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Autore: TheVirginQueen    04/06/2014    1 recensioni
Elisabeth e Robin si conoscono sin da bambini. Il loro rapporto muta, mantenendosi sempre forte dalla fanciullezza sino all'età adulta. Il regno dei Tudor è la cornice di questa storia, la regina Elisabetta I ne è la protagonista, la storia di un amore mai compiuto ne è l'intreccio.
Si tratta di uno scorcio sull'umanità di un grande personaggio storico ed un umile tentativo di delinearne il profilo psicologico, mettendo in rilievo gli aspetti della vita privata della protagonista, piuttosto che i fatti storici per cui ella è nota. L'amore tra Elisabeth e Duddley è un fatto storicamente accertato. Qui si prova a dargli forma, immaginando i sentimenti e le contraddizioni in cui esso è sbocciato e maturato.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Tudor/Inghilterra
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Robert Duddley era ormai un ragazzo quell’epoca. Il robusto corpo da bambino si era mutato in un elegante corpo di giovane uomo. Gli allenamenti a cavallo e il continuo esercizio lo avevano reso tornito e muscoloso. Nell’ultimo anno era cresciuto di altezza, la sue spalle si erano allargate e la voce argentina da bimbetto si era fatta più profonda. Sulle labbra carnose una peluria scura iniziava a crescere e il volto aveva iniziato a mutare anch’esso.
 
Il rapporto tra i due amici non era cambiato col trascorrere degli anni. Essi trascorrevano meno tempo assieme, ma ciò nonostante quando si rincontravano sembrava che nulla si fosse modificato nel modo di accogliersi reciprocamente e di aprirsi l’anima l’una all’altro. Solo talvolta un leggero imbarazzo li coglieva, quando i loro corpi, un tempo così reciprocamente familiari si avvicinavano troppo, come se si cercassero involontariamente e prendevano poi ad allontanarsi come fuggendo l’uno dall’altro.
 
I due ragazzi non avevano più fatto cenno alla storia della promessa. Elisabeth serbava il ritratto di lui come il bene più prezioso, portandolo sempre con sé a contatto col suo cuore, ben nascosto sotto le pesanti vesti. Lui era ancora fermamente convinto che l’avrebbe sposata quando avrebbero avuto l’età per farlo. Non servivano altre parole tra loro.
 
Riguardo al turbamento che Elisabeth provava per Thomas, ella avvertiva limpidamente che esso era assai differente dal legame che aveva con Robin e cercava strenuamente, con tutte le sue forze di difendere questo legame dal sentimento vergognoso che la turbava in quel periodo.
 
Quando lei seppe del suo arrivo nella sua casa si impensierì. Era indecisa se aprirgli l’anima sulla questione che la preoccupava o no. Lei era sempre stata totalmente sincera con lui e non c’erano segreti tra i due. Crescendo però avvertiva che certe cose era meglio tenerle per sé. D’altro canto lei stessa non sapeva riconoscere quella trappola in cui si trovava e conoscendo il carattere sanguigno di lui decise di tacere per evitare di agitarlo per nulla.
 
Indossava ancora l’abito nero del lutto per suo padre in quel periodo. Scelse quello che le stava meglio con il busto stretto, lo scollo pronunciato sul seno acerbo e la gonna ampia che le segnava la vita sottile. Raccolse parte dei capelli ramati sulla nuca, lasciando sciolti gli altri lungo la schiena. Indossò una semplice collana e passò un’ora a rimirarsi davanti allo specchio, cercando ogni volta qualcosa che potesse essere migliorato nella sua persona.
 
Quando lui arrivò al galoppo, la continenza ch’ella aveva cercata strenuamente la abbandono d’incanto. Volò correndo per le scale e si precipitò verso il giovane amico, che nel frattempo era sceso da cavallo. Lo abbraccio con entusiasmo e lui l’accolse tra le sue braccia stringendola a lungo. La sollevò poi da terra e cominciò a girare tenendola prigioniera tra le sue braccia.
 
Da quando il suo corpo aveva assunto questa nuova conformazione quasi da uomo Robin amava mostrare alla sua amica la sua prestanza fisica e la sua forza sollevandola e facendola girare. Amava tenerla prigioniera e vederla ridere mentre cercava di liberarsi dalla sua morsa.
 
Quel giorno però prese coraggio e andò oltre. Nel poggiarla a terra l’attirò nuovamente a se, in un modo nuovo. E quando furono occhi negli occhi e sulla bocca di lei si spense la risata del gioco da bambini si fece coraggio e le baciò le labbra.
 
