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Autore: MiaBlack    03/06/2014    10 recensioni
Vi mancavo? U.U
Qualcono torna dal passato di Felicity (sono fissata col suo passato). chi sarà? e cosa vorrà?
tratto dal testo 1 capitolo "-Stai bene? – mi chiede sospettoso Oliver, adoro quando è così apprensivo nei miei confronti.
-Certo che sto bene.. Non si vede? Perfettamente! – l’ultima parola mi esce più acuta del resto della frase, sembro strafatta. " ormai lo sapete che con i riassunti faccio pena!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Nuovo personaggio, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
 
 
Per il resto della mattinata non ho tempo per pensare a i mie drammi sono troppo occupata a trascrivere i bilanci che Oliver mi ha posato sulla scrivania dopo avermi guardata attentamente come se potessi impazzire da un momento all’altro.
-Signorina Smoak! – Isabel esce a passo marziale dal suo officio, odio questa donna, la richiesta per la sua santificazione è già stata ritirata. Prendo un profondo respiro e alzo la testa pronta a sentire qualche lamentala sul mio conto.
-Si? – devo stare calma, qualunque cosa uscirà dalla sua bocca non avrà il potere di irritarmi.
-Ieri mi ero raccomandata di spedire quelle lettere, lo ha fatto. – le lettere, dannazione l’ho dimenticato. Sbarro gli occhi, come ho fatto a dimenticarmi, me l’avrà detto ottocento volte ieri, ah già, stavo per imbucarle quando ho incrociato lui. Le lettere sono state l’ultimo dei miei pensieri.
-Me ne sono dimenticata. – balbetto, mi chiedo perché nel ventunesimo secolo con l’avvento di internet delle e-mail e di tutte queste invenzioni tecnologiche dobbiamo ancora usare la posta.
-Se ne è dimenticata? – il suo sguardo è furioso e la posso comprendere, erano urgenti, visto che la sua segretaria doveva spedirle quasi una settimana fa, ma non può prendersela con me.
-Lei è un incapace… - ecco che le sue solite dolci parole nei miei confronti escono ancora una volta dalla sua bocca, ma oggi non è proprio la giornata giusta, non sono abbastanza paziente, né di buon umore per accusare tutte le sue offese in silenzio.
-Si ho detto che me ne sono dimenticata: a lei non succede mai? Capita! Come capita di arrivare tardi un giorno a lavoro. Sono cose che succedono dannazione! Non c’è bisogno di sbraitare come un ossessa! Se erano così urgenti poteva mandare la sua segretaria, ops! La sua segretaria è una settimana che se ne dimentica. – rispondo alzandomi in piedi e sbattendo le mani sulla scrivania, decisamente oggi non è la giornata giusta per farmi arrabbiare.
-Non le permetto di rispondermi in questo modo. -
-E io non le permetto di trattarmi in questo modo! – ribatto è una guerra che non ho intenzione di perdere. Afferro la borsa dove dentro ci sono ancora le lettere e faccio il giro della scrivania.
-Bene se sono così urgenti vado a spedirle. Almeno chiuderà quella stramaledetta bocca e smetterà di starnazzare come una gallina a cui stanno tirando il collo. – punto dritta verso l’ascensore, nella mia uscita pseudo trionfale mi scontro con Oliver, che deve essere uscito dall’ufficio mentre io e Isabel ci stavamo urlando contro, non mi fermo supero anche Oliver ed entro in ascensore, sento Isabel rivolgersi a Oliver dicendo che sono matta, le porte si chiudono e la soave voce di Isabel cessa di arrivare alle mie orecchie.
 
