Film > Disney
Segui la storia  |       
Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    04/06/2014    4 recensioni
(RIVISITATA)
Non è la solita storia, non è la solita battaglia.
Non sono le principesse ad essere in pericolo e nemmeno i loro principi ed i loro regni: sono i loro nemici a tremare, sono loro a trovarsi dalla parte dei fuggitivi.
La loro vita, la loro esistenza stessa è minaccia da un’entità che si definisce “il Bene” e che, in quanto tale, ha deciso di estirpare ogni male, alla radice stessa.
Un “Bene” che non ha nulla a che vedere con i “Buoni” delle fiabe, ma una creatura del tutto nuova ed implacabile.
Come reagiranno i Cattivi dinnanzi a questa nuova minaccia?
Ed i nostri paladini, da che parte si schiereranno?
A loro non resta che una sola ed umiliante scelta: chiedere, per una volta, l’aiuto di coloro che hanno sempre tentato di ferire in ogni modo.
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Angolino dell'autrice:
Torno con un capitolo un pò più lungo ed intenso... e spero che l'omaggio, vediamolo così, alla villain fresca fresca di film possa piacervi
ps. c'è anche un piccolo riferimento potteriano, sempre ad uno dei villain... spero che qualcuno lo colga ;)



Dead or live
 
Avanzava, quella grande e grossa nuvola bianca, oscurando quel poco di ciel sereno che fino a poco prima era rimasto.
Avanzava e non pareva intenzionata minimamente a fermarsi.
Non mancava molto al raggiungimento del Palazzo del Sultano, il quale  era appoggiato al davanzale della balconata della torre più alta, un’espressione piuttosto preoccupata palesata in volto.
Sospirò pesantemente, mentre Powhatan gli appoggiava una mano sulla spalla con espressione severa.
«Dobbiamo confidare in loro, amico mio. Non abbiamo scelta.» Esclamò solennemente, nonostante fosse evidente l’espressione piuttosto corrugata.
Il Sultano assottigliò appena lo sguardo, un moto di rabbia lo pervase dall’interno, ma non rispose.
«Come se fidarsi di quei mostri fosse semplice…» Biascicò Umberta poco dietro di loro, ben poco convinta della situazione almeno quanto tutti gli altri.
Era un accordo ambiguo, un’arma a doppio taglio tanto per i cattivi quanto per i buoni… sempre che una distinzione fra le due parti fosse possibile, in un momento del genere.
Il cosiddetto Bene continuò la sua avanzata, che andò rallentando soltanto quando dinnanzi al palazzo cominciarono a palesarsi altre figure, in difesa di quel luogo e di chi vi abitava, così come di se stessi.
Guidato da Aladdin, il tappeto volante si era innalzato all’altezza della balconata, portando con sé anche Jafar e Jasmine: erano entrambi in piedi, il Gran Visir poco più avanti reggeva con fermezza ed un certo nervosismo il proprio bastone dorato, mentre la principessa teneva una mano appoggiata sulla sua spalla.
A ben poca distanza, su una nuvoletta nera stava uno scocciato Signore dei Morti con appresso Megera, anch’ella tutt’altro che bendisposta ad una situazione simile: sarebbe stata risucchiata anche lei, se non avesse fatto almeno un tentativo, sapeva bene che il suo cuore non era puro quanto quello di altre principesse.
Dall’altra parte rispetto ai coniugi di Agrabah, Pegaso si manteneva ad una certa quota tenendo sul dorsoun  Facilier particolarmente agguerrito, mentre Tiana si vedeva costretta a reggersi appena a lui per non venire disarcionata.
Nessuno pareva particolarmente in vena di combattere, eppure sapevano di non aver scelta.
«Ehi, fiammetta, cos’è quella faccia da morto? Prendila con filosofia, ci divertiremo!» Asserì il Genio con un sorrisone a trentasei denti, ovviamente di buon umore come la sua indole presupponeva.
Trasformato in un enorme uccello, sorreggeva Rothbart e la principessa Odette alle sue spalle.
