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Autore: ilikeit    04/06/2014    1 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Raccontami della prima volta che vi siete incontrati” mi guarda con occhi speranzosi. È da un po’ che continua a voler sapere come sono andate le cose, anche se sa benissimo come ci siamo conosciuti e come siamo arrivati fin qui. È come se volesse schiarirsi le idee, capire cos’abbiamo provato noi per magari fare un confronto. Credo che ci sia un ragazzo nella sua vita, o che magari le piaccia qualcuno, non lo so, non lo posso sapere. E per quest’ultimo pensiero vorrei maledirmi. Che madre sono? Non so nemmeno se a mia figlia piace un ragazzo, se si è già innamorata di lui, se ha dato il primo bacio, se pensa di amarlo questo ipotetico ragazzo, se pensa che anche lui sia innamorato di lei. Le sorrido, ma non faccio a tempo a risponderle che Luke mi anticipa. “Questa volta racconto io com’è andata”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Penso tu sia la mia più grande occasione.


4.
 
 
 
Dovremmo rivivere i nostri ricordi più belli almeno per il resto della vita.
 
Scosse la testa, forse aveva iniziato a fidarsi, o per lo meno si era rassegnata alla mia presenza, ma non appena formulai questo mio pensiero lei si girò e se ne andò via, come l’altra volta, solo che questa volta i suoi occhi non puntavano verso le onde dell’oceano ma verso le case in riva al mare. Non sapevo che fare. Di certo sapevo qualcosa in più di lei, Rebecca, Rebecca Ferrari, potevo cercarla.
 

Un tuono si fa strada nelle nostre orecchie prima che delle grosse gocce di pioggia ci cadano sul viso. Raccogliamo in fretta e furia tutto ciò che avevamo portato fuori per raggiungere la casa. Quando entriamo Luke mi stringe a sé e mi porta ad appoggiare la schiena contro il muro, avvicinandosi al mio volto “Amore non ci siamo salutati” me lo sussurra all’orecchio e se non mi riportasse subito alla realtà portando le sue labbra sulle mie potrei perdermi nei ricordi che mi provocano quelle parole. Maui si intrufola tra di noi e con le mani ci spinge lontani. “La mamma è mia” Luke sbuffa e si china per prendere Maui in braccio. “Ometto, direi proprio di no. Sono arrivato prima io!” Maui scuote la testa per poi muovere l’indice a destra e a sinistra davanti agli occhi di suo padre. “No, io e la mamma ci siamo sposati l’altro giorno”Luke alza un sopracciglio e poi guarda me che inizio a ridere annuendo. “Mi ha regalato anche una margherita, rubata dal giardino della signora Coen, non potevo dirgli di no!” Maui tende le mani verso di me e io lo prendo “La mamma è mia! L’ho sposata io e non tu!” Io alzo le spalle “Ha ragione” Luke scuote la testa , forse sentendo un po’ di irritazione e tristezza nella mia voce “Maui mi lasci la mamma per un po’? Vai a vedere cosa sta facendo Aria” Maui scende dalle mie braccia e corre verso la camera di sua sorella, mentre Luke si avvicina a me prendendomi tra le braccia “Sei ancora arrabbiata?” scuoto la testa “Non riesco semplicemente a capire perché non vuoi farlo” sospiro e poi mi guardo attorno, il salotto è tempestato di nostre foto, lui assieme ai ragazzi, io da sola, lui da solo, io con le mie amiche, noi assieme e poi le foto di Aria e Maui, due foto su tela, in bianco e nero dove ci sono solo i loro volti. Luke mi accarezza una guancia e poi sospira. “Non è che non voglio, è che..” lo blocco mettendogli una mano sulle labbra “Lo so, hai il tour, il CD da incidere, le canzoni da scrivere, le interviste a radio, TV, giornali e riviste da fare, è solo che vorrei che per una volta lasciassi in secondo piano tutto questo e passassi almeno tre settimane solamente con me, Aria e Maui. Sono stanca di vederti attraverso un computer, sono stanca di non sentire bene la tua voce perché magari il telefono non prende o la linea salta. Sono stanca di doverti costantemente dividere con il mondo intero, loro ti hanno sempre, vorrei almeno per un po’ di tempo averti solo per me, per noi. Mi manca svegliarmi alla mattina e non scontrare la mia mano sul tuo petto, mi manca non vederti girare per casa con dei pantaloncini sintetici da calcio e una maglia dei Nirvana addosso, mi manca sentirti ridere con Aria e mi manca vederti prendere in braccio Maui per fargli il solletico..” non riesco nemmeno a finire di parlare che mi sfugge un singhiozzo assieme alla prima lacrima che mi solca il viso accompagnata dal rumore di un tuono, ma sospiro e ricomincio continuando a guardare fuori dalla porta finestra la pioggia che batte “Vorrei sposarti non solo perché ti amo tanto da sopportare la tua costante assenza, ma ti vorrei sposare perché so che se lo fai almeno per un po’ resterai qui, con noi, e io ho bisogno di te” le braccia di Luke mi circondano i fianchi e mi porta sempre più contro il suo petto, poggiando la sua testa sulla mia spalla per poi baciarla “Mi dispiace, io.. Io non lo sapevo che stavi così.. Ti tieni tutto dentro, amore, e alle volte penso che tutto vada bene, ma poi parlo con Aria e mi dice che non è così, oppure arrivi tu e mi dici tutto questo.. E io, dio amore, mi dispiace così tanto” continua a baciarmi la spalla mentre le mie lacrime continuano a rigarmi il visto, bagnandomelo nemmeno fossi sotto la pioggia.
Un rumore ci fa voltare, e mi asciugo velocemente il viso, ma allo sguardo attento di Aria non sfugge nulla, tanto che preoccupata mi si avvicina e fa cadere a terra un quaderno che aveva in mano “Cosa hai fatto alla mamma?” scuoto velocemente la testa “Niente Aria, non ha fatto niente” la rassicuro, non mi piace, anzi non mi è mai piaciuto farmi vedere piangere, e di certo non voglio iniziare a farlo davanti ai miei figli. “Piuttosto, tutto quel casino per cosa? Stavate scendendo le scale di corsa, vero?” guardo Maui che si sporge dietro Aria “Si” sussurra piano, quasi timoroso per tutte le volte in cui ho ripetuto ad entrambi di non farlo. “Ho trovato dentro l’armadio una scatola piena di questi quadernetti” lo raccoglie da terra e lo fa vedere ad entrambi, solo allora mi accorgo che siamo ancora stretti assieme “E questo cos’è?” La voce di Luke risuona per la stanza “Sono i miei diari” scuoto la testa sconsolata, non me ne ricordavo nemmeno più. “Mamma posso leggerlo?” lo prendo tra le mani e faccio scattare l’elastico, ormai logoro, nero che lo chiude. Lo soppeso tra le mani e lo sfoglio rapidamente, è uno dei primi, è tutto scritto in blu, rigorosamente in italiano e con qualche disegnino a bordo pagina. Su quelli c’è scritto poco e niente. Annuisco ad Aria che se lo riprende e si fionda sul divano seguita da Maui che le salta in braccio. Luke mi porta verso l’altro divano di pelle bianca e mi fa sedere sulle sue gambe e lo ringrazio per quel suo contatto di cui ho tremendamente bisogno. “Parto?” alla voce di Aria alzo il viso e annuisco. “Ora saprò finalmente cosa ti passava per la testa, realmente questa volta, e non quello che mi dicevi per farmi stare bene” Luke me lo sussurra all’orecchio per poi posare un bacio sulla mia tempia.
 