Lei rispose al suo primo bacio come se avesse conosciuto da sempre le sue labbra e il loro sapore. Si staccarono imbarazzati e guardando a terra. Lui fu il primo a sollevare lo sguardo e trovando accanto a sé il suo cavallo bianco, afferrò le mani della ragazza e salito sull’animale l’aiutò a sollevarsi perché sedesse davanti a lui. Fece partire il destriero al galoppo, e la tensione scemò immediatamente e ricominciarono a ridere come due fanciulli, mentre correvano verso il vento.
 
D’altro canto si conoscevano da sempre, e quel bacio non era altro una delle molteplici declinazioni della loro conoscenza. Mentre sfrecciavano al galoppo, avvinghiati, la testa di lui sulle spalle di lei e il capo di lei reclinato con la chioma rossa nel vento pensavano a ciò. A come si bastassero l’un l’altra e a come non servisse loro altro per essere felici. Arrivati assieme a questa consapevolezza si strinsero le mani nello stesso istante e ciò bastò loro perché ricominciassero a ridere.
 
Robin fermò il cavallo in una piccola radura tra gli alberi, vicina a un piccolo lago. Scesero da cavallo e lui la condusse, oltre un albero fiorito, dalle fronde assai basse che li nascondeva dal mondo,  portandola sulla riva del lago.
 
Prese a baciarla nuovamente, con nuovo ardore, mentre la stringeva forte a sé accarezzandole i capelli. La dolcezza si trasformò in desiderio e senza neanche accorgersene iniziò a cercare la sua pelle con la mano, accarezzandole il collo. Iniziò a giocare coi bottoni dell’abito finché non riuscì a toccarle la schiena bianca.
 
Lei lo assecondava col suo corpo, cerandolo e tremando al contatto fisico tra la sua mano e la propria pelle nuda. Liberatola dall’abito prese ad accarezzarle le braccia e il seno ed iniziò ad infilare le ditra tra i lacci del corsetto. Quelle carezze erano per lei totalmente nuove e si abbandonava ad esse arrendendosi alle mani inesperte e impazienti del ragazzo.
 
Quando lei ebbe solo la sottile camiciola addosso e lui ebbe finalmente raggiunto i suoi seni acerbi con la sua mano, lei trasalì. Quello che stava accadendo non era più un gioco di bambini, né un modo nuovo di stare insieme. Si stavano amando come due amanti.
 
Si ritrasse improvvisamente premendosi una mano sul seno nudo e ponendo l’altra sull’ampio petto, ancora glabro di lui. –Così no Robin…non va bene…non si fa…io non posso…Dio non vuole- le tremava la voce e brividi le percorsero la pelle.
 
Lui la guardò negli occhi –Io ti amo e sarai mia moglie. Che differenza fa tra ora e poi. Lo desidero così tanto e anche tu lo vuoi.-
 
Elisabeth aveva appena scoperto un nuovo Robin. Qualcuno che la guardava con gli stessi occhi bramosi con cui la guardava Thomas. Qualcuno che desiderava il suo corpo e non più solo la sua compagnia. Ella era un coacervo di emozioni. Le carezze e i baci avevano acceso per la prima volta un desiderio nuovo, ignoto e indomabile, ma la ragione le diceva che stava sbagliando, che doveva mantenersi pura, che quel fuoco che le ardeva in petto e che incendiava lui era peccato e dovevo fuggirlo.
 
Lo guardava fisso negli occhi, mentre i suoi, di occhi, si riempivano di lacrime. Lui la attirò di nuovo a sé dolcemente e le baciò la fronte bianca e gli occhi umidi.
-Non è successo niente. Se non lo vuoi tu, non voglio neanche io. Ti amo e aspetterò anche tutta la vita- vedendola tremare per il freddo e per l’emozione l’aiutò a rivestirsi con dolcezza. Risero sulla quantità di indumenti femminili che doveva portare addosso e sul corsetto che a lui sembrava uno strumento di tortura degno del re Henry.
 
Si sdraiarono sull’erba e lui le baciò nuovamente le labbra, con dolcezza. Lei poggiò la testa sul petto del ragazzo, in modo da sentirne chiaramente il respiro e i battiti del cuore. Tornarono a scherzare e a ridere di nuovo sentendosi gli stessi di prima, ma molto più uniti.
   
 
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