Ade si limitò a lanciargli un’occhiata gelida, ma la voce di Megera lo precedette nel rispondere ad una simile battutina.
«Vedi di non farti spennare, piuttosto. O ti vengo a dare personalmente una lezione!» Asserì in modo piuttosto acido, nonostante il tono di voce fosse perennemente provocante.
Per un istante il Signore degli Inferi le volse un’occhiata differente dal puro odio.
«Quasi quasi cominci a starmi simpatica.» Asserì, lei inarcò un sopracciglio.
«Tu nemmeno lontanamente.» Ribatté col medesimo tono.
«Abbiamo qualcuno con un gran senso dell’umorismo, vedo…» Commentò sarcasticamente Jafar a poca distanza, con il solito fare piuttosto altezzoso, di chi si eleva al di sopra degli altri a prescindere.
 
Mentre si disputava tale battibecco, sulle varie torrette del Palazzo del Sultano si erano disposti gli arcieri, ovvero Gaston con accanto Belle, Robin Hood assieme  a Lady Marian e allo Sceriffo.
Pocahontas manteneva una postura piuttosto fiera, affianco a lei Jhon caricava il fucile –per quello che sarebbe servito- così come il Governatore Radcliff.
Sulla quarta torretta, Mulan non rivolgeva nemmeno un minimo sguardo al più grande unno che la Cina avesse mai affrontato e con lei Shang, che continuava a scrutare entrambi con un certo nervosismo.
Era difficile, molto più del previsto, eppure soltanto il contatto di ogni principessa con il rispettivo antagonista pareva potenziare o quantomeno rendere utili gli attacchi di questi ultimi, decisamente più forti di quanto non sarebbero state le ragazze da sole.
Collaborazione, ecco cosa dovevano imporsi. Eppure ne avrebbero volentieri fatto a meno tutti, se solo le principesse fossero state in grado di combattere tutte autonomamente o i cattivi in grado di convertire almeno parte dei propri stati d’animo.
Ma niente, un potere tanto oscuro rimaneva tale, se non condizionato da un cuore puro.
«E-Ehi, piano piano! Così rischio di cadere!» La voce di Merida si udì in modo particolarmente chiaro, quando un traghetto nero si innalzò poco più in alto degli arcieri.
«Scusa scusa!» Biascicò subito il principe dei vichinghi. «Sdentato, un po’ più di delicatezza…» Si premurò di dire ed il draghetto sbuffò.
L’arciera dai lunghi capelli rossi pareva leggermente in difficoltà nel mantenersi in equilibrio sul dorso della creatura, poiché ambedue le braccia erano impegnate nel tenere teso l’arco.
Il ragazzo, allora, azzardò ad avvicinare appena le mani al bacino della principessa, quanto bastava per aiutarla a rimanere salda in sella.
«V-Và meglio?» Domandò quasi intimidito, cercando conferma nello sguardo della ragazza davanti a lui.
Lei trattenne un brivido, facendo un rapido cenno di assenso col capo: mai, nella sua vita, era stata sfiorata da un ragazzo. E decisamente quella situazione la metteva lievemente in imbarazzo.
 
Pochi istanti dopo, mentre il Bene rallentava la propria avanzata dinnanzi a quel piccolo esercito, una voragine andò ad aprirsi davanti al Palazzo, lasciando chiaramente spazio ad un’acqua profonda e sporca, che si faceva spazio nel deserto davanti a sé costituendo piccoli canali ed occupando una certa superficie.
Da essa emersero Ursula ed Ariel, la prima che ancora guardava in cagnesco la seconda, ma si era ormai convinta a dare un minimo di collaborazione.
«Appena tutto questo finisce giuro che ti vengo ad arpionare io, ragazzina viziata. Così vediamo come ti senti!» L’aggredì di nuovo, incapace di farne a meno. Alle loro spalle una grossa nave si fece avanti, capitanata da Eric e Capitan Uncino al timone.
Non disse nulla, la principessa dei mari: sospirò e mandò giù l’ennesimo magone.
