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Autore: little star    06/08/2008    2 recensioni
Eccomi qui, Draco, ancora una notte a vederti dormire. Non hai idea di come mi sento adesso, a vederti con gli occhi chiusi, una sera ancora, come la scorsa e come sarà la prossima.
Genere: Romantico, Malinconico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Draco si era a malincuore adattato al clima di terrore che aleggiava pesantemente a Dover. Era lì da così poco tempo che poteva contarne le ore in poche decine e tuttavia sentiva la mancanza del suo letto a baldacchino e della Torre di Astronomia. E di Harry. Soprattutto di Harry. Draco si sentiva in colpa per averlo lasciato così, con una stupida lettera con su scritte un sacco di stupide parole. Non gli aveva nemmeno dato un ultimo bacio, né avevano fatto l’amore per l’ultima volta.
Sospirò.
Lì a Dover sembrava tutto così follemente triste, e l’unica cosa di cui erano capaci di parlare tutti quanti era la guerra. Il quartier generale era una casa diroccata e squallida, dove i Babbani non avrebbero mai potuto avuto né il coraggio né la voglia di entrarci. Molti membri dell’Ordine erano arrivati qualche mese prima, e parlavano dell’intera operazione come se fosse una cosa da niente.

Nessuno gli parlava. Questa era la verità più dolorosa e sconcertante. Lui, che volontariamente stava andando a morire, per vendicare sua madre, suo padre, per Harry e per il mondo magico, veniva ancora trattato come un figlio di Mangiamorte.
La guerra aveva condizionato la sua adolescenza come niente prima d’ora. A parte Harry. Harry era stato la più grande rivoluzione delle sue idee e priorità da quando Zabini gli aveva chiesto di scappare, quando erano ancora bambini.
Sbuffò, sospirò e sbuffò ancora. Decise che sarebbe andato a fare un giro, per schiarirsi le idee. O forse per cercare di non ascoltarle, quelle diavolo d’idee.

***

Ritornò dopo si e no un’oretta, passata a fare un giro del quartier generale, con la gente che lo evitava come la peste. Era un criminale in un piccolo mondo di eroi, era un reietto, una persona poco raccomandabile, e a nessuno importava quello che aveva da dire.
Era tutto così bello quando i suoi genitori erano vivi, lui era piccolo e viziato. E suo padre avrebbe risolto, seppur storcendo il naso e trasudando delusione, a tutti i guai da lui combinati.
Salì i gradini diroccati che davano alla sua stanza. Quei bastardi degli Auror avevano deciso apposta di dargli una stanzetta piccola, angusta e sporca. Aveva dato un’occhiata in giro e pareva che quella fosse l’unica zona della casa che non avevano trasfigurato in qualcosa di grandiosamente bello e sfarzoso.
Si preparò ad aprire la squallida porta con delle squallide chiavi per entrare nella sua squallida stanza. Era stanco morto, e aveva un senso crescente e opprimente di nostalgia.

Ma la porta era già aperta.

Draco rimase quattro secondi netti impalato sulla soglia, in preda al panico e allo shock. Poi si lasciò scivolare lentamente sul muro vicino alla soglia, impugnò forte la bacchetta con la mano desta e pensò.

Nessuno aveva accesso alla sua camera, tranne lui.
Nessuno avrebbe voluto entrarci per farci una visita di cortesia, perché lui era Draco Malfoy, il figlio di Mangiamorte.

Cercò di mantenere i nervi saldi, ma la verità era che era terrorizzato.
Merda.
C’era qualcuno nella sua stanza. C’era qualcuno, che non avrebbe dovuto esserci sicuramente, nella sua stanza.
Che frugava tra le sue cose. Che gli stava con molta probabilità avvelenando il caffé.

Si girò verso la porta e gridò al vuoto: “Expelliarmus!”
Vide una bacchetta volare da un lato all’altro della stanza.

“Chi sei? Che ci fai qui? Perché cazzo sei entrato in camera mia?”
“Draco, calmati. Sono io.”

Oh grazie a Dio. Avrebbe riconosciuto quella voce rassicurante tra mille, diecimila, un milione.

“Harry… Sei tu…”
“Chi pensavi che fosse? Certo che sono io.”
“Mi hai fatto prendere un colpo…”
“Mi spiace. Ora che mi hai riconosciuto però, potresti anche staccarti dalla soglia della porta, e magari smetterla di puntarmi la bacchetta alla testa.”

Draco sorrise, sollevato e si sedette sul divano.
“Che ci fai qui. Non dirmi che ti ha mandato Blaise per recuperarmi, perché io non ci ritorno, ad Hogwarts.”
“Allora siamo in due.”
“Resti?!”
“Si, resto. Resterò ovunque, se ci sarai anche tu.”

Si sedette vicino a Draco, e lo abbracciò stretto, immergendo il viso nei suoi capelli biondi ed inspirò forte.
“Questo è il mio posto.”
“In una catapecchia su un divano squallido?”
Harry rise.
“Ovvio che no. Smettila di fare il cretino. Intendo qui, vicino a te, abbracciato a te, solo con te.”
Draco annuì gravemente, per poi sussurrare all’orecchio di Harry, sentendo i capelli neri dell’altro solleticargli il naso:
“Per me è lo stesso. Intendo… Stare al tuo fianco, Harry, è il mio posto.”

Quella notte, l’ennesima da quando Harry era entrato clandestinamente nei dormitori Serpeverde, nessuno dei due dormì. Draco aveva iniziato a baciare Harry sul collo dolcemente, Harry lo aveva spogliato senza fretta, conquistando ogni pezzo di pelle scoperta per poi rimirare quel trofeo pazzesco che era Draco Malfoy senza niente addosso. Draco gli aveva sorriso, gli aveva mormorato, con voce tremante di timido desiderio che lo amava. Harry lo aveva abbracciato stretto prima di accarezzarlo dappertutto e cercare in ogni modo di imprimersi l’odore della sua pelle in quel momento. Draco si era arreso a Harry con una facilità e fiducia impressionante, perché sapeva bene che Harry non avrebbe mai fatto niente di male. E di certo non gli poteva fare del male quell’intreccio d’amore e di corpi che avevano creato, sul pavimento.

***

Furono svegliati da urla provenienti dal piano di sotto.
Draco spalancò gli occhi, non capendo quello che stava succedendo, essendosi appena svegliato. Sapeva soltanto che Harry si era staccato da lui, che aveva una faccia spaventata e atterrita.
Doveva aver chiesto di sicuro che cosa fosse successo, nonostante non se ne fosse reso conto, perché l’altro gli rispose, agitato:

“Credo che siamo sotto assedio, Draco.”



  
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