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Autore: metaldolphin    06/06/2014    1 recensioni
Ho scritto questa storia un po' di tempo fa, arrabbiata dopo una lite con perfetti estranei su un famoso social network a proposito degli sbarchi provenienti dall'Africa che interessano la mia regione.
Pochi giorni dopo averla terminata, l'ennesimo naufragio tramutatosi in strage e il quasi consecutivo incidente nella miniera turca, mi ha fermato nella pubblicazione per una mia forma di rispetto, dato che questa è pur sempre una FF con i personaggi di un mangaanime.
Chi mi segue sa che spesso uso questo mezzo per lanciare dei messaggi e questa storia, più di altre, è stata scritta appositamente a tale scopo.
Voglio sottolineare che il parere espresso è mio (anche se pare concordare molto con le intenzioni del creatore della serie) e non intendo offendere le idee di nessuno, soltanto esprimere le mie. Sottolineo che non è un'esposizione legata alla politica, ma soltanto a personali sentimenti umani.
Dopo queste puntualizzazioni doverose, tornando alla trama, la Ciurma dovrà affrontare ostilità e difficoltà, nel confrontarsi con persone e situazioni particolarmente dure, che li riguarderanno anche in prima persona, facendo emergere consapevolezze e sentimenti nuovi.
Non mi resta che augurarvi una buona lettura.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Rialzatosi, Zoro si appoggiò nuovamente alla navigatrice che lo guardava attonita.
L’aveva stupita per ben due volte, davanti a quei bambini che già avevano conosciuto tanta sofferenza nella vita, da saperla già vedere negli altri.
Scosse il capo, incredula per quell’aspetto del tutto nuovo nel compagno che credeva di conoscere bene, e lo incitò a tornare a bordo: -Andiamo, Zoro-kun…
Lui si rabbuiò: -Non chiamarmi così.- la minacciò, dato che quel suffisso solitamente Nami lo usava con il Cuoco.
Lei rise ed annuì: -Hai la mia parola, ometto.- lo scimmiottò e lo Spadaccino alzò gli occhi al cielo, come a chiedere a Qualcuno più in alto di concedergli la pazienza necessaria a confrontarsi con quella ragazza.

Nami sapeva che era tutta scena, dato che il compagno credeva solo in se stesso, ma continuò a ridere e lo accompagnò a bordo.
In infermeria, Chopper lo rassicurò sull’entità della lesione e lasciò che fosse la ragazza a somministrargli la leggera medicazione che gli serviva.

Dall’uscio della cucina, Sanji li guardò dirigersi verso la camera di lei con una punta d’invidia; Zoro si appoggiava a lei, senza comunque pesarle troppo addosso, con le spalle larghe un po’ curve e il capo inclinato verso lei. Spense la sigaretta sotto il tacco della scarpa e scomparve nel buio, cercando di non pensare ai due.

Con Robin rintanata in biblioteca a rilassarsi dopo quella fatica, con una bevanda calda, Nami e Zoro rimasero in camera con tutta tranquillità. Lei fece scorrere l’acqua fino a che raggiunse la temperatura desiderata, quindi posizionò il tappo, riempì la vasca e lo invitò a sdraiarsi.
-Il telo che ti ho preparato è quello arancione vicino alla vasca, dovrebbe essere abbastanza grande per te. Se hai bisogno di altro, basta chiedere.

In riposta ebbe un cenno di assenso col capo, quindi fece per uscire dal bagno, ma fu fermata dall’impercettibile sussurro di lui.
-Rimani- aveva detto.

Si voltò a guardarlo e il colore che il volto dello Spadaccino aveva assunto non era imputabile alla temperatura, seppur elevata, della stanza satura di vapore.

Con un timido sorriso e frenando il pugno che, per puro istinto, le faceva prudere la mano, lei tornò sui suoi passi e lo aiutò a togliere lo yukata e a liberarsi degli stivali pesanti. Si impose di non fissarlo, quando fece scivolare pantaloni e boxer per entrare nella vasca con un gemito di piacere.

Si pose alle sue spalle, insaponò una spugna e prese a massaggiargli l’ampia schiena, i cui muscoli si rilassarono immediatamente a quel tocco leggero che sembrava togliergli, come per magia, dolore e stanchezza di dosso.
Inclinò il capo all’indietro, verso lei, con gratitudine, per quell’inusuale vicinanza così strana eppure così appagante. Percepì la mano di lei sfiorarlo lentamente sulla guancia, portando con sé quella pace e quella calma che fino a poche ore prima credeva di aver perso.
-Grazie.- le disse, sincero.
Gli posò un bacio, dove fino a poco prima era la mano, con una dolcezza che non era facile da vedere in lei.

Subito dopo, come illuminata da un’idea improvvisa, decise di mettere in atto qualcosa che lui non avrebbe mai pensato, ne era sicura, se non nei suoi sogni più intimi.

La sentì allontanarsi ed aprì l’occhio, per accertarsi, un po’ preoccupato, che non fosse andata via.
Ma lei era ancora lì, di schiena e stava togliendo il top, quindi fece scivolare gli shorts lungo le gambe lunghe e ben formate; Zoro deglutì il groppo in gola che rischiava di soffocarlo e deviò lo sguardo, rispettoso, quando lei accinse a togliere anche l’intimo che indossava.

Tornata alle sue spalle, lo spinse avanti per farsi fare posto e si insinuò tra la parete della vasca e quella schiena possente, quindi lo tirò a sé, facendolo appoggiare alla morbida curva del suo seno e portò le mani ad insaponargli il torace.

Silenziosi per l’imbarazzo che non aveva mancato di coglierli, ci misero diversi minuti prima di rilassarsi nuovamente nell’acqua e nella schiuma.

Cercando di non pesare troppo su quanto poggiava, quasi timoroso, lui le carezzò le gambe che si allungavano vicino ai suoi fianchi stretti e reclinò nuovamente la testa indietro, incuneandosi tra la sua guancia e la spalla nuda, sulla pelle chiara e morbida.

La sentì ridacchiare.
-Cos’hai?- chiese perplesso… in quella situazione si aspettava altro, non di sentirla ridere.
-Ci vedesse Sanji…- disse lei, pensando al Cuoco.
-Mi ucciderebbe…- mormorò lui, strusciando il naso sulla mandibola di Nami, ma si fermò, sentendola ridere più forte.
-Io credo che ucciderebbe me…- disse lei, cercando di tornare seria.

Smuovendo l’acqua che li circondava con la sua mole, Zoro si voltò bruscamente verso la donna, dimenticando imbarazzo e tutto.
-Che vuoi dire?- le chiese con le sopracciglia aggrottate, fissandola con un timore oscuro che gli aleggiava nella mente.
 
   
 
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