 
1 Novembre 2000
Ora spiegatemi per quale dannatissimo motivo io debba trasferirmi dall’altra parte del mondo, in un paese dove ci sono i canguri, che poi sono orrendi e per di più cattivi, insomma picchiano le persone! Dove la gente guida al contrario e dove mangiano alligatori, l’ho letto, cavolo! Ma vi pare possibile? Alligatori? Sono animali simili ai coccodrilli, loro mangiano i coccodrilli.
Gli uomini-canguro mangiano gli alligatori che a loro volta mangiano i canguri, si mangiano a vicenda. Sono pazzi. Di certo io non mangio gli alligatori che mangiano i canguri, ma nemmeno quelli che non li mangiano.
L’unica cosa positiva di andare in quel posto dimenticato da dio sono le onde, e anche i koala. Basta per tutto il resto potrebbero direttamente cancellare quel cavolo di continente dalla cartina geografica. Che poi, non parlo nemmeno bene l’inglese, o meglio, lo so ma mi vergogno un mucchio a parlarlo, mi sento un’idiota quando lo faccio, che palle. Sembrerò a quei canguri la solita turista sfigata e non una che va li per lavorare, o meglio fare surf.
Almeno verrà Teo, che spero non stia tutto il tempo in spiaggia a guardare il culo della gente che passa. Solo lui, verrà solamente lui. Tutti gli altri rimarranno a casa, papà ha il lavoro, mamma anche e le altre devono continuare la loro vita. Solo Teo, e me lo devo far bastare per non andare in depressione.
 
Una risata collettiva riempie il salotto. “Quindi io sarei un uomo-canguro?” sorrido per poi dargli una sberla sulla guancia, ma lui imperterrito continua a ridere di me, assieme agli altri. Mentre Aria e Maui continuano a ridere mi avvicino all’orecchio di Luke “Il mio uomo-canguro” a quelle parole Luke mi bacia e le risate dei ragazzi si trasformano in dei versi di disgusto, fino a quando le nostre labbra non si staccano e Aria ricomincia a leggere.
 

 
30 Novembre 2000
L’Australia fa schifo, la sala d’attesa dell’aeroporto fa schifo, i bagagli fanno schifo, gli addii fanno schifo, l’aereo fa schifo, mi fa schifo anche la tavola, sto avendo troppi ripensamenti. Magari laggiù in mezzo ai canguri duro solo una settimana e poi torno a casa.
Me lo sento andrà male.
Oggi fa tutto schifo.
 

Mamma ti piaceva così tanto la parola schifo?” le tiro un cuscino che però finisce a terra prima di arrivare a lei “In quel momento era la parola che più si avvicinava a quello che sentivo verso tutto quello” Luke continua a baciarmi la spalla per poi staccarsi “Dovevo raccontare la mia versione dei fatti e invece stiamo leggendo i diari di vostra madre” scuoto la testa appoggiandola alla sua spalla “Io leggo e tu intervieni, se proprio devi dire qualcosa, comunque zitto che siamo arrivati al primo di dicembre, vediamo se ha scritto di te” Aria fa un occhiolino a suo padre per poi ammiccare e ricominciare a leggere, mentre le mie dita finiscono inevitabilmente nei capelli di Luke.
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