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Autore: Traum    05/06/2014    1 recensioni
«Quando l’anima abbandona il corpo gli occhi perdono il loro colore e diventano due buchi neri che assorbono ogni neutrone nei paraggi»
Genere: Dark, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Angela

A mezzogiorno un tremito sveglia Angela, che si era addormentata sul letto, esausta.
Angela si alza, tasta i capelli: ancora umidi. Starnutisce.
“Ottimo – pensa la ragazza – un bel raffreddore non poteva essere che la ciliegina sulla torta. Fanculo.”
Angela è frustrata. Si sente una stupida, e più pensa alla notte prima più la rabbia nei confronti di se stessa aumenta.
Perché?
Angela vorrebbe gridare. Vorrebbe prendere sua madre per le spalle, stringerla così forte da lasciarle lividi viola in contrasto con la pelle chiara.
Perché?!
Vorrebbe scuotere forte la donna, fino ad ottenere una risposta. Una risposta a una domanda che risposte non ne ha.
E Angela si sente ancora più stupida. Una vittima. Una patetica vittima stupida.
Angela si alza dal letto. Nuda va in bagno e si asciuga i capelli color della notte.
Poco dopo torna in camera, mette il cellulare in camera e si riveste.
Sceglie dei pantaloni verde scuro, una maglia a righe bianche e nere, e una felpa con la zip in tinta con i suoi capelli.
Con calma si trucca, si mette il profumo e si abbandona un momento allo specchio.
L’immagine che la fredda lastra di vetro le rimanda indietro è quella di una ragazza snella, dalla pelle candida in contrasto con i capelli scurissimi, bella e curata. L’invidia delle ragazze della scuola. Ma avvicinandosi allo specchio Angela vede una ragazza triste, in fuga. Arrabbiata con il mondo. Acida e riservata. Vede una pelle perfetta, a cui mancano le sottili rughe che ogni persona ha vicino alle labbra, dovute al sorriso.
Angela si sforza di sorridere a quell’immagine riflessa partorendo se possibile un’espressione ancor più deprimente.
Con un ringhio Angela si volta, desiderando spezzare quella sottile lamina cristallina che sembra prendersi gioco di lei.
Rabbiosa esce dia camera sua, diretta verso la cucina.
Attaccato al frigorifero c’è un post-it giallo

Amore, oggi non sarò a casa,

C’è la cena di ieri in frigo, se vuoi

Baci, mamma

Ps: sempre allerta!

Adesso Angela è veramente arrabbiata.
In un raptus di cieco astio strappa il foglietto giallo, lo fa in pezzi, lo maciulla anche con i denti, tagliandosi le gengive con la carta colorata, e con un pauroso ghigno di sangue, Angela cade a erra svenuta. Di nuovo.

Angela sogna.
Sogna di star volando.
Sovrasta le folle, inosservata.
Angela ride. Ride di gusto. Uno risata profonda, antica, assopita per lungo tempo, che la ragazza non riconosce.
Si lecca i denti al sapore di sangue continuando a sorvolare quegli schifosi esseri umani che corrono come formichine alla perpetua ricerca del tempo perduto.
Angela ride ancora, beffarda.

Si sveglia di colpo, ancora distesa sul pavimento della cucina.
Le fa male la testa e un disgustoso sapore di ferro le striscia sulla lingua.
Angela si rialza da terra, si risciacqua la bocce e apre il frigo, afferra uno yogurt magro che non finisce e finalmente esce di casa.
L’aria fuori è frizzante, il cielo si è fatto un po’ più scuro. La giovane dai capelli color della notte controlla l’ora sullo schermo del telefonino. Le quattro.
“Ma che cazzo… Per quanto tempo sono rimasta lì per terra come una rincoglionita?”
Angela si accende una sigaretta, espirando il fumo dalle narici, come un drago.
Sempre all’erta… Ma vaffanculo!”
Con rancore sferra un calcio a una lattina di birra vuota ai suoi piedi, facendola rotolare rumorosamente sull’asfalto.
Angela corre, di nuovo. Ma questa volta non per scappare da un famelico inseguitore.
Adesso scappa da casa sua. Da sua madre. Dai suoi avvertimenti.
Le solite stupide lacrime dovute all’aria che le sferza il viso la accecano, ma Angela le ignora, continuando a correre.
Senza volerlo si ritrova nel parchetto abbandonato, di nuovo.
Quanti cliché.
Angela si siede, accendendosi un’altra sigaretta, visto che la precedente è volata chissà dove durante la corsa.
Si toglie le scarpe e si siede ai piedi della Grande Quercia.
–Tu non puoi capire – dice rivolgendosi all’albero – le tue radici sono forti, ti danno la vita, ti ancorano per sempre qui, in balia ai ragazzi che vengono a infliggerti cicatrici con le iniziali del loro momentaneo amore, a stupide ragazze che scappano dai loro problemi.
Angela sorride malinconicamente al triste ritratto che ha appena fatto di se stessa.
– Le mie radici invece sono deboli e stanno soffocando lo striminzito arbusto che sono diventata. Non voglio che il primo soffio di vento mi uccida. Voglio continuare a salire, sempre più in alto. Sempre più vicina al cielo. Ma sono debole. – Angela si stringe le ginocchia al petto – …Tanto debole
Stringe gli occhi.
Se non lo vedi non è reale
Se non guardi tutto ciò che ti circonda, anche la realtà non è più reale
Angela strizza gli occhi ancora di più.
E poi anche tu smetti di esistere

Nota: ecco un altro breve capitolo... Ormai i giorni di scuola si contano sulle dita, e all'orizzonte si avvicina un lungo (relativamente lungo) periodo di relax in cui potrò dedicarmi con più tranquillità a questa storia!
Ancora un po'di stress e poi, finalmente, è fatta!
Ringrazio ancora chi è arrivato a leggere queste poche righe personali.
Un grosso bacio,
-Camilla

 

  
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