***
 
Ho finalmente spedito quelle stramaledette lettere, guardo l’orologio è tardi, ci ho messo tutta la mia pausa pranzo per farlo, sono davanti alla Queen consolidated a domandarmi se salire o meno: avrò ancora un posto di lavoro? Dopo la sfuriata con Isabel credo proprio di no, anche Oliver dovrà abbassare la testa e licenziarmi dopo questa mia bravata. Ho voglia di un tea, un caffè, di un hot dog, ho voglia di mettere qualcosa nello stomaco è da ieri sera che non mangio.
-Tieni. – un bicchiere di caffè entra nel mio campo visivo. Mi volto: lui è di nuovo davanti a me e mi porge il bicchiere, guardo il bicchiere e poi lui.
-Prendilo, hai la faccia di una persona che ha disperatamente bisogno di un caffè. – dice facendo un sorriso, allungo la mano e prendo il bicchiere, il contenitore caldo riscalda la mia mano in modo piacevole.
-Grazie. – non ho più la forza di scappare, l’unico modo per liberarmi di lui sembra che sia ascoltare quello che ha da dire.
-Felicity, so che mi odi, ma ti prego ascoltami. –
-Se ti ascolto, poi te ne andrai? – chiedo senza guardarlo, ho un nodo alla gola, mi sento in colpa per questa frase, ma ho bisogno di sapere che non sto combattendo una guerra contro i mulini a vento, se io lo ascolto voglio essere io a decidere, per una volta voglio essere io ad avere l’ultima parola.
-Se tu lo vorrai si. - finalmente, finalmente avrò io l’ultima parola.
-Allora ti ascolterò. –
-Grazie, grazie… Stasera io e te, a cena fuori? Ti va? Così ti racconto e tu mi racconti qualcosa di te, abbiamo così tanto tempo da recuperare. –
-Certo… questo è il mio numero, prenota da qualche parte e poi fammi sapere. - gli do il mio numero e mi allontano.
-Grazie tesoro a dopo. – sono in mezzo alla strada, mi fermo e mi volto per guardarlo andare via.
-Il fatto che io venga a cena con te, non vuol dire che io crederò a tutto quello che mi dirai, papà. – si ferma e si volta verso di me, annuisce.
-Capisco, ma almeno posso provare a raccontarti la mia versione. – poi riprende la sua strada felice. Mio padre è tornato, dopo quasi venti anni è tornato, dopo aver abbandonato me e mia madre, non credo che una cena basterà per poterlo perdonare, ma almeno mi libererò della sua presenza indesiderata, ora ho un altro problema: il mio lavoro.
 
