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Autore: Marty Andry    05/06/2014    2 recensioni
Siamo nel 28 a.C., a Roma. Una figlia illecita di Giulio Cesare, Tosca, vive con la madre ed uno zio nell'Urbe. Un matrimonio combinato farà in modo che sulla vita di Tosca, calino le tenebre.
Come potrà la ragazza a ritrovare la luce?
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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<< Madre, ho le idee non poco confuse. >>
<< Tosca mia, >> disse la madre carezzandole la mano << è difficile. Ma io mi illusi. Ognuno può sbagliare, ma io mi ero illusa che il potente Cesare potesse davvero essere il mio eterno sposo. Tuo padre- o meglio- il padre di tuo fratello Ottaviano era morto pochi anni prima. Fabrizio, si chiamava. L’uomo dal cuore più nobile che io abbia mai incontrato. Con Cesare nacque tutto per caso, sulle rive del Tevere. Non mi voglio dilungare, ma appena dissi a mio padre di portarti in grembo, lui mi costrinse ad andare via. Per fortuna mio fratello decise di accogliere tuo fratello, me e tu che pian piano crescevi dentro di me. Ma arrivò quell’atroce giorno in cui tuo padre mi strappò tuo fratello dalle braccia. Lui scappò ed io mi ritrovai sola con te. >>
Tosca non capiva più nulla. Una disgrazia dietro l’altra le affollava la mente; figure illustri che si fondevano con la loro modestissima famiglia, la verità che ora riaffiorava dopo anni di silenzio e che l’aveva resa inconsapevole vittima.
La ragazza provò ad ignorare quella discussione, non ne parlò né con Adriana né con Paolo, facendo ritornare Marcello e il matrimonio il perno fisso dei suoi pensieri.
 
 
La cerimonia fu veloce. Marcello dovette riconoscerlo, Tosca era davvero molto bella. C’aveva pensato Adriana ad intrecciarle la coroncina di maggiorana, ad acconciarla.
Il calore del sole di fine maggio era percepito ancora di più sotto il flammeum, mosso ogni tanto da una lieve folata di vento. Gli uccelli cinguettavano, erba era verdeggiante e tutto, intorno a lei, aveva un motivo per rallegrarsi.
“Passerà.” pensò tra sé e sé.
Marcello la osservava, con gli occhi vitrei ed infossati, solcati da occhiaie, che si trovavano all’estremità di un naso pronunciato.
Vicino all’ara, Tosca pregò perché l’auspex annullasse il matrimonio, ma non fu così.
Lo sposo le infilò l’anello d’oro all’anulare e pronunciarono la formula.
<< Ubi tu gaius, ego Gaia. >>
Addio, Paolo” fu il suo primo pensiero non appena pronunciò la frase.
Ma, per la prima volta in quei mesi, il Fato sembrò donarle un’ultima opportunità per essere felice.
Durante il banchetto lei sedeva sul triclinio accanto al marito, scambiando qualche parola.
“In fondo non è così male” pensò “rispetto reciproco.”
Urla di felicità, suoni di flauti e danze animarono la serata, facendo distogliere Tosca per un po’ dalle sue riflessioni.
Finito il convitto, vennero gli amici di Marcello. E lei s’illuminò.
Per la prima volta, in quella giornata, sorrise.
Tra i tre uomini c’era Paolo che, assieme ad un altro, la sollevò.
<< Sei qui… >>  mormorò esterrefatta ad un orecchio del giovane.
<< Credevi davvero che ti avrei detto addio così facilmente? >>
Rise.
Restarono in silenzio finché non varcarono la soglia della sua nuova casa.
<< Tosca, non mi dimenticherò mai di te. >>
Lei annuì, stralunata, mentre Adriana e altre due ancelle di cui ignorava il nome conducevano al letto nuziale.
<< Salvami. >> pronunciò, una supplica a fior di labbra che solo Paolo poté udire.
 
Trattenne a stento le lacrime non appena, come da tradizione, Marcello le slegò il triplo nodo e togliendole il mantello. Tosca si girò verso Adriana  per un ultimo saluto. Uno sguardo di commiato sancì la fine della sua giovinezza.
 
Salvami

 
  
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