Per quanto ancora avrebbero pagato, sia lei che la strega dei mari, il prezzo della sua egoistica ingenuità?
 
«Se anche la Evil Queen fallisce, qui la vedo molto dura…» Commentava Clyton caricando il fucile, appena visibile da un balconcino secondario del palazzo.
Qualche attimo dopo gli arrivò una amichevole pacca sulla spalla.
«Io non la vedo così grigia, caro ragazzo!» Esclamò Mago Merlino, sistemandosi gli occhialini sul naso.
«E’ forse la strega più brillante, non credi? In tutti i secoli che ho vissuto, decisamente lei è una delle menti migliori che io abbia visto.»
Commentò in tutta tranquillità, guadagnandosi un’espressione pensierosa di Rasputin, immobile a poca distanza da loro, all’interno del palazzo.
Aveva già contribuito abbastanza, per i suoi canoni, e lo aveva fatto solo perché era stata la Signora dei Mali a comandarglielo.
Qualsiasi altra persona sarebbe decisamente passata in secondo piano, dal suo punto di vista, ma la stima che un buono sembrava nutrire per una delle peggiori cattive della storia non poté che stupirlo.
Stupirlo in maniera positiva, si intende, e questo era ancora più strano.
«Sempre che quella bamboccia di Biancaneve non la intralci, naturalmente!» Intervenne acidamente Crudelia, comodamente sdraiata su un lussuoso divanetto, lasciando che qualche boccata di fumo bianco invadesse l’interno con noncuranza.
«Non parlate così della principessa, signora De Mon!» La voce rispettosa di Jane giunse dopo poco, mentre aiutava Tarzan a preparare un paio di armi da lancio se ce ne fosse stato bisogno.
«La signorina Jane ha ragione!» Commentò ancora Mago Merlino, alzando un dito ed attirando l’attenzione dei presenti: volente o nolente, buffo o non buffo, restava il personaggio più saggio e sapiente mai esistito.
«Non è stata forse Biancaneve la prima a voler prestare soccorso ai cattivi? Non è forse stata lei la prima a voler perdonare chi l’aveva ferita nel peggiore dei modi?» Domandò metaforicamente, volgendosi ad ogni cattivo presente, mentre questi distoglievano volutamente lo sguardo, dandogli quindi ragione indirettamente.
«Forse non è un caso, miei cari, che il più puro dei cuori sia legato a colei che diede inizio alla storia degli antagonisti.» Sentenziò con un sorriso soddisfatto sulle labbra, al quale nessuno osò controbattere.
 
«Dunque è questa la decisione ultima che avete preso?» La voce del Bene tuonò per tutto il territorio, Sdentato scrollò il capo infastidito, molti si limitarono a socchiudere appena le iridi, altri ancora invece si tapparono completamente le orecchie.
Da quel biancore d’una luce malsana presero lentamente vita alcuni esseri, di svariate dimensioni: bianchi, all’apparenza puri, ma che la settima principessa dal cuore puro, Kairi, non esitò a riconoscere con un evidente stupore.
«Heartless…» Biascicò perplessa: li ricordava neri, rachitici ed aggressivi, mentre ora si presentavano dinnanzi a loro degli esseri con la medesima forma ma diverso colore.
E stesso scopo di quei mostriciattoli così tanto a lungo combattuti, evidentemente, considerando che di lì a poco li avrebbero attaccati.
Si tennero pronti, mentre quell’esercito andava formandosi, sulla terra così come nell’acqua e in cielo.
«Non ci sarà una prossima volta per coloro che decideranno di schierarsi contro di me!» Gridò con maggior impeto. L’avanzata era divenuta minima, quasi volesse ancora temporeggiare, fingere di essere una entità superiore, un giudice imparziale quando era chiaramente evidente che non facesse poi molte distinzioni.
I cuori puri erano soltanto sette, dopotutto. E questo era chiaro a tutti.
Calò il silenzio, il momento di ritirarsi era quello, o mai più…
E nessuno fiatò.
