte le persone intorno di una luce bluastra, che li faceva sembrare simili a zombie.
Davanti a lei c'erano due signore abbastanza in là con l'età che parlottavano con il bodyguard, discutendo su voglia di divertirsi, bei giovanotti prominenti, sentirsi giovani, eccetera.
Mary guardò dietro di lei, la quiete della strada era squarciata dal frastuono del locale, che sembrava completamente estraneo a tutte le case intorno.
Poi rivolse lo sguardo al ragazzo di fianco a lei e prese ad osservare il profilo della mascella coperto da un leggero strato di barba, la pelle già pallida resa ancora più chiara dai neon, gli occhi azzurri scintillanti sotto le luci.
Le venne in mente il discorso di quella mattina, quando lo aveva invitato ad accompagnarla a quel locale, e il viso di lui si era trasformato in una espressione sorpresa, per poi scoppiare a ridere.
Lei si era guardata intorno, le guance in fiamme.
-Che c'è da ridere?- gli aveva chiesto, imbarazzata.
-E così, non era poi così male quel night club, eh?- aveva detto Niall ammiccando.
-Non pensare che mi sia piaciuto- aveva affermato Mary. -Voglio solo capire chi è quel ragazzo...
-Ma chi? Dirty Jay?- aveva chiesto lui. -Lo spogliarellista?
-Si lui...- aveva sussurrato.
-E come mai ti interessa tanto?
A quel punto non aveva saputo rispondere.
-Ho capito, ho capito- aveva detto Niall. -Ti ci accompagno... Ma ad una condizione.
Lei aveva alzato lo sguardo. -E cioè?
-Devi farti fare un balletto sexy da lui in persona!- aveva affermato, alzando le sopracciaglia.
Mary a quel punto aveva alzato gli occhi al cielo, per poi arrossire.
E ora erano davanti a quel locale, e lei si sentiva stranamente agitata.
Le vecchiette pimpanti erano sparite, e il bodyguard rivolse l'attenzione a loro due.
-Tu non entri- aveva imposto, rivolgendosi a Niall.
Mary inspirò all'improvviso, ricordandosi che i ragazzi non potevano entrare allo Sweaty Bar.
Se n'era dimenticata, e ora non voleva entrare da sola là dentro, aveva bisgono del supporto di Niall.
-Avanti amico, è importante!- esclamò il ragazzo al suo fianco, togliendo le mani dalle tasche.
-Non mi interessa, biondino. Tu non puoi entrare.
Il bodyguard fece spazio a Mary per lasciarla entrare, ma lei guardò Niall, scuotendo la testa.
-Non fa niente, ci verremo un altra volta- disse poi, pronta per girarsi.
Ma Niall la bloccò.
-Senti bello- fece alzando una mano verso l'uomo. -Sono un amico di uno dei ballerini. Mi ha chiesto di venire e di dirti che dovevo farti il suo nome.
Il bodyguard lo guardò scettico e innervosito. -E di chi saresti amico?
-Di Dirty Jay, la star del locale- affermò senza esitare.
-Non puoi incontrarlo dopo lo spettacolo?- chiese l'uomo, sempre scettico, incrociando le braccia al petto.
-Sì ma... Sai com'è, volevo vederlo all'opera- disse, ammiccando.
Mary stava per scoppiare a ridere, ma cercò di camuffare la risata con un colpo di tosse.
Il bodyguard gli rivolse un'occhiata innervosita, che non nascondeva una punta di malizia.
-Entra- disse dopo qualche minuto. -Ma è la prima e l'ultima volta che...
Niall lo interruppe dandogli una pacca sul bicipite pompato. -Sì sì, grazie amico- disse incamminadosi verso la porta e Mary lo seguì.
Quando entrarono nel locale, un'atmosfera scura e soffusa li avvolse, la musica alta risuonava nell'ambiente, facendo rimbombare le loro orecchie.
-Quel tipo là fuori mi avrà preso per una checca- le gridò Niall vicino all'orecchio, per sovrastare la musica.
Mary sorrise, annuendo energicamente.
Sul palco, i ballerini si stavano già esibendo, avvolti dal fumo artificiale, illuminati dai raggi colorati dei fari.
Le donne, che riempivano tutti i tavoli, erano scalpitanti ed euforiche, gridando a gran voce i nomi dei ballerini per acclamarli.
Mary vide Niall alzare le sopracciglia e scuotere leggermente la testa.
-Non ci posso credere- affermò lui, piegando un braccio e indicando il palco. -È davvero questa roba che piace a voi donne?- chiese osservando i balletti provocanti che in quel momento stavano facendo i ballerini.
Mary strizzò gli occhi, per cercare di mettere a fuoco i volti degli spogliarellisti, e riconobbe tra quelli la maschera di Dirty Jay, che sembrava essere la stessa dell'altra volta.
Si perse a fissare i suoi movimenti provocanti, il suo farsi toccare il torace da alcune donne, le sue mani sul corpo di una ragazza.
Sentì tirarsi un braccio, e vide Niall che la stava trascinando verso il bancone del bar. Si sedettero a due sgabelli vicini.
-Erano gli unici posti liberi- disse lui, per poi ordinare da bere al cameriere. Ordinò anche per lei, che bevve il suo drink piano, sentendo la gola bruciarle.
Sentì una voce accanto a lei, e constatò che non era di Niall. Girò la testa, trovandosi davanti un ragazzo non molto alto, i capelli castani leggermente tirati indietro, la voce bassa e profonda.
-Dammi una vodka- stava dicendo al cameriere.






***
SI, LO SO.
Sarà passato... Che so... Un mese? Due? Tre?
Mi scuso tantissimo, ma purtroppo è andata così. Per una serie vastissima di ragioni: scuola, esami d'inglese, mancanza di ispirazione (purtroppo), problemi in famiglia, sonno... eccetera, eccetera.
MI DISPIACE.
So che a nessuno piacciono i ritardi colossali, a me per prima.
Comunque, la scuola sta finendo (fortunatamente), quindi potrò dedicarmi intensamente alla storia, I PROMISE.
Passando al capitolo... È di passaggio, lo so, lo so, lo so.
Ma era fondamentale, perché fa da base per il prossimo, che sarà sicurissimamente più movimentato.
La parte di Mary e Niall la dovevo mettere, anche se fondamentalmente non fanno nulla, però mi serviva per il prossima capitolo (famose a capisse). La parte di Joy e Harry era fondamentale ai fini della trama, quindi...
Ok, ora vado perché mi sto dilungando.
Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate, mi fa un sacco piacere leggere le vostre recensioni! Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, e tutti quelli che la seguono! Vi adoro c:
Alla prossima, xx
G.



 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Chairman_Meow