Salgo fino all’attico, stranamente c’è una calma irreale. Lancio uno sguardo verso l’ufficio di Isabel e lo trovo vuoto, un problema in meno, non devo preoccuparmi di lei, poso la mia roba alla scrivania e poi mi volto verso l’ufficio di Oliver.
Oliver e Dig sono entrambi dentro e mi guardano, non stanno parlando mi stanno solo guardando come si guarda una persona che sta diventando pazza, qualcuno se non sbaglio disse che la pazzia è ereditaria, quindi non mi stupirei se mi rinchiudessero in un manicomio visto i precedenti nella mia famiglia.
Oliver mi fa segno di entrare e io eseguo, perfetto, licenziata in: tre, due, uno…
-Siediti. – mi indica la poltrona davanti a lui, ma io la ignoro, non ho voglia di sedermi, guardo prima Dig e poi torno a guardare Oliver, se vuole licenziarmi che lo faccia senza tanti giri di parole.
-Devo liberare la mia scrivania? – la mia voce stupisce anche me, è completamente inespressiva, rimango li impalata in piedi e attendo che Oliver si decida a darmi una risposta, sbuffa.
-Certo che no. - sono quasi delusa, non che stia morendo dalla voglia di trovarmi disoccupata, ma me l’aspettavo, invece ancora una volta Oliver mi ha parato il culo con la sua socia, chissà perché lo fa, forse ha uno spirito da crocerossina, non ce lo vedo bene Oliver vestito da crocerossina.
-Ora per favore, ti siedi un attimo? – insiste lui, sbuffo e lo accontento, mi accomodo sulla poltrona nera e lo guardo attendendo che sia lui a parlare, non sarò io a parlare per prima, mi mordo la lingua giusto per essere sicura che non si muova per conto suo.
-Come stai? – mi chiede, alzo un sopracciglio, è serio? Mi sta chiedendo come sto?
-Comoda. – rispondo, Dig sghignazza, mentre Oliver rotea gli occhi esasperato.
-Sono contento che tu stia comoda, ora mi puoi dire che ti succede? – strano non si è arrabbiato, solitamente si scoccia alle mie pessime battute.
-E non dire… -
-Niente… - diciamo in coro. Ci guardiamo un attimo e alla fine cedo.
-Mi sono dimenticata di spedire quelle dannate lettere e Isabel ne ha fatto una questione di stato. Capita a tutti di dimenticarsi le cose. – sbotto arrabbiata incrociando le braccia al petto, non capisco il motivo di questo interrogatorio.
-Okay, lo sappiamo tutti che Isabel non è un tipo facile da gestire, ma non… tu non hai mai reagito così… quindi ci chiedevamo se fosse successo qualcosa che non sappiamo. –
-Non è successo niente. Oliver, stiamo insieme praticamente tutto il giorno, la mattina qui e la sera alla fonderia, ci salutiamo solo per andare a letto e quando torno a casa ti garantisco che me ne vado a letto. Quindi a meno che io non abbia litigato con il mio cuscino, cosa dovrebbe essermi successo? – sostengo il suo sguardo, non mi piace mentire a Oliver o a Dig, ma non ho voglia di parlare di mio padre né con lui né con chiunque altro, almeno fino a che non mi avrà detto cosa vuole da me.
Il cellulare si mette a suonare e lo sfilo dalla tasca del vestito, guardo lo schermo, non conosco il numero, faccio segno di aspettare un minuto e rispondo.
-Pronto? – sento del rumore, ma nessuna voce, mi acciglio e rimango in ascolto.
“Pronto? Tesoro, sono papà.” Ah già, mi ero dimenticata di aver dato il mio numero a quell’uomo.
-Ciao, dimmi. – non sono particolarmente felice di questa conversazione.
“Ti disturbo? Volevo dirti che ho prenotato il ristorante per stasera.” Fantastico non ne ho per niente voglia.
-Sto lavorando, quindi… Puoi arrivare al dunque? – mi lecco le labbra impaziente, Oliver socchiude gli occhi e mi fissa curioso, credo che darebbe tutto quello che ha per sapere con chi sono al telefono e cosa mi stanno dicendo. No, forse esagero, non valgo tanto.
Mi dice il nome del ristorante e l’orario.
-Bene, a dopo. –
“Non vedo l’ora che sia stasera…” lui è tutto emozionato per questa cena, a me invece non interessa minimamente, chiudo la chiamata e metto via il cellulare.
Oliver continua a guardarmi aspettando che io dica qualcosa, ma non ricordo cosa ci stavamo dicendo prima che mio padre mi chiamasse.
-Hai impegni per stasera? – mi chiede Diggle.
-Ho una cena. –
-Mah… - stasera Oliver voleva andare a fare un giro in The Glades, non che per fare quello abbia bisogno di me, ma lo rassicuro.
-Non ti preoccupare, non si protrarrà a lungo, appena ho finito verrò alla fonderia. –
 
Passo il resto del pomeriggio con Oliver a lavorare. O meglio io lavoro, Oliver ha passato tutto il tempo a guardarmi come se dovessi andare via di testa da un momento all’altro.
 
***
Continua…
 
Si lo so qualcuno aveva indovinato chi era l’uomo misterioso! Scontato? Forse. Ma alla fine a noi che interessa se è un po’ scontato? Tanto quello che ho in mente di far succedere non lo sapete quindi! xD
Ringrazio tutti per gli auguri, penso che sia stato il secondo regalo più bello che ho ricevuto per il mio compleanno! Il che non è male guadagnare il secondo posto ^.^
Un bacione a MARTEDI’!!!
Mia
   
 
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