La nuvola si fermò e l’esercito di mostriciattoli, più o meno grandi, avanzò rapida in direzione dei personaggi delle fiabe, coraggiosi o meno che fossero avrebbero combattuto come meglio gli riusciva.
«Non ci sarà una prossima volta per te, assurda e ridicola nuvoletta
La voce sprezzante di Maga Magò echeggiò nell’aria seguita da un ghigno piuttosto fastidioso.
L’avanzata non si fermò all’arrivo di quei fuggitivi, soltanto il Bene pareva aver rivolto a loro l’attenzione: e Malefica, naturalmente, gli aveva lanciato una delle occhiate più taglienti e superbe che potessero appartenerle.
Il grande uccello rosa planò ad un soffio da terra, per consentire ai suoi passeggeri di scendere senza alcun tipo di rischio ed unirsi così alla battaglia.
Riku e Sora andarono immediatamente all’attacco, seguiti a ruota dai principi che brandivano spade e lance ed assieme a loro anche tutti gli altri partirono all’attacco.
La Signora del Male, come era prevedibile, non si abbassò ad un volgare salto ma scomparve avvolta dalle verdi fiamme, per poi ricomparire su di un balconcino dove alcune principesse non in grado di combattere si limitavano ad osservare con preoccupazione.
«M-Malefica…» Biascicò Serenella, addetta alla protezione delle principesse – e di alcuni cattivi poco propensi al combattimento - assieme alle altre due fate.
Malefica non degnò nessuna di loro di una misera occhiata, elegante e terrificante si avvicinò soltanto ad Aurora, puntandole addosso le proprie iridi gialle ed allungando la mano verso di lei.
«Andiamo.» Disse semplicemente, glaciale quanto la propria pelle ed il proprio animo.
Aurora esitò per un istante, poi acconsentì a prendere la mano della Signora di Ogni Male: aveva paura, maledettamente paura, eppure doveva fidarsi… o meglio, entrambe avrebbe dovuto fidarsi: la dark fairy era un elemento troppo forte per non entrare in campo, ma al contempo necessitava esclusivamente della principessa che aveva maledetto molto tempo prima.
Le lanciò un’ultima e profonda occhiata, prima di volgerle le spalle ed avvicinarla a sé, volgendo la propria attenzione a quella nuvola imponente davanti a loro.
«Vedi di non cadere, bestiolina.» E detto questo il suo corpo cominciò vertiginosamente a mutare, fiamme viola e verdi l’avvolsero, lei come la principessa che tuttavia era stata resa indenne.
Tutti gli altri presenti dovettero tornare all’interno del Palazzo per evitare di precipitare, poiché il balcone si ruppe sotto il peso della creatura che era andata a sostituire quell’alta ed autoritaria figura: un drago, un possente drago dalle lunghe corna e le ampie ali nere, mentre sul dorso Aurora si costringeva ad avere la stessa forza d’animo della villain.
Forti, estremamente forti entrambe, anche se da un punto di vista completamente differente.
Mentre anche Malefica entrava in campo, Maga Magò atterrò maldestramente nella prima finestrina aperta, nella parte bassa del palazzo, finendo dritta dritta addosso a Merlino ed aggrovigliando i propri capelli ispidi nella barba del mago.
«Ehm anche io sono felice di vederti, Magò, ma queste dimostrazioni di affetto non sono necessarie!» Esclamò velatamente imbarazzato, mentre l’altra cercava di rialzarsi con così poco garbo che Merlino venne letteralmente trascinato sul pavimento.
«Affetto?! Aspetta che questa messinscena sia finita e poi vedi, dove te lo metto l’affetto!» Esclamò dando uno strattone con la testa, perdendo qualche ciocca ma riuscendo a liberarsi della barba dell’uomo che, come da copione comico,si ritrovava avvolto nel suo stesso biancore.
«Oh ecco, ora riconosco la mia rivale!» Ammise borbottando qualche riso trattenuto, mentre Rasputin sbuffava ampiamente per quell’assurda scenetta.
 
Fuori, la battaglia veniva combattuta con un certo ardore, i cattivi aggredivano come meglio potevano ed i principi proteggevano le principesse che, per amore o per forza, dovevano rimanere a contatto con i rispettivi rivali.
I loro attacchi, fisici o magici che fossero, parevano essere particolarmente efficaci su quegli esserini bianchi e deformi: man mano che tale esercito si ricreava, la nuvola andava rimpicciolendosi, segno che anche un potere del genere avesse una fine,un limite che prima o poi avrebbe raggiunto.
«Che cavolo pensi di fare, eh, nuvoletta deforme?! Io sono il dio degli Inferi, per la barba di Zeus, un D-I-O!» Sbraitò Ade nel lanciare l’ennesimo incanto, mentre Hercules provvedeva alla protezione di una Megera piuttosto irritata dalla situazione.
Dalle torri, gli arcieri miravano con quanta più precisione possibile gli Heartless bianchi, mentre nella superficie del mare Ursula ed Ariel sembravano aver trovato un loro equilibrio nei movimenti.
«Non starmi nei piedi, stupida ragazzina!» Le sbraitò contro, colpendo un Heartless con i tentacoli prima che la principessa venisse aggredita.
«Sto seguendo scrupolosamente i vostri movimenti, potreste quantomeno apprezzarlo!» Ribatté la principessa di Atlantica: aveva delle colpe, lo sapeva, ma non per questo avrebbe lasciato che la strega la insultasse tanto frequentemente.
«Apprezzare un bel nie-»
«Ursula attenta!» Gridò, ma prima che la strega venisse colpita un arpione trapassò il nemico, impedendo quindi ad Ursula di esser ferita.
Alzando lo sguardo, l’espressione dura di Eric non lasciava trasparire la minima contentezza nell’averla salvata, tanto che entrambi distolsero lo sguardo dopo una lunga occhiata.
«Cominci a batter la fiacca, eh?» Ironizzò il Genio, notando il notevole ridimensionamento della nuvola.
Per una frazione di secondo gli Heartless arrestarono la loro avanzata, cosa che lasciò perplessi tutti i presenti.
«Idiota, dovevi proprio provocarlo?!» Inveì Jafar, trovando in effetti l’approvazione di molti, quando quella voce tuonante tornò ad attirare la loro attenzione.
«Se pensate che sconfiggere una forza superiore come me, il Bene, sia così facile… allora vi darò una prova della mia forza!» Esclamò solenne.
Alcuni si fermarono, altri continuarono a combattere quando, d’improvviso, un grido stridulo e fastidioso si levò nell’aria.
Lì, su uno dei balconcini del palazzo, uno dei più bassi, Maga Magò ansimava pericolosamente poiché sulla pelle avevano cominciato a comparire delle macchie rosse di una certa dimensione, mentre la temperatura del corpo andava abbassandosi vertiginosamente e la testa girarle.
Merlino intervenne subito, avvicinandosi a lei assieme a Jane e a pochi altri.
«E’ a-ancora opera t-tua…v-vecchiaccio?!» Sbraitò contro il mago, il quale rimaneva con le labbra socchiuse.
«Non è possibile… è l’incantesimo che avevo utilizzato per sconfiggerti, Magò…»
Notò con una certa preoccupazione.
Un secondo grido, o meglio, un ruggito provenne da Scar, la cui pelle aveva cominciato ad essere scalfita da morsi, graffi e ferite della peggior specie, come se dall’esterno qualche belva lo stesse sbranando.
Compresero, in breve tempo, che chiunque fosse stato catturato dal Bene stava per essere ucciso nello stesso modo con cui era stato sconfitto dai buoni.
«Oh no…» Le labbra di Rapunzel tremavano, mentre si dirigeva verso una Madre Gothel sinceramente angosciata.
L’avvolse con i propri capelli, disperata cominciò a cantare nella speranza di salvarla ma la donna cominciò visibilmente ad invecchiare, istante dopo istante, mentre Eugene non poteva che osservare la moglie con un amaro dispiacere.
«Non potete fare nulla per coloro che da sempre vi hanno ferite! Gioite,principesse,  perché il vostro male sta per terminare!» Tuonò di nuovo il Bene, suscitando la rabbia di molti.
«Mostro…mentecatto…» Biascicava Merlino al capezzale della rivale, mentre il grande drago nero si sforzava di giungere il balcone più vicino del palazzo, accasciandosi malamente al suolo ed evitando quindi alla principessa di precipitare malamente.
«Malefica!» Si rialzò subito dopo l’atterraggio, la principessa dai lunghi capelli d’oro, avvicinandosi a quella tanto temuta fata delle tenebre che aveva ripreso le sue sembianze umane, il petto che grondava sangue come se l’avessero trapassata.
«Non…osare…disperare…» Biascicò con un certo sforzo, prima che un rivolo di sangue le uscisse dalle labbra rosse.
Aurora fece per chinarsi su di lei ma la fata si aggrappò al suo braccio, aiutandosi per riuscire a rialzarsi.
Lo fece con fatica, una mano stretta al petto sanguinante eppure quello sguardo forte ed autoritario che mai le sarebbe mancato.
«Io ti ho…odiata, Aurora… come nessun altro…» Biascicò, facendole segno di accompagnarla a quello che restava del parapetto di quel balcone volto al cosiddetto Bene.
«Ma se c’è…una cosa che…odio ancora di più…» Affermò volgendole uno sguardo che, per la prima volta, non pareva soltanto colmo d’odio.
C’era determinazione, in quello sguardo, una determinazione che per una volta bramava la vita e non la morte.
«E’ uccidere senza dignità.» Lasciò la ragazza e si appoggiò  alla balconata con estrema fatica, ma quando Aurora fece per aiutarla l’allontanò sgarbatamente: era debole, maledettamente debole e morente, Aurora non avrebbe mai immaginato di vederla in simili condizioni.
«Se devo morire… morirà anche lui!» E detto questo spalancò le braccia, fiamme di un verde cupo si dipartirono dalla fata andando ad avvolgere tutti gli altri villain presenti: si sentivano rinvigoriti, il male e le tenebre che li pervasero erano diverse, più tenaci, più bramose di vittoria di quanto non lo fossero mai state.
«Malefica… no…» Biascicò la principessa portandosi le mani sulle labbra tremanti.
Come lei, anche gli altri avevano ormai capito le intenzioni della Signora d’Ogni Male: sarebbe morta, sì, ma non per mano di una entità che nessuno avrebbe mai riconosciuto, ma sacrificandosi affinché potessero vincere.
Non le importava che ci fossero buoni e cattivi, non le importava nemmeno di abbandonare per davvero quell’orrido mondo che lei aveva tanto minacciato.
Trasmise quel che rimaneva del suo potere e delle sue forze a chiunque fosse nei paraggi, poi quando le fiamme verdi scomparvero il corpo della donna si accasciò al suolo.
Ed un gracchiare di corvo fu l’unica sentenza che venne emessa.
Una sentenza di morte.
 
Una sentenza di morte per chi era stato segnato, ma quel sacrificio aveva avuto un significato molto più importante di qualsiasi altro gesto: erano più forti, i cattivi, potenziati dall’oscurità.
Ma anche i buoni, forse per la prima volta dall’inizio di quello scontro, non ebbero più alcun dubbio: un villain era morto anche per loro, e loro avrebbero fatto di tutto per vincere.
«La senti questa sensazione, fantomatico Bene? Eh, la senti?!» Domandò metaforicamente Simba, mostrando le mascelle possenti e grattando appena la terra sotto i propri piedi, mentre gli altri leoni lo affiancavano con la medesima grinta.
«Oh sì, la sento forte e chiara anche io, sacco di pulci…» Commentò sarcasticamente Ade – giusto perché serio non riusciva a rimanerci.
Si schioccò le dita, lo sguardo e le fiamme che da blu divenivano d’un rosso intenso.
Rabbia. Rabbia cieca.
«E’ la tua sentenza di morte!»
 
 

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Disney / Vai alla pagina